Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
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Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
5° GIORNO, 3 ottobre 2011.
Il quinto giorno del processo a Conrad Murray è iniziato con il prosieguo della testimonianza di Richelle Cooper, dottoressa dell’UCLA Medical Center, a cura del vice procuratore distrettuale David Walgren.
Testimonianza di Richelle Cooper
Walgren ha ricordato che nella testimonianza resa dalla dottoressa Cooper venerdì 30 settembre, quella mattina del 25 giugno 2009 all’UCLA il dottor Murray le riferì di aver somministrato a Michael Jackson solamente del lorazepam, senza mai menzionare il propofol.
Walgren ha poi mostrato ancora un’immagine relativa alla stanza nella quale Michael fu sottoposto alle cure del personale dell’UCLA su cui la Cooper ha indicato un piccolo strumento di ventilazione del paziente e le due aste per l’endovenosa sulla sinistra dove ci sono due piccoli computer che servono per controllare la velocità dell’infusione:
Walgren: Riguardo ai suoi sforzi per rianimare il signor Jackson, lei ha descritto il team che era presente, credo 14 persone, più altri che si aggiunsero a seconda delle circostanze, è corretto?
Cooper: Sì.
Walgren: Per quel che riguarda i farmaci di rianimazione, furono somministrati farmaci diversi al signor Jackson durante queste procedure?
Cooper: Io stavo gestendo l’emergenza con infermieri, medici interni, il farmacista e un cardiologo, abituati a lavorare su un’emergenza, perciò furono considerati molti farmaci.
La dottoressa Cooper ha spiegato che lei aveva la responsabilità di decidere se le iniziative dei suoi vari collaboratori potevano essere portate a compimento o meno, lei era quella che stabiliva se una procedura poteva essere eseguita, così come le dosi dei farmaci e la loro somministrazione. La Cooper sapeva che i paramedici avevano somministrato a Michael dei farmaci di ripartenza, sia nella camera da letto sia durante il trasporto. All’UCLA gli vennero dati del bicarbonato di sodio, della vasopressina e della dopamina tramite infusione e contemporaneamente continuavano ad essergli fatte delle compressioni toraciche.
Walgren ha chiesto alla Cooper se questi sforzi e queste compressioni durarono dalle 13:13, orario di arrivo di Michael al pronto soccorso, fino alle 14:26, l’ora in cui venne dichiarato il suo decesso e la Cooper ha detto di sì, che tutte le procedure, di compressione, di ventilazione, furono eseguite senza mai interrompersi durante tutta quell’ora e 13 minuti. E per tutto questo tempo, Michael era stato collegato a dei macchinari di monitoraggio per tenere sotto controllo il cuore, la pressione del sangue, la respirazione, la saturazione dell’ossigeno.
Walgren: Ora, in quest’ora e 30 minuti circa, lei ha mai avvertito o notato una pulsazione spontanea sul signor Jackson?
Cooper: Personalmente io non ho mai avvertito la pulsazione o confermato alcuna pulsazione.
Walgren: Ad un certo punto qualcuno nella stanza indicò che loro pensavano di aver avvertito una pulsazione?
Cooper: Penso fossero le 13:21 approssimativamente durante le manovre di rianimazione fu riportato che qualcuno che aveva fatto un controllo sulla pulsazione riportò che avevano sentito una pulsazione.
Walgren: Ok, e lei poi interruppe le compressioni per vedere se poteva confermarlo?
Cooper: Mentre le compressioni erano in svolgimento, noi potevamo sentire una pulsazione, ma una pulsazione spontanea senza compressioni io non l’ho mai colta. Intorno alle 13:21 io dissi: fermate le compressioni che abbiamo una pulsazione. Qualcuno aveva riferito di aver sentito una pulsazione e a quel punto io tentai di confermarlo. Il monitor mostrava ancora un ritmo lento e asistolico che non combacia con la possibilità che sia ricomparsa una pulsazione ed io feci una verifica anche con l’ultrasuono che guardava il cuore per vedere se effettivamente stava pompando in un modo che io potessi valutare come miglioramento e non era così. Palpando il paziente, io non potevo avvertire nessuna pulsazione per confermarla, perciò le compressioni toraciche furono riprese, nessun’altra pulsazione fu mai colta senza le compressioni.
Walgren: Perciò, tre sue proprie osservazioni e con le apparecchiature che lei ha riferito, lei non fu in grado di appurare una pulsazione in quel momento…
Cooper: In nessun momento.
Walgren ha chiesto se è comune che le persone in quelle circostanze avvertano una pulsazione che in realtà è la propria e la confondono con quella del paziente. La Cooper ha detto che durante un’emergenza non è raro che qualcuno pensi di aver sentito una pulsazione ecco perché va sempre confermata anche attraverso tutte le apparecchiature disponibili.
Walgren: Quindi, alle 14:26 pm lei prese la decisione di proclamare di nuovo la morte del signor Jackson?
Cooper: Sì.
Walgren: E quella in realtà era la seconda volta che lei prendeva quella decisione, la prima era stata alle 12:57 quando i paramedici erano sulla scena, è corretto?
Cooper: Sì.
Walgren: E dalle 12:57 alle 14:26 ci fu un qualche cambiamento degno di nota nelle condizioni del signor Jackson?
Cooper: No.
Walgren ha chiesto alla Cooper di spiegare il sistema di identificazione del paziente per il quale Michael era contrassegnato come: “trauma wm 0241, Gershwin”. La dottoressa ha detto che per circostanze come un’emergenza o un paziente che ha subito un trauma che arriva in condizioni critiche e c’è bisogno di intervenire immediatamente, c’è un sistema di contrassegno del paziente per il quale non c’è il tempo di fare la registrazione. Perciò, ci sono pratiche già pronte che includono la nota del dottore, dell’infermiera o quella di emergenza e adesivi di etichette extra che possono essere posizionate su campioni di sangue o richieste extra che necessitano di un’etichetta, così loro sono in grado di cominciare a dare ordini immediatamente e collegare tutto ad una sola cartella clinica, in moda da evitare errori. Il numero di identificazione della cartella clinica è esclusivo per ciascun paziente: dal momento che il sistema delle etichette già pronte è in ordine alfabetico, può anche esserci un’altra etichetta a nome “Gerswhin”, ma ogni singolo paziente ha un suo proprio numero di identificazione. Il numero di identificazione nel caso di Michael è 397-59-44. Questo numero è anche attaccato ai campioni di sangue di Michael che poi furono analizzati.
Walgren ha poi chiesto alla dottoressa Cooper se quando Michael arrivò all’UCLA, sulla base delle sue osservazioni, lei sapeva che sul suo corpo ci fosse un catetere a sistema condom e lei ha detto di sì, spiegando che si tratta di uno degli strumenti per raccogliere l’urina del paziente comunemente in situazioni nelle quali il paziente è incosciente. Walgren le ha chiesto se, sapendo che Michael arrivava da casa sua, la cosa le apparve strana e la Cooper ha risposto che le sembrò insolito, un catetere a sistema condom non sarebbe raro per pazienti che soffrono di incontinenza, ma sembrava insolito per un uomo di 50 anni che si supponeva non avesse problemi di salute.
Walgren: Ora, a seguito della proclamazione del decesso, lei ha mai interpellato o richiesto al dottor Murray di firmare il certificato di morte?
Cooper: No.
Walgren: E’ qualcosa che lei avrebbe fatto in quella situazione?
Cooper: No.
Walgren: Perché no?
Cooper: Il signor Jackson era il mio paziente e io non avevo una spiegazione del perché fosse morto. Nella mia mente, la sua morte era un caso di competenza del medico legale che richiedeva un’autopsia e un’indagine.
La Cooper ha poi ribadito che da protocollo dell’UCLA c’è un team di operatori sociali che si occupano di assistere i familiari del paziente. Ad un certo punto, le venne detto che ai bambini di Michael era stata comunicata la morte del loro papà e si recò personalmente da loro, vedendoli piangere istericamente rivolgendosi a quella che le fu riportato fosse la loro tata. Walgren ha cercato di chiedere alla Cooper se lei aveva provato a parlare con i bambini, ma il giudice ha accolto le obiezioni della difesa a riguardo.
CONTROINTERROGATORIO DI MICHAEL FLANAGAN:
Flanagan ha chiesto alla Cooper se lei aveva rivisto qualche documentazione prima della sua testimonianza al processo. La Cooper ha risposto che aveva rivisto le sue registrazioni mediche relative al caso e la sua testimonianza nell’udienza preliminare. Flanagan ha voluto sapere se relativamente a quella testimonianza ci fosse qualcosa che lei desiderava rettificare e la Cooper ha detto che magari spiegherebbe meglio certe cose, che probabilmente ha semplificato un po’ troppo, ma che non c’è nulla di assolutamente sbagliato che lei voglia rettificare.
Flanagan le ha chiesto adesso quale sarebbe secondo lei la valutazione migliore dell’orario del decesso di Michael e lei ha risposto che quello su cui lei può pronunciarsi è la proclamazione che lei ha fatto sulla base delle informazioni che lei aveva nel momento in cui lei era coinvolta nella comunicazione radio. La Cooper ha confermato che per quello che i paramedici le dissero in quel momento, alle 12:57 pm il paziente era morto.
Flanagan: L’unica ragione per la quale venne fatto altro dopo le 12:57 pm fu per l’insistenza del dottor Murray che voi non vi arrendeste?
Cooper: Io non so se l’avrei fatto in quel modo perché lui era il suo medico di base, io potevo scavalcarlo e ancora proclamare il decesso. Tuttavia, c’era un dottore sulla scena ed io potenzialmente avevo informazioni cliniche e perciò sì, io autorizzai il dottor Murray ad assumere il controllo e quindi portare il paziente al pronto soccorso, perciò, sì.
Flanagan le ha chiesto se quando Michael arrivò al reparto d’emergenza dell’UCLA lei pensava comunque che lui fosse morto e la Cooper ha detto che sì, la sua valutazione quando Michael arrivò fu che fosse clinicamente morto e che essendo passata quasi un’ora dal modulo della stazione base al momento dell’emergenza gestita all’UCLA gli sforzi di rianimazione sarebbero stati inutili. Flanagan ha insistito per sapere se secondo lei Michael non aveva nessuna possibilità di essere rianimato e la Cooper ha detto che in retrospettiva, dopo la sua valutazione e tutto ciò che sa adesso, è corretto dire che non c’era nessuna possibilità.
La Cooper poi ha aggiunto che quando Michael arrivò all’ospedale, il dottor Murray dichiarò che lui aveva sentito una pulsazione femorale, cosa che era in conflitto con le informazioni dei paramedici, perciò lei sentì che sarebbe stata una sua decisione assicurarsi che qualunque cosa fosse stata fatta correttamente e non registrata in modo sbagliato ma poi, dopo quegli sforzi, non ci fu nessun cambiamento, perciò sostanzialmente confermò la decisione che aveva preso in precedenza.
Flanagan le ha chiesto se alle 12:57 lei aveva un’idea dell’ora precisa in cui Michael poteva essere morto e la Cooper ha risposto di no.
Flanagan: Ora, lei è andata alla scuola di medicina ed è diventata un medico interno facendo un tirocinio. E’ mai diventata un’anestesista?
Cooper: No.
Flanagan: Lei usa il propofol?
Cooper: Io uso il propofol nella mia pratica al dipartimento di emergenza, sì.
Flanagan: Ci sono delle certificazioni particolari che lei deve avere per usare il propofol?
Cooper: Sì.
Flanagan: Quali sono?
Cooper: All’UCLA occorre avere dei privilegi per effettuare procedure di sedazione così come specifici requisiti per somministrare il propofol.
Flanagan: Perciò, lei ha la certificazione per usare il propofol a scopo anestesiologico?
Cooper: No, io sono certificata per usare il propofol nel dipartimento di emergenza per procedure di sedazione e per sedazione profonda su pazienti che sono intubati. Non eseguo anestesia.
Flanagan: Lei è certificata per usare il propofol per la sedazione cosciente?
Cooper: Noi usiamo l’espressione “procedure di sedazione” e sì, all’UCLA io ho i privilegi di usare il propofol nelle procedure di sedazione.
La Cooper ha detto di non aver mai praticato in uno studio medico o in ambiente diverso dal dipartimento di emergenza di un ospedale. Flanagan le ha chiesto di spiegare la differenza fra l’espressione usata dalla Cooper, “procedure di sedazione”, e sedazione cosciente. La Cooper ha detto che “sedazione cosciente” è un ossimoro perché quando si è sedati non si è coscienti, per questo loro usano l’espressione “procedure di sedazione”.
Flanagan: La sedazione incosciente, quando voi sedate i soggetti, loro sono capaci di essere svegli, non è vero?
Cooper: La sedazione è un passaggio dall’essere completamente svegli all’essere in uno stato comatoso.
Flanagan: Perciò, lei non ha familiarità con l’espressione “sedazione cosciente”?
Obiezione dell’accusa per falsificazione della testimonianza, accolta dal giudice.
Flanagan le ha chiesto se c’è una differenza tra la certificazione per le procedure di sedazione e quella per l’anestesia e la Cooper ha detto che sì, coloro che effettuano l’anestesia hanno privilegi diversi e lei non lavora come anestesista quindi non saprebbe dire quali sono i requisiti specifici di monitoraggio che competono agli anestesisti.
Flanagan ha chiesto alla Cooper se lei ha familiarità con i livelli del sangue e i numeri tossicologici che sarebbero raggiunti dopo l’uso di certi quantitativi di farmaci, lei ha risposto di no e poi il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa secondo cui la domanda di Flanagan è andata oltre la competenza professionale della dottoressa Cooper.
Flanagan ha chiesto alla Cooper che quantitativi di propofol usa nelle sue procedure di sedazione e lei ha spiegato che dipende da caso a caso, che in generale viene determinato un dosaggio che permette ai pazienti di sentirsi sicuri e di non essere completamente svegli quando è necessario eseguire delle procedure dolorose. La Cooper ha poi detto di non aver mai usato il propofol prima di diventare una dottoressa qualificata per eseguire le procedure di sedazione.
Flanagan le ha poi chiesto di considerare l’ipotesi di 25 milligrammi di propofol somministrati lentamente per infusione in un tempo di 3-5 minuti ad un paziente alle 10:40 insieme 2,5 millilitri di lidocaina e di esprimere una sua opinione su quanto ne sarebbe durato l’effetto. La Cooper ha risposto che dipende dal paziente, quindi Flanagan le ha fatto l’esempio di un paziente come Michael, di circa 62 kg. La Cooper ha chiesto se doveva considerare anche il fatto che non avesse ricevuto altri farmaci e Flanagan ha detto di sì. La Cooper ha quindi risposto che nella sua pratica delle procedure di sedazione non avrebbe preso in considerazione una dose simile perché in un paziente di quel tipo non avrebbe determinato un livello di sedazione sufficiente per lei ad eseguire nessuna delle operazioni che rendono necessaria la sedazione. Comunque, ha detto che lei si aspetterebbe una durata di 7-10 minuti al massimo. Flanagan le ha quindi chiesto dopo quanto tempo lei si aspetterebbe che quella dose di propofol fosse metabolizzata, ma il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa secondo cui la domanda supera la competenza della teste.
La Cooper ha ribadito che per un paziente uomo di 62 kg, se lei vuole ottenere una sedazione per eseguire delle procedure dolorose, 25 milligrammi di propofol non sarebbero una dose sufficiente nella maggior parte dei pazienti.
Flanagan: Potrebbe essere sufficiente per far dormire una persona?
Cooper: Non suppongo questo, ma non lo so, io non uso i farmaci per quei casi.
Flanagan ha poi ricordato alla Cooper che Murray le disse di aver dato a Michael del lorazepam e la Cooper ha risposto che lui le disse di avergli dato una prima dose di 2 milligrammi e una successiva dose di altri 2 milligrammi prima dell’arresto.
Flanagan: Lui le disse a che ora gli aveva dato il lorazepam?
Cooper: Io non ottenni un orario preciso, no.
Flanagan: Lei glielo chiese?
Cooper: Io non gli chiesi l’orario preciso.
Flanagan: Importava sapere l’orario della somministrazione del lorazepam?
Cooper: Cosa vuole dire con “importava”?
Flanagan: Importava per sapere se aveva o meno un effetto nel suo sistema in quel momento?
Cooper: Nel momento in cui il signor Jackson era il mio paziente, lui era già morto da un po’, il dosaggio dei farmaci che mi furono riportati erano gli ultimi che gli erano stati somministrati nel momento in cui il dottor Murray riferì di aver testimoniato l’arresto.
Flanagan ha metto sotto pressione la Cooper per sapere il motivo per il quale lei aveva chiesto quali farmaci erano stati somministrati a Michael, se per determinare la causa del suo decesso o il trattamento da fargli. La Cooper ha spiegato che lei doveva sapere il trascorso clinico del paziente e che nel momento in cui Michael era suo paziente, doveva capire se negli sforzi di rianimazione compiuti sino a quel punto mancava qualcosa che lei avrebbe dovuto fare.
Flanagan: Quindi, è importante sapere quali sono i farmaci, ma è importante anche sapere quando questi farmaci sono stati dati, non è vero?
Cooper: La maggior parte delle storia clinica sarebbe importante, ecco perché io feci delle domande al dottor Murray per avere le informazioni.
Flanagan: Ma non ha mai chiesto il momento preciso, vero?
Cooper: No.
Flanagan: Ok, quindi se lui avesse dato il lorazepam il giorno prima, non avrebbe avuto alcuna importanza?
Cooper: Io non so lui cosa fece il giorno prima. Io divenni il dottore del signor Jackson quando lui arrivò nel dipartimento di emergenza ed io stavo chiedendo informazioni. La nota medica che io ho scritto è la storia dell’assistenza che io fornì e delle informazioni che io ebbi in quel momento. Io chiesi al dottor Murray delle semplici domande standard che avrei chiesto ad ogni dottore professionista se io avessi preso in cura i loro pazienti.
Flanagan: La sua testimonianza è che il tempo di somministrazione dei farmaci non importava?
Cooper: Non penso di aver detto questo, non è la mia testimonianza, no.
La Cooper ha ribadito che tutte le informazioni importavano, quindi Flanagan ha sottolineato ancora che lei non aveva chiesto l’ora precisa in cui quei farmaci erano stati somministrati.
Il giudice ha respinto l’obiezione dell’accusa dicendo alla teste che poteva rispondere.
Cooper: Nel momento io cui io parlai con il dottor Murray, lui mi riferì che l’ultima dose che lui aveva dato erano stati 2 milligrammi di lorazepam, quindi aveva osservato l’arresto, iniziato il cpr e chiamato il 911. Nella mia mente io presunsi, forse incorrettamente, che quello voleva dire che il paziente aveva appena ricevuto il farmaco, lui aveva testimoniato l’arresto e poi il suo paziente in breve tempo era diventato mio.
Flanagan: Lei non ha mai testimoniato prima che lui diede il farmaco e poi testimoniò l’arresto subito dopo averglielo dato, vero?
Cooper: Io credo di averlo testimoniato ed io credo che è ciò che i miei documenti riflettono.
Flanagan: Se il dottor Murray avesse dato al signor Jackson 2 milligrammi di lorazepam alle 02:00 e poi 2 milligrammi alle 05:00, lei si aspetterebbe che fosse ancora nel sistema del signor Jackson a mezzogiorno?
Cooper: Quando lei parla di sistema, io non so cosa sarebbe del tutto eliminato in termini di metabolizzazione, ma quelle dosi di farmaci alle 05:00 non mi aspetterei che avessero molto del loro effetto a mezzogiorno.
Flanagan: Non comunichiamo molto bene io e lei. Le ho fatto una domanda: 02:00 am, 05:00 am, 2 milligrammi ogni volta, lei si aspetterebbe che fossero ancora nel suo sangue a mezzogiorno?
L’accusa ha fatto obiezione ma il giudice ha detto alla Cooper che se sapeva cosa rispondere, poteva farlo.
Cooper: Io non so quando i farmaci sarebbero del tutto eliminati dal flusso sanguigno.
Flanagan: Lei conosce l’emivita del lorazepam?
Cooper: Non posso dirle l’esatta emivita del lorazepam.
Flanagan le ha richiesto se quelle dosi di lorazepam in quegli orari potevano essere ancora nel sangue di Michael secondo lei e il giudice ha accolto ancora l’obiezione dell’accusa.
La Cooper ha precisato di non essere qualificata a dire quanto di un farmaco possa rimanere nel sangue di un paziente. Flanagan le ha fatto la stessa domanda in termini di deposito nel sangue riguardo al propofol, la Cooper ha ribadito di non avere competenze specifiche sui residui dei farmaci nel sangue, ma ha detto che non si aspetterebbe che il paziente fosse ancora sedato dopo due ore con una somministrazione di propofol alle 10:40. Flanagan le ha chiesto che tipo di tirocinio la Cooper ha seguito per la somministrazione del propofol. La dottoressa ha spiegato che ha frequentato i corsi delle procedure di sedazione, le esegue e come routine riesamina articoli sull’argomento. Flanagan le ha chiesto se lei dovesse eseguire una procedura di sedazione in una persona di 62 kg quanto propofol userebbe per sedarlo. La Cooper ha voluto sapere se si stava parlando di un paziente sano per il quale lei aveva ritenuto che fosse sicuro eseguire una procedura di sedazione e al quale non era stato somministrato nessun altro farmaco e Flanagan ha detto di sì. La Cooper ha detto che in quel caso circa 2 milligrammi per chilo di peso probabilmente sarebbe la sua dose di partenza. Flanagan le ha chiesto se al paziente viene dato un milligrammo per chilo di peso, nella loro ipotesi circa 60 milligrammi, per quanto tempo lo terrebbe addormentato. La Cooper ha dato un tempo di circa 10 minuti. Flanagan ha riproposto la domanda sui livelli del farmaco nel sangue, l’accusa ha fatto obiezione ed il giudice, dopo averla accolta, ha invitato l’avvocato a terminare le sue domande su questo argomento.
Flanagan: Mi lasci chiedere, se il dottor Murray le avesse detto di aver somministrato alle 10:40 25 milligrammi di propofol, in un certo momento compreso fra le 10:40 e le 10:50, questo avrebbe modificato il suo trattamento del signor Jackson?
Cooper: No.
Flanagan: E avrebbe modificato l’esito occorso al signor Jackson?
Cooper: Come ho detto, il signor Jackson morì molto prima che diventasse un paziente di mia responsabilità, perciò anche avendo più informazioni è improbabile che con quelle informazioni io sarei stata nelle condizioni di fare qualcosa di diverso che avrebbe cambiato quell’esito.
Flanagan: E quando lei fece domande sui farmaci, era interessata a sapere quelli che erano ancora nel suo sistema?
Cooper: Io ero interessata a sapere tutte le informazioni cliniche disponibili così da poter prendere la decisione migliore come trattare il signor Jackson.
Flanagan: Ma non c’era alcuna possibilità di trattare il signor Jackson, vero? Con successo.
Cooper: Da ciò che so adesso, no, ma in quel momento io avevo un uomo sano di 50 anni che era morto e nella mia mente ci sono molte altre condizioni che possono determinare un arresto cardiaco, perciò io chiesi informazioni sulla sua storia clinica, così potevo considerare o altre diagnosi o altri trattamenti.
Flanagan ha provato a chiedere se i pazienti sottoposti a propofol dalla Cooper avessero mostrato di parlare in modo impastato, ma il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa. Flanagan ha ritentato chiedendo alla Cooper se lei aveva avuto modo di ascoltare la registrazione audio di Michael del 10 maggio 2009, ma il giudice ha accolto di nuovo l’obiezione dell’accusa, anche dopo che la difesa ha provato a far cambiare idea al giudice chiedendo di conferire con lui.
Flanagan ha provato a chiedere quali possibilità di sopravvivere potesse avere un paziente nelle stesse condizioni di Michael, la Cooper ha chiesto se era anche il caso che non fosse stata rilevata alcuna pulsazione, ma poi essendoci molte variabili da considerare il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa per speculazione.
Flanagan ha chiesto alla Cooper di descrivere che comportamento aveva Murray nel momento in cui parlò con lei in ospedale. La Cooper ha risposto che non era concentrata sul suo comportamento, ma su quello che lui le disse e sul suo paziente.
La Cooper ha detto di aver avuto molte brevi conversazioni con il dottor Murray che era presente durante la rianimazione. Flanagan, dopo un paio di obiezioni dell’accusa accolte dal giudice su quante di numero fossero state e quale durata ciascuna avessero avuto, ha formulato una domanda specifica su cosa la Cooper chiese a Murray la prima volta.
Cooper: Gli chiesi: “cosa è successo?” e lui disse che il signor Jackson aveva lavorato molto duramente, che lui pensò che fosse disidratato e poi riferì di avergli dato due milligrammi di lorazepam e più tardi quella mattina di avergli dato altri due milligrammi di lorazepam e poi aveva osservato l’arresto.
Flanagan: Ok, e questo in risposta ad una sola sua domanda?
Cooper: Due anni dopo, non ricordo quante domande gli feci per avere queste informazioni o quante specifiche domande gli posi in più di un’ora. Io mi stavo prendendo cura del signor Jackson mentre il dottor Murray era presente.
Flanagan ha richiesto alla Cooper se lei aveva riesaminato il rapporto medico scritto da lei prima di testimoniare e la Cooper ha detto di averlo fatto, ma che non ci sono le domande precise e le risposte precise susseguitesi in quel periodo di tempo. Flanagan le ha chiesto se su quel rapporto c’è scritto che Murray le disse di essere stato testimone dell’arresto dopo la somministrazione del farmaco, la Cooper ha detto che lei ricorda bene che Murray le comunicò questo e che non sa se lei lo scrisse esattamente in questi termini sul suo rapporto, ma sarebbe stata felice di averlo sotto mano per poter indicare che il senso di quello che lei aveva scritto era che Murray avesse osservato l’arresto dopo aver dato il farmaco a Michael.
Flanagan le ha chiesto se il dottor Murray indicò anche che il signor Jackson aveva assunto flomax e la Cooper ha detto di sì, che le fu detto questo e ha confermato che si tratta di un farmaco per pazienti che hanno problemi ad urinare.
Flanagan: Perciò, lei non ha memoria degli orari precisi tra le dosi di lorazepam, vero?
Il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa per falsificazione della teste, ma poi Flanagan ha chiesto il permesso di avvicinarsi alla Cooper con la copia del rapporto scritto da lei e il giudice gliel’ha permesso. La Cooper ha chiesto a Flanagan da dove doveva cominciare a leggere e Flanagan le ha indicato di farlo da “l’esatto periodo di tempo”. La Cooper però ha letto a partire da un precedente capoverso: “il dottor Murray poi ha somministrato una seconda dose di 2 milligrammi di lorazepam per via endovenosa e ha riferito di aver poi testimoniato l’arresto del paziente. L’esatto periodo di tempo fra le due dosi o la ragione per la somministrazione del farmaco non sono state ricordate da me durante la mia supervisione delle operazioni di rianimazione. Il dottor Murray ha riferito di aver iniziato il cpr sulla scena e poi è stato chiamato il 911”.
Flanagan: Perciò, lei non ricorda gli orari precisi delle dosi?
Cooper: Corretto. Credo fosse: “non ho ricordato il tempo fra le due dosi”.
Flanagan: Lei ha scritto queste 6 pagine di rapporto il giorno dopo?
Cooper: La mattina dopo, la mattina del 26 giugno 2009, credo ci sia scritto sul rapporto.
Flanagan ha chiesto un minuto di tempo per rivedere il rapporto al giudice, che gliel’ha concesso. Poi, Flanagan ha messo via il rapporto e ha chiesto alla Cooper se lei misurò la temperatura del corpo di Michael ma lei ha risposto di non ricordarlo. Flanagan le ha chiesto se sarebbe normale e la Cooper ha detto che la rilevazione della temperatura per via rettale lo sarebbe e che ad un certo punto sicuramente lo hanno fatto ma che andrebbero riviste le note degli infermieri. Flanagan le ha chiesto se la misurazione della temperatura può indicare il tempo del decesso e la Cooper ha detto di no.
Flanagan: Perciò, sulla base delle dichiarazioni dei paramedici, e la sua proclamazione alle 12:57, c’è un protocollo riguardo al tempo in cui una persona non risponde agli sforzi di rianimazione prima che si autorizzi alla proclamazione del suo decesso?
Cooper: Secondo il protocollo della contea di Los Angeles, sono richiesti 20 minuti di rianimazione e nessun cambiamento.
Flanagan ha chiesto se l’ora e trenta minuti di sforzi extra compiuti all’UCLA dopo che Michael arrivò lì trovano ragione nel fatto che lui fosse Michael Jackson e la Cooper ha detto di no, che in qualunque circostanza lei avesse dovuto appurare le informazioni necessarie, avrebbe fatto per chiunque quello che ha fatto per Michael. La Cooper ha anche detto che quella è stata la prima volta nella quale si è trovata nella situazione di dover continuare gli sforzi di rianimazione dopo aver autorizzato la proclamazione del decesso e che non aveva mai lavorato prima al dipartimento di emergenza su un paziente per il quale aveva autorizzato il decesso sul posto. La Cooper ha detto che la ragione per la quale in questo caso particolare ha agito diversamente è perché il paziente aveva un medico personale che aveva detto al personale dell’UCLA di non smettere di provare a rianimarlo. La Cooper ha anche ribadito di non saper indicare se Murray fosse in uno stato di forte agitazione o meno perché lei lavora in un dipartimento di emergenza e a meno che qualcuno non sia particolarmente sconvolto, non rientra nelle sue priorità osservare altri soggetti che non siano i pazienti. La Cooper ha detto di ricordare solo che parlò con Murray, assumendo che stesse ottenendo da lui risposte oneste e veritiere, e che lui si mostrò rispettoso del dipartimento di emergenza, ma non saprebbe commentare il suo comportamento. La Cooper ha ricordato che dopo 40 minuti di tentativi di rianimazione rivelatisi inutili, Murray parlò con il dottor Cruz, cardiologo all’UCLA, in merito all’uso della pompa aortica, ma lei non ascoltò quella conversazione, lei apprese solo la decisione finale. La Cooper ha detto che nonostante la presenza del catetere a sistema condom, la sacca predisposta a raccogliere l’urina era vuota.
RIPRESA INTERROGATORIO DI WALGREN:
Walgren si è avvicinato alla Cooper per farle leggere qualche riga dal rapporto scritto dalla dottoressa sul caso di Michael il giorno dopo la sua morte.
La Cooper ha letto questo: “In base a quanto riferito dal dottor Murray, il paziente non aveva nessuna storia clinica di abuso di farmaci. Gli eventi circoscritti all’arresto riferiti dal dottor Murray sono che lui aveva disposto un’endovenosa nel paziente di 2 milligrammi di lorazepam in un certo momento all’inizio della giornata, poi il dottor Murray aveva somministrato una seconda dose di 2 milligrammi di lorazepam riferendo di aver testimoniato l’arresto del paziente”.
Walgren ha chiesto poi alla Cooper se è importante avere le cartelle cliniche ed i rapporti medici per mantenere i riferimenti al caso giorni o anche anni dopo e la Cooper lo ha confermato. Walgren ha chiesto se le note relative ai segnali vitali e ai dosaggi dei farmaci sono altrettanto parte dei protocolli medici perché siano prontamente disponibili e la Cooper ha detto di sì. Walgren ha chiesto se la Cooper avrebbe voluto che il dottor Murray le fornisse tale documentazione e la Cooper ha risposto che sarebbe stato potenzialmente d’aiuto. La Cooper ha ripetuto che durante le sue conversazioni con Murray, lei partì dall’assunzione che lui non le stesse mentendo. Walgren ha chiesto conferma alla Cooper se la sua prima domanda a Murray fu: “cosa è successo?” e lui rispose che Michael aveva lavorato duramente, che lui lo aveva trattato per disidratazione, citò il lorazepam e mai menzionò il propofol: la Cooper lo ha confermato.
La Cooper poi ha ribadito che quando lei somministra il propofol nelle procedure di sedazione, ciò avviene in sale dell’ospedale attrezzate con tutte le apparecchiature necessarie di monitoraggio, che queste sale vengono organizzate prima a tale scopo e che c’è anche altro personale medico che è presente durante la procedura, come un infermiere addetto a controllare i monitor.
RIPRESA CONTROINTERROGATORIO DI FLANAGAN:
Flanagan ha richiamato la dichiarazione della Cooper sulla sua dose iniziale di propofol da somministrare ad un paziente di 60 kg e la Cooper ha ribadito che un milligrammo per chilo sarebbe la sua dose di partenza standard per ottenere una sedazione secondo la quale il paziente non avvertirebbe dolore e permetterebbe ai dottori di procedere più rapidamente e con successo. La Cooper ha anche spiegato che quando lei somministra il propofol, la dose del farmaco non viene data al paziente tutta in una volta, ma in un tempo che va dal minuto al minuto e mezzo.
Flanagan ha quindi ripreso a fare domande relative ai livelli dei farmaci nel sangue e il giudice ha accolto tutte le obiezioni dell’accusa. Flanagan è poi riuscito a chiedere: “se si inietta tutto in una volta sola, ottieni un indesiderabile livello nel sangue, non è vero?”
Cooper: Io posso dire che nella mia pratica, quando io uso il propofol, tipicamente la mia infusione è mantenuta nell’arco di un minuto/un minuto e mezzo, questo in parte perché posso valutare il paziente nel momento in cui gli sto somministrando il farmaco, e se il paziente è relativamente sedato ed io non ho bisogno di dargli altri milligrammi, mi fermerò. Non gli darò un’endovenosa iniettata immediatamente, perciò non posso davvero dirle specificamente che cosa accadrà nei livelli del sangue.
Flanagan: Perciò lei non sa in termini di rischio per il paziente qual è la differenza tra un’infusione fatta tutta in una volta e una in un tempo dilatato.
Cooper: Nello specifico, no.
Flanagan: E non l’ha mai visto fare.
Cooper: Nella mia pratica, no.
Flanagan ha voluto che la Cooper chiarisse quali sono le ragioni per le quali ad un paziente non si somministra il propofol tutto in una volta, ma in un tempo dilatato, chiedendole cosa insegna ai medici interni quando li istruisce su questo. La Cooper ha ribadito che fondamentalmente l’infusione lenta viene insegnata perché questo permette di vedere qual è la reazione del paziente ed evitare il rischio che vada in sovradosaggio.
Flanagan: Sarebbe pericoloso farlo tutto in una volta?
Cooper: Suppongo che se tu raggiungi un livello simile che è così alto specialmente se stai dando una dose maggiore, sì, potenzialmente causa una maggiore sedazione di quella che tu avevi previsto o una sedazione più profonda.
Flanagan: 60 milligrammi se li dai tutti in una volta sola sarebbe pericoloso?
Obiezione dell’accusa per speculazione accolta dal giudice.
Flanagan ha chiesto alla dottoressa Cooper se quando lei somministra il propofol, tipicamente ha a disposizione tutte quelle attrezzature della stanza dell’ospedale proiettata prima e lei ha detto di no. Flanagan le ha chiesto se ha mai somministrato il propofol fuori da una sala operatoria e la Cooper ha chiarito che lei lavora in un dipartimento di emergenza e non può dire cosa c’è in una sala operatoria, ma ha spiegato che in tutte le stanze in cui lei lavora ci sono le apparecchiature di monitoraggio e che lei non esegue procedure di sedazione dove queste non sono disponibili. Flanagan ha chiesto da quanto tempo quelle attrezzature per l’endovenosa con i computer sono disponibili, la Cooper ha detto di non sapere da quando siano presenti all’UCLA ma che si tratta di attrezzature standard e che in tutta la sua carriera ha usato pompe di infusione che permettono di controllare a che velocità scorre un farmaco, ma non può rispondere nello specifico di quell’attrezzatura mostrata nella foto.
Flanagan le ha chiesto se ogni volta che lei somministra farmaci per endovenosa lo fa usando quel tipo di pompa e la Cooper ha detto di no. Flanagan le ha fatto la stessa domanda riguardo al propofol e la Cooper ha detto che quando lo somministra lei nelle procedure di sedazione, non è assolutamente attraverso una pompa, lo fa proprio lei, quindi si tratta di un’iniezione usando un sistema ad ago.
Flanagan: Perciò, lei non usa quelle pompe in nessun caso quando somministra il propofol?
Obiezione dell’accusa per falsificazione della testimonianza accolta dal giudice.
Flanagan: Per cosa sono usate quelle pompe?
Cooper: Per controllare il flusso del farmaco e la velocità del farmaco e dipende dal tipo di farmaco o quando c’è un’infusione continua.
Flanagan: Lei usa il propofol in infusione continua?
Cooper: In certe rare occasioni sì, non si tratta di procedure di sedazione, ma di sedazione profonda su un paziente che è stato intubato.
RIPRESA INTERROGATORIO DI WALGREN:
Walgren: Dottoressa Cooper, la sedazione profonda quando si ha una flebo continua o infusione di propofol, ci si affida alle pompe di infusione, è corretto?
Cooper: Sì.
Walgren: E quei monitor indicano precisamente quanto propofol sta scorrendo nel corpo del soggetto, corretto?
Cooper: Corretto.
Walgren: E lei ha indicato che quando un paziente è sedato profondamente lei è in grado di gestire quella situazione, questo perché in un ambiente ospedaliero con tutte le apparecchiature di emergenza necessarie, con quella per la ventilazione, lei è in grado di gestire quel tipo di conseguenze, è corretto?
Cooper: Sì ed io sono un medico d’emergenza e perciò ho le competenze per intubare il paziente e ottenere una ventilazione se necessario. Sì.
Walgren: E lei è preparata per quel tipo di conseguenze?
Cooper: Sì.
RIPRESA CONTROINTERROGATORIO DI FLANAGAN:
Flanagan ha chiesto alla dottoressa Cooper se lei ha mai usato quelle competenze in una procedura di sedazione e lei ha risposto di non aver mai dovuto intubare un paziente, ma che le è capitato di doverlo ventilare durante una procedura di sedazione e ha spiegato che la prima cosa da fare è stimolare il paziente perché è importante che avvenga prima che il paziente smetta di respirare e questa circostanza a lei non è mai successa, ma in generale le persone hanno difficoltà con la respirazione, perciò lei li stimola prima.
Flanagan le ha chiesto nel caso in cui un paziente ha un problema di respirazione, ci si accorge di questo immediatamente e la Cooper ha risposto di sì, che questo è il motivo per cui lo si monitora, il dottore somministra il farmaco e l’infermiere è attento al monitoraggio. La Cooper ha detto che il problema più comune per i pazienti è un’eccessiva sedazione per respirazione insufficiente e Flanagan le ha chiesto se lei questo problema può determinarlo semplicemente guardando il paziente.
La Cooper ha spiegato che quando si fanno quelle procedure, potrebbe sfuggirti qualcosa mentre guardi semplicemente il paziente ed è questo il motivo per cui ci sono i monitor di strumenti come il pulsi ossimetro e il capnografo che rilevano il problema prima che un essere umano possa farlo. La Cooper ha confermato che quando lei somministra il propofol lei svolge questa procedura concentrandosi sul paziente.
Flanagan perciò le ha richiesto se dovesse esserci un problema di respirazione, lei può determinarlo semplicemente guardando il paziente. La Cooper ha detto che può ancora sfuggirti perché le persone sedate hanno un minore ritmo di respirazione e ad occhio potrebbe non essere rilevabile, ecco perché per essere sicuri occorre avvalersi di strumenti di monitoraggio.
Flanagan le ha chiesto se quando la Cooper dice che può sempre sfuggire, si riferisce all’immediato, se può dire che comunque in un paio di minuti se ne accorgerebbe e la Cooper ha detto che è possibile accorgersene prima di due minuti.
Flanagan le ha chiesto se questo è possibile anche senza monitor e la Cooper ha risposto che lo spererebbe ma lei ha un monitor proprio perché il rischio è che lei possa sbagliare ed è anche la ragione per la quale ci sono regole di restrizione per le procedure di sedazione. Flanagan ha richiesto se le era possibile senza monitor, ma il giudice ha detto che falsifica le prove, accogliendo l’obiezione dell’accusa.
Flanagan: Lei può determinare che c’è un problema di respirazione senza avere un monitor lì?
Cooper: Ad un certo punto sì, puoi accorgerti che il paziente non sta respirando, ma il monitor lo rileverebbe prima se per qualche ragione tu non riesci a rilevarlo.
Flanagan le ha chiesto se un pulsiossimetro sarebbe una strumentazione sufficiente e la Cooper ha detto di no. Flanagan ha formulato diverse domande per avere una risposta dalla Cooper in merito alla possibilità di rilevare un problema di respirazione senza alcun monitor disponibile, ma il giudice ha accolto tutte le obiezioni dell’accusa.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=220:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-richelle-cooper&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Il quinto giorno del processo a Conrad Murray è iniziato con il prosieguo della testimonianza di Richelle Cooper, dottoressa dell’UCLA Medical Center, a cura del vice procuratore distrettuale David Walgren.
Testimonianza di Richelle Cooper
Walgren ha ricordato che nella testimonianza resa dalla dottoressa Cooper venerdì 30 settembre, quella mattina del 25 giugno 2009 all’UCLA il dottor Murray le riferì di aver somministrato a Michael Jackson solamente del lorazepam, senza mai menzionare il propofol.
Walgren ha poi mostrato ancora un’immagine relativa alla stanza nella quale Michael fu sottoposto alle cure del personale dell’UCLA su cui la Cooper ha indicato un piccolo strumento di ventilazione del paziente e le due aste per l’endovenosa sulla sinistra dove ci sono due piccoli computer che servono per controllare la velocità dell’infusione:
Walgren: Riguardo ai suoi sforzi per rianimare il signor Jackson, lei ha descritto il team che era presente, credo 14 persone, più altri che si aggiunsero a seconda delle circostanze, è corretto?
Cooper: Sì.
Walgren: Per quel che riguarda i farmaci di rianimazione, furono somministrati farmaci diversi al signor Jackson durante queste procedure?
Cooper: Io stavo gestendo l’emergenza con infermieri, medici interni, il farmacista e un cardiologo, abituati a lavorare su un’emergenza, perciò furono considerati molti farmaci.
La dottoressa Cooper ha spiegato che lei aveva la responsabilità di decidere se le iniziative dei suoi vari collaboratori potevano essere portate a compimento o meno, lei era quella che stabiliva se una procedura poteva essere eseguita, così come le dosi dei farmaci e la loro somministrazione. La Cooper sapeva che i paramedici avevano somministrato a Michael dei farmaci di ripartenza, sia nella camera da letto sia durante il trasporto. All’UCLA gli vennero dati del bicarbonato di sodio, della vasopressina e della dopamina tramite infusione e contemporaneamente continuavano ad essergli fatte delle compressioni toraciche.
Walgren ha chiesto alla Cooper se questi sforzi e queste compressioni durarono dalle 13:13, orario di arrivo di Michael al pronto soccorso, fino alle 14:26, l’ora in cui venne dichiarato il suo decesso e la Cooper ha detto di sì, che tutte le procedure, di compressione, di ventilazione, furono eseguite senza mai interrompersi durante tutta quell’ora e 13 minuti. E per tutto questo tempo, Michael era stato collegato a dei macchinari di monitoraggio per tenere sotto controllo il cuore, la pressione del sangue, la respirazione, la saturazione dell’ossigeno.
Walgren: Ora, in quest’ora e 30 minuti circa, lei ha mai avvertito o notato una pulsazione spontanea sul signor Jackson?
Cooper: Personalmente io non ho mai avvertito la pulsazione o confermato alcuna pulsazione.
Walgren: Ad un certo punto qualcuno nella stanza indicò che loro pensavano di aver avvertito una pulsazione?
Cooper: Penso fossero le 13:21 approssimativamente durante le manovre di rianimazione fu riportato che qualcuno che aveva fatto un controllo sulla pulsazione riportò che avevano sentito una pulsazione.
Walgren: Ok, e lei poi interruppe le compressioni per vedere se poteva confermarlo?
Cooper: Mentre le compressioni erano in svolgimento, noi potevamo sentire una pulsazione, ma una pulsazione spontanea senza compressioni io non l’ho mai colta. Intorno alle 13:21 io dissi: fermate le compressioni che abbiamo una pulsazione. Qualcuno aveva riferito di aver sentito una pulsazione e a quel punto io tentai di confermarlo. Il monitor mostrava ancora un ritmo lento e asistolico che non combacia con la possibilità che sia ricomparsa una pulsazione ed io feci una verifica anche con l’ultrasuono che guardava il cuore per vedere se effettivamente stava pompando in un modo che io potessi valutare come miglioramento e non era così. Palpando il paziente, io non potevo avvertire nessuna pulsazione per confermarla, perciò le compressioni toraciche furono riprese, nessun’altra pulsazione fu mai colta senza le compressioni.
Walgren: Perciò, tre sue proprie osservazioni e con le apparecchiature che lei ha riferito, lei non fu in grado di appurare una pulsazione in quel momento…
Cooper: In nessun momento.
Walgren ha chiesto se è comune che le persone in quelle circostanze avvertano una pulsazione che in realtà è la propria e la confondono con quella del paziente. La Cooper ha detto che durante un’emergenza non è raro che qualcuno pensi di aver sentito una pulsazione ecco perché va sempre confermata anche attraverso tutte le apparecchiature disponibili.
Walgren: Quindi, alle 14:26 pm lei prese la decisione di proclamare di nuovo la morte del signor Jackson?
Cooper: Sì.
Walgren: E quella in realtà era la seconda volta che lei prendeva quella decisione, la prima era stata alle 12:57 quando i paramedici erano sulla scena, è corretto?
Cooper: Sì.
Walgren: E dalle 12:57 alle 14:26 ci fu un qualche cambiamento degno di nota nelle condizioni del signor Jackson?
Cooper: No.
Walgren ha chiesto alla Cooper di spiegare il sistema di identificazione del paziente per il quale Michael era contrassegnato come: “trauma wm 0241, Gershwin”. La dottoressa ha detto che per circostanze come un’emergenza o un paziente che ha subito un trauma che arriva in condizioni critiche e c’è bisogno di intervenire immediatamente, c’è un sistema di contrassegno del paziente per il quale non c’è il tempo di fare la registrazione. Perciò, ci sono pratiche già pronte che includono la nota del dottore, dell’infermiera o quella di emergenza e adesivi di etichette extra che possono essere posizionate su campioni di sangue o richieste extra che necessitano di un’etichetta, così loro sono in grado di cominciare a dare ordini immediatamente e collegare tutto ad una sola cartella clinica, in moda da evitare errori. Il numero di identificazione della cartella clinica è esclusivo per ciascun paziente: dal momento che il sistema delle etichette già pronte è in ordine alfabetico, può anche esserci un’altra etichetta a nome “Gerswhin”, ma ogni singolo paziente ha un suo proprio numero di identificazione. Il numero di identificazione nel caso di Michael è 397-59-44. Questo numero è anche attaccato ai campioni di sangue di Michael che poi furono analizzati.
Walgren ha poi chiesto alla dottoressa Cooper se quando Michael arrivò all’UCLA, sulla base delle sue osservazioni, lei sapeva che sul suo corpo ci fosse un catetere a sistema condom e lei ha detto di sì, spiegando che si tratta di uno degli strumenti per raccogliere l’urina del paziente comunemente in situazioni nelle quali il paziente è incosciente. Walgren le ha chiesto se, sapendo che Michael arrivava da casa sua, la cosa le apparve strana e la Cooper ha risposto che le sembrò insolito, un catetere a sistema condom non sarebbe raro per pazienti che soffrono di incontinenza, ma sembrava insolito per un uomo di 50 anni che si supponeva non avesse problemi di salute.
Walgren: Ora, a seguito della proclamazione del decesso, lei ha mai interpellato o richiesto al dottor Murray di firmare il certificato di morte?
Cooper: No.
Walgren: E’ qualcosa che lei avrebbe fatto in quella situazione?
Cooper: No.
Walgren: Perché no?
Cooper: Il signor Jackson era il mio paziente e io non avevo una spiegazione del perché fosse morto. Nella mia mente, la sua morte era un caso di competenza del medico legale che richiedeva un’autopsia e un’indagine.
La Cooper ha poi ribadito che da protocollo dell’UCLA c’è un team di operatori sociali che si occupano di assistere i familiari del paziente. Ad un certo punto, le venne detto che ai bambini di Michael era stata comunicata la morte del loro papà e si recò personalmente da loro, vedendoli piangere istericamente rivolgendosi a quella che le fu riportato fosse la loro tata. Walgren ha cercato di chiedere alla Cooper se lei aveva provato a parlare con i bambini, ma il giudice ha accolto le obiezioni della difesa a riguardo.
CONTROINTERROGATORIO DI MICHAEL FLANAGAN:
Flanagan ha chiesto alla Cooper se lei aveva rivisto qualche documentazione prima della sua testimonianza al processo. La Cooper ha risposto che aveva rivisto le sue registrazioni mediche relative al caso e la sua testimonianza nell’udienza preliminare. Flanagan ha voluto sapere se relativamente a quella testimonianza ci fosse qualcosa che lei desiderava rettificare e la Cooper ha detto che magari spiegherebbe meglio certe cose, che probabilmente ha semplificato un po’ troppo, ma che non c’è nulla di assolutamente sbagliato che lei voglia rettificare.
Flanagan le ha chiesto adesso quale sarebbe secondo lei la valutazione migliore dell’orario del decesso di Michael e lei ha risposto che quello su cui lei può pronunciarsi è la proclamazione che lei ha fatto sulla base delle informazioni che lei aveva nel momento in cui lei era coinvolta nella comunicazione radio. La Cooper ha confermato che per quello che i paramedici le dissero in quel momento, alle 12:57 pm il paziente era morto.
Flanagan: L’unica ragione per la quale venne fatto altro dopo le 12:57 pm fu per l’insistenza del dottor Murray che voi non vi arrendeste?
Cooper: Io non so se l’avrei fatto in quel modo perché lui era il suo medico di base, io potevo scavalcarlo e ancora proclamare il decesso. Tuttavia, c’era un dottore sulla scena ed io potenzialmente avevo informazioni cliniche e perciò sì, io autorizzai il dottor Murray ad assumere il controllo e quindi portare il paziente al pronto soccorso, perciò, sì.
Flanagan le ha chiesto se quando Michael arrivò al reparto d’emergenza dell’UCLA lei pensava comunque che lui fosse morto e la Cooper ha detto che sì, la sua valutazione quando Michael arrivò fu che fosse clinicamente morto e che essendo passata quasi un’ora dal modulo della stazione base al momento dell’emergenza gestita all’UCLA gli sforzi di rianimazione sarebbero stati inutili. Flanagan ha insistito per sapere se secondo lei Michael non aveva nessuna possibilità di essere rianimato e la Cooper ha detto che in retrospettiva, dopo la sua valutazione e tutto ciò che sa adesso, è corretto dire che non c’era nessuna possibilità.
La Cooper poi ha aggiunto che quando Michael arrivò all’ospedale, il dottor Murray dichiarò che lui aveva sentito una pulsazione femorale, cosa che era in conflitto con le informazioni dei paramedici, perciò lei sentì che sarebbe stata una sua decisione assicurarsi che qualunque cosa fosse stata fatta correttamente e non registrata in modo sbagliato ma poi, dopo quegli sforzi, non ci fu nessun cambiamento, perciò sostanzialmente confermò la decisione che aveva preso in precedenza.
Flanagan le ha chiesto se alle 12:57 lei aveva un’idea dell’ora precisa in cui Michael poteva essere morto e la Cooper ha risposto di no.
Flanagan: Ora, lei è andata alla scuola di medicina ed è diventata un medico interno facendo un tirocinio. E’ mai diventata un’anestesista?
Cooper: No.
Flanagan: Lei usa il propofol?
Cooper: Io uso il propofol nella mia pratica al dipartimento di emergenza, sì.
Flanagan: Ci sono delle certificazioni particolari che lei deve avere per usare il propofol?
Cooper: Sì.
Flanagan: Quali sono?
Cooper: All’UCLA occorre avere dei privilegi per effettuare procedure di sedazione così come specifici requisiti per somministrare il propofol.
Flanagan: Perciò, lei ha la certificazione per usare il propofol a scopo anestesiologico?
Cooper: No, io sono certificata per usare il propofol nel dipartimento di emergenza per procedure di sedazione e per sedazione profonda su pazienti che sono intubati. Non eseguo anestesia.
Flanagan: Lei è certificata per usare il propofol per la sedazione cosciente?
Cooper: Noi usiamo l’espressione “procedure di sedazione” e sì, all’UCLA io ho i privilegi di usare il propofol nelle procedure di sedazione.
La Cooper ha detto di non aver mai praticato in uno studio medico o in ambiente diverso dal dipartimento di emergenza di un ospedale. Flanagan le ha chiesto di spiegare la differenza fra l’espressione usata dalla Cooper, “procedure di sedazione”, e sedazione cosciente. La Cooper ha detto che “sedazione cosciente” è un ossimoro perché quando si è sedati non si è coscienti, per questo loro usano l’espressione “procedure di sedazione”.
Flanagan: La sedazione incosciente, quando voi sedate i soggetti, loro sono capaci di essere svegli, non è vero?
Cooper: La sedazione è un passaggio dall’essere completamente svegli all’essere in uno stato comatoso.
Flanagan: Perciò, lei non ha familiarità con l’espressione “sedazione cosciente”?
Obiezione dell’accusa per falsificazione della testimonianza, accolta dal giudice.
Flanagan le ha chiesto se c’è una differenza tra la certificazione per le procedure di sedazione e quella per l’anestesia e la Cooper ha detto che sì, coloro che effettuano l’anestesia hanno privilegi diversi e lei non lavora come anestesista quindi non saprebbe dire quali sono i requisiti specifici di monitoraggio che competono agli anestesisti.
Flanagan ha chiesto alla Cooper se lei ha familiarità con i livelli del sangue e i numeri tossicologici che sarebbero raggiunti dopo l’uso di certi quantitativi di farmaci, lei ha risposto di no e poi il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa secondo cui la domanda di Flanagan è andata oltre la competenza professionale della dottoressa Cooper.
Flanagan ha chiesto alla Cooper che quantitativi di propofol usa nelle sue procedure di sedazione e lei ha spiegato che dipende da caso a caso, che in generale viene determinato un dosaggio che permette ai pazienti di sentirsi sicuri e di non essere completamente svegli quando è necessario eseguire delle procedure dolorose. La Cooper ha poi detto di non aver mai usato il propofol prima di diventare una dottoressa qualificata per eseguire le procedure di sedazione.
Flanagan le ha poi chiesto di considerare l’ipotesi di 25 milligrammi di propofol somministrati lentamente per infusione in un tempo di 3-5 minuti ad un paziente alle 10:40 insieme 2,5 millilitri di lidocaina e di esprimere una sua opinione su quanto ne sarebbe durato l’effetto. La Cooper ha risposto che dipende dal paziente, quindi Flanagan le ha fatto l’esempio di un paziente come Michael, di circa 62 kg. La Cooper ha chiesto se doveva considerare anche il fatto che non avesse ricevuto altri farmaci e Flanagan ha detto di sì. La Cooper ha quindi risposto che nella sua pratica delle procedure di sedazione non avrebbe preso in considerazione una dose simile perché in un paziente di quel tipo non avrebbe determinato un livello di sedazione sufficiente per lei ad eseguire nessuna delle operazioni che rendono necessaria la sedazione. Comunque, ha detto che lei si aspetterebbe una durata di 7-10 minuti al massimo. Flanagan le ha quindi chiesto dopo quanto tempo lei si aspetterebbe che quella dose di propofol fosse metabolizzata, ma il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa secondo cui la domanda supera la competenza della teste.
La Cooper ha ribadito che per un paziente uomo di 62 kg, se lei vuole ottenere una sedazione per eseguire delle procedure dolorose, 25 milligrammi di propofol non sarebbero una dose sufficiente nella maggior parte dei pazienti.
Flanagan: Potrebbe essere sufficiente per far dormire una persona?
Cooper: Non suppongo questo, ma non lo so, io non uso i farmaci per quei casi.
Flanagan ha poi ricordato alla Cooper che Murray le disse di aver dato a Michael del lorazepam e la Cooper ha risposto che lui le disse di avergli dato una prima dose di 2 milligrammi e una successiva dose di altri 2 milligrammi prima dell’arresto.
Flanagan: Lui le disse a che ora gli aveva dato il lorazepam?
Cooper: Io non ottenni un orario preciso, no.
Flanagan: Lei glielo chiese?
Cooper: Io non gli chiesi l’orario preciso.
Flanagan: Importava sapere l’orario della somministrazione del lorazepam?
Cooper: Cosa vuole dire con “importava”?
Flanagan: Importava per sapere se aveva o meno un effetto nel suo sistema in quel momento?
Cooper: Nel momento in cui il signor Jackson era il mio paziente, lui era già morto da un po’, il dosaggio dei farmaci che mi furono riportati erano gli ultimi che gli erano stati somministrati nel momento in cui il dottor Murray riferì di aver testimoniato l’arresto.
Flanagan ha metto sotto pressione la Cooper per sapere il motivo per il quale lei aveva chiesto quali farmaci erano stati somministrati a Michael, se per determinare la causa del suo decesso o il trattamento da fargli. La Cooper ha spiegato che lei doveva sapere il trascorso clinico del paziente e che nel momento in cui Michael era suo paziente, doveva capire se negli sforzi di rianimazione compiuti sino a quel punto mancava qualcosa che lei avrebbe dovuto fare.
Flanagan: Quindi, è importante sapere quali sono i farmaci, ma è importante anche sapere quando questi farmaci sono stati dati, non è vero?
Cooper: La maggior parte delle storia clinica sarebbe importante, ecco perché io feci delle domande al dottor Murray per avere le informazioni.
Flanagan: Ma non ha mai chiesto il momento preciso, vero?
Cooper: No.
Flanagan: Ok, quindi se lui avesse dato il lorazepam il giorno prima, non avrebbe avuto alcuna importanza?
Cooper: Io non so lui cosa fece il giorno prima. Io divenni il dottore del signor Jackson quando lui arrivò nel dipartimento di emergenza ed io stavo chiedendo informazioni. La nota medica che io ho scritto è la storia dell’assistenza che io fornì e delle informazioni che io ebbi in quel momento. Io chiesi al dottor Murray delle semplici domande standard che avrei chiesto ad ogni dottore professionista se io avessi preso in cura i loro pazienti.
Flanagan: La sua testimonianza è che il tempo di somministrazione dei farmaci non importava?
Cooper: Non penso di aver detto questo, non è la mia testimonianza, no.
La Cooper ha ribadito che tutte le informazioni importavano, quindi Flanagan ha sottolineato ancora che lei non aveva chiesto l’ora precisa in cui quei farmaci erano stati somministrati.
Il giudice ha respinto l’obiezione dell’accusa dicendo alla teste che poteva rispondere.
Cooper: Nel momento io cui io parlai con il dottor Murray, lui mi riferì che l’ultima dose che lui aveva dato erano stati 2 milligrammi di lorazepam, quindi aveva osservato l’arresto, iniziato il cpr e chiamato il 911. Nella mia mente io presunsi, forse incorrettamente, che quello voleva dire che il paziente aveva appena ricevuto il farmaco, lui aveva testimoniato l’arresto e poi il suo paziente in breve tempo era diventato mio.
Flanagan: Lei non ha mai testimoniato prima che lui diede il farmaco e poi testimoniò l’arresto subito dopo averglielo dato, vero?
Cooper: Io credo di averlo testimoniato ed io credo che è ciò che i miei documenti riflettono.
Flanagan: Se il dottor Murray avesse dato al signor Jackson 2 milligrammi di lorazepam alle 02:00 e poi 2 milligrammi alle 05:00, lei si aspetterebbe che fosse ancora nel sistema del signor Jackson a mezzogiorno?
Cooper: Quando lei parla di sistema, io non so cosa sarebbe del tutto eliminato in termini di metabolizzazione, ma quelle dosi di farmaci alle 05:00 non mi aspetterei che avessero molto del loro effetto a mezzogiorno.
Flanagan: Non comunichiamo molto bene io e lei. Le ho fatto una domanda: 02:00 am, 05:00 am, 2 milligrammi ogni volta, lei si aspetterebbe che fossero ancora nel suo sangue a mezzogiorno?
L’accusa ha fatto obiezione ma il giudice ha detto alla Cooper che se sapeva cosa rispondere, poteva farlo.
Cooper: Io non so quando i farmaci sarebbero del tutto eliminati dal flusso sanguigno.
Flanagan: Lei conosce l’emivita del lorazepam?
Cooper: Non posso dirle l’esatta emivita del lorazepam.
Flanagan le ha richiesto se quelle dosi di lorazepam in quegli orari potevano essere ancora nel sangue di Michael secondo lei e il giudice ha accolto ancora l’obiezione dell’accusa.
La Cooper ha precisato di non essere qualificata a dire quanto di un farmaco possa rimanere nel sangue di un paziente. Flanagan le ha fatto la stessa domanda in termini di deposito nel sangue riguardo al propofol, la Cooper ha ribadito di non avere competenze specifiche sui residui dei farmaci nel sangue, ma ha detto che non si aspetterebbe che il paziente fosse ancora sedato dopo due ore con una somministrazione di propofol alle 10:40. Flanagan le ha chiesto che tipo di tirocinio la Cooper ha seguito per la somministrazione del propofol. La dottoressa ha spiegato che ha frequentato i corsi delle procedure di sedazione, le esegue e come routine riesamina articoli sull’argomento. Flanagan le ha chiesto se lei dovesse eseguire una procedura di sedazione in una persona di 62 kg quanto propofol userebbe per sedarlo. La Cooper ha voluto sapere se si stava parlando di un paziente sano per il quale lei aveva ritenuto che fosse sicuro eseguire una procedura di sedazione e al quale non era stato somministrato nessun altro farmaco e Flanagan ha detto di sì. La Cooper ha detto che in quel caso circa 2 milligrammi per chilo di peso probabilmente sarebbe la sua dose di partenza. Flanagan le ha chiesto se al paziente viene dato un milligrammo per chilo di peso, nella loro ipotesi circa 60 milligrammi, per quanto tempo lo terrebbe addormentato. La Cooper ha dato un tempo di circa 10 minuti. Flanagan ha riproposto la domanda sui livelli del farmaco nel sangue, l’accusa ha fatto obiezione ed il giudice, dopo averla accolta, ha invitato l’avvocato a terminare le sue domande su questo argomento.
Flanagan: Mi lasci chiedere, se il dottor Murray le avesse detto di aver somministrato alle 10:40 25 milligrammi di propofol, in un certo momento compreso fra le 10:40 e le 10:50, questo avrebbe modificato il suo trattamento del signor Jackson?
Cooper: No.
Flanagan: E avrebbe modificato l’esito occorso al signor Jackson?
Cooper: Come ho detto, il signor Jackson morì molto prima che diventasse un paziente di mia responsabilità, perciò anche avendo più informazioni è improbabile che con quelle informazioni io sarei stata nelle condizioni di fare qualcosa di diverso che avrebbe cambiato quell’esito.
Flanagan: E quando lei fece domande sui farmaci, era interessata a sapere quelli che erano ancora nel suo sistema?
Cooper: Io ero interessata a sapere tutte le informazioni cliniche disponibili così da poter prendere la decisione migliore come trattare il signor Jackson.
Flanagan: Ma non c’era alcuna possibilità di trattare il signor Jackson, vero? Con successo.
Cooper: Da ciò che so adesso, no, ma in quel momento io avevo un uomo sano di 50 anni che era morto e nella mia mente ci sono molte altre condizioni che possono determinare un arresto cardiaco, perciò io chiesi informazioni sulla sua storia clinica, così potevo considerare o altre diagnosi o altri trattamenti.
Flanagan ha provato a chiedere se i pazienti sottoposti a propofol dalla Cooper avessero mostrato di parlare in modo impastato, ma il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa. Flanagan ha ritentato chiedendo alla Cooper se lei aveva avuto modo di ascoltare la registrazione audio di Michael del 10 maggio 2009, ma il giudice ha accolto di nuovo l’obiezione dell’accusa, anche dopo che la difesa ha provato a far cambiare idea al giudice chiedendo di conferire con lui.
Flanagan ha provato a chiedere quali possibilità di sopravvivere potesse avere un paziente nelle stesse condizioni di Michael, la Cooper ha chiesto se era anche il caso che non fosse stata rilevata alcuna pulsazione, ma poi essendoci molte variabili da considerare il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa per speculazione.
Flanagan ha chiesto alla Cooper di descrivere che comportamento aveva Murray nel momento in cui parlò con lei in ospedale. La Cooper ha risposto che non era concentrata sul suo comportamento, ma su quello che lui le disse e sul suo paziente.
La Cooper ha detto di aver avuto molte brevi conversazioni con il dottor Murray che era presente durante la rianimazione. Flanagan, dopo un paio di obiezioni dell’accusa accolte dal giudice su quante di numero fossero state e quale durata ciascuna avessero avuto, ha formulato una domanda specifica su cosa la Cooper chiese a Murray la prima volta.
Cooper: Gli chiesi: “cosa è successo?” e lui disse che il signor Jackson aveva lavorato molto duramente, che lui pensò che fosse disidratato e poi riferì di avergli dato due milligrammi di lorazepam e più tardi quella mattina di avergli dato altri due milligrammi di lorazepam e poi aveva osservato l’arresto.
Flanagan: Ok, e questo in risposta ad una sola sua domanda?
Cooper: Due anni dopo, non ricordo quante domande gli feci per avere queste informazioni o quante specifiche domande gli posi in più di un’ora. Io mi stavo prendendo cura del signor Jackson mentre il dottor Murray era presente.
Flanagan ha richiesto alla Cooper se lei aveva riesaminato il rapporto medico scritto da lei prima di testimoniare e la Cooper ha detto di averlo fatto, ma che non ci sono le domande precise e le risposte precise susseguitesi in quel periodo di tempo. Flanagan le ha chiesto se su quel rapporto c’è scritto che Murray le disse di essere stato testimone dell’arresto dopo la somministrazione del farmaco, la Cooper ha detto che lei ricorda bene che Murray le comunicò questo e che non sa se lei lo scrisse esattamente in questi termini sul suo rapporto, ma sarebbe stata felice di averlo sotto mano per poter indicare che il senso di quello che lei aveva scritto era che Murray avesse osservato l’arresto dopo aver dato il farmaco a Michael.
Flanagan le ha chiesto se il dottor Murray indicò anche che il signor Jackson aveva assunto flomax e la Cooper ha detto di sì, che le fu detto questo e ha confermato che si tratta di un farmaco per pazienti che hanno problemi ad urinare.
Flanagan: Perciò, lei non ha memoria degli orari precisi tra le dosi di lorazepam, vero?
Il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa per falsificazione della teste, ma poi Flanagan ha chiesto il permesso di avvicinarsi alla Cooper con la copia del rapporto scritto da lei e il giudice gliel’ha permesso. La Cooper ha chiesto a Flanagan da dove doveva cominciare a leggere e Flanagan le ha indicato di farlo da “l’esatto periodo di tempo”. La Cooper però ha letto a partire da un precedente capoverso: “il dottor Murray poi ha somministrato una seconda dose di 2 milligrammi di lorazepam per via endovenosa e ha riferito di aver poi testimoniato l’arresto del paziente. L’esatto periodo di tempo fra le due dosi o la ragione per la somministrazione del farmaco non sono state ricordate da me durante la mia supervisione delle operazioni di rianimazione. Il dottor Murray ha riferito di aver iniziato il cpr sulla scena e poi è stato chiamato il 911”.
Flanagan: Perciò, lei non ricorda gli orari precisi delle dosi?
Cooper: Corretto. Credo fosse: “non ho ricordato il tempo fra le due dosi”.
Flanagan: Lei ha scritto queste 6 pagine di rapporto il giorno dopo?
Cooper: La mattina dopo, la mattina del 26 giugno 2009, credo ci sia scritto sul rapporto.
Flanagan ha chiesto un minuto di tempo per rivedere il rapporto al giudice, che gliel’ha concesso. Poi, Flanagan ha messo via il rapporto e ha chiesto alla Cooper se lei misurò la temperatura del corpo di Michael ma lei ha risposto di non ricordarlo. Flanagan le ha chiesto se sarebbe normale e la Cooper ha detto che la rilevazione della temperatura per via rettale lo sarebbe e che ad un certo punto sicuramente lo hanno fatto ma che andrebbero riviste le note degli infermieri. Flanagan le ha chiesto se la misurazione della temperatura può indicare il tempo del decesso e la Cooper ha detto di no.
Flanagan: Perciò, sulla base delle dichiarazioni dei paramedici, e la sua proclamazione alle 12:57, c’è un protocollo riguardo al tempo in cui una persona non risponde agli sforzi di rianimazione prima che si autorizzi alla proclamazione del suo decesso?
Cooper: Secondo il protocollo della contea di Los Angeles, sono richiesti 20 minuti di rianimazione e nessun cambiamento.
Flanagan ha chiesto se l’ora e trenta minuti di sforzi extra compiuti all’UCLA dopo che Michael arrivò lì trovano ragione nel fatto che lui fosse Michael Jackson e la Cooper ha detto di no, che in qualunque circostanza lei avesse dovuto appurare le informazioni necessarie, avrebbe fatto per chiunque quello che ha fatto per Michael. La Cooper ha anche detto che quella è stata la prima volta nella quale si è trovata nella situazione di dover continuare gli sforzi di rianimazione dopo aver autorizzato la proclamazione del decesso e che non aveva mai lavorato prima al dipartimento di emergenza su un paziente per il quale aveva autorizzato il decesso sul posto. La Cooper ha detto che la ragione per la quale in questo caso particolare ha agito diversamente è perché il paziente aveva un medico personale che aveva detto al personale dell’UCLA di non smettere di provare a rianimarlo. La Cooper ha anche ribadito di non saper indicare se Murray fosse in uno stato di forte agitazione o meno perché lei lavora in un dipartimento di emergenza e a meno che qualcuno non sia particolarmente sconvolto, non rientra nelle sue priorità osservare altri soggetti che non siano i pazienti. La Cooper ha detto di ricordare solo che parlò con Murray, assumendo che stesse ottenendo da lui risposte oneste e veritiere, e che lui si mostrò rispettoso del dipartimento di emergenza, ma non saprebbe commentare il suo comportamento. La Cooper ha ricordato che dopo 40 minuti di tentativi di rianimazione rivelatisi inutili, Murray parlò con il dottor Cruz, cardiologo all’UCLA, in merito all’uso della pompa aortica, ma lei non ascoltò quella conversazione, lei apprese solo la decisione finale. La Cooper ha detto che nonostante la presenza del catetere a sistema condom, la sacca predisposta a raccogliere l’urina era vuota.
RIPRESA INTERROGATORIO DI WALGREN:
Walgren si è avvicinato alla Cooper per farle leggere qualche riga dal rapporto scritto dalla dottoressa sul caso di Michael il giorno dopo la sua morte.
La Cooper ha letto questo: “In base a quanto riferito dal dottor Murray, il paziente non aveva nessuna storia clinica di abuso di farmaci. Gli eventi circoscritti all’arresto riferiti dal dottor Murray sono che lui aveva disposto un’endovenosa nel paziente di 2 milligrammi di lorazepam in un certo momento all’inizio della giornata, poi il dottor Murray aveva somministrato una seconda dose di 2 milligrammi di lorazepam riferendo di aver testimoniato l’arresto del paziente”.
Walgren ha chiesto poi alla Cooper se è importante avere le cartelle cliniche ed i rapporti medici per mantenere i riferimenti al caso giorni o anche anni dopo e la Cooper lo ha confermato. Walgren ha chiesto se le note relative ai segnali vitali e ai dosaggi dei farmaci sono altrettanto parte dei protocolli medici perché siano prontamente disponibili e la Cooper ha detto di sì. Walgren ha chiesto se la Cooper avrebbe voluto che il dottor Murray le fornisse tale documentazione e la Cooper ha risposto che sarebbe stato potenzialmente d’aiuto. La Cooper ha ripetuto che durante le sue conversazioni con Murray, lei partì dall’assunzione che lui non le stesse mentendo. Walgren ha chiesto conferma alla Cooper se la sua prima domanda a Murray fu: “cosa è successo?” e lui rispose che Michael aveva lavorato duramente, che lui lo aveva trattato per disidratazione, citò il lorazepam e mai menzionò il propofol: la Cooper lo ha confermato.
La Cooper poi ha ribadito che quando lei somministra il propofol nelle procedure di sedazione, ciò avviene in sale dell’ospedale attrezzate con tutte le apparecchiature necessarie di monitoraggio, che queste sale vengono organizzate prima a tale scopo e che c’è anche altro personale medico che è presente durante la procedura, come un infermiere addetto a controllare i monitor.
RIPRESA CONTROINTERROGATORIO DI FLANAGAN:
Flanagan ha richiamato la dichiarazione della Cooper sulla sua dose iniziale di propofol da somministrare ad un paziente di 60 kg e la Cooper ha ribadito che un milligrammo per chilo sarebbe la sua dose di partenza standard per ottenere una sedazione secondo la quale il paziente non avvertirebbe dolore e permetterebbe ai dottori di procedere più rapidamente e con successo. La Cooper ha anche spiegato che quando lei somministra il propofol, la dose del farmaco non viene data al paziente tutta in una volta, ma in un tempo che va dal minuto al minuto e mezzo.
Flanagan ha quindi ripreso a fare domande relative ai livelli dei farmaci nel sangue e il giudice ha accolto tutte le obiezioni dell’accusa. Flanagan è poi riuscito a chiedere: “se si inietta tutto in una volta sola, ottieni un indesiderabile livello nel sangue, non è vero?”
Cooper: Io posso dire che nella mia pratica, quando io uso il propofol, tipicamente la mia infusione è mantenuta nell’arco di un minuto/un minuto e mezzo, questo in parte perché posso valutare il paziente nel momento in cui gli sto somministrando il farmaco, e se il paziente è relativamente sedato ed io non ho bisogno di dargli altri milligrammi, mi fermerò. Non gli darò un’endovenosa iniettata immediatamente, perciò non posso davvero dirle specificamente che cosa accadrà nei livelli del sangue.
Flanagan: Perciò lei non sa in termini di rischio per il paziente qual è la differenza tra un’infusione fatta tutta in una volta e una in un tempo dilatato.
Cooper: Nello specifico, no.
Flanagan: E non l’ha mai visto fare.
Cooper: Nella mia pratica, no.
Flanagan ha voluto che la Cooper chiarisse quali sono le ragioni per le quali ad un paziente non si somministra il propofol tutto in una volta, ma in un tempo dilatato, chiedendole cosa insegna ai medici interni quando li istruisce su questo. La Cooper ha ribadito che fondamentalmente l’infusione lenta viene insegnata perché questo permette di vedere qual è la reazione del paziente ed evitare il rischio che vada in sovradosaggio.
Flanagan: Sarebbe pericoloso farlo tutto in una volta?
Cooper: Suppongo che se tu raggiungi un livello simile che è così alto specialmente se stai dando una dose maggiore, sì, potenzialmente causa una maggiore sedazione di quella che tu avevi previsto o una sedazione più profonda.
Flanagan: 60 milligrammi se li dai tutti in una volta sola sarebbe pericoloso?
Obiezione dell’accusa per speculazione accolta dal giudice.
Flanagan ha chiesto alla dottoressa Cooper se quando lei somministra il propofol, tipicamente ha a disposizione tutte quelle attrezzature della stanza dell’ospedale proiettata prima e lei ha detto di no. Flanagan le ha chiesto se ha mai somministrato il propofol fuori da una sala operatoria e la Cooper ha chiarito che lei lavora in un dipartimento di emergenza e non può dire cosa c’è in una sala operatoria, ma ha spiegato che in tutte le stanze in cui lei lavora ci sono le apparecchiature di monitoraggio e che lei non esegue procedure di sedazione dove queste non sono disponibili. Flanagan ha chiesto da quanto tempo quelle attrezzature per l’endovenosa con i computer sono disponibili, la Cooper ha detto di non sapere da quando siano presenti all’UCLA ma che si tratta di attrezzature standard e che in tutta la sua carriera ha usato pompe di infusione che permettono di controllare a che velocità scorre un farmaco, ma non può rispondere nello specifico di quell’attrezzatura mostrata nella foto.
Flanagan le ha chiesto se ogni volta che lei somministra farmaci per endovenosa lo fa usando quel tipo di pompa e la Cooper ha detto di no. Flanagan le ha fatto la stessa domanda riguardo al propofol e la Cooper ha detto che quando lo somministra lei nelle procedure di sedazione, non è assolutamente attraverso una pompa, lo fa proprio lei, quindi si tratta di un’iniezione usando un sistema ad ago.
Flanagan: Perciò, lei non usa quelle pompe in nessun caso quando somministra il propofol?
Obiezione dell’accusa per falsificazione della testimonianza accolta dal giudice.
Flanagan: Per cosa sono usate quelle pompe?
Cooper: Per controllare il flusso del farmaco e la velocità del farmaco e dipende dal tipo di farmaco o quando c’è un’infusione continua.
Flanagan: Lei usa il propofol in infusione continua?
Cooper: In certe rare occasioni sì, non si tratta di procedure di sedazione, ma di sedazione profonda su un paziente che è stato intubato.
RIPRESA INTERROGATORIO DI WALGREN:
Walgren: Dottoressa Cooper, la sedazione profonda quando si ha una flebo continua o infusione di propofol, ci si affida alle pompe di infusione, è corretto?
Cooper: Sì.
Walgren: E quei monitor indicano precisamente quanto propofol sta scorrendo nel corpo del soggetto, corretto?
Cooper: Corretto.
Walgren: E lei ha indicato che quando un paziente è sedato profondamente lei è in grado di gestire quella situazione, questo perché in un ambiente ospedaliero con tutte le apparecchiature di emergenza necessarie, con quella per la ventilazione, lei è in grado di gestire quel tipo di conseguenze, è corretto?
Cooper: Sì ed io sono un medico d’emergenza e perciò ho le competenze per intubare il paziente e ottenere una ventilazione se necessario. Sì.
Walgren: E lei è preparata per quel tipo di conseguenze?
Cooper: Sì.
RIPRESA CONTROINTERROGATORIO DI FLANAGAN:
Flanagan ha chiesto alla dottoressa Cooper se lei ha mai usato quelle competenze in una procedura di sedazione e lei ha risposto di non aver mai dovuto intubare un paziente, ma che le è capitato di doverlo ventilare durante una procedura di sedazione e ha spiegato che la prima cosa da fare è stimolare il paziente perché è importante che avvenga prima che il paziente smetta di respirare e questa circostanza a lei non è mai successa, ma in generale le persone hanno difficoltà con la respirazione, perciò lei li stimola prima.
Flanagan le ha chiesto nel caso in cui un paziente ha un problema di respirazione, ci si accorge di questo immediatamente e la Cooper ha risposto di sì, che questo è il motivo per cui lo si monitora, il dottore somministra il farmaco e l’infermiere è attento al monitoraggio. La Cooper ha detto che il problema più comune per i pazienti è un’eccessiva sedazione per respirazione insufficiente e Flanagan le ha chiesto se lei questo problema può determinarlo semplicemente guardando il paziente.
La Cooper ha spiegato che quando si fanno quelle procedure, potrebbe sfuggirti qualcosa mentre guardi semplicemente il paziente ed è questo il motivo per cui ci sono i monitor di strumenti come il pulsi ossimetro e il capnografo che rilevano il problema prima che un essere umano possa farlo. La Cooper ha confermato che quando lei somministra il propofol lei svolge questa procedura concentrandosi sul paziente.
Flanagan perciò le ha richiesto se dovesse esserci un problema di respirazione, lei può determinarlo semplicemente guardando il paziente. La Cooper ha detto che può ancora sfuggirti perché le persone sedate hanno un minore ritmo di respirazione e ad occhio potrebbe non essere rilevabile, ecco perché per essere sicuri occorre avvalersi di strumenti di monitoraggio.
Flanagan le ha chiesto se quando la Cooper dice che può sempre sfuggire, si riferisce all’immediato, se può dire che comunque in un paio di minuti se ne accorgerebbe e la Cooper ha detto che è possibile accorgersene prima di due minuti.
Flanagan le ha chiesto se questo è possibile anche senza monitor e la Cooper ha risposto che lo spererebbe ma lei ha un monitor proprio perché il rischio è che lei possa sbagliare ed è anche la ragione per la quale ci sono regole di restrizione per le procedure di sedazione. Flanagan ha richiesto se le era possibile senza monitor, ma il giudice ha detto che falsifica le prove, accogliendo l’obiezione dell’accusa.
Flanagan: Lei può determinare che c’è un problema di respirazione senza avere un monitor lì?
Cooper: Ad un certo punto sì, puoi accorgerti che il paziente non sta respirando, ma il monitor lo rileverebbe prima se per qualche ragione tu non riesci a rilevarlo.
Flanagan le ha chiesto se un pulsiossimetro sarebbe una strumentazione sufficiente e la Cooper ha detto di no. Flanagan ha formulato diverse domande per avere una risposta dalla Cooper in merito alla possibilità di rilevare un problema di respirazione senza alcun monitor disponibile, ma il giudice ha accolto tutte le obiezioni dell’accusa.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=220:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-richelle-cooper&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Re: Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
Testimonianza di Edward Dixon
Secondo testimone nella 5° giornata di processo a Conrad Murray Edward Dixon, impiegato nella società di telecomunicazioni di una delle schede telefoniche di Murray. L’interrogatorio è stato condotto dal vice procuratore distrettuale Deborah Brazil.
Dixon lavora alla AT & T, una società di telecomunicazioni, attualmente come ingegnere senior di supporto alle vendite. Lavora in questa società dal 1997. Tra le sue responsabilità, ha familiarità con la preparazione dei tabulati dei cellulari. Ha già testimoniato in passati procedimenti legali riguardo ai tabulati dei cellulari.
La Brazil ha chiesto l’identificazione della prova n° 51 dell’accusa, il documento di 73 pagine che riporta tutte le informazioni in dettaglio del cellulare di Murray corrispondente al numero: 702-8620973.
Il testimone ha consultato la copia di quel documento che ha davanti a sé indicando che l’apertura del conto relativo a quella scheda risale al 28 gennaio del 2009 e che lo stato di quella scheda era attivo nel mese di giugno del 2009.
La Brazil ha proiettato la pagina 21 del documento di prova per mostrare i movimenti del cellulare di Murray dal 23 al 25 giugno 2009, chiedendo a Dixon di precisare il significato di ogni singola voce:
La prima colonna è la colonna “item”, un’espressione numerica che rappresenta una sorta di timbro che viene messo come promemoria della registrazione; la seconda è la colonna “data” che corrisponde alla data in mese, giorno e anno; la terza colonna è “time”, tempo, che riflette il Pacific Standard Time per la località dove la transazione telefonica è avvenuta; la quarta colonna “number called”, numero chiamato, identifica i numeri che sono stati chiamati o le chiamate in entrata verso questo telefono.
La Brazil ha poi chiesto la colonna successiva chiamata “to” cosa indicasse e Dixon ha spiegato che rappresenta dove il cliente può disporre una chiamata o può essere un’informazione generale del numero chiamato. Dixon ha continuato a spiegare che il tabulato riporta anche i minuti di durata delle conversazioni sotto la colonna “mins used” dove i numeri vengono arrotondati verso l’unità più prossima (cioè, 2 min e 50 secondi saranno registrati come 3 minuti di telefonata, ndr).
C’è poi la colonna bianca “features”, caratteristiche, che può contenere informazioni relative al tipo di piano telefonico; la colonna “usage type” che riporta due lettere, dt per daytime (diurno) e nw per nights & weekends (notturno e week-end); la colonna “charge”, costo, che indica quello che viene addebitato sul conto del cliente (il costo 0 compare perché evidentemente la chiamata rientra nei minuti gratuiti a disposizione del cliente); la colonna “roam type” si riferisce alla rete di appoggio del cellulare e la lettera “h” sta per “home network”, rete “home”; la colonna “switch code”, cambio codice, indica l’area dove la chiamata è terminata o da dove viene ricevuta; la colonna “sid”, servizio di identificazione, rappresenta il servizio di AT & T; la colonna “serving area” è una localizzazione generale di dove le chiamate possono essere terminate o ricevute; la colonna “lac” identifica il codice dell’area di localizzazione e l’ultima colonna, “cid”, indica l’indentità delle celle.
La Brazil ha chiesto a Dixon di illustrare cosa indica il tabulato della scheda telefonica AT & T di Murray nella data del 25 giugno 2009:
09:23 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 702-2902909 della durata di 22 minuti
10:14 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 703-6994955 della durata di 2 minuti
11:07 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 619-9943233 della durata di 1 minuto
11:18 am Telefonata effettuata da Murray al numero 702-8666802 della durata di 32 minuti
11:49 am Telefonata effettuata da Murray al numero 702-8084989 della durata di 3 minuti
11:51 am Telefonata effettuata da Murray al numero 832-3663832 della durata di 11 minuti
12:12 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 562-8012570 della durata di 1 minuto
12:15 pm Telefonata a Murray ricevuta dal numero 562-8012570 della durata di 1 minuto
3:58 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di 2 minuti
4:31 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di 1 minuto
4:32 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di 1 minuto
5:02 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di 1 minuto
La Brazil ha chiesto se quei tabulati telefonici contengono informazioni anche relativamente ai dati registrati sul cellulare, oltre che alle telefonate, e Dixon ha detto di sì. I dati classificano le informazioni sullo schema di colonne visto per le telefonate, l’unica differenza è che viene indicata anche la “quantità usata” in merito allo spazio occupato dal dato ricevuto per depositarsi sulla scheda memoria.
Questi sono i dati registrati sul cellulare di Murray il 25 giugno 2009:
01:04 am
02:04 am,
03:04 am
04:04 am
05:04 am
06:04 am Dixon ha dichiarato che questo ricorrere dello stesso orario ogni ora indica una notifica di ricezione per informazioni che possono essere catturate dal cellulare in automatico , senza che venga fatta nessuna attività sul cellulare.
06:31 am
07:03 am
07:29 am
08:16 am
08:26 am
08:54 am
Altri dati registrati dal cellulare di Murray sono quelli mostrati nell’immagine:
CONTROINTERROGATORIO DI NAREG GOURJIAN:
Gourjian: Lei ha testimoniato che l’intestatario di questo numero telefonico era il dottor Murray, corretto?
Dixon: Sì.
Gourjian:Ma lei può dirci chi stesse usando effettivamente quel telefono in quella data e in quegli orari specifici?
Dixon: No.
Gourjian: I tabulati non identificano la persona che sta usando il telefono, corretto?
Dixon: Corretto.
Gourjian: Nei tabulati noi abbiamo visto dati relativi a sms, giusto?
Dixon: Sì.
Gourjian: Ma quei tabulati di fatto non possono dare i contenuti di quei messaggi, corretto?
Dixon: Sì.
Gourjian: C’è un modo per cui qualcuno possa ottenere i contenuti di quei messaggi?
Dixon: No.
Gourjian: Perciò la AT & T non li salva?
Dixon: Normalmente, non salviamo quelle informazioni.
Gourjian ha poi mostrato di nuovo a Dixon il tabulato con le telefonate effettuate e ricevute dal numero di Murray il 25 giugno 2009 e ha chiesto se oggi lui sapeva se quei numeri appartengono alle persone indicate sul tabulato e Dixon ha risposto di no.
Gourjian: Ok, quindi non sappiamo se è accurato o no, corretto?
L’accusa ha fatto obiezione per falsificazione della testimonianza, ma il giudice l’ha respinta e Dixon ha risposto che sì, era corretto.
Gourjian ha chiesto a Dixon se lui era in grado di dire se una particolare telefonata aveva ricevuto risposta o se era andata in segreteria, Dixon ha detto che sulla base di ciò che gli stava mostrando Gourjian non poteva farlo, ma sui tabulati della AT & T identificati prima dall’accusa gli era possibile.
Dixon ha confermato che riguardo i dati registrati in sequenza nello stesso orario non significa che l’utente stesse svolgendo attività sul telefono, ma si tratta di un settaggio automatico del cellulare.
Dixon ha chiarito che i dettagli sulle telefonate poteva indicarli dai tabulati dell’AT & T sulle loro utenze quando Gourjian gli ha chiesto di una telefonata in particolare. Dixon ha cominciato a sfogliare il suo registro ma poi Gourjian riformulandogli la domanda ha indicato un numero non della AT & T e il procuratore Brazil ha fatto obiezione per falsificazione della testimonianza, che il giudice ha accolto.
Gourjian ha chiesto a Dixon se era in grado di dire riguardo alla telefonata delle 11:07 am ricevuta da Murray se aveva ricevuto risposta o era andata in segreteria e Dixon ha detto che oltre ad indicarne la durata di un minuto e che si trattava di una chiamata in entrata, non poteva dire.
RIPRESA INTERROGATORIO BRAZIL:
Brazil ha chiesto un chiarimento a Dixon sulle prove dell’accusa, grazie al quale ha corretto un errore di battitura relativo all’orario di una telefonata.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=221:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-edward-dixon&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Secondo testimone nella 5° giornata di processo a Conrad Murray Edward Dixon, impiegato nella società di telecomunicazioni di una delle schede telefoniche di Murray. L’interrogatorio è stato condotto dal vice procuratore distrettuale Deborah Brazil.
Dixon lavora alla AT & T, una società di telecomunicazioni, attualmente come ingegnere senior di supporto alle vendite. Lavora in questa società dal 1997. Tra le sue responsabilità, ha familiarità con la preparazione dei tabulati dei cellulari. Ha già testimoniato in passati procedimenti legali riguardo ai tabulati dei cellulari.
La Brazil ha chiesto l’identificazione della prova n° 51 dell’accusa, il documento di 73 pagine che riporta tutte le informazioni in dettaglio del cellulare di Murray corrispondente al numero: 702-8620973.
Il testimone ha consultato la copia di quel documento che ha davanti a sé indicando che l’apertura del conto relativo a quella scheda risale al 28 gennaio del 2009 e che lo stato di quella scheda era attivo nel mese di giugno del 2009.
La Brazil ha proiettato la pagina 21 del documento di prova per mostrare i movimenti del cellulare di Murray dal 23 al 25 giugno 2009, chiedendo a Dixon di precisare il significato di ogni singola voce:
La prima colonna è la colonna “item”, un’espressione numerica che rappresenta una sorta di timbro che viene messo come promemoria della registrazione; la seconda è la colonna “data” che corrisponde alla data in mese, giorno e anno; la terza colonna è “time”, tempo, che riflette il Pacific Standard Time per la località dove la transazione telefonica è avvenuta; la quarta colonna “number called”, numero chiamato, identifica i numeri che sono stati chiamati o le chiamate in entrata verso questo telefono.
La Brazil ha poi chiesto la colonna successiva chiamata “to” cosa indicasse e Dixon ha spiegato che rappresenta dove il cliente può disporre una chiamata o può essere un’informazione generale del numero chiamato. Dixon ha continuato a spiegare che il tabulato riporta anche i minuti di durata delle conversazioni sotto la colonna “mins used” dove i numeri vengono arrotondati verso l’unità più prossima (cioè, 2 min e 50 secondi saranno registrati come 3 minuti di telefonata, ndr).
C’è poi la colonna bianca “features”, caratteristiche, che può contenere informazioni relative al tipo di piano telefonico; la colonna “usage type” che riporta due lettere, dt per daytime (diurno) e nw per nights & weekends (notturno e week-end); la colonna “charge”, costo, che indica quello che viene addebitato sul conto del cliente (il costo 0 compare perché evidentemente la chiamata rientra nei minuti gratuiti a disposizione del cliente); la colonna “roam type” si riferisce alla rete di appoggio del cellulare e la lettera “h” sta per “home network”, rete “home”; la colonna “switch code”, cambio codice, indica l’area dove la chiamata è terminata o da dove viene ricevuta; la colonna “sid”, servizio di identificazione, rappresenta il servizio di AT & T; la colonna “serving area” è una localizzazione generale di dove le chiamate possono essere terminate o ricevute; la colonna “lac” identifica il codice dell’area di localizzazione e l’ultima colonna, “cid”, indica l’indentità delle celle.
La Brazil ha chiesto a Dixon di illustrare cosa indica il tabulato della scheda telefonica AT & T di Murray nella data del 25 giugno 2009:
09:23 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 702-2902909 della durata di 22 minuti
10:14 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 703-6994955 della durata di 2 minuti
11:07 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 619-9943233 della durata di 1 minuto
11:18 am Telefonata effettuata da Murray al numero 702-8666802 della durata di 32 minuti
11:49 am Telefonata effettuata da Murray al numero 702-8084989 della durata di 3 minuti
11:51 am Telefonata effettuata da Murray al numero 832-3663832 della durata di 11 minuti
12:12 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 562-8012570 della durata di 1 minuto
12:15 pm Telefonata a Murray ricevuta dal numero 562-8012570 della durata di 1 minuto
3:58 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di 2 minuti
4:31 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di 1 minuto
4:32 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di 1 minuto
5:02 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di 1 minuto
La Brazil ha chiesto se quei tabulati telefonici contengono informazioni anche relativamente ai dati registrati sul cellulare, oltre che alle telefonate, e Dixon ha detto di sì. I dati classificano le informazioni sullo schema di colonne visto per le telefonate, l’unica differenza è che viene indicata anche la “quantità usata” in merito allo spazio occupato dal dato ricevuto per depositarsi sulla scheda memoria.
Questi sono i dati registrati sul cellulare di Murray il 25 giugno 2009:
01:04 am
02:04 am,
03:04 am
04:04 am
05:04 am
06:04 am Dixon ha dichiarato che questo ricorrere dello stesso orario ogni ora indica una notifica di ricezione per informazioni che possono essere catturate dal cellulare in automatico , senza che venga fatta nessuna attività sul cellulare.
06:31 am
07:03 am
07:29 am
08:16 am
08:26 am
08:54 am
Altri dati registrati dal cellulare di Murray sono quelli mostrati nell’immagine:
CONTROINTERROGATORIO DI NAREG GOURJIAN:
Gourjian: Lei ha testimoniato che l’intestatario di questo numero telefonico era il dottor Murray, corretto?
Dixon: Sì.
Gourjian:Ma lei può dirci chi stesse usando effettivamente quel telefono in quella data e in quegli orari specifici?
Dixon: No.
Gourjian: I tabulati non identificano la persona che sta usando il telefono, corretto?
Dixon: Corretto.
Gourjian: Nei tabulati noi abbiamo visto dati relativi a sms, giusto?
Dixon: Sì.
Gourjian: Ma quei tabulati di fatto non possono dare i contenuti di quei messaggi, corretto?
Dixon: Sì.
Gourjian: C’è un modo per cui qualcuno possa ottenere i contenuti di quei messaggi?
Dixon: No.
Gourjian: Perciò la AT & T non li salva?
Dixon: Normalmente, non salviamo quelle informazioni.
Gourjian ha poi mostrato di nuovo a Dixon il tabulato con le telefonate effettuate e ricevute dal numero di Murray il 25 giugno 2009 e ha chiesto se oggi lui sapeva se quei numeri appartengono alle persone indicate sul tabulato e Dixon ha risposto di no.
Gourjian: Ok, quindi non sappiamo se è accurato o no, corretto?
L’accusa ha fatto obiezione per falsificazione della testimonianza, ma il giudice l’ha respinta e Dixon ha risposto che sì, era corretto.
Gourjian ha chiesto a Dixon se lui era in grado di dire se una particolare telefonata aveva ricevuto risposta o se era andata in segreteria, Dixon ha detto che sulla base di ciò che gli stava mostrando Gourjian non poteva farlo, ma sui tabulati della AT & T identificati prima dall’accusa gli era possibile.
Dixon ha confermato che riguardo i dati registrati in sequenza nello stesso orario non significa che l’utente stesse svolgendo attività sul telefono, ma si tratta di un settaggio automatico del cellulare.
Dixon ha chiarito che i dettagli sulle telefonate poteva indicarli dai tabulati dell’AT & T sulle loro utenze quando Gourjian gli ha chiesto di una telefonata in particolare. Dixon ha cominciato a sfogliare il suo registro ma poi Gourjian riformulandogli la domanda ha indicato un numero non della AT & T e il procuratore Brazil ha fatto obiezione per falsificazione della testimonianza, che il giudice ha accolto.
Gourjian ha chiesto a Dixon se era in grado di dire riguardo alla telefonata delle 11:07 am ricevuta da Murray se aveva ricevuto risposta o era andata in segreteria e Dixon ha detto che oltre ad indicarne la durata di un minuto e che si trattava di una chiamata in entrata, non poteva dire.
RIPRESA INTERROGATORIO BRAZIL:
Brazil ha chiesto un chiarimento a Dixon sulle prove dell’accusa, grazie al quale ha corretto un errore di battitura relativo all’orario di una telefonata.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=221:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-edward-dixon&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Re: Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
Testimonianza di Jeff Strohm
Il procuratore Deborah Brazil ha interrogato il terzo testimone per l’accusa del 5° giorno di processo a Murray Jeff Strohm, impiegato della Sprint Nextel Telecommunications, cui appartiene la seconda scheda telefonica di Murray.[b]
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La Sprint Nextel offre servizi di telefonia mobile e servizi wireless. Strohm lavora come responsabile dei registri, ha cioè la responsabilità di testimoniare per tutti i registri che sono prodotti nel Dipartimento Legale di Conformità della Sprint Nextel. Quando non è in giro per testimoniare, ha la responsabilità di rispondere alle richieste della legge, fornendo diversi tipi di tabulati telefonici.
La Brazil ha identificato il documento di prova dell’accusa n° 53 che riporta in 36 pagine i movimenti del secondo cellulare intestato a Murray con numero: 702-8093737, attivo nel mese di giugno 2009.
Strohm ha spiegato che tipo di informazioni sono contenute nei tabulati della Sprint Nextel. Le prime tre colonne riguardano rispettivamente il numero di telefono che effettua una chiamata, il numero di telefono che riceve la chiamata e i dial digits, i numeri che sono effettivamente inseriti. La colonna successiva indica con un acronimo se la telefonata è inbound o outbound o reindirizzata rispetto al numero della scheda, inbound significa che il numero ha ricevuto la telefonata, outbound che l’ha effettuata. C’è poi la colonna “start date”, che indica la data e l’ora di partenza di una certa telefonata, con fuso orario riportato in relazione alla localizzazione del numero della scheda e non ha nulla a che vedere con il numero chiamato; la colonna “end date” che indica quando la telefonata viene terminata, con la stessa considerazione per quanto concerne il fuso orario ed il tempo indicato in minuti, secondi e decimi di secondo; la colonna “duration” che indica la quantità di tempo trascorsa sulla rete in secondi; il “repoll number” che fa riferimento al gruppo di celle telefoniche di una certa area (c’è un numero repoll per Kansas City, uno per Dallas, mentre per grandi distretti come quello di Los Angeles ce ne sono diversi, ognuno fa riferimento ad una zona particolare della città); la colonna “prima cella” indica la cella alla quale il telefono si aggancia quando comincia la telefonata e la colonna “ultima cella”, che rappresenta quella alla quale il telefono è agganciato al termine della telefonata.
La Brazil ha chiesto a Strohm di confermare i dati del tabulato della scheda Sprint Nextel di Murray nella data del 25 giugno 2009:
07:01 am Telefonata effettuata da Murray ad un altro numero che comincia con 702 della durata di 25 secondi
08:25 am Telefonata effettuata da Murray al numero 925-7866377 della durata di 0 secondi perché si tratta di un sms
08:49 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 702-6835217 della durata di 53 secondi (questa telefonata riporta sul registro il dato della durata diviso in 2 momenti perché è una chiamata reindirizzata collegata alla localizzazione del ricevente che implica l’aggancio ad un TLDN. La somma totale è di 53 secondi)
10:20 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 713- 8570124 della durata di 111 secondi
10:34 am Telefonata effettuata da Murray al numero 619-9943233 della durata di circa 8 minuti e mezzo
11:26 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 310-5909566 della durata di 7 secondi (altro esempio di telefonata reindirizzata)
01:08 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di circa 2 minuti
CONTROINTERROGATORIO DI NAREG GOURJIAN:
Gourjian ha fatto a Strohm solo una domanda relativa alla telefonata delle 11:26 am, con l’intento di sapere se dal tabulato è possibile dire se quella chiamata ha ricevuto risposta o se si tratta di un messaggio lasciato in segreteria. Strohm ha detto che non è possibile stabilire se la chiamata ha avuto risposta o meno e neanche se è diventata un messaggio in segreteria oppure no.
Il procuratore Deborah Brazil ha interrogato il terzo testimone per l’accusa del 5° giorno di processo a Murray Jeff Strohm, impiegato della Sprint Nextel Telecommunications, cui appartiene la seconda scheda telefonica di Murray.[b]
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La Sprint Nextel offre servizi di telefonia mobile e servizi wireless. Strohm lavora come responsabile dei registri, ha cioè la responsabilità di testimoniare per tutti i registri che sono prodotti nel Dipartimento Legale di Conformità della Sprint Nextel. Quando non è in giro per testimoniare, ha la responsabilità di rispondere alle richieste della legge, fornendo diversi tipi di tabulati telefonici.
La Brazil ha identificato il documento di prova dell’accusa n° 53 che riporta in 36 pagine i movimenti del secondo cellulare intestato a Murray con numero: 702-8093737, attivo nel mese di giugno 2009.
Strohm ha spiegato che tipo di informazioni sono contenute nei tabulati della Sprint Nextel. Le prime tre colonne riguardano rispettivamente il numero di telefono che effettua una chiamata, il numero di telefono che riceve la chiamata e i dial digits, i numeri che sono effettivamente inseriti. La colonna successiva indica con un acronimo se la telefonata è inbound o outbound o reindirizzata rispetto al numero della scheda, inbound significa che il numero ha ricevuto la telefonata, outbound che l’ha effettuata. C’è poi la colonna “start date”, che indica la data e l’ora di partenza di una certa telefonata, con fuso orario riportato in relazione alla localizzazione del numero della scheda e non ha nulla a che vedere con il numero chiamato; la colonna “end date” che indica quando la telefonata viene terminata, con la stessa considerazione per quanto concerne il fuso orario ed il tempo indicato in minuti, secondi e decimi di secondo; la colonna “duration” che indica la quantità di tempo trascorsa sulla rete in secondi; il “repoll number” che fa riferimento al gruppo di celle telefoniche di una certa area (c’è un numero repoll per Kansas City, uno per Dallas, mentre per grandi distretti come quello di Los Angeles ce ne sono diversi, ognuno fa riferimento ad una zona particolare della città); la colonna “prima cella” indica la cella alla quale il telefono si aggancia quando comincia la telefonata e la colonna “ultima cella”, che rappresenta quella alla quale il telefono è agganciato al termine della telefonata.
La Brazil ha chiesto a Strohm di confermare i dati del tabulato della scheda Sprint Nextel di Murray nella data del 25 giugno 2009:
07:01 am Telefonata effettuata da Murray ad un altro numero che comincia con 702 della durata di 25 secondi
08:25 am Telefonata effettuata da Murray al numero 925-7866377 della durata di 0 secondi perché si tratta di un sms
08:49 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 702-6835217 della durata di 53 secondi (questa telefonata riporta sul registro il dato della durata diviso in 2 momenti perché è una chiamata reindirizzata collegata alla localizzazione del ricevente che implica l’aggancio ad un TLDN. La somma totale è di 53 secondi)
10:20 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 713- 8570124 della durata di 111 secondi
10:34 am Telefonata effettuata da Murray al numero 619-9943233 della durata di circa 8 minuti e mezzo
11:26 am Telefonata a Murray ricevuta dal numero 310-5909566 della durata di 7 secondi (altro esempio di telefonata reindirizzata)
01:08 pm Telefonata effettuata da Murray al numero 310-3108070 della durata di circa 2 minuti
CONTROINTERROGATORIO DI NAREG GOURJIAN:
Gourjian ha fatto a Strohm solo una domanda relativa alla telefonata delle 11:26 am, con l’intento di sapere se dal tabulato è possibile dire se quella chiamata ha ricevuto risposta o se si tratta di un messaggio lasciato in segreteria. Strohm ha detto che non è possibile stabilire se la chiamata ha avuto risposta o meno e neanche se è diventata un messaggio in segreteria oppure no.
Re: Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
Testimonianza di Thao Nguyen
Quarto testimone per l’accusa nel 5° giorno di processo a Conrad Murray Thao Nguyen, dottoressa dell’UCLA Medical Center, interrogata dal procuratore David Walgren.
E’ impiegata all’Università di Los Angeles UCLA come cardiologa/ricercatrice. Trascorre il 20% del suo tempo come cardiologa nei reparti di terapia intensiva di cardiologia e il restante 80% facendo ricerca. Si è laureata nel 2004 e poi ha frequentato la scuola di Medicina in Pennsylvania e ha seguito diversi tirocini fino al 2007, dove è arrivata all’UCLA con due borse di studio, una in cardiologia, fino al 2009, l’altra come post-dottorato, cominciata il 1° luglio del 2011.
Il 25 giugno 2009 era membro del reparto di cardiologia con la responsabilità di seguire i pazienti gravemente ammalati sotto la supervisione del dottor Daniel Cruz. La Nguyen ha ricordato di aver ricevuto una chiamata per prestare la sua assistenza ad un paziente vip, Michael Jackson, nel dipartimento di emergenza dell’UCLA, dove la responsabile era la dottoressa Richelle Cooper.
La Nguyen ha identificato l’imputato Murray dicendo che la dottoressa Cooper glielo presentò immediatamente quando lei arrivò nella stanza d’emergenza. La prima cosa che la Nguyen fece fu parlare con il dottor Murray, che si era presentato come medico personale del signor Jackson, per chiedergli cosa fosse accaduto.
Nguyen: Lui disse che il signor Jackson era molto stanco, che si stava preparando per un tour di concerti in Inghilterra e aveva chiesto dei farmaci che lo aiutassero a dormire.
Walgren: E lei gli chiese quali farmaci lui gli avesse dato?
Nguyen: Sì, lui replicò 4 milligrammi di Ativan (altro nome per il lorazepam, ndr) per via endovenosa.
Walgren: Lei continuò con altre domande?
Nguyen: Io chiesi se c’erano altri narcotici o sedativi oltre al lorazepam che erano stati dati.
Walgren: E cosa rispose il dottor Murray a quella domanda?
Nguyen: “Niente, nient’altro”.
Walgren: La risposta del dottor Murray fu che lui non gli aveva dato nessun altro farmaco?
Nguyen: Sì.
Walgren: Cosa gli chiese poi?
Nguyen: Gli chiesi a che ora era stato somministrato l’Ativan e lui non riuscì a ricordare l’ora, disse: “Non lo so”. Allora io gli chiesi: “Che cosa è successo poi?” e lui disse che si era allontanato e quando era ritornato aveva visto che il paziente non stava respirando. Io gli chiesi: “A che ora è successo questo?” e lui disse che non sapeva nemmeno questo. Io gli chiesi anche quanto tempo era passato da quando aveva trovato il paziente collassato a quando era stata fatta la telefonata al 911 e lui non riuscì a ricordare nemmeno quello. Lui disse che non aveva nessuna concezione del tempo, che non aveva un orologio.
Walgren: Perciò, lei gli chiese quanto tempo era passato dal momento in cui al paziente era stato dato il lorazepam al momento in cui lui lo aveva trovato in assenza di respirazione?
Nguyen: Sì.
Walgren: E lui non fu in grado di rispondere a quella domanda?
Nguyen: Lui non fu in grado di indicare il tempo e nemmeno l’approssimazione di quell’intervallo di tempo.
Walgren: E poi le gli chiese di dare una stima del tempo trascorso da quando aveva trovato il paziente collassato a quando era stato chiamato il 911 e non fu in grado di rispondere neanche a questo, corretto?
Nguyen: Corretto.
Walgren: Il dottor Murray le menzionò mai altri narcotici oltre all’Ativan?
Nguyen; No, io gli feci questa domanda specifica e lui rispose di no.
Walgren: Il dottor Murray le menzionò mai il propofol?
Nguyen: Assolutamente no.
La dottoressa Nguyen ha ricordato che dopo aver ricevuto queste risposte dal dottor Murray lei parlò della situazione con il suo supervisore, il dottor Cruz, che raggiunse la stanza di emergenza ed incontrò il dottor Murray. Murray disse al dottor Cruz che lui aveva sentito una pulsazione e ma né lei né il dottor Cruz riuscirono ad avvertire questa pulsazione. Data la situazione, il dottor Murray fece una richiesta alla Nguyen, ripetendola al dottor Cruz, di non arrendersi facilmente e provare a salvare la vita del signor Jackson. La Nguyen ha detto che la cosa successiva da fare per provare a rianimare Michael era quella di usare una pallone intra-aortico, non fu una richiesta specifica, era semplicemente il passo successivo per continuare gli sforzi di rianimazione. La Nguyen però temeva che il tempo non era dalla parte di Michael e che il loro intervento era avvenuto troppo tardi per potergli salvare la vita.
PAUSA PRANZO
Alla ripresa dell’interrogatorio, la Nguyen ha ribadito che il dottor Murray li esortò a non arrendersi facilmente ed il personale dell’UCLA, per mostrare la propria buona fede, continuarono ad andare avanti malgrado sospettassero che fosse inutile. L’idea del pallone intra-aortico venne dal suo supervisore, il dottor Cruz, ma anche questo tentativo non raggiunse alcun risultato. Già prima di inserire il pallone, la Nguyen ha ricordato che loro comunicarono al dottor Murray che questo sarebbe stato l’ultimo tentativo, per preparare psicologicamente il dottor Murray al fatto che il signor Jackson non poteva essere rianimato e permettere che Michael se ne andasse in pace e con dignità. Perciò loro avvertirono Murray che dopo il pallone si sarebbero fermati e non avrebbero iniziato nessun’altra procedura. Questo fu esattamente quello che accadde e poco dopo Michael venne dichiarato morto.
Walgren: E di nuovo, durante queste conversazioni, inclusa quella relativa al pallone intra-aortico, il dottor Murray menzionò mai di aver somministrato il propofol?
Nguyen: No.
CONTROINTERROGATORIO DI MICHAEL FLANAGAN:
Flanagan ha chiesto alla Nguyen quando lei arrivò nella stanza di emergenza e lei ha risposto che sicuramente era prima delle 13:35 perché mentre lei era lì a parlare con il dottor Murray guardò il suo cercapersone e vide che portava le 13:35, perciò pensa di essere arrivata lì un minuto prima, alle 13:34. La prima persona con la quale parlò fu la dottoressa Cooper ma semplicemente per dirle: “ciao”, perché la Cooper le presentò immediatamente il dottor Murray. La Nguyen ha spiegato che lei sapeva che c’era Michael Jackson nella stanza di emergenza perché le era stato notificato nel momento in cui la Cooper l’aveva chiamata al cercapersone.
Flanagan: E perciò, lei non chiese alla dottoressa Cooper quale fosse la situazione o altro?
Nguyen: No, lo chiesi prima al dottor Murray.
Flanagan: Perché lei chiese prima al dottor Murray?
Nguyen: Lui era la prima fonte.
Flanagan: Non lo era la dottoressa in carica, la dottoressa Cooper?
Nguyen: Avrei parlato subito dopo con lei, quello era il programma. Questo non è comune, ma in quel caso particolare c’era un dottore come fonte primaria e subito dopo il personale medico ed infermieristico dell’UCLA.
Flanagan: Perciò, le prime informazioni relative a questo caso, in merito a cosa stava succedendo, le furono date dal dottor Murray?
Nguyen: Corretto.
Flanagan: E lui le disse che il signor Jackson stava avendo difficoltà a dormire e aveva chiamato il dottor Murray vicino al suo letto per dargli qualcosa che lo facesse dormire?
Nguyen: Lui non disse che lo “aveva chiamato vicino al suo letto”. Lui disse che il signor Jackson aveva difficoltà a dormire, che era stanco per la preparazione e le prove del tour di concerti in Inghilterra e aveva chiesto qualcosa che lo aiutasse a dormire. Ma non usò le parole: “chiamato vicino al suo letto”.
Flanagan: E il dottor Murray le disse che gli aveva dato del lorazepam?
Nguyen: “Ativan, 4 milligrammi per via endovenosa”: furono le sue parole esatte.
Flanagan: Le disse che gliele aveva somministrate in due dosi separate di 2 milligrammi?
Nguyen: No.
Flanagan: Le disse che gli aveva dato anche del valium?
Nguyen: No, non lo fece, in realtà lui rispose negativamente alla mia domanda se c’erano altri sedativi o narcotici coinvolti.
Flanagan: Le disse che gli aveva dato anche del flomax?
Nguyen: No, non disse nemmeno quello.
Flanagan: Ma lei sa che il dottor Murray indicò questi farmaci alla dottoressa Cooper, vero?
Nguyen: No, non lo sapevo, al tempo che io stavo parlando con il dottor Murray, no.
Flanagan: Adesso lo sa?
Ngueyn: Dopo il fatto, sì.
Flanagan: E alla dottoressa Cooper fu detto delle due dosi di 2 milligrammi, corretto?
Cooper: Può essere oppure no, io non sono in grado di dirlo.
Flanagan: E dopo averle detto dei 4 milligrammi di Ativan, davvero non le diede nessun’altra informazione?
Nguyen: No, non l’ha fatto.
Flanagan ha insistito sul fatto che secondo la Nguyen Murray non le diede nessun’altra informazione e lei ha ribadito che lui non seppe rispondere alle sue domande.
Flanagan le ha chiesto se lei ebbe l’impressione che Murray non fosse interessato a parlare con lei e la Nguyen ha risposto: “Non ebbi l’impressione che lui non fosse interessato a parlare con me. Dalle sue risposte alle mie domande, io avevo delle preoccupazioni: la numero 1, come ho detto, che il tempo non fosse dalla nostra parte; la numero 2, Ativan 4 milligrammi per via endovenosa, anche se era piuttosto insolito la soluzione di un’endovenosa per l’insonnia data in nell’ambiente domestico del paziente, non era tipicamente una gran dose nel sistema del paziente, ma i fatti erano che il paziente giaceva lì, senza vita, con il supporto di una ventilazione…”. A questo punto, Flanagan l’ha interrotta dicendo al giudice che la teste non stava rispondendo alla domanda, ma il giudice ha detto che avrebbe tenuto la risposta che non aveva ricevuto obiezioni e ha invitato Flanagan a formulare la domanda successiva.
Flanagan: 4 milligrammi di Ativan possono far addormentare un paziente?
Nguyen: Tipicamente possono far addormentare un paziente, sì, specialmente per via endovenosa.
Flanagan: Se lei vuole far addormentare un paziente con il lorazepam, comincia con un milligrammo, giusto?
Nguyen: PO. Per bocca. Una pillola.
Flanagan: E un milligrammo per via endovenosa è più forte di un milligrammo per via orale, giusto?
Nguyen: Assolutamente sì.
La Nguyen ha precisato che il dosaggio raccomandato di ativan per l’insonnia è 2 milligrammi/2.5 milligrammi per via orale, anche se ha ribadito che l’uso di ativan per insonnia non è consigliabile in un ambiente domestico e che anche in ospedale sono raccomandabili altri farmaci non-narcotici e non-sedativi. Flanagan le ha chiesto quanto tempo ci vorrebbe per addormentarsi dopo quella dose, la Nguyen ha risposto che accadrebbe velocemente, in linea generale nel giro di 5/7 minuti, ma questo dipende molto dal paziente, che se ad esempio ha un’alta tolleranza ai farmaci, potrebbe impiegarci molto di più, ecco perché si comincia sempre con dosaggi basi per poi arrivare ad ottenere l’effetto desiderato. Flanagan ha riportato la risposta alla sua considerazione generale di 5/7 minuti e ha chiesto per quanto tempo un paziente sarebbe in grado di dormire. La Nguyen ha risposto: “Ore. L’emivita per eliminare il farmaco per via endovenosa è stabilito in 14 ore + 5 ore, perciò..”. Flanagan le ha chiesto se questo vuol dire che il paziente dormirebbe tutto quel tempo e la Nguyen ha detto risposto: “non necessariamente, come ho detto, dipende dal paziente e da quello che lo riguarda, se ci sono altri farmaci, quali sono le sue condizioni fisiche, ma quello che io tipicamente vedo in ambiente ospedaliero è che i pazienti riescono a dormire tutta la notte”. Flanagan quindi le ha chiesto se con un’altra dose di 2 milligrammi, secondo le sue aspettative i pazienti dormirebbero di sicuro e la Nguyen ha risposto di sì, se si tratta di persone che non hanno maturato una tolleranza molto alta ai farmaci che richiede dosaggi sempre maggiori per ottenere l’effetto che si vuole e purtroppo gli effetti che il cuore, i polmoni e il cervello possono tollerare come soglia di tossicità non aumenta con la soglia della tolleranza.
Flanagan: Perciò, una persona dipendente dalle benzodiazepine deve assumere più di 4 milligrammi per addormentarsi, giusto?
Nguyen: Tipicamente, sì.
Flanagan: E riguardo a 20 milligrammi?
Nguyen: 20 milligrammi di ativan per via endovenosa?
Flanagan: Sì.
Nguyen: Quella è una dose davvero molto alta che io personalmente non ho mai usato. E’ una dose molto alta.
Flanagan: Che può ucciderti, giusto?
Nguyen: Dipende da cosa intende per “uccidere”. L’Ativan non determina una depressione respiratoria, non ti fa smettere di respirare o ti fa collassare il cuore arrestandone il battito. La prima cosa che fa è agire sul cervello e farti davvero addormentare e il cervello non ordina più al diaframma di respirare, pertanto il paziente va in apnea, il che significa che non respira più, a differenza di certi altri farmaci.
Flanagan: Perciò assumere 20 milligrammi può fare questo?
Nguyen: 20 milligrammi è una dose molto, molto alta e può agire molto più velocemente e portare quell’effetto molto più rapidamente di sicuro. Deprimerebbe la coscienza così rapidamente e da quel punto in poi provocherebbe che il paziente smetta di respirare, di sicuro.
Flanagan: Ok, perciò l’Ativan è molto efficace per l’insonnia?
Walgren ha fatto obiezione perché la domanda supera la competenza professionale della testimone, il giudice comunque ha permesso alla Nguyen di rispondere che lei tipicamente non usa sedativi o narcotici per trattare l’insonnia, ma per le procedure che servono per sedare il paziente e in quel caso l’ativan è efficace.
Flanagan: L’ativan può essere usato per indurre un’anestesia?
Nguyen: Per indurre sedazione, ma non per un’anestesia generale.
La Nguyen ha chiarito che l’emivita del lorazepam per un soggetto normale è di 14 ore se il farmaco è somministrato per via endovenosa e di 12 se assunto oralmente. Perciò, ha risposto all’ipotesi di Flanagan di 2 milligrammi dati alle 02:00 am e altri 2 milligrammi dati alle 05:00 am che si aspetterebbe fossero ancora nel sistema del paziente. Flanagan le ha chiesto se la dottoressa Nguyen era in grado di correlare i dosaggi di ativan con i livelli nel sangue e la Nguyen ha detto di no. Flanagan le ha chiesto se allora lei guarda semplicemente il numero di pillole che dà al paziente e verifica che effetto hanno e la Nguyen ha detto che sì, fa questo aggiungendo dosi per ottenere l’effetto desiderato però mentre osserva gli effetti collaterali sul paziente perché con un’alta tolleranza al farmaco, i dosaggi richiesti sono più alti però si può raggiungere la soglia di tossicità e quindi bisogna monitorare il paziente con cura. La Nguyen ha confermato che l’effetto dell’ativan per via orale impiega più tempo di un’endovenosa e che durante quel periodo di tempo la persona che lo assume parla in modo impastato.
Flanagan ha poi chiesto alla Nguyen se come cardiologa usa il propofol e lei ha risposto di sì. Flanagan le ha chiesto cosa osserva sul paziente per determinare se il farmaco ha funzionato e la Nguyen ha risposto che osserva la mancata risposta del paziente agli stimoli verbali. Flanagan ha chiesto se la Nguyen ha mai sentito parlare un paziente con voce impastata sotto effetto del propofol e la dottoressa ha risposto che prima che l’induzione riesca, è possibile sentire ancora parlare il paziente, ma dopo l’induzione non è più possibile sentirli. Flanagan gli ha chiesto se al risveglio, il paziente ha quella voce impastata e la Nguyen ha detto di no perché uno degli aspetti positivi del propofol è che il risveglio è veloce quanto l’induzione e il paziente si risveglia del tutto in sesto, senza avere difficoltà nel parlare, come invece può avvenire con altri sedativi come l’ativan. Flanagan ha voluto sapere per induzione veloce del propofol quanto tempo intendesse, chiedendole se si tratta di secondi, e la Nguyen ha risposto che dipende dalla dose, ma tipicamente l’induzione avviene in minuti.
Flanagan poi ha chiesto alla Nguyen se lei aveva notato il comportamento di Murray e la Nguyen ha detto che Murray aveva un tono di voce disperato e sembrava devastato, se ne accorse quando gli parlò, non prima.
Flanagan: E mentre lui era in questo stato di devastazione, le disse: “perfavore dottoressa, non si arrenda”. E’ corretto?
Nguyen: “Non arrendetevi facilmente, perfavore, provate a salvargli la vita”.
Flanagan: Lui raccomandò il pallone intra-aortico, vero?
Nguyen: No, lui non disse quelle parole specifiche, no.
Flanagan: Perché, in pratica lei presto divenne consapevole che non c’era pulsazione su questo paziente da più di un’ora, è corretto?
Nguyen: Non c’era pulsazione. Se era da più di un’ora o no io non potevo dirlo.
Flanagan: Che non c’era pulsazione dal suo arrivo in ospedale.
Nguyen: Io non ero presente quando lui arrivò in ospedale, di lui si era preso cura il team della sala di emergenza.
Flanagan: Ok, ma prima che lei decidesse di fare qualunque cosa, lei si consultò con altri dottori, probabilmente con la dottoressa Cooper e chiese a lei se c’era una qualche pulsazione.
Nguyen: Corretto.
Flanagan: E lei disse che lui non aveva pulsazione.
Nguyen: Corretto.
La Nguyen ha poi chiarito che lei ha saputo solo dopo la morte di Michael che la Cooper aveva già autorizzato i paramedici a dichiarare il suo decesso alle 12:57. Quando lei fu chiamata per gestire l’emergenza di Michael, aveva in mente l’idea che gli sforzi di rianimazione potessero avere una qualche possibilità di riuscita, ma quando poi raggiunse la stanza di emergenza lo vide senza vita e senza pulsazione, dato questo verificato anche dal suo supervisore. La Nguyen ha ribadito che il dottor Murray non disse a lei di aver sentito una pulsazione, ma al suo supervisore, il dottor Cruz. La Nguyen non sa se il dottor Cruz chiese a Murray quando lui aveva avvertito questa pulsazione. La dottoressa ha ribadito che in casi come quelli di Michael ogni secondo è molto importante. La Nguyen ha detto che dal momento che Murray era lì ed era un dottore e che per questo si suppone sapesse rilevare una pulsazione, gli fu dato il beneficio del dubbio e fu creduto quando disse al dottor Cruz che lui aveva sentito una pulsazione. La Nguyen ha ripetuto che l’idea del pallone intra-aortico fu del dottor Cruz e che questo fu fatto per le ragioni che lei ha già spiegato in precedenza, la prima perché Murray disse di aver sentito una pulsazione, la seconda perché Murray richiese al personale dell’UCLA di non arrendersi facilmente. Ha spiegato che questa operazione fu concordata tra lei, il dottor Cruz e Murray, che lei gli disse che dopo quest’ultimo disperato tentativo di riportare in vita il signor Jackson sarebbe stato necessario proclamarne il decesso e Murray espresse il suo assenso dicendo: “Sì.”. Flanagan le ha domandato ancora una volta se l’idea del pallone intra-aortico era venuta da Murray e la dottoressa ha ribadito che no, non fu un’idea di Murray.
Flanagan: E dopo aver parlato con il dottor Murray, lei tornò a parlare con la dottoressa Cooper che non le riferì gli altri farmaci di cui aveva parlato con lei il dottor Murray?
Nguyen: Non chiesi alla dottoressa Cooper di altri farmaci coinvolti o meno, è una cosa che feci subito chiedendo al dottor Murray nelle mie precedenti conversazioni con lui se lui aveva provato ad usare qualcosa per rovesciare l’effetto dell’ativan.
Flanagan: Cosa sarebbe appropriato per rovesciare l’effetto dell’ativan?
Nguyen: Il flumanezil.
La Nguyen ha specificato che il flumanezil andrebbe usato immediatamente per rovesciare l’effetto dell’ativan, si tratta di secondi, appena si vede che il paziente collassa, bisognerebbe avere a portata di mano gli antidoti per un uso immediato. La Nguyen ha puntualizzato, come aveva già fatto in precedenza, che l’ativan non può causare un arresto cardiovascolare, ma un arresto respiratorio perché deprimerebbe così tanto il cervello da non fargli più trasmettere il segnale per respirare. Flanagan le ha chiesto dopo che è stato rilevato che il problema del paziente dipende dall’ativan che finestra di opportunità esiste che il flumanezil possa essere usato con successo e la Nguyen ha parlato di secondi- minuti, ha detto che dipende dalle dosi e da come l’ativan è stato somministrato. Flanagan le ha richiesto di quantificare in minuti la finestra di opportunità dopo la crisi respiratoria riscontrata sul paziente e la Nguyen ha indicato 2-3 minuti. La Nguyen ha detto che se il flumanezil non viene somministrato in tempo, in questi 2-3 minuti, il passo successivo è intubare il paziente, un’operazione che loro in realtà preparano contemporaneamente perché se il flumanezil non dovesse essere disponibile in quel tempo ristretto, il paziente ha bisogno di un supporto respiratorio.
Flanagan ha chiesto alla Nguyen se nel caso di un paziente tollerante alle benzodiazepine, con 4 milligrammi di ativan si aspetterebbe una complicazione tale da richiedere il flumanezil e la Nguyen ha risposto che come già chiarito prima, la complicazione può essere che si arresti il respiro ma lei con quella dose non ha mai assistito ad una situazione del genere. Flanagan ha risottolineato il caso del paziente tollerante alle benzodiazepine e la Nguyen ha detto che, sebbene possa succedere qualsiasi cosa, tipicamente no, non si aspetterebbe che 4 milligrammi di ativan determinino l’arresto respiratorio, ma che loro li usano sempre in ambienti provvisti di monitor e con ossigeno disponibile. Flanagan ha chiesto alla dottoressa se l’ativan viene frequentemente usato in ambienti non ospedalieri senza monitor, ma il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa.
Flanagan ha chiesto se l’ativan viene assunto oralmente, la Nguyen ha spiegato che viene somministrato in vari modi, oralmente o per via endovenosa, chiarendo che comunque lei non usa l’ativan o altri sedativi o narcotici per trattare l’insonnia perché ci sono altri farmaci disponibili, lei usa l’ativan per le procedure in ospedale. Flanagan le ha chiesto se era corretto che una delle indicazioni per l’ativan è l’insonnia e la Nguyen ha detto di sì.
RIPRESA INTERROGATORIO DI WALGREN:
Walgren ha chiesto alla Nguyen se lei ha i privilegi specifici all’UCLA per utilizzare il propofol e la Nguyen ha detto di sì, spiegando che il propofol viene usato in procedure che richiedono la presenza obbligatoria di un anestesista e che vengono effettuate in stanze particolari dell’ospedale dove sono presenti tutte le apparecchiature di monitoraggio indispensabili perché il propofol, a differenza dell’ativan, può causare un arresto cardiovascolatorio.
Walgren: Perciò, lei non assisterebbe o somministrerebbe personalmente il propfol senza avere l’equipaggiamento di un monitor cardiaco, un capnografo, un pulsi ossimetro, supporti di ventilazione?
Nguyen: No.
Walgren ha voluto sapere cosa intendesse la Nguyen quando ha parlato di beneficio del dubbio dato a Murray quando lo staff decise di usare il pallone intra-aortico e lei ha detto che era riferito al fatto che il dottor Murray poteva aver avvertito una pulsazione. La Nguyen ha chiarito cosa intendeva dire quando ha detto che durante le procedure può succedere qualsiasi cosa, spiegando che quando pensano di usare un sedativo o un narcotico, prima di pensare all’effetto che vogliono raggiungere, devono sempre pensare a quale può essere lo scenario peggiore e devono sempre essere pronti per questo, prima ancora di dare il farmaco, qualunque sia la sua indicazione, prima ancora di somministrare qualunque farmaco, loro sono preparati al peggiore dei casi. Il peggiore dei casi con il propofol è il collasso cardiovascolare, il collasso dei polmoni, il collasso respiratorio e il propofol non ha antidoto perciò loro devono essere preparati al peggio, prima di somministrarlo.
RIPRESA CONTROINTERROGATORIO DI FLANAGAN:
Flanagan ha chiesto alla Nguyen se lei ha familiarità con il propofol, lei ha voluto che Flanagan definisse “familiarità” e lui le ha chiesto se usa il propofol. La Nguyen ha chiarito che lei usa il propofol in presenza di anestesisti e non ha mai somministrato il propofol per conto suo. Flanagan ha cercato di sottolineare il fatto che il suo uso del propofol nelle procedure di sedazione è in relazione al fatto che la dottoressa Nguyen pratica solo in ospedale, ma lei ha chiarito che pratica anche al di fuori dell’ospedale e che non usa il propofol in ambienti non ospedalieri e anche per quelli in ospedale ha già fatto notare che viene usato solo in sale particolari. La Nguyen ha detto di sapere che il propofol può essere usato come farmaco preparatorio alla sedazione, sottolineando che si parla sempre di sale appropriate. Flanagan le ha chiesto che dose di propofol lei darebbe ad un paziente con le caratteristiche di Michael e la Nguyen ha risposto che dipende dal tipo di procedura e se il propofol viene usato in combinazione con altri farmaci, benzodiazepine come il versed, confermando che a volte gli anestesisti usano benzodiazepine combinate con il propofol. Flanagan ha detto che il propofol viene usato comunemente al di fuori degli ospedali e la Nguyen ha risposto di essere in disaccordo con la sua dichiarazione. Flanagan le ha fatto allora l’esempio dei dentisti e dei gastroenterologi e la Nguyen ha detto di non chiedere a questi dottori cosa usano per le loro procedure, ma di sapere che su di lei non usano quel tipo di farmaco.
RIPRESA INTERROGATORIO DI WALGREN:
Walgren: Dottoressa, lei ha mai sentito parlare dell’uso del propofol nella stanza da letto di qualcuno nella sua casa?
Nguyen: Sarebbe la prima volta, non ho mai sentito una cosa simile.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=223:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-thao-nguyen&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Quarto testimone per l’accusa nel 5° giorno di processo a Conrad Murray Thao Nguyen, dottoressa dell’UCLA Medical Center, interrogata dal procuratore David Walgren.
E’ impiegata all’Università di Los Angeles UCLA come cardiologa/ricercatrice. Trascorre il 20% del suo tempo come cardiologa nei reparti di terapia intensiva di cardiologia e il restante 80% facendo ricerca. Si è laureata nel 2004 e poi ha frequentato la scuola di Medicina in Pennsylvania e ha seguito diversi tirocini fino al 2007, dove è arrivata all’UCLA con due borse di studio, una in cardiologia, fino al 2009, l’altra come post-dottorato, cominciata il 1° luglio del 2011.
Il 25 giugno 2009 era membro del reparto di cardiologia con la responsabilità di seguire i pazienti gravemente ammalati sotto la supervisione del dottor Daniel Cruz. La Nguyen ha ricordato di aver ricevuto una chiamata per prestare la sua assistenza ad un paziente vip, Michael Jackson, nel dipartimento di emergenza dell’UCLA, dove la responsabile era la dottoressa Richelle Cooper.
La Nguyen ha identificato l’imputato Murray dicendo che la dottoressa Cooper glielo presentò immediatamente quando lei arrivò nella stanza d’emergenza. La prima cosa che la Nguyen fece fu parlare con il dottor Murray, che si era presentato come medico personale del signor Jackson, per chiedergli cosa fosse accaduto.
Nguyen: Lui disse che il signor Jackson era molto stanco, che si stava preparando per un tour di concerti in Inghilterra e aveva chiesto dei farmaci che lo aiutassero a dormire.
Walgren: E lei gli chiese quali farmaci lui gli avesse dato?
Nguyen: Sì, lui replicò 4 milligrammi di Ativan (altro nome per il lorazepam, ndr) per via endovenosa.
Walgren: Lei continuò con altre domande?
Nguyen: Io chiesi se c’erano altri narcotici o sedativi oltre al lorazepam che erano stati dati.
Walgren: E cosa rispose il dottor Murray a quella domanda?
Nguyen: “Niente, nient’altro”.
Walgren: La risposta del dottor Murray fu che lui non gli aveva dato nessun altro farmaco?
Nguyen: Sì.
Walgren: Cosa gli chiese poi?
Nguyen: Gli chiesi a che ora era stato somministrato l’Ativan e lui non riuscì a ricordare l’ora, disse: “Non lo so”. Allora io gli chiesi: “Che cosa è successo poi?” e lui disse che si era allontanato e quando era ritornato aveva visto che il paziente non stava respirando. Io gli chiesi: “A che ora è successo questo?” e lui disse che non sapeva nemmeno questo. Io gli chiesi anche quanto tempo era passato da quando aveva trovato il paziente collassato a quando era stata fatta la telefonata al 911 e lui non riuscì a ricordare nemmeno quello. Lui disse che non aveva nessuna concezione del tempo, che non aveva un orologio.
Walgren: Perciò, lei gli chiese quanto tempo era passato dal momento in cui al paziente era stato dato il lorazepam al momento in cui lui lo aveva trovato in assenza di respirazione?
Nguyen: Sì.
Walgren: E lui non fu in grado di rispondere a quella domanda?
Nguyen: Lui non fu in grado di indicare il tempo e nemmeno l’approssimazione di quell’intervallo di tempo.
Walgren: E poi le gli chiese di dare una stima del tempo trascorso da quando aveva trovato il paziente collassato a quando era stato chiamato il 911 e non fu in grado di rispondere neanche a questo, corretto?
Nguyen: Corretto.
Walgren: Il dottor Murray le menzionò mai altri narcotici oltre all’Ativan?
Nguyen; No, io gli feci questa domanda specifica e lui rispose di no.
Walgren: Il dottor Murray le menzionò mai il propofol?
Nguyen: Assolutamente no.
La dottoressa Nguyen ha ricordato che dopo aver ricevuto queste risposte dal dottor Murray lei parlò della situazione con il suo supervisore, il dottor Cruz, che raggiunse la stanza di emergenza ed incontrò il dottor Murray. Murray disse al dottor Cruz che lui aveva sentito una pulsazione e ma né lei né il dottor Cruz riuscirono ad avvertire questa pulsazione. Data la situazione, il dottor Murray fece una richiesta alla Nguyen, ripetendola al dottor Cruz, di non arrendersi facilmente e provare a salvare la vita del signor Jackson. La Nguyen ha detto che la cosa successiva da fare per provare a rianimare Michael era quella di usare una pallone intra-aortico, non fu una richiesta specifica, era semplicemente il passo successivo per continuare gli sforzi di rianimazione. La Nguyen però temeva che il tempo non era dalla parte di Michael e che il loro intervento era avvenuto troppo tardi per potergli salvare la vita.
PAUSA PRANZO
Alla ripresa dell’interrogatorio, la Nguyen ha ribadito che il dottor Murray li esortò a non arrendersi facilmente ed il personale dell’UCLA, per mostrare la propria buona fede, continuarono ad andare avanti malgrado sospettassero che fosse inutile. L’idea del pallone intra-aortico venne dal suo supervisore, il dottor Cruz, ma anche questo tentativo non raggiunse alcun risultato. Già prima di inserire il pallone, la Nguyen ha ricordato che loro comunicarono al dottor Murray che questo sarebbe stato l’ultimo tentativo, per preparare psicologicamente il dottor Murray al fatto che il signor Jackson non poteva essere rianimato e permettere che Michael se ne andasse in pace e con dignità. Perciò loro avvertirono Murray che dopo il pallone si sarebbero fermati e non avrebbero iniziato nessun’altra procedura. Questo fu esattamente quello che accadde e poco dopo Michael venne dichiarato morto.
Walgren: E di nuovo, durante queste conversazioni, inclusa quella relativa al pallone intra-aortico, il dottor Murray menzionò mai di aver somministrato il propofol?
Nguyen: No.
CONTROINTERROGATORIO DI MICHAEL FLANAGAN:
Flanagan ha chiesto alla Nguyen quando lei arrivò nella stanza di emergenza e lei ha risposto che sicuramente era prima delle 13:35 perché mentre lei era lì a parlare con il dottor Murray guardò il suo cercapersone e vide che portava le 13:35, perciò pensa di essere arrivata lì un minuto prima, alle 13:34. La prima persona con la quale parlò fu la dottoressa Cooper ma semplicemente per dirle: “ciao”, perché la Cooper le presentò immediatamente il dottor Murray. La Nguyen ha spiegato che lei sapeva che c’era Michael Jackson nella stanza di emergenza perché le era stato notificato nel momento in cui la Cooper l’aveva chiamata al cercapersone.
Flanagan: E perciò, lei non chiese alla dottoressa Cooper quale fosse la situazione o altro?
Nguyen: No, lo chiesi prima al dottor Murray.
Flanagan: Perché lei chiese prima al dottor Murray?
Nguyen: Lui era la prima fonte.
Flanagan: Non lo era la dottoressa in carica, la dottoressa Cooper?
Nguyen: Avrei parlato subito dopo con lei, quello era il programma. Questo non è comune, ma in quel caso particolare c’era un dottore come fonte primaria e subito dopo il personale medico ed infermieristico dell’UCLA.
Flanagan: Perciò, le prime informazioni relative a questo caso, in merito a cosa stava succedendo, le furono date dal dottor Murray?
Nguyen: Corretto.
Flanagan: E lui le disse che il signor Jackson stava avendo difficoltà a dormire e aveva chiamato il dottor Murray vicino al suo letto per dargli qualcosa che lo facesse dormire?
Nguyen: Lui non disse che lo “aveva chiamato vicino al suo letto”. Lui disse che il signor Jackson aveva difficoltà a dormire, che era stanco per la preparazione e le prove del tour di concerti in Inghilterra e aveva chiesto qualcosa che lo aiutasse a dormire. Ma non usò le parole: “chiamato vicino al suo letto”.
Flanagan: E il dottor Murray le disse che gli aveva dato del lorazepam?
Nguyen: “Ativan, 4 milligrammi per via endovenosa”: furono le sue parole esatte.
Flanagan: Le disse che gliele aveva somministrate in due dosi separate di 2 milligrammi?
Nguyen: No.
Flanagan: Le disse che gli aveva dato anche del valium?
Nguyen: No, non lo fece, in realtà lui rispose negativamente alla mia domanda se c’erano altri sedativi o narcotici coinvolti.
Flanagan: Le disse che gli aveva dato anche del flomax?
Nguyen: No, non disse nemmeno quello.
Flanagan: Ma lei sa che il dottor Murray indicò questi farmaci alla dottoressa Cooper, vero?
Nguyen: No, non lo sapevo, al tempo che io stavo parlando con il dottor Murray, no.
Flanagan: Adesso lo sa?
Ngueyn: Dopo il fatto, sì.
Flanagan: E alla dottoressa Cooper fu detto delle due dosi di 2 milligrammi, corretto?
Cooper: Può essere oppure no, io non sono in grado di dirlo.
Flanagan: E dopo averle detto dei 4 milligrammi di Ativan, davvero non le diede nessun’altra informazione?
Nguyen: No, non l’ha fatto.
Flanagan ha insistito sul fatto che secondo la Nguyen Murray non le diede nessun’altra informazione e lei ha ribadito che lui non seppe rispondere alle sue domande.
Flanagan le ha chiesto se lei ebbe l’impressione che Murray non fosse interessato a parlare con lei e la Nguyen ha risposto: “Non ebbi l’impressione che lui non fosse interessato a parlare con me. Dalle sue risposte alle mie domande, io avevo delle preoccupazioni: la numero 1, come ho detto, che il tempo non fosse dalla nostra parte; la numero 2, Ativan 4 milligrammi per via endovenosa, anche se era piuttosto insolito la soluzione di un’endovenosa per l’insonnia data in nell’ambiente domestico del paziente, non era tipicamente una gran dose nel sistema del paziente, ma i fatti erano che il paziente giaceva lì, senza vita, con il supporto di una ventilazione…”. A questo punto, Flanagan l’ha interrotta dicendo al giudice che la teste non stava rispondendo alla domanda, ma il giudice ha detto che avrebbe tenuto la risposta che non aveva ricevuto obiezioni e ha invitato Flanagan a formulare la domanda successiva.
Flanagan: 4 milligrammi di Ativan possono far addormentare un paziente?
Nguyen: Tipicamente possono far addormentare un paziente, sì, specialmente per via endovenosa.
Flanagan: Se lei vuole far addormentare un paziente con il lorazepam, comincia con un milligrammo, giusto?
Nguyen: PO. Per bocca. Una pillola.
Flanagan: E un milligrammo per via endovenosa è più forte di un milligrammo per via orale, giusto?
Nguyen: Assolutamente sì.
La Nguyen ha precisato che il dosaggio raccomandato di ativan per l’insonnia è 2 milligrammi/2.5 milligrammi per via orale, anche se ha ribadito che l’uso di ativan per insonnia non è consigliabile in un ambiente domestico e che anche in ospedale sono raccomandabili altri farmaci non-narcotici e non-sedativi. Flanagan le ha chiesto quanto tempo ci vorrebbe per addormentarsi dopo quella dose, la Nguyen ha risposto che accadrebbe velocemente, in linea generale nel giro di 5/7 minuti, ma questo dipende molto dal paziente, che se ad esempio ha un’alta tolleranza ai farmaci, potrebbe impiegarci molto di più, ecco perché si comincia sempre con dosaggi basi per poi arrivare ad ottenere l’effetto desiderato. Flanagan ha riportato la risposta alla sua considerazione generale di 5/7 minuti e ha chiesto per quanto tempo un paziente sarebbe in grado di dormire. La Nguyen ha risposto: “Ore. L’emivita per eliminare il farmaco per via endovenosa è stabilito in 14 ore + 5 ore, perciò..”. Flanagan le ha chiesto se questo vuol dire che il paziente dormirebbe tutto quel tempo e la Nguyen ha detto risposto: “non necessariamente, come ho detto, dipende dal paziente e da quello che lo riguarda, se ci sono altri farmaci, quali sono le sue condizioni fisiche, ma quello che io tipicamente vedo in ambiente ospedaliero è che i pazienti riescono a dormire tutta la notte”. Flanagan quindi le ha chiesto se con un’altra dose di 2 milligrammi, secondo le sue aspettative i pazienti dormirebbero di sicuro e la Nguyen ha risposto di sì, se si tratta di persone che non hanno maturato una tolleranza molto alta ai farmaci che richiede dosaggi sempre maggiori per ottenere l’effetto che si vuole e purtroppo gli effetti che il cuore, i polmoni e il cervello possono tollerare come soglia di tossicità non aumenta con la soglia della tolleranza.
Flanagan: Perciò, una persona dipendente dalle benzodiazepine deve assumere più di 4 milligrammi per addormentarsi, giusto?
Nguyen: Tipicamente, sì.
Flanagan: E riguardo a 20 milligrammi?
Nguyen: 20 milligrammi di ativan per via endovenosa?
Flanagan: Sì.
Nguyen: Quella è una dose davvero molto alta che io personalmente non ho mai usato. E’ una dose molto alta.
Flanagan: Che può ucciderti, giusto?
Nguyen: Dipende da cosa intende per “uccidere”. L’Ativan non determina una depressione respiratoria, non ti fa smettere di respirare o ti fa collassare il cuore arrestandone il battito. La prima cosa che fa è agire sul cervello e farti davvero addormentare e il cervello non ordina più al diaframma di respirare, pertanto il paziente va in apnea, il che significa che non respira più, a differenza di certi altri farmaci.
Flanagan: Perciò assumere 20 milligrammi può fare questo?
Nguyen: 20 milligrammi è una dose molto, molto alta e può agire molto più velocemente e portare quell’effetto molto più rapidamente di sicuro. Deprimerebbe la coscienza così rapidamente e da quel punto in poi provocherebbe che il paziente smetta di respirare, di sicuro.
Flanagan: Ok, perciò l’Ativan è molto efficace per l’insonnia?
Walgren ha fatto obiezione perché la domanda supera la competenza professionale della testimone, il giudice comunque ha permesso alla Nguyen di rispondere che lei tipicamente non usa sedativi o narcotici per trattare l’insonnia, ma per le procedure che servono per sedare il paziente e in quel caso l’ativan è efficace.
Flanagan: L’ativan può essere usato per indurre un’anestesia?
Nguyen: Per indurre sedazione, ma non per un’anestesia generale.
La Nguyen ha chiarito che l’emivita del lorazepam per un soggetto normale è di 14 ore se il farmaco è somministrato per via endovenosa e di 12 se assunto oralmente. Perciò, ha risposto all’ipotesi di Flanagan di 2 milligrammi dati alle 02:00 am e altri 2 milligrammi dati alle 05:00 am che si aspetterebbe fossero ancora nel sistema del paziente. Flanagan le ha chiesto se la dottoressa Nguyen era in grado di correlare i dosaggi di ativan con i livelli nel sangue e la Nguyen ha detto di no. Flanagan le ha chiesto se allora lei guarda semplicemente il numero di pillole che dà al paziente e verifica che effetto hanno e la Nguyen ha detto che sì, fa questo aggiungendo dosi per ottenere l’effetto desiderato però mentre osserva gli effetti collaterali sul paziente perché con un’alta tolleranza al farmaco, i dosaggi richiesti sono più alti però si può raggiungere la soglia di tossicità e quindi bisogna monitorare il paziente con cura. La Nguyen ha confermato che l’effetto dell’ativan per via orale impiega più tempo di un’endovenosa e che durante quel periodo di tempo la persona che lo assume parla in modo impastato.
Flanagan ha poi chiesto alla Nguyen se come cardiologa usa il propofol e lei ha risposto di sì. Flanagan le ha chiesto cosa osserva sul paziente per determinare se il farmaco ha funzionato e la Nguyen ha risposto che osserva la mancata risposta del paziente agli stimoli verbali. Flanagan ha chiesto se la Nguyen ha mai sentito parlare un paziente con voce impastata sotto effetto del propofol e la dottoressa ha risposto che prima che l’induzione riesca, è possibile sentire ancora parlare il paziente, ma dopo l’induzione non è più possibile sentirli. Flanagan gli ha chiesto se al risveglio, il paziente ha quella voce impastata e la Nguyen ha detto di no perché uno degli aspetti positivi del propofol è che il risveglio è veloce quanto l’induzione e il paziente si risveglia del tutto in sesto, senza avere difficoltà nel parlare, come invece può avvenire con altri sedativi come l’ativan. Flanagan ha voluto sapere per induzione veloce del propofol quanto tempo intendesse, chiedendole se si tratta di secondi, e la Nguyen ha risposto che dipende dalla dose, ma tipicamente l’induzione avviene in minuti.
Flanagan poi ha chiesto alla Nguyen se lei aveva notato il comportamento di Murray e la Nguyen ha detto che Murray aveva un tono di voce disperato e sembrava devastato, se ne accorse quando gli parlò, non prima.
Flanagan: E mentre lui era in questo stato di devastazione, le disse: “perfavore dottoressa, non si arrenda”. E’ corretto?
Nguyen: “Non arrendetevi facilmente, perfavore, provate a salvargli la vita”.
Flanagan: Lui raccomandò il pallone intra-aortico, vero?
Nguyen: No, lui non disse quelle parole specifiche, no.
Flanagan: Perché, in pratica lei presto divenne consapevole che non c’era pulsazione su questo paziente da più di un’ora, è corretto?
Nguyen: Non c’era pulsazione. Se era da più di un’ora o no io non potevo dirlo.
Flanagan: Che non c’era pulsazione dal suo arrivo in ospedale.
Nguyen: Io non ero presente quando lui arrivò in ospedale, di lui si era preso cura il team della sala di emergenza.
Flanagan: Ok, ma prima che lei decidesse di fare qualunque cosa, lei si consultò con altri dottori, probabilmente con la dottoressa Cooper e chiese a lei se c’era una qualche pulsazione.
Nguyen: Corretto.
Flanagan: E lei disse che lui non aveva pulsazione.
Nguyen: Corretto.
La Nguyen ha poi chiarito che lei ha saputo solo dopo la morte di Michael che la Cooper aveva già autorizzato i paramedici a dichiarare il suo decesso alle 12:57. Quando lei fu chiamata per gestire l’emergenza di Michael, aveva in mente l’idea che gli sforzi di rianimazione potessero avere una qualche possibilità di riuscita, ma quando poi raggiunse la stanza di emergenza lo vide senza vita e senza pulsazione, dato questo verificato anche dal suo supervisore. La Nguyen ha ribadito che il dottor Murray non disse a lei di aver sentito una pulsazione, ma al suo supervisore, il dottor Cruz. La Nguyen non sa se il dottor Cruz chiese a Murray quando lui aveva avvertito questa pulsazione. La dottoressa ha ribadito che in casi come quelli di Michael ogni secondo è molto importante. La Nguyen ha detto che dal momento che Murray era lì ed era un dottore e che per questo si suppone sapesse rilevare una pulsazione, gli fu dato il beneficio del dubbio e fu creduto quando disse al dottor Cruz che lui aveva sentito una pulsazione. La Nguyen ha ripetuto che l’idea del pallone intra-aortico fu del dottor Cruz e che questo fu fatto per le ragioni che lei ha già spiegato in precedenza, la prima perché Murray disse di aver sentito una pulsazione, la seconda perché Murray richiese al personale dell’UCLA di non arrendersi facilmente. Ha spiegato che questa operazione fu concordata tra lei, il dottor Cruz e Murray, che lei gli disse che dopo quest’ultimo disperato tentativo di riportare in vita il signor Jackson sarebbe stato necessario proclamarne il decesso e Murray espresse il suo assenso dicendo: “Sì.”. Flanagan le ha domandato ancora una volta se l’idea del pallone intra-aortico era venuta da Murray e la dottoressa ha ribadito che no, non fu un’idea di Murray.
Flanagan: E dopo aver parlato con il dottor Murray, lei tornò a parlare con la dottoressa Cooper che non le riferì gli altri farmaci di cui aveva parlato con lei il dottor Murray?
Nguyen: Non chiesi alla dottoressa Cooper di altri farmaci coinvolti o meno, è una cosa che feci subito chiedendo al dottor Murray nelle mie precedenti conversazioni con lui se lui aveva provato ad usare qualcosa per rovesciare l’effetto dell’ativan.
Flanagan: Cosa sarebbe appropriato per rovesciare l’effetto dell’ativan?
Nguyen: Il flumanezil.
La Nguyen ha specificato che il flumanezil andrebbe usato immediatamente per rovesciare l’effetto dell’ativan, si tratta di secondi, appena si vede che il paziente collassa, bisognerebbe avere a portata di mano gli antidoti per un uso immediato. La Nguyen ha puntualizzato, come aveva già fatto in precedenza, che l’ativan non può causare un arresto cardiovascolare, ma un arresto respiratorio perché deprimerebbe così tanto il cervello da non fargli più trasmettere il segnale per respirare. Flanagan le ha chiesto dopo che è stato rilevato che il problema del paziente dipende dall’ativan che finestra di opportunità esiste che il flumanezil possa essere usato con successo e la Nguyen ha parlato di secondi- minuti, ha detto che dipende dalle dosi e da come l’ativan è stato somministrato. Flanagan le ha richiesto di quantificare in minuti la finestra di opportunità dopo la crisi respiratoria riscontrata sul paziente e la Nguyen ha indicato 2-3 minuti. La Nguyen ha detto che se il flumanezil non viene somministrato in tempo, in questi 2-3 minuti, il passo successivo è intubare il paziente, un’operazione che loro in realtà preparano contemporaneamente perché se il flumanezil non dovesse essere disponibile in quel tempo ristretto, il paziente ha bisogno di un supporto respiratorio.
Flanagan ha chiesto alla Nguyen se nel caso di un paziente tollerante alle benzodiazepine, con 4 milligrammi di ativan si aspetterebbe una complicazione tale da richiedere il flumanezil e la Nguyen ha risposto che come già chiarito prima, la complicazione può essere che si arresti il respiro ma lei con quella dose non ha mai assistito ad una situazione del genere. Flanagan ha risottolineato il caso del paziente tollerante alle benzodiazepine e la Nguyen ha detto che, sebbene possa succedere qualsiasi cosa, tipicamente no, non si aspetterebbe che 4 milligrammi di ativan determinino l’arresto respiratorio, ma che loro li usano sempre in ambienti provvisti di monitor e con ossigeno disponibile. Flanagan ha chiesto alla dottoressa se l’ativan viene frequentemente usato in ambienti non ospedalieri senza monitor, ma il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa.
Flanagan ha chiesto se l’ativan viene assunto oralmente, la Nguyen ha spiegato che viene somministrato in vari modi, oralmente o per via endovenosa, chiarendo che comunque lei non usa l’ativan o altri sedativi o narcotici per trattare l’insonnia perché ci sono altri farmaci disponibili, lei usa l’ativan per le procedure in ospedale. Flanagan le ha chiesto se era corretto che una delle indicazioni per l’ativan è l’insonnia e la Nguyen ha detto di sì.
RIPRESA INTERROGATORIO DI WALGREN:
Walgren ha chiesto alla Nguyen se lei ha i privilegi specifici all’UCLA per utilizzare il propofol e la Nguyen ha detto di sì, spiegando che il propofol viene usato in procedure che richiedono la presenza obbligatoria di un anestesista e che vengono effettuate in stanze particolari dell’ospedale dove sono presenti tutte le apparecchiature di monitoraggio indispensabili perché il propofol, a differenza dell’ativan, può causare un arresto cardiovascolatorio.
Walgren: Perciò, lei non assisterebbe o somministrerebbe personalmente il propfol senza avere l’equipaggiamento di un monitor cardiaco, un capnografo, un pulsi ossimetro, supporti di ventilazione?
Nguyen: No.
Walgren ha voluto sapere cosa intendesse la Nguyen quando ha parlato di beneficio del dubbio dato a Murray quando lo staff decise di usare il pallone intra-aortico e lei ha detto che era riferito al fatto che il dottor Murray poteva aver avvertito una pulsazione. La Nguyen ha chiarito cosa intendeva dire quando ha detto che durante le procedure può succedere qualsiasi cosa, spiegando che quando pensano di usare un sedativo o un narcotico, prima di pensare all’effetto che vogliono raggiungere, devono sempre pensare a quale può essere lo scenario peggiore e devono sempre essere pronti per questo, prima ancora di dare il farmaco, qualunque sia la sua indicazione, prima ancora di somministrare qualunque farmaco, loro sono preparati al peggiore dei casi. Il peggiore dei casi con il propofol è il collasso cardiovascolare, il collasso dei polmoni, il collasso respiratorio e il propofol non ha antidoto perciò loro devono essere preparati al peggio, prima di somministrarlo.
RIPRESA CONTROINTERROGATORIO DI FLANAGAN:
Flanagan ha chiesto alla Nguyen se lei ha familiarità con il propofol, lei ha voluto che Flanagan definisse “familiarità” e lui le ha chiesto se usa il propofol. La Nguyen ha chiarito che lei usa il propofol in presenza di anestesisti e non ha mai somministrato il propofol per conto suo. Flanagan ha cercato di sottolineare il fatto che il suo uso del propofol nelle procedure di sedazione è in relazione al fatto che la dottoressa Nguyen pratica solo in ospedale, ma lei ha chiarito che pratica anche al di fuori dell’ospedale e che non usa il propofol in ambienti non ospedalieri e anche per quelli in ospedale ha già fatto notare che viene usato solo in sale particolari. La Nguyen ha detto di sapere che il propofol può essere usato come farmaco preparatorio alla sedazione, sottolineando che si parla sempre di sale appropriate. Flanagan le ha chiesto che dose di propofol lei darebbe ad un paziente con le caratteristiche di Michael e la Nguyen ha risposto che dipende dal tipo di procedura e se il propofol viene usato in combinazione con altri farmaci, benzodiazepine come il versed, confermando che a volte gli anestesisti usano benzodiazepine combinate con il propofol. Flanagan ha detto che il propofol viene usato comunemente al di fuori degli ospedali e la Nguyen ha risposto di essere in disaccordo con la sua dichiarazione. Flanagan le ha fatto allora l’esempio dei dentisti e dei gastroenterologi e la Nguyen ha detto di non chiedere a questi dottori cosa usano per le loro procedure, ma di sapere che su di lei non usano quel tipo di farmaco.
RIPRESA INTERROGATORIO DI WALGREN:
Walgren: Dottoressa, lei ha mai sentito parlare dell’uso del propofol nella stanza da letto di qualcuno nella sua casa?
Nguyen: Sarebbe la prima volta, non ho mai sentito una cosa simile.
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Re: Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
Testimonianza di Joanne Prashad
Quinto testimone per l’accusa nella 5° giornata di processo a Conrad Murray la dottoressa Joanne Prashad, interrogata dal procuratore Deborah Brazil.
La dottoressa Prashad è un dottore in medicina interna all’ospedale Memorial Hermann di Houston, in Texas da 9 anni. In precedenza, era stata professoressa di microbiologia alla scuola di medicina di Houston. La dottoressa lavora in ospedale prestando assistenza ai malati gravi.
Il 25 giugno 2009, la dottoressa Prashad si trovò in una circostanza che la mise in contatto con Murray: le era stata richiesta una valutazione su un paziente prossimo ad un’operazione chirurgica per una ferita aperta e molto profonda di una gamba, per il quale era opportuno riesaminare la sua storia clinica e sapere quali farmaci stesse assumendo. Il paziente aveva detto alla dottoressa Prashad che di recente aveva subito un intervento ad opera di Conrad Murray, le disse che gli era stato impiantato uno stent, uno strumento che serve a mantenere aperto un vaso sanguigno, in un’arteria della gamba circa 4 mesi e mezzo prima e che il suo cardiologo, il dottor Murray, gli aveva prescritto il Plavix, un farmaco che preoccupava il chirurgo e l’anestesista.
La dottoressa Prashad si fece dare dal paziente il numero di telefono dello studio di Murray perché voleva sapere da Murray cosa ne pensava di questo paziente e se lei poteva dirgli di interrompere il Plavix per rendere sicura l’operazione chirurgica. Allo studio di Murray le diedero un secondo numero dove però le rispose la segreteria telefonica, così richiamò lo studio perché il paziente era nella sua clinica ed era necessario ottenere quell’informazione.
La Brazil ha voluto che la dottoressa Prashad sottolineasse l’importanza per un dottore di conoscere la storia clinica e farmacologica di un proprio paziente, cosa che la Prashad ha fatto malgrado l’obiezione della difesa, respinta dal giudice.
La Prashad ha poi ripreso a raccontare i fatti del 25 giugno 2009, dicendo che lo studio di Murray le fornì un altro numero al quale riuscì a rintracciare il dottor Murray. La Prashad gli spiegò le ragioni della sua telefonata, che voleva sapere se quel paziente aveva necessità di continuare ad assumere Plavex oppure poteva interromperlo per l’operazione chirurgica, di cui la Prashad fornì dettagli a Murray.
La Prashad ha ricordato che Murray fu molto chiaro e disse chiaramente che il paziente doveva continuare il Plavex e completare il ciclo di 6 mesi del trattamento con questo farmaco che lui gli aveva prescritto. Murray le disse che sarebbe stato meglio posticipare l’intervento ed aspettare il termine dei 6 mesi prima che il paziente smettesse di assumere Plavex. La Prashad ha detto che di solito i dottori in queste circostanze rispondono che non sono nel proprio studio e che hanno bisogno di rivedere la cartella clinica del paziente, ma Murray fu molto chiaro nelle sue indicazioni e questo la colpì.
La Prashad ha detto che erano circa le 12.00 pm a Houston (le 10.00 am a Los Angeles) e ha riconosciuto il suo numero nella telefonata delle 10:20 am sul tabulato di Murray proiettato dalla Brazil:
La Prashad ha ricordato che la sua conversazione con Murray fu molto breve e che lui le diede le informazioni a lei necessarie, per le quali la Prashad e il resto dello staff che avrebbero dovuto intervenire sul paziente convennero che fosse opportuno posticiparla.
CONTROINTERROGATORIO DI ED CHERNOFF:
Chernoff ha chiesto alla Prashad se lei trovava giusto dire che molto spesso i dottori dicono che devono riguardare le loro cartelle cliniche perché non ricordano nemmeno i propri pazienti, il giudice ha respinto l’obiezione dell’accusa per speculazione e la Prashad ha detto che trovava corretta l’affermazione di Chernoff. L’avvocato ha quindi sottolineato che non fu il caso di Murray, che al contrario ricordava il paziente ed il suo trattamento e conosceva il protocollo di necessità per quel paziente di continuare ad assumere quel farmaco. La Prashad ha confermato tutto questo e quando Chernoff le ha chiesto se era giusto dire che lei era stata impressionata dal dottor Murray ha detto che è vero, rimase impressionata.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=224:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-joanne-prashad&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Quinto testimone per l’accusa nella 5° giornata di processo a Conrad Murray la dottoressa Joanne Prashad, interrogata dal procuratore Deborah Brazil.
La dottoressa Prashad è un dottore in medicina interna all’ospedale Memorial Hermann di Houston, in Texas da 9 anni. In precedenza, era stata professoressa di microbiologia alla scuola di medicina di Houston. La dottoressa lavora in ospedale prestando assistenza ai malati gravi.
Il 25 giugno 2009, la dottoressa Prashad si trovò in una circostanza che la mise in contatto con Murray: le era stata richiesta una valutazione su un paziente prossimo ad un’operazione chirurgica per una ferita aperta e molto profonda di una gamba, per il quale era opportuno riesaminare la sua storia clinica e sapere quali farmaci stesse assumendo. Il paziente aveva detto alla dottoressa Prashad che di recente aveva subito un intervento ad opera di Conrad Murray, le disse che gli era stato impiantato uno stent, uno strumento che serve a mantenere aperto un vaso sanguigno, in un’arteria della gamba circa 4 mesi e mezzo prima e che il suo cardiologo, il dottor Murray, gli aveva prescritto il Plavix, un farmaco che preoccupava il chirurgo e l’anestesista.
La dottoressa Prashad si fece dare dal paziente il numero di telefono dello studio di Murray perché voleva sapere da Murray cosa ne pensava di questo paziente e se lei poteva dirgli di interrompere il Plavix per rendere sicura l’operazione chirurgica. Allo studio di Murray le diedero un secondo numero dove però le rispose la segreteria telefonica, così richiamò lo studio perché il paziente era nella sua clinica ed era necessario ottenere quell’informazione.
La Brazil ha voluto che la dottoressa Prashad sottolineasse l’importanza per un dottore di conoscere la storia clinica e farmacologica di un proprio paziente, cosa che la Prashad ha fatto malgrado l’obiezione della difesa, respinta dal giudice.
La Prashad ha poi ripreso a raccontare i fatti del 25 giugno 2009, dicendo che lo studio di Murray le fornì un altro numero al quale riuscì a rintracciare il dottor Murray. La Prashad gli spiegò le ragioni della sua telefonata, che voleva sapere se quel paziente aveva necessità di continuare ad assumere Plavex oppure poteva interromperlo per l’operazione chirurgica, di cui la Prashad fornì dettagli a Murray.
La Prashad ha ricordato che Murray fu molto chiaro e disse chiaramente che il paziente doveva continuare il Plavex e completare il ciclo di 6 mesi del trattamento con questo farmaco che lui gli aveva prescritto. Murray le disse che sarebbe stato meglio posticipare l’intervento ed aspettare il termine dei 6 mesi prima che il paziente smettesse di assumere Plavex. La Prashad ha detto che di solito i dottori in queste circostanze rispondono che non sono nel proprio studio e che hanno bisogno di rivedere la cartella clinica del paziente, ma Murray fu molto chiaro nelle sue indicazioni e questo la colpì.
La Prashad ha detto che erano circa le 12.00 pm a Houston (le 10.00 am a Los Angeles) e ha riconosciuto il suo numero nella telefonata delle 10:20 am sul tabulato di Murray proiettato dalla Brazil:
La Prashad ha ricordato che la sua conversazione con Murray fu molto breve e che lui le diede le informazioni a lei necessarie, per le quali la Prashad e il resto dello staff che avrebbero dovuto intervenire sul paziente convennero che fosse opportuno posticiparla.
CONTROINTERROGATORIO DI ED CHERNOFF:
Chernoff ha chiesto alla Prashad se lei trovava giusto dire che molto spesso i dottori dicono che devono riguardare le loro cartelle cliniche perché non ricordano nemmeno i propri pazienti, il giudice ha respinto l’obiezione dell’accusa per speculazione e la Prashad ha detto che trovava corretta l’affermazione di Chernoff. L’avvocato ha quindi sottolineato che non fu il caso di Murray, che al contrario ricordava il paziente ed il suo trattamento e conosceva il protocollo di necessità per quel paziente di continuare ad assumere quel farmaco. La Prashad ha confermato tutto questo e quando Chernoff le ha chiesto se era giusto dire che lei era stata impressionata dal dottor Murray ha detto che è vero, rimase impressionata.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=224:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-joanne-prashad&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Re: Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
Testimonianza di Antoinette Gill
Il procuratore Deborah Brazil ha chiamato il sesto testimone per l’accusa nella 5° giornata di processo a Conrad Murray, Antoinette Gill.
[img][/img]
La Gill vive a Las Vegas, Nevada, è cosmetologa ed è una lavoratrice autonoma. La Gill conosce il dottor Murray da più di 10 anni, di lui gliene parlò la prima volta un suo cliente e ad un certo punto divenne sua paziente.
La Gill ha confermato di aver ricevuto dallo studio di Murray questa lettera che riporta la data 15 giugno 2009:
La Gill ha detto che quando ricevette questa lettera che comunicava la decisione di Murray di lasciare la sua pratica di dottore per un tempo indefinito, lo contattò sul cellulare il 25 giugno 2009 tra le 08:00 e le 09:00 am.
La Gill ha detto di aver avuto una conversazione molto breve con il dottor Murray, ma di non ricordarne il contenuto. La Gill ha detto che non si trattò di una telefonata insolita, ma di una conversazione tipica come quelle che aveva avuto precedentemente con Murray.
La Gill ha riconosciuto il suo numero di telefono quando il procuratore le ha mostrato il tabulato telefonico del cellulare di Murray, sul quale risulta la chiamata della Gill a Murray alle 08:49 am.
La Gill ha confermato che lei stava cercando le referenze per un altro dottore dopo aver ricevuto quella lettera, ma che queste referenze non le furono mai date.
NESSUN CONTROINTERROGATORIO DA PARTE DELLA DIFESA.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=225:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-antoinette-gill&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Il procuratore Deborah Brazil ha chiamato il sesto testimone per l’accusa nella 5° giornata di processo a Conrad Murray, Antoinette Gill.
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La Gill vive a Las Vegas, Nevada, è cosmetologa ed è una lavoratrice autonoma. La Gill conosce il dottor Murray da più di 10 anni, di lui gliene parlò la prima volta un suo cliente e ad un certo punto divenne sua paziente.
La Gill ha confermato di aver ricevuto dallo studio di Murray questa lettera che riporta la data 15 giugno 2009:
La Gill ha detto che quando ricevette questa lettera che comunicava la decisione di Murray di lasciare la sua pratica di dottore per un tempo indefinito, lo contattò sul cellulare il 25 giugno 2009 tra le 08:00 e le 09:00 am.
La Gill ha detto di aver avuto una conversazione molto breve con il dottor Murray, ma di non ricordarne il contenuto. La Gill ha detto che non si trattò di una telefonata insolita, ma di una conversazione tipica come quelle che aveva avuto precedentemente con Murray.
La Gill ha riconosciuto il suo numero di telefono quando il procuratore le ha mostrato il tabulato telefonico del cellulare di Murray, sul quale risulta la chiamata della Gill a Murray alle 08:49 am.
La Gill ha confermato che lei stava cercando le referenze per un altro dottore dopo aver ricevuto quella lettera, ma che queste referenze non le furono mai date.
NESSUN CONTROINTERROGATORIO DA PARTE DELLA DIFESA.
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Re: Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
Testimonianza di Consuelo Ng
Il procuratore Deborah Brazil ha chiamato il settimo testimone per l’accusa nella 5° giornata di processo a Conrad Murray, Consuelo Ng, una delle assistenti dello studio medico di Murray di Las Vegas.
La Ng ha identificato l’imputato Murray dicendo di averlo incontrato più o meno nel 2003-2004 tramite sua nonna, che era una sua paziente e migliorò la sua salute grazie a Murray.
Poi, la signorina Ng chiese a Murray se poteva lavorare come volontaria nel suo studio medico e Murray le disse di sì. Nello stesso tempo, lei lavorava come assistente per un gruppo domiciliare. La Ng non è un’infermiera.
Anche nel 2009 la signorina Ng lavorava come volontaria nello studio del dottor Murray di Las Vegas 5 giorni a settimana. Rispondeva alle telefonate, si occupava dell’archivio, dava il suo aiuto sia al front office sia nel back office, che vuol dire misurare ai pazienti il polso, la pressione sanguigna e altri segnali vitali.
La Brazil ha chiesto alla Ng di descrivere lo studio di Murray a Las Vegas. La Ng ha detto che c’erano 4 stanze per gli esami, due stanze che Murray usava per i suoi pazienti, c’era una stanza extra ed un’altra stanza dove c’era la macchina per la EECP, e c’erano due uffici sul retro, una sala per le pause, il front office e una sala d’attesa e altre due stanze su un altro lato ed il bagno.
La stanza EECP è una stanza specifica dove alcuni pazienti del dottor Murray venivano assistiti dopo essere stati operati da lui. Tra questi pazienti, c’è il signor Robert Russell, che la Ng conosceva per questo motivo.
Oltre alla Ng, c’erano altre tre ragazze nello studio del dottor Murray. Nessuna di loro era infermiera. Come risorsa esterna, c’era l’assistente amministrativa per lo studio di Murray, che aveva base a San Diego. La Ng ha detto che il dottor Murray trattava specificamente ed esclusivamente problemi cardiaci. La Ng ha detto che una settimana sì e una no il dottor Murray era a Las Vegas, l’altra settimana era a Houston.
La Ng ha detto che quando Murray era a Houston, lo studio di Las Vegas era aperto e i pazienti venivano ad esempio per fare l’ecocardiogramma che veniva eseguito da tecnici esterni. Per quanto riguarda la procedura dell’eecp, la Ng o una delle altre tre ragazze si occupava di collegare il paziente al macchinario specifico, controllando il livello di ossigeno del paziente con un pulsiossimetro a dito e misurando la pressione sanguigna del paziente. La Brazil ha chiesto alla Ng quante volte lei o una delle altre ragazze facevano questi controlli, ma il giudice ha accolto l’obiezione della difesa.
La Ng ha detto che quando Murray non era a Las Vegas, chiamava lo studio ogni giorno. Quando era a Las Vegas, non effettuava le procedure allo studio, ma in ospedale.
La Ng ha detto che non sapeva che Murray fosse in California il 25 giugno 2009. La Ng ha detto che nel mese di giugno 2009 Murray chiamò a volte per riprogrammare gli appuntamenti con i pazienti.
La Ng ha riconosciuto la lettera inviata da Murray ai suoi pazienti il 15 giugno 2009. La Ng ha detto che Murray disse loro che avrebbe lasciato lo studio di Las Vegas per viaggiare per il tour. La Ng ha detto che Murray comunicò loro che era il medico personale di Michael Jackson. La Ng ha detto di non ricordare quando Murray informò il suo staff, ma pensa fosse prima della lettera del 15 giugno. La Ng ha detto che lei avrebbe continuato a lavorare nel periodo sabbatico di Murray perché sarebbe venuto un altro dottore allo studio.
Il 25 giugno 2009 Murray chiamò allo studio di Las Vegas, ma non parlò con la Ng. La Ng ha riconosciuto il numero dello studio di Murray: 702-8666802. Era normale che Murray chiamasse lo studio quando non era presente.
La Ng e le altre ragazze andarono a pranzo e quando tornarono ricevettero una telefonata dal loro contabile. Fu così che appresero che era successo qualcosa a Michael Jackson.
CONTROINTERROGATORIO DI ED CHERNOFF:
Chernoff ha chiesto se la Ng era stata citata in giudizio per testimoniare e lei ha risposto di sì. Chernoff ha chiesto conferma alla Ng di quella che era la routine di Murray a Las Vegas: il lunedì, il martedì e il mercoledì visitava i pazienti e il venerdì eseguiva procedure all’ospedale. Chernoff ha chiesto alla Ng se Murray era amichevole con i suoi pazienti, se conosceva le sue famiglie e se i pazienti si affezionavano a lui e la Ng ha detto di sì e ha confermato che Robert Russell fosse un buon esempio di paziente che si era legato affettivamente a Murray. La Ng ha detto che quando chiese di fare la volontaria a Murray era perché voleva apprendere il lavoro di assistente medico e perché Murray aveva trattato bene sua nonna.
Chernoff ha chiesto alla Ng se era previsto che lei e le altre rimanessero a lavorare nello studio di Las Vegas e la Ng ha detto che sì, Murray aveva detto che avrebbe trovato un dottore che lo sostituisse. Chernoff ha detto che alla fine la Ng aveva dovuto smettere di lavorare lì a causa di quello che era successo a Michael Jackson. L’accusa ha fatto obiezione e in un primo momento il giudice l’ha respinta, ma poi Chernoff ha riformulato la domanda dicendo che il dottor Murray dopo quella circostanza era stato costretto a chiudere l’attività, che era diventata uno zoo e il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa.
La Ng ha detto che quando Murray disse loro che sarebbe partito per seguire Michael, radunò tutto lo staff e disse che si sarebbe preso un periodo sabbatico e che sarebbe andato in tour con Michael Jackson. La Ng ha detto che era entusiasta per Murray perché: “è Michael Jackson, tutti conoscono Michael Jackson”. La Ng ha ricordato che Murray disse che probabilmente sarebbe tornato per la fine del 2009.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=226:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-consuel-ong&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Il procuratore Deborah Brazil ha chiamato il settimo testimone per l’accusa nella 5° giornata di processo a Conrad Murray, Consuelo Ng, una delle assistenti dello studio medico di Murray di Las Vegas.
La Ng ha identificato l’imputato Murray dicendo di averlo incontrato più o meno nel 2003-2004 tramite sua nonna, che era una sua paziente e migliorò la sua salute grazie a Murray.
Poi, la signorina Ng chiese a Murray se poteva lavorare come volontaria nel suo studio medico e Murray le disse di sì. Nello stesso tempo, lei lavorava come assistente per un gruppo domiciliare. La Ng non è un’infermiera.
Anche nel 2009 la signorina Ng lavorava come volontaria nello studio del dottor Murray di Las Vegas 5 giorni a settimana. Rispondeva alle telefonate, si occupava dell’archivio, dava il suo aiuto sia al front office sia nel back office, che vuol dire misurare ai pazienti il polso, la pressione sanguigna e altri segnali vitali.
La Brazil ha chiesto alla Ng di descrivere lo studio di Murray a Las Vegas. La Ng ha detto che c’erano 4 stanze per gli esami, due stanze che Murray usava per i suoi pazienti, c’era una stanza extra ed un’altra stanza dove c’era la macchina per la EECP, e c’erano due uffici sul retro, una sala per le pause, il front office e una sala d’attesa e altre due stanze su un altro lato ed il bagno.
La stanza EECP è una stanza specifica dove alcuni pazienti del dottor Murray venivano assistiti dopo essere stati operati da lui. Tra questi pazienti, c’è il signor Robert Russell, che la Ng conosceva per questo motivo.
Oltre alla Ng, c’erano altre tre ragazze nello studio del dottor Murray. Nessuna di loro era infermiera. Come risorsa esterna, c’era l’assistente amministrativa per lo studio di Murray, che aveva base a San Diego. La Ng ha detto che il dottor Murray trattava specificamente ed esclusivamente problemi cardiaci. La Ng ha detto che una settimana sì e una no il dottor Murray era a Las Vegas, l’altra settimana era a Houston.
La Ng ha detto che quando Murray era a Houston, lo studio di Las Vegas era aperto e i pazienti venivano ad esempio per fare l’ecocardiogramma che veniva eseguito da tecnici esterni. Per quanto riguarda la procedura dell’eecp, la Ng o una delle altre tre ragazze si occupava di collegare il paziente al macchinario specifico, controllando il livello di ossigeno del paziente con un pulsiossimetro a dito e misurando la pressione sanguigna del paziente. La Brazil ha chiesto alla Ng quante volte lei o una delle altre ragazze facevano questi controlli, ma il giudice ha accolto l’obiezione della difesa.
La Ng ha detto che quando Murray non era a Las Vegas, chiamava lo studio ogni giorno. Quando era a Las Vegas, non effettuava le procedure allo studio, ma in ospedale.
La Ng ha detto che non sapeva che Murray fosse in California il 25 giugno 2009. La Ng ha detto che nel mese di giugno 2009 Murray chiamò a volte per riprogrammare gli appuntamenti con i pazienti.
La Ng ha riconosciuto la lettera inviata da Murray ai suoi pazienti il 15 giugno 2009. La Ng ha detto che Murray disse loro che avrebbe lasciato lo studio di Las Vegas per viaggiare per il tour. La Ng ha detto che Murray comunicò loro che era il medico personale di Michael Jackson. La Ng ha detto di non ricordare quando Murray informò il suo staff, ma pensa fosse prima della lettera del 15 giugno. La Ng ha detto che lei avrebbe continuato a lavorare nel periodo sabbatico di Murray perché sarebbe venuto un altro dottore allo studio.
Il 25 giugno 2009 Murray chiamò allo studio di Las Vegas, ma non parlò con la Ng. La Ng ha riconosciuto il numero dello studio di Murray: 702-8666802. Era normale che Murray chiamasse lo studio quando non era presente.
La Ng e le altre ragazze andarono a pranzo e quando tornarono ricevettero una telefonata dal loro contabile. Fu così che appresero che era successo qualcosa a Michael Jackson.
CONTROINTERROGATORIO DI ED CHERNOFF:
Chernoff ha chiesto se la Ng era stata citata in giudizio per testimoniare e lei ha risposto di sì. Chernoff ha chiesto conferma alla Ng di quella che era la routine di Murray a Las Vegas: il lunedì, il martedì e il mercoledì visitava i pazienti e il venerdì eseguiva procedure all’ospedale. Chernoff ha chiesto alla Ng se Murray era amichevole con i suoi pazienti, se conosceva le sue famiglie e se i pazienti si affezionavano a lui e la Ng ha detto di sì e ha confermato che Robert Russell fosse un buon esempio di paziente che si era legato affettivamente a Murray. La Ng ha detto che quando chiese di fare la volontaria a Murray era perché voleva apprendere il lavoro di assistente medico e perché Murray aveva trattato bene sua nonna.
Chernoff ha chiesto alla Ng se era previsto che lei e le altre rimanessero a lavorare nello studio di Las Vegas e la Ng ha detto che sì, Murray aveva detto che avrebbe trovato un dottore che lo sostituisse. Chernoff ha detto che alla fine la Ng aveva dovuto smettere di lavorare lì a causa di quello che era successo a Michael Jackson. L’accusa ha fatto obiezione e in un primo momento il giudice l’ha respinta, ma poi Chernoff ha riformulato la domanda dicendo che il dottor Murray dopo quella circostanza era stato costretto a chiudere l’attività, che era diventata uno zoo e il giudice ha accolto l’obiezione dell’accusa.
La Ng ha detto che quando Murray disse loro che sarebbe partito per seguire Michael, radunò tutto lo staff e disse che si sarebbe preso un periodo sabbatico e che sarebbe andato in tour con Michael Jackson. La Ng ha detto che era entusiasta per Murray perché: “è Michael Jackson, tutti conoscono Michael Jackson”. La Ng ha ricordato che Murray disse che probabilmente sarebbe tornato per la fine del 2009.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=226:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-consuel-ong&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Re: Udienza del 03/10/2011 Trascrizione completa
Testimonianza di Bridgette Morgan
Ottavo testimone per l’accusa nella 5° giornata di processo a Conrad Murray, Bridgette Morgan, interrogata dal procuratore Deborah Brazil.
La Morgan ha riconosciuto l’imputato Murray, dicendo di averlo incontrato per la prima volta nel 2003 in un’ambientazione sociale e di aver avuto una relazione con lui, ma su quest’ultima affermazione il giudice ha accolto l’obiezione della difesa, quindi la Brazil ha riformulato la domanda chiedendo alla Morgan se lei, dopo aver incontrato Murray, ha mantenuto un’amicizia o una sorta di relazione con lui fino al 2009 e la Morgan ha detto di sì.
La Brazil le ha chiesto se nel mese di giugno del 2009 la Morgan ebbe conversazioni con Murray nelle quali lui le disse di essere il medico personale di Michael Jackson e la Morgan lo ha confermato. La Morgan ha confermato anche di avere telefonato a Murray alle 11.26 am del 25 giugno 2009, riconoscendo il numero e la chiamata mostratale sul tabulato telefonico dalla Brazil. La Morgan ha detto che lei non riuscì a parlare con Murray quel giorno e che lui non rispose al telefono.
CONTROINTERROGATORIO DI ED CHERNOFF:
La Morgan ha detto a Chernoff di vivere a Los Angeles dal 1998.
RIPRESA INTERROGATORIO DELLA BRAZIL:
La Brazil ha chiesto alla Morgan se nel 2003 incontrò Murray a Las Vegas e la Morgan ha detto di sì.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=227:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-bridgette-morgan&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
Ottavo testimone per l’accusa nella 5° giornata di processo a Conrad Murray, Bridgette Morgan, interrogata dal procuratore Deborah Brazil.
La Morgan ha riconosciuto l’imputato Murray, dicendo di averlo incontrato per la prima volta nel 2003 in un’ambientazione sociale e di aver avuto una relazione con lui, ma su quest’ultima affermazione il giudice ha accolto l’obiezione della difesa, quindi la Brazil ha riformulato la domanda chiedendo alla Morgan se lei, dopo aver incontrato Murray, ha mantenuto un’amicizia o una sorta di relazione con lui fino al 2009 e la Morgan ha detto di sì.
La Brazil le ha chiesto se nel mese di giugno del 2009 la Morgan ebbe conversazioni con Murray nelle quali lui le disse di essere il medico personale di Michael Jackson e la Morgan lo ha confermato. La Morgan ha confermato anche di avere telefonato a Murray alle 11.26 am del 25 giugno 2009, riconoscendo il numero e la chiamata mostratale sul tabulato telefonico dalla Brazil. La Morgan ha detto che lei non riuscì a parlare con Murray quel giorno e che lui non rispose al telefono.
CONTROINTERROGATORIO DI ED CHERNOFF:
La Morgan ha detto a Chernoff di vivere a Los Angeles dal 1998.
RIPRESA INTERROGATORIO DELLA BRAZIL:
La Brazil ha chiesto alla Morgan se nel 2003 incontrò Murray a Las Vegas e la Morgan ha detto di sì.
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=227:processo-murray-5d-giorno-3-ottobre-2011-testimonianza-di-bridgette-morgan&catid=41:people-vs-murray&Itemid=71
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