L’accesso universale alle cure per HIV/AIDS: fallito
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L’accesso universale alle cure per HIV/AIDS: fallito
L’accesso universale alle cure per HIV/AIDS: fallito l’obiettivo 2010
Il 2010 avrebbe dovuto essere l’anno del raggiungimento dell’accesso universale alla prevenzione, al trattamento e alle cure. L’obiettivo - nato dall’impegno preso nel 2005 al G8 di Gleneagles, avallato da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel settembre dello stesso anno e ufficialmente adottato nella “Political Declaration on HIV/AIDS”1 del 2006 - ha enormemente e positivamente influenzato la lotta all’AIDS nei Paesi a medio e basso reddito. Ma siamo ancora molto lontani dal raggiungimento dell’obiettivo dell’accesso universale. Infatti, nonostante il numero delle persone attualmente sottoposte al trattamento antiretrovirale superi i cinque milioni e sia cresciuto di oltre dodici volte negli ultimi cinque anni, alla scadenza dell’accesso universale alle cure, le persone che sono sottoposte ai trattamenti sono solo un terzo di quante effettivamente ne avrebbero urgentemente bisogno.
Le cause sono molteplici e vanno ricercate sia nella quantità di risorse destinate alla lotta all’HIV, sia nei contesti sanitari nei quali si inquadra la lotta alla pandemia.
Le Risorse: sebbene i finanziamenti per la lotta all’AIDS siano raddoppiati negli ultimi quattro anni, rimane però ancora elevata la distanza fra le risorse disponibili e quelle necessarie per combattere la pandemia e il divario è ulteriormente incrementato a causa della crisi economica globale.
I Sistemi sanitari: se da un lato diminuiscono le risorse disponibili per la lotta all’AIDS, dall’altro emerge sempre più la consapevolezza che qualsiasi sforzo destinato a incrementare, mantenere e migliorare l’accesso alle cure si scontra con la scarsa qualità dei sistemi sanitari dei Paesi del Sud del mondo e con la carenza di personale sanitario qualificato.
Oltre ad incrementare le risorse finanziarie è dunque necessario investire nella qualità degli aiuti passando da un approccio ‘verticale’ - volto a contrastare la fase di emergenza della pandemia - a un approccio ‘trasversale’ costituito da interventi per rafforzare i sistemi sanitari nel loro complesso. Senza un investimento serio nelle strutture e nel personale ospedaliero dei paesi del Sud del mondo, qualsiasi sforzo destinato a incrementare e migliorare l’accesso alle cure sarà insufficiente.
Actionaid lavora a livello internazionale e tramite la collaborazione con centinaia di comunità in Africa, Asie e America Latina per garantire l’accesso universale ai trattamenti HIV per tutti coloro che ne hanno bisogno e per difendere i diritti delle persone sieropositive, che sono troppo spesso vittime di stigma e discriminazione.
In Italia, Actionaid da anni conduce analisi e ricerche sull’impegno del nostro Paese nella lotta globale alla pandemia e pubblica ogni anno il Rapporto “Ogni Promessa è debito: l’Italia e la lotta all’Aids”. Giunto alla quinta edizione, il rapporto 2010 ha voluto proprio analizzare il ruolo del nostro Paese per le risorse per la lotta all’Aids e nel rafforzamento dei sistemi sanitari. Ne esce un ritratto tra luci ed ombre che, purtroppo negli ultimi anni ha visto fare al nostro Paese significativi passi indietro rispetto al passato ed una strategia non sempre coerente.
Fonte: http://www.actionaid.it/it/media_center/news/newsDetail.html?page=1&DETTAGLIO=ff8080812c7dc9d4012cdf5accc001ad
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