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Intervista di Michael a Melody Markel, 1980

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Messaggio Da szwaby82 Lun Dic 19, 2011 9:49 pm


Intervista di Michael a Melody Markel, 1980 Melodymaker


Michael Jackson: "il Sinatra nero per gli anni "90", o semplicemente in cerca di una via di fuga verso il cielo? Steve Demorest riesce a parlare con lui, tramite sua sorella Janet, di 13 anni.

La voce che si diffondeva dalla West Coast era come una piuma morbida come (la voce) di un bambino. Era Michael Jackson, che stava chiamando per le regole di base per la nostra intervista. La CBS mi aveva già messo in guardia per le domande comparando i Jacksons , una famiglia dell’impero dell’intrattenimento, molto simile allo special televisivo “White Teeth” (denti bianchi). Si dice nello Utah “dalla persuasione di un mormone...”

Senz'altro avrei ceduto, e io non gli avrei chiesto cosa pensasse di Baudelaire o neanche dell’Afghanistan. Qualcos’altro? Già. Mi era stato detto di aspettare una chiamata personale da Michael, e in questo caso lui era in diretta telefonica, con un punto su una condizione. Voleva che facessi le mie domande alla sorella. Poi lei doveva ripetergli le domande. Disse che aveva a che fare con "qualcosa in cui credo".

Oh. Vuoi dire di lasciare le domande e riprendere la registrazione più tardi, ma io non ci sono durante l'intervista vero? No, disse, avrei potuto essere lì e lui mi avrebbe risposto.

Hmm, ho pensato, questo “round robin” (l'espressione “round robin” viene usata in molti contesti per riferirsi a un sistema in cui diversi partecipanti ad un'attività si alternano in modo circolare, ndt) è nuovo per me. Di che cosa può eventualmente aver paura? Certo, dissi alla fine, qualunque cosa ti faccia stare tranquillo. Strano.

La pianificazione di un'intervista con Michael Jackson è un affare complicato, specialmente subito dopo essere stato citato erroneamente da un'importante pubblicazione americana del settore. Solo una buona dose di cortese pazienza lo aveva richiamato questa volta. Dicono che i Jacksons abbiano venduto più dischi di chiunque altro, tranne dei Beatles, ma era sempre Michael ad avere più carisma. Nel 1970, quando era un precoce llenne, un mini Super Fly (termine -slang- che significa eccellente, ndt) impettito, volteggiando e cantando con una raffinatezza per la sua età, Michael aveva una disinvoltura naturale che le ragazze dieci anni più anziane di lui non riuscivano a trovare nei loro fidanzati. Nel 1979, l'album di famiglia “Destiny” diventa doppio disco di platino, e affermavano di mandare via 10.000 persone che ogni notte affollavano uno dei grandi stadi americani. Michael, però, è a più di tre milioni di vendite con “Off the Wall” tutto da solo.

Ora a 21anni, Michael era diventato decisamente bello. Lo noti nella telecamera mentre viene fuori da uno strano fumo, affiancato da laser verdi, con il suo corpo nero scintillante vestito di luccicanti lustrini simili ad una moderna maglia metallica, e improvvisamente il piccolo monello diventa un adulto principe. La presenza scenica è favolosa e tu capisci perché stanno iniziando a chiamarlo il "Sinatra nero per gli anni "90".

La nostra corazzata Cadillac grigia era salita da Hollywood, fluttuando sopra le colline, ed era scivolata giù nelle pianure di San Fernando Valley. Non lontano dal trambusto di Encino, ci siamo fermati per aprire un cancello di ferro, abbiamo suonato il citofono dei residenti per tenere alla larga il doberman fuori dal giardino, e poi ci siamo immessi nel vialetto di un grandiosa casa ad un piano. Ci sono sparse una Rolls e un paio di Mercedes, ma il camper marroncino chiaro parcheggiato sotto un canestro da basket, conferisce un tocco familiare. Questo è molto rassicurante, va bene per la diffusione della classe del ceto-medio, ma certamente non per un palazzo sopra le righe che potevano permettersi, se avessero voluto.

Janet, tredici anni, lei stessa star bambina della sitcom televisiva “Good Times”, apre la porta come una rispettosa bambina più piccola, con il ticchettio di piccole perle dorate alle estremità delle sue trecce sottili alla Bo Derek. Non ci sono i genitori, nessun manager e nessuna guardia del corpo. In realtà, io e Shirley Brooks della CBS (che si ritira educatamente nel soggiorno a guardare "The Rockford Files" per le prossime due ore) siamo gli adulti giustificati più vicini nei paraggi.

E Michael è quiiii! Percorrendo tranquillamente il salone tappezzato, stringe le mani, il carismatico Michael Jackson sembra essere semplicemente carino, dolce, un giovane piuttosto informale. Indossa una camicia, un pullover arancione fatto a maglia, grandi pantaloni scuri, luccicanti scarpe nere che danno l'impressione di un cucciolo o di un puledro non ancora pienamente sviluppato nei piedi.

Michael mi ricorda che ho accettato di operare con la sorella in qualità di interprete e noi tre ci trasferiamo nel modesto, luminoso soggiorno color giallo. Ho già deciso di aprire l'intervista con domande più blande possibili in modo che sarà lui ad avere il tempo di controllare la mia magnanimità, ma Michael non lo sa. Sta scrocchiando le nocche mentre imposto il registratore, fino a che Janet, seduta tra di noi, lo rimprovera leggermente. Lui sorride e si rilassa, durante la nostra conversazione lei allungherà la mano per tirare i suoi capelli o per sfiorare il suo braccio in modo rassicurante.

Quindi partiamo con Quincy Jones. Tutti amiamo la sua produzione "Off The Wall". Quincy ricorda di aver incontrato Michael a casa di Sammy Davis quando il ragazzo aveva dieci anni, e il primo ricordo di Michael di Quincy risale al backstage di una beneficenza di Muhammad Ali, ma il loro "vero" incontro è avvenuto quando hanno lavorato insieme in "The Wiz" nel 1978. Mi piacerebbe sapere come Michael ha deciso che Quincy sarebbe stato il miglior produttore per il suo album.

"Come hai deciso di avere Quincy?" Janet fa l'eco. Michael sorride. Buon inizio.

"Un giorno ho chiamato Quincy per chiedere se poteva suggerire alcune grandi persone che avrebbero potuto desiderare di fare il mio album. Era la prima volta che scrivevo e producevo interamente le mie canzoni, e stavo cercando qualcuno che mi avrebbe potuto dare questa libertà, più qualcuno che fosse illimitato musicalmente. Quincy mi chiama "Smelly" e lui disse: "Bene, Smelly, perché non me lo lasci fare?" Ho detto: Questa è una grande idea!" Michael ride, come se ancora non riuscisse a credere di essere stato così geniale.

"Suonava così fasulla, come se stessi cercando un suggerimento per questo, ma non lo era, non l'ho nemmeno pensato. Ma Quincy fa jazz, fa colonne sonore, rock, funk, pop, aveva tutte le qualità, e questo è il tipo di persone con cui mi piace lavorare; sono andato a casa sua quasi ogni giorno, bastava metterlo insieme".

"Quincy ha avuto un sacco di buone idee per Michael?" "Quincy ha avuto un sacco di buone idee per te?" Sussurra Janet. "C'è una grande coincidenza che è accaduta su quell'album. Conosci la canzone di Paul McCartney che ho fatto, "Girlfriend"? La prima volta che ho incontrato Paul McCartney era sulla Queen Mary e poi l'ho incontrato di nuovo ad una festa che diede nella tenuta di Harold Lloyd qui a Los Angeles. Lui e Linda vennero da me e dissero: "Ti abbiamo scritto una canzone", e iniziarono a cantare "Girlfriend, da-da-dee-dee". E io dissi, "Oh, mi piace, quando ci possiamo ritrovare?" Così mi ha dato il suo numero in Scozia e il numero di Londra, ma non siamo mai riusciti a trovarci insieme per l'intera cosa. Successivamente notai che aveva la canzone nel suo album "London Town". Poi un giorno andai a casa di Quincy e lui disse: 'Sai che c'è una grande canzone per te? Questa canzone McCartney l'ha chiamata "Girlfriend": Sono uscito di testa".

"Michael, ha davvero lavorato giorno e notte, come ha scritto nella sua canzone"? Janet passa la domanda. "Working day and night" sotto certi aspetti è molto autobiografica anche se ho sfruttato il senso interpretando il pezzo come se fossi sposato con questa persona, ma è lei che mi ha dato una mossa. Ma non è un lavoro come una schiavitù. Mi piace, altrimenti non avrei potuto sopravvivere così a lungo".

"A lungo" è giusto. Michael ha iniziato con l'intrattenimento a livello locale a Gary, nell'Indiana all'età di sei anni, e dopo 15 anni, è probabilmente la star bambino più durevole da Shirley Temple. Preparato sotto i riflettori, questo ragazzo è cresciuto nella magia. Gli artisti non vengono più innati di Michael Jackson.

"La maggior parte del suo lavoro sul palco è davvero spontaneo?" "Ti dirò l'onesta verità, credo in Dio", dice, dimenticando di aspettare Janet, "Non sapevo cosa stavo facendo nei primi giorni, l'ho fatto e basta. La mia danza arriva quasi spontaneamente. Alcune cose le ho fatte per anni finché la gente non le ha marcate come mio stile, ma sono tutte reazioni spontanee".

"Un sacco di gente non può affrontare il fatto che sei un'altra persona sul palco. Arriveranno da me a dire: "Fatelo volteggiare che lo fa in TV." E' così difficile. Non mi va di frequentare club e discoteche. A volte pensi che stai per intrufolarti in un film che nessuno va a vedere, ma non appena te ne vai carta, penna e foto sono lì".

C'è un posto dove va, però. L'unico posto dove si diverte, è lo "Studio 54" di New York.

"E' teatrale e plateale", dice. "La gente arriva lì come dei personaggi ed è come andare ad una rappresentazione teatrale. Penso che questo sia la ragione psicologica della disco-mania: arrivi ad essere quel sogno che desideri essere e ti basta impazzire con le luci e la musica, e sei in un altro mondo. E' una autentica fuga dalla realtà. "Io non mi faccio coinvolgere. Appena mi alzo nella balconata e guardo dall'alto in basso tutte quelle follie, ottengo delle idee. E' importante sapere che cosa vuole il pubblico".

Un pappagallo in un'altra stanza sta starnazzando, "Michael! Michael"! Janet è ormai uno spettatore, è tranquillamente seduta. Mi chiedo se la maggior parte degli amici di Michael siano degli intrattenitori, e lui è d'accordo.

"La maggior parte delle volte capisci è più facile. Tatum (O'Neal) mi chiama e dice: "Ehi, vuoi andare da qualche parte?" O quando Stevie (Wonder) vuole uscire lui mi richiama. "Uno dei miei passatempi preferiti è stare con i bambini, parlando con loro, giocando con loro, costruendo cannicci sull'erba. Sono una delle ragioni principali per cui faccio quello che faccio. I bambini sono più che adulti. Sanno tutto quello che la gente sta cercando di capire, sanno tanti segreti, ma è difficile per loro farli uscire. Io li posso riconoscere e imparo da questi. Gli adulti non sono altro che bambini che hanno perso tutto della vera magia, non accorgendosi che cercando si scopre. Io credo profondamente in questo. Ecco perché non ho mai assunto droghe o alcool. Ho assaggiato lo champagne, ma non lo bevo, quando le persone fanno il brindisi, alzo appena il bicchiere".

"Mi piace troppo la natura, come lei". Indica Janet che sorride. "Inoltre sono pazzo per gli uccelli, gli animali ed i cuccioli. E amo le cose esotiche. Ho avuto un lama, i pavoni, un nandù, che è il secondo uccello più grande del mondo, un macao, fagiani, procioni, polli ... tutto. Ora sto andando a prendere un cerbiatto. E un fenicottero. Non penso di volere un puma, ma voglio uno scimpanzé, sono così dolci. Oh, mi diverto molto con gli animali".

La sua voce vacilla e comprime con la sua mano, la sua fronte. O mio Dio ... Penso che questo "agnello" è così sopraffatto che sia davvero sul punto di piangere. Cosa posso dire ora?

"Niente può farmi del male quando sono sul palco, niente. Questo sono davvero io. Sono qui per fare questo".
Michael Jackson

Il silenzio cala nella stanza. Janet allunga la mano e tocca delicatamente il braccio di suo fratello maggiore.

"Michael, non pensa che sia possibile apprezzare un pò troppo l'evasione dalla realtà?" "No, non lo so. C'è un motivo per cui Dio ha creato il tramonto rosso, o viola o verde. E' meraviglioso da vedere, è un minuto di gioia. E' un'evasione dalla realtà, un miracolo che influisce. Ti fa sentire bene, e ciò che ti permette di fare le cose. E' come quando sono in aria a 40.000 piedi in un Jumbo Jet nella notte e c'è l'alba. Tutti sull'aereo dormono, ed eccomi nel cabina con i piloti, perché mi hanno lasciato andare lì con loro. E' incredibile vedere l'alba ed essere lì con essa. I piloti mi dicono, "Vorrei che ci fosse qualcosa per non dover scendere e rifare un carico di carburante. Vorrei poter rimanere qui per sempre. Per sempre". E capisco perfettamente cosa vogliono dire. Quando sono con 40.000 persone, è così facile. Niente può farmi del male quando sono sul palco, niente. Questo sono davvero io. Sono qui per fare questo".

Questo è giusto. Cresciuto come un prodigio e nutrito dai sogni di milioni di fan, questo ragazzo sta fuggendo lungo la strada per il cielo e lui non vuole scendere.
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