Intervista a Lou Ferrigno
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Intervista a Lou Ferrigno
Michaelforever Inviato: 12 Gen 2011 10:08 pm
Intervista a Lou Ferrigno
L'incredibile Hulk abita a Santa Monica, in una casa delle bambole con i mattoni dipinti di giallo e un piccolo giardino davanti. Lou Ferrigno, interprete del supereroe verde nella vecchia serie tv, apre la porta in T-shirt, pantaloncini e infradito: oggi ha 57 anni. Oltre che attore, nella vita è stato body-builder professionista e due volte Mr. Universo. Il suo nome è ricomparso sui giornali a giugno: il Sun ha rivelato che proprio Lou era stato scelto da Michael Jackson come preparatore atletico per il nuovo tour, perchè gli insegnasse a reggere 50 spettacolari concerti di musica e sudore. Ferrigno si accomoda sul divano del soggiorno e inizia a ripercorrere, a partire dall'ultimo giorno, i suoi vent'anni d'amicizia col re del pop.
Quando ha incontrato Jackson l'ultima volta?
Il 28 maggio, un mese prima che morisse. Sono andato a casa sua verso mezzogiorno per una sessione di allenamento nella sua sala prove, nel seminterrato della villa. Ne facevamo 2 o 3 alla settimana, da un paio di mesi. Michael si lamentava di essere un pò rigido e voleva essere al top per l'inizio del tour. Tapis roulant, allungamenti, addominali: abbiamo fatto i soliti esercizi. In sottofondo, Mamas & Papas e Beatles. C'era sempre musica a casa sua.
Le era sembrato normale?
Quando me ne sono andato mi ha detto una cosa strana: "A presto. Stammi bene e abbi cura di te". Ho sorriso: "Ehilà! Tutt'a un tratto hai un'aria così seria". E lui: "OK, OK, ti richiamo io". Era come se sapesse già che stava per accadergli qualcosa.
Che cosa temeva?
Michael era felice di tornare sul palco e allo stesso tempo terribilmente angosciato per l'ammontare dei suoi debiti, 400 milioni di dollari. Temeva lo sfratto dalla casa di Holmby Hills, a L.A, che gli costava 100mila dollari di affitto al mese. Lo stress gli stava rovinando la vita. Il tour era la soluzione per non perdere tutto.
Era in forma fisicamente?
Sì. Pesava 58 chili. Faceva un solo pasto al giorno, vegetariano. Lo vedevo ballare e gli dicevo: "Puoi farcela". Ma credo che avrebbe avuto bisogno di più tempo per prepararsi.
Che cosa intende?
Michael aveva 50 anni. Ballava bene come a 20, ma era più lento. Aveva problemi alla schiena e in passato si era rotto un piede. A febbraio aveva superato i test fisici richiesti da chi doveva assicurare il tour. Ma avrebbe avuto bisogno ancora di uno o due mesi di allenamento.
Prendeva tranquillanti a manciate, ogni giorno. Lo sapeva?
Si lamentava per l'insonnia: a volte non riusciva a chiudere occhio per 48 ore di fila. Ma mi è sempre sembrato molto lucido, non l'ho mai visto stravolto o sotto gli effetti di stupefacenti.
Che cosa lo ha ucciso secondo lei?
Nelle ultime settimane sembra che avesse perduto molto peso. Lo stress può anche uccidere.
Sarebbe riuscito a sopportare la pressione di 50 concerti?
Gli avevo chiesto: "Ce la farai? Lui aveva risposto di sì. Ma era molto diffidente, non poteva fare affidamento su nessuno. Lo assillavano, lo avevano trascinato in tribunale... Il tour gli era sembrata una possibilità di riscatto. L'aveva colta, con il coltello tra i denti.
Come vi siete conosciuti?
Vent'anni fa, durante una serata organizzata dal dottor Steven Hoefflin, il suo primo chirurgo plastico. Michael arrivò in compagnia di tre ragazzini. Era contento di conoscermi, perchè adorava Hulk. Il dottor Hoefflin gli aveva consigliato di farsi allenare da me. Lui disse "OK" e ci rivedemmo qui, a casa mia, qualche settimana dopo.
Come è andata?
Abbiamo iniziato verso le 10 di sera: all'epoca lui andava a dormire alle 4 o alle 5 del mattino. Si era portato la cena, un take-away messicano comprato per strada dal suo autista. Mi chiese di non raccontare in giro delle sedute. Quella sera mi confidò che voleva avere dei figli. Prima di salutarci gli dissi: "La prossima volta vieni con le scarpe da basket". E così fece, qualche giorno dopo.
Cosa avevate in comune?
La vulnerabilità. I nostri padri ci hanno rubato l'infanzia. Mi raccontava che il suo gli faceva ripetere le canzoni fino alle 3 del mattino. Da adolescente, era pieno di acne e per questo si era isolato da tutti. Anch'io ho avuto le stesse esperienze. Sono diventato Hulk per avere un personaggio da usare come scudo. Lui è diventato Michael Jackson per le stesse ragioni.
Qual è il ricordo più bello della vostra amicizia?
Le risate folli. Un giorno, durante una sessione di allenamento, ha indicato il mio bicipite: "Non ho mai visto un muscolo simile nè una vena così grossa". E io: "Grazie, ma l'ultima volta che mi hanno fatto un prelievo, l'infermiera è riuscita a non beccare la vena e mi ha fatto un male cane". Lui ha iniziato a ridere e non siamo più riusciti a smettere per almeno due minuti. Come quella volta che ha voluto farmi cantare "Happy Birthday", anche se sono stonato come una campana. Mi ha detto: "Ah, vedo che ho un allievo difficile". Aveva le lacrime agli occhi a furia di ridere.
Quali erano le sue qualità migliori?
Era un estimatore della bellezza. Se avesse potuto comprare le piramidi d'Egitto, l'avrebbe fatto. Voleva il meglio. Un giorno stavamo guardando un catalogo di giochi. In un'ora è riuscito a fare ordini per 250mila dollari. Per lui il denaro non contava niente.
Con lo stesso spirito ha costruito Neverland...
Voleva avere a disposizione, notte e giorno, il parco dei divertimenti che non aveva mai avuto da bambino. Quando ci andavo mi mostrava gli elefanti dello zoo, regalo di Elizabeth Taylor. Ma il suo posto preferito era la sala dei videogiochi. Giocavamo insieme, lui era imbattibile a Pac-Man.
Secondo lei dovrebbe essere sepolto a Neverland?
Sì. Mi aveva detto che contava di tornarci, di tanto in tanto. Non ci abitava più solo perchè i creditori gliel'avevano fatto chiudere.
Chi dovrebbe occuparsi dei suoi figli?
Sua madre è anziana. Dovrebbero farlo le sorelle, in particolare Janet. Lui però non aveva intenzione di morire, viveva per i suoi figli. Con loro aveva un atteggiamento quasi materno. L'ultima volta che l'ho visto mi ha detto "Non mi sento più solo perchè accanto a me ci sono loro".
Intervista a Lou Ferrigno
L'incredibile Hulk abita a Santa Monica, in una casa delle bambole con i mattoni dipinti di giallo e un piccolo giardino davanti. Lou Ferrigno, interprete del supereroe verde nella vecchia serie tv, apre la porta in T-shirt, pantaloncini e infradito: oggi ha 57 anni. Oltre che attore, nella vita è stato body-builder professionista e due volte Mr. Universo. Il suo nome è ricomparso sui giornali a giugno: il Sun ha rivelato che proprio Lou era stato scelto da Michael Jackson come preparatore atletico per il nuovo tour, perchè gli insegnasse a reggere 50 spettacolari concerti di musica e sudore. Ferrigno si accomoda sul divano del soggiorno e inizia a ripercorrere, a partire dall'ultimo giorno, i suoi vent'anni d'amicizia col re del pop.
Quando ha incontrato Jackson l'ultima volta?
Il 28 maggio, un mese prima che morisse. Sono andato a casa sua verso mezzogiorno per una sessione di allenamento nella sua sala prove, nel seminterrato della villa. Ne facevamo 2 o 3 alla settimana, da un paio di mesi. Michael si lamentava di essere un pò rigido e voleva essere al top per l'inizio del tour. Tapis roulant, allungamenti, addominali: abbiamo fatto i soliti esercizi. In sottofondo, Mamas & Papas e Beatles. C'era sempre musica a casa sua.
Le era sembrato normale?
Quando me ne sono andato mi ha detto una cosa strana: "A presto. Stammi bene e abbi cura di te". Ho sorriso: "Ehilà! Tutt'a un tratto hai un'aria così seria". E lui: "OK, OK, ti richiamo io". Era come se sapesse già che stava per accadergli qualcosa.
Che cosa temeva?
Michael era felice di tornare sul palco e allo stesso tempo terribilmente angosciato per l'ammontare dei suoi debiti, 400 milioni di dollari. Temeva lo sfratto dalla casa di Holmby Hills, a L.A, che gli costava 100mila dollari di affitto al mese. Lo stress gli stava rovinando la vita. Il tour era la soluzione per non perdere tutto.
Era in forma fisicamente?
Sì. Pesava 58 chili. Faceva un solo pasto al giorno, vegetariano. Lo vedevo ballare e gli dicevo: "Puoi farcela". Ma credo che avrebbe avuto bisogno di più tempo per prepararsi.
Che cosa intende?
Michael aveva 50 anni. Ballava bene come a 20, ma era più lento. Aveva problemi alla schiena e in passato si era rotto un piede. A febbraio aveva superato i test fisici richiesti da chi doveva assicurare il tour. Ma avrebbe avuto bisogno ancora di uno o due mesi di allenamento.
Prendeva tranquillanti a manciate, ogni giorno. Lo sapeva?
Si lamentava per l'insonnia: a volte non riusciva a chiudere occhio per 48 ore di fila. Ma mi è sempre sembrato molto lucido, non l'ho mai visto stravolto o sotto gli effetti di stupefacenti.
Che cosa lo ha ucciso secondo lei?
Nelle ultime settimane sembra che avesse perduto molto peso. Lo stress può anche uccidere.
Sarebbe riuscito a sopportare la pressione di 50 concerti?
Gli avevo chiesto: "Ce la farai? Lui aveva risposto di sì. Ma era molto diffidente, non poteva fare affidamento su nessuno. Lo assillavano, lo avevano trascinato in tribunale... Il tour gli era sembrata una possibilità di riscatto. L'aveva colta, con il coltello tra i denti.
Come vi siete conosciuti?
Vent'anni fa, durante una serata organizzata dal dottor Steven Hoefflin, il suo primo chirurgo plastico. Michael arrivò in compagnia di tre ragazzini. Era contento di conoscermi, perchè adorava Hulk. Il dottor Hoefflin gli aveva consigliato di farsi allenare da me. Lui disse "OK" e ci rivedemmo qui, a casa mia, qualche settimana dopo.
Come è andata?
Abbiamo iniziato verso le 10 di sera: all'epoca lui andava a dormire alle 4 o alle 5 del mattino. Si era portato la cena, un take-away messicano comprato per strada dal suo autista. Mi chiese di non raccontare in giro delle sedute. Quella sera mi confidò che voleva avere dei figli. Prima di salutarci gli dissi: "La prossima volta vieni con le scarpe da basket". E così fece, qualche giorno dopo.
Cosa avevate in comune?
La vulnerabilità. I nostri padri ci hanno rubato l'infanzia. Mi raccontava che il suo gli faceva ripetere le canzoni fino alle 3 del mattino. Da adolescente, era pieno di acne e per questo si era isolato da tutti. Anch'io ho avuto le stesse esperienze. Sono diventato Hulk per avere un personaggio da usare come scudo. Lui è diventato Michael Jackson per le stesse ragioni.
Qual è il ricordo più bello della vostra amicizia?
Le risate folli. Un giorno, durante una sessione di allenamento, ha indicato il mio bicipite: "Non ho mai visto un muscolo simile nè una vena così grossa". E io: "Grazie, ma l'ultima volta che mi hanno fatto un prelievo, l'infermiera è riuscita a non beccare la vena e mi ha fatto un male cane". Lui ha iniziato a ridere e non siamo più riusciti a smettere per almeno due minuti. Come quella volta che ha voluto farmi cantare "Happy Birthday", anche se sono stonato come una campana. Mi ha detto: "Ah, vedo che ho un allievo difficile". Aveva le lacrime agli occhi a furia di ridere.
Quali erano le sue qualità migliori?
Era un estimatore della bellezza. Se avesse potuto comprare le piramidi d'Egitto, l'avrebbe fatto. Voleva il meglio. Un giorno stavamo guardando un catalogo di giochi. In un'ora è riuscito a fare ordini per 250mila dollari. Per lui il denaro non contava niente.
Con lo stesso spirito ha costruito Neverland...
Voleva avere a disposizione, notte e giorno, il parco dei divertimenti che non aveva mai avuto da bambino. Quando ci andavo mi mostrava gli elefanti dello zoo, regalo di Elizabeth Taylor. Ma il suo posto preferito era la sala dei videogiochi. Giocavamo insieme, lui era imbattibile a Pac-Man.
Secondo lei dovrebbe essere sepolto a Neverland?
Sì. Mi aveva detto che contava di tornarci, di tanto in tanto. Non ci abitava più solo perchè i creditori gliel'avevano fatto chiudere.
Chi dovrebbe occuparsi dei suoi figli?
Sua madre è anziana. Dovrebbero farlo le sorelle, in particolare Janet. Lui però non aveva intenzione di morire, viveva per i suoi figli. Con loro aveva un atteggiamento quasi materno. L'ultima volta che l'ho visto mi ha detto "Non mi sento più solo perchè accanto a me ci sono loro".
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