MICHAEL JACKSON BEFORE HE WAS KING
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MICHAEL JACKSON BEFORE HE WAS KING
szwaby82 Inviato: 19 Mag 2011 07:53 am
MICHAEL JACKSON BEFORE HE WAS KING
INTERVISTA A TODD GRAY
(Fotografo personale di Michael)
Chronicle Books: Come hai incontrato Michael Jackson per la prima volta?
Todd Gray: Ho incontrato Michael per la prima volta nel 1974, quando mi è stato affidato l'incarico di fotografare Stevie Wonder al Record Plant Studio di Hollywood. Stevie registrava allora il singolo "You Haven't Done Nothin", che comprendeva i cori dei Jackson 5, tanto che Michael e i suoi fratelli erano lì. Fotografavo gruppi rock dal 1971 quando ero ancora al liceo, e ho continuato a finanziare i miei studi superiori e, più tardi la scuola d'arte. Quella sera, quando sono andato in studio, sono entrato nella sala mixer e ho visto un giovane con un enorme taglio Afro. Indossava pantaloni casual che gli andavano un po' corti e si aggirava intorno al banco del mixer fissando intensamente le mani di Stevie, mentre quest'ultimo regolava il suono del Playback. Ho capito che era Michael Jackson. Non avevo idea che le foto scattate in quel momento avrebbero segnato l'inizio di un'avventura lunga un decennio.
Pochi anni più tardi, nel 1979 sono stato reclutato per fotografare i Jackson in occasione delle loro apparizioni televisive in rapida successione in American Bandstand e Soul Train. Avevo fotografato i Jackson un paio di volte dal 1974 per diverse riviste, ma non avevo mai realmente parlato con loro (i fotografi sono relegati abbastanza in fondo della scala gerarchica!). Questo incarico avrebbe cambiato le cose. Durante la sessione fotografica Bandstand, tutti i fratelli erano nel backstage con il personale della casa discografica, la famiglia, gli amici. Ogni nuova persona che entrava salutava Jackie, Marlon, Randy e Tito, ma era chiaro che Michael era quello che aveva maggiore influenza nell'ambiente e tutti si affannavano per attirare la sua attenzione e il suo sguardo.
Ho pensato che fosse meglio stare lontano dal trambusto intorno a Michael, quindi mi sono semplicemente allontanato verso un'altra parte della stanza. Marlon si è avvicinato a me quasi subito e ha cominciato a inondarmi di domande, probabilmente perché ero l'ultimo arrivato e avevamo quasi la stessa età, ma forse anche perché ero uno dei pochi fotografi neri della scena. Subito sono entrato in sintonia con Tito e Jackie e abbiamo iniziato a girovagare insieme, così dopo poco tempo mi sentivo rilassato e a proprio agio, come se frequentassi i miei amici di sempre.
L'indomani ero sul set di Soul Train a Hollywood. Erano presenti gli stessi personaggi: il marketing manager di promozione e pubblicità per la Epic Records ... tutti che ruotavano intorno a Michael. Quando sono entrato nello spogliatoio, Tito e Marlon, mi hanno salutato calorosamente. Jackie e Randy si sono uniti a noi e presto sono diventato il bersaglio degli scherzi e battute che facevano tra loro. Abbiamo riso, parlato di sport, auto e film ... tutti argomenti da ragazzi. Non ho fatto nessuno sforzo particolare per attirare l'attenzione di Michael o anche guardando nella sua direzione. Ho trascorso momenti troppo belli a scherzare con i suoi fratelli e, in confronto, tutti gli adulti che circondavano Michael mi sembravano noiosi.
Due settimane più tardi stavo riprendendo Michael nel retroscena al Forum di Los Angeles, dove aveva ricevuto i dischi di platino per Off the Wall. Ancora una volta intorno a Michael era presente un entourage sostanzioso di persone del settore, familiari e amici. Quando ho visto Michael si avvicinò a me e mi chiese sussurrando quasisottovoce: "Come mai non parli mai con me? Ho notato che scherzi con i miei fratelli, ma non con me. Forse non ti sono simpatico?" Non sapevo cosa rispondere. Lui mi ha preso completamente alla sprovvista con la sua voce e la sua domanda. "No, mi piaci," ho detto ,"sei sempre così occupato, e semplicemente non ho niente da chiederti. Michael, tu mi piaci". "Okay, " rispose, e si allontanò.
L'anno successivo, a gennaio, ho ricevuto una telefonata riferendomi che Michael aveva personalmente chiesto di andare a fotografarlo durante la registrazione di uno show televisivo con Danny Kaye a Disneyland. Ogni volta che il regista lo dispensava per preparare la presa successiva, Michael mi afferrava il braccio dicendo: "Dai, andiamo a fare un giro sulle giostre!" e si correva attraverso gli accessi segreti, accompagnati dalla sicurezza Disney, che si assicurava che non facessimo mai la coda. Michael, che all'epoca aveva 21 anni e adorava Disneyland, seduto accanto a lui sulle attrazioni, mi sono unito alle sue urla e risate. Ci siamo divertiti davvero.
Poco tempo dopo questo incarico, ho ricevuto un'altra telefonata dal suo manager dicendomi che Michael aveva riferito di assumermi solo quando aveva bisogno di un fotografo. Il suo manager mi ha chiesto: "Che cosa c'è tra te e Michael?" "Penso che andiamo solo d'accordo", risposi. Ho chiesto al manager perchè Michael mi aveva scelto e ha spiegato che Michael gli aveva riferito: " Todd mi piace perché parla poco."
Chronicle Books: Che cosa hai osservato nella vita di Michael che la gente esterna al suo mondo non ha mai visto?
Todd Gray: Beh, lui era un osservatore e aveva una straordinaria concentrazione. Quando si esibiva sul palco, ciò sembrava facile per lui, ma solo perché era la perseveranza e il perfezionismo nel suo lavoro, sia sul palco e in sala mixer con gli ingegneri del suono. Era nervoso e teso prima di presentarsi sul palco, ma canalizzava tutto ciò nella sua performance. A volte in tour, non dormiva bene negli alberghi e aveva uno speciale dispositivo di registrazione che si accendeva in piena notte e diffondeva delle storie. Aveva tre orologi: si può osservarlo sul comodino nella seconda foto del libro.
Chronicle Books: L'etica professionale di Michael, ha influenzato il tuo lavoro?
Todd Gray: Michael non tollerava la mediocrità. Ho compreso che avevo adottato la stessa etica professionale, soltanto alcuni anni dopo aver smesso di lavorare per lui. Ogni volta che ero stanco e la passione per il lavoro si era affievolita, pensavo a come MJ era costretto a mantenere un livello di qualità elevato e quello mi ha salvato nell'accontentarmi di un lavoro soltanto "corretto" nelle foto. Ho sempre cercato di migliorarmi, qualunque fossero le circostanze o la mole di lavoro. Nel corso degli anni, ho trasmesso questa morale ai miei studenti come motivazione per raggiungere livelli più elevati di quelli di cui si credevano capaci. "Mirate alle stelle e se non ci arrivate, almeno atterrerete sulla luna".
Chronicle Books: Com'era viaggiare con Michael e i Jackson ?
Todd Gray: Viaggiare con Michael e i Jackson5, era come essere in una "bolla". La sicurezza ci teneva lontano da tutto, quando eravamo in viaggio. Michael era talmente assorbito dallo sviluppo della sua carriera che aveva una visione sproporzionata rispetto al mondo. Io (e altri) dovevo moderare l'espressione verbale: niente parolacce, allusioni sessuali, barzellette sporche ... Manteneva intorno a sé uno spazio altamente sterilizzato sul piano morale e verbale ed è possibile che abbia visto il mondo attraverso l'atmosfera di questo spazio. Sceglieva di concentrarsi sulle cose piacevoli. Di conseguenza, è possibile che sia stato incapace di distinguere chiaramente lo spazio che costituiva la sua realtà a quello al quale facciamo riferimento come "il mondo".
Chronicle Books: Hai cominciato fotografando i Jackson e poi sei diventato il fotografo personale di Michael. Che rapporto avevi con i suoi fratelli?
Todd Gray: Marlon era molto divertente. A volte anche un po' troppo. Era un burlone e un buontempone. Jackie era tranquillo, discreto. Mi sentivo a mio agio con loro. Non c'era nessun argomento tabù. Potevo parlare liberamente, sapendo che non li avrei infastiditi o offesi con una parolaccia o una barzelletta sporca. Potevo bere una birra con Jackie. Oops, ho pensato che volevi sapere il mio rapporto con loro! Michael andava molto d'accordo con i fratelli. Condividevano un'intimità che nessuno poteva immaginare all'infuori della famiglia, o la loro guardia del corpo di sempre, Bill Bray. Michael sembrava particolarmente vicino a Randy e Marlon. Katherine è stata considerata con il massimo rispetto. Joe era una presenza silenziosa e vigorosa. Rimaneva con LaToya quando lei ci raggiungeva in viaggio e poi a casa.
Chronicle Books: Quale fotografia preferisci nel tuo libro? Secondo te, onestamente, quale rappresenta di più Michael che conoscevi?
Todd Gray: La mia preferita è la prima foto con la maglia bianca nel libro a (pag. 27). Questo è il mio servizio fotografico favorito, perché MJ ed io avevamo parlato indisturbati,un po' prima della sessione. Volevamo esprimere un'autentica profondità attraverso questi ritratti. Impiegai un mese, per organizzare un incontro di almeno un'ora da solo con Michael. L'altra foto che gradisco molto è il primo piano delle sue scarpe quando tiene la posa sulla punta dei piedi (pag.40-41). Il ritratto più spontaneo, è quello quando Michael e il gruppo urlano e si riscaldano prima di salire sul palco (pag.58-59) o anche quelli dove ride nel suo cinema a casa, (p, 126-127). In generale apprezzo tutte le foto in cui ride. Michael aveva la risata facile e adorava ciò.
Chronicle Books: Dove pensi che Michael attingessela più grande soddisfazione? Nel canto o nella danza?
Todd Gray: Penso che lui traeva la maggior parte della soddisfazione nel canto. Aveva molta cura della sua voce. Spengeva l'aria condizionata quando la temperatura esterna era di 35 ° C, beveva infusioni con limone e miele, quando si esercitava nelle scale musicali. Prendeva molto sul serio la sua voce. Tenuto conto della cura che gli concedeva, direi dunque il canto.
Chronicle Books: Che cosa hai appreso come fotografo nel corso negli anni in cui hai fotografato Michael?
Todd Gray: Ho imparato l'importanza dell'osservazione e della comprensione del soggetto ripreso. L'importanza di creare una narrazione per raccontare una storia attraverso un'immagine o porre una domanda per suscitare interesse e la partecipazione da parte dello spettatore. Ho ricevuto una formazione artistica concettuale, non di fotoreporter, eppure la maggior parte del lavoro che ho svolto con i Jackson 5 e Michael riguarda la fotografia documentaria. Inizialmente, ho avuto sentimenti contrastanti sulla fotografia documentaria, credendo che si lavorasse proprio come una macchina Xerox, senza essere particolarmente creativo. Ma ho imparato a rispettare la documentazione ... la realtà che si affaccia di fronte a noi è spesso quella più fantastica di quanto si possa immaginare, sempre che si abbia la pazienza e la sensibilità di osservarla. Tuttavia, il traguardo successivo per me è di fare arte, di trasmettere la mia visione del mondo piuttosto che ricercare altre opportunità per diffondere quella di qualcun altro.
Chronicle Books: Qual è la tua canzone preferita di Michael Jackson e perché?
Todd Gray: Wanna Be Startin' Somethin' e Don't Stop'Til You Get Enough. Anche se ho sentito queste canzoni innumerevoli volte durante il tour, non mi hanno mai stancato e rimanevo affascinato quando Michael le cantava. Forse anche perché è la mia fotografia migliore, quella con le scarpe sulle punte, scattata durante la parte dello spettacolo, dove Michael indossava lo smoking e cantava questi brani.
Chronicle Books: Riferisci nel libro che Michael sembrava essere come un bambino nel suo cuore. Come, questa parte della sua personalità ha influenzato la sua vita da adulto? Era una lotta per mantenere un equilibrio tra la sua visione infantile del mondo e le sue responsabilità d'adulto?
Todd Gray: Michael era dotato a mettere certe cose tra parentesi. Passava a un comportamento da adulto serio quando si trattava di discutere di affari. Era un uomo-bambino saggio. Quando aveva finito di discutere di affari seri, facilmente e rapidamente ritornava giocoso. Sul lato positivo, la sua personalità infantile gli apriva un accesso fluido alla parte creativa della sua mente. Poteva facilmente giocare con idee musicali e mantenere il senso di curiosità e meraviglia, creando le proprie regole. Penso che avesse trovato un modo di essere allo stesso tempo soddisfacente e immensamente produttivo.
Chronicle Books: Come si comportava Michael quando era davanti all'obbiettivo? Era naturale posare per lui, o hai dovuto incoraggiarlo?
Todd Gray: Fotografare un individuo è una danza. Ci vuole un momento per riuscire a cliccare ritmicamente. Nella nostra danza fotografica, Michael non ha mai vacillato. All'epoca quando è uscito Thriller, stava davanti alla macchina fotografica con maggiore autocontrollo rispetto ad alcuni anni prima. Aveva più fiducia in se stesso. Ad Atlanta, il servizio fotografico in T-shirt, è stato molto più vincolante di quello nella sua casa di Encino, per le foto che trovate nel resto del libro. Il nostro rapporto si è evoluto al punto che non era più necessario indurlo a lasciarsi andare. C'era reciproca fiducia tra di noi. All'epoca eravamo entrambi spontanei durante le sessioni fotografiche.
Chronicle Books: Come la sua morte ti ha influenzato? Sei rimasto sorpreso per quello che hai provato ?
Todd Gray: Dopo la sua morte, sono trascorsi diversi giorni prima di poter esternare i miei sentimenti piangendo. Il giorno in cui Michael è morto, ho parlato con mio figlio ed era profondamente commosso dalla sua scomparsa. Quando ho iniziato a piangere, quello mi ha sorpreso. Solo, in una stanza singhiozzando, ho iniziato a parlare con Mike, finendo la conversazione che avevamo iniziato 25 anni prima con la promessa di realizzare un desiderio.
In circostanze normali, non reagisco così.
MICHAEL JACKSON BEFORE HE WAS KING
INTERVISTA A TODD GRAY
(Fotografo personale di Michael)
Chronicle Books: Come hai incontrato Michael Jackson per la prima volta?
Todd Gray: Ho incontrato Michael per la prima volta nel 1974, quando mi è stato affidato l'incarico di fotografare Stevie Wonder al Record Plant Studio di Hollywood. Stevie registrava allora il singolo "You Haven't Done Nothin", che comprendeva i cori dei Jackson 5, tanto che Michael e i suoi fratelli erano lì. Fotografavo gruppi rock dal 1971 quando ero ancora al liceo, e ho continuato a finanziare i miei studi superiori e, più tardi la scuola d'arte. Quella sera, quando sono andato in studio, sono entrato nella sala mixer e ho visto un giovane con un enorme taglio Afro. Indossava pantaloni casual che gli andavano un po' corti e si aggirava intorno al banco del mixer fissando intensamente le mani di Stevie, mentre quest'ultimo regolava il suono del Playback. Ho capito che era Michael Jackson. Non avevo idea che le foto scattate in quel momento avrebbero segnato l'inizio di un'avventura lunga un decennio.
Pochi anni più tardi, nel 1979 sono stato reclutato per fotografare i Jackson in occasione delle loro apparizioni televisive in rapida successione in American Bandstand e Soul Train. Avevo fotografato i Jackson un paio di volte dal 1974 per diverse riviste, ma non avevo mai realmente parlato con loro (i fotografi sono relegati abbastanza in fondo della scala gerarchica!). Questo incarico avrebbe cambiato le cose. Durante la sessione fotografica Bandstand, tutti i fratelli erano nel backstage con il personale della casa discografica, la famiglia, gli amici. Ogni nuova persona che entrava salutava Jackie, Marlon, Randy e Tito, ma era chiaro che Michael era quello che aveva maggiore influenza nell'ambiente e tutti si affannavano per attirare la sua attenzione e il suo sguardo.
Ho pensato che fosse meglio stare lontano dal trambusto intorno a Michael, quindi mi sono semplicemente allontanato verso un'altra parte della stanza. Marlon si è avvicinato a me quasi subito e ha cominciato a inondarmi di domande, probabilmente perché ero l'ultimo arrivato e avevamo quasi la stessa età, ma forse anche perché ero uno dei pochi fotografi neri della scena. Subito sono entrato in sintonia con Tito e Jackie e abbiamo iniziato a girovagare insieme, così dopo poco tempo mi sentivo rilassato e a proprio agio, come se frequentassi i miei amici di sempre.
L'indomani ero sul set di Soul Train a Hollywood. Erano presenti gli stessi personaggi: il marketing manager di promozione e pubblicità per la Epic Records ... tutti che ruotavano intorno a Michael. Quando sono entrato nello spogliatoio, Tito e Marlon, mi hanno salutato calorosamente. Jackie e Randy si sono uniti a noi e presto sono diventato il bersaglio degli scherzi e battute che facevano tra loro. Abbiamo riso, parlato di sport, auto e film ... tutti argomenti da ragazzi. Non ho fatto nessuno sforzo particolare per attirare l'attenzione di Michael o anche guardando nella sua direzione. Ho trascorso momenti troppo belli a scherzare con i suoi fratelli e, in confronto, tutti gli adulti che circondavano Michael mi sembravano noiosi.
Due settimane più tardi stavo riprendendo Michael nel retroscena al Forum di Los Angeles, dove aveva ricevuto i dischi di platino per Off the Wall. Ancora una volta intorno a Michael era presente un entourage sostanzioso di persone del settore, familiari e amici. Quando ho visto Michael si avvicinò a me e mi chiese sussurrando quasisottovoce: "Come mai non parli mai con me? Ho notato che scherzi con i miei fratelli, ma non con me. Forse non ti sono simpatico?" Non sapevo cosa rispondere. Lui mi ha preso completamente alla sprovvista con la sua voce e la sua domanda. "No, mi piaci," ho detto ,"sei sempre così occupato, e semplicemente non ho niente da chiederti. Michael, tu mi piaci". "Okay, " rispose, e si allontanò.
L'anno successivo, a gennaio, ho ricevuto una telefonata riferendomi che Michael aveva personalmente chiesto di andare a fotografarlo durante la registrazione di uno show televisivo con Danny Kaye a Disneyland. Ogni volta che il regista lo dispensava per preparare la presa successiva, Michael mi afferrava il braccio dicendo: "Dai, andiamo a fare un giro sulle giostre!" e si correva attraverso gli accessi segreti, accompagnati dalla sicurezza Disney, che si assicurava che non facessimo mai la coda. Michael, che all'epoca aveva 21 anni e adorava Disneyland, seduto accanto a lui sulle attrazioni, mi sono unito alle sue urla e risate. Ci siamo divertiti davvero.
Poco tempo dopo questo incarico, ho ricevuto un'altra telefonata dal suo manager dicendomi che Michael aveva riferito di assumermi solo quando aveva bisogno di un fotografo. Il suo manager mi ha chiesto: "Che cosa c'è tra te e Michael?" "Penso che andiamo solo d'accordo", risposi. Ho chiesto al manager perchè Michael mi aveva scelto e ha spiegato che Michael gli aveva riferito: " Todd mi piace perché parla poco."
Chronicle Books: Che cosa hai osservato nella vita di Michael che la gente esterna al suo mondo non ha mai visto?
Todd Gray: Beh, lui era un osservatore e aveva una straordinaria concentrazione. Quando si esibiva sul palco, ciò sembrava facile per lui, ma solo perché era la perseveranza e il perfezionismo nel suo lavoro, sia sul palco e in sala mixer con gli ingegneri del suono. Era nervoso e teso prima di presentarsi sul palco, ma canalizzava tutto ciò nella sua performance. A volte in tour, non dormiva bene negli alberghi e aveva uno speciale dispositivo di registrazione che si accendeva in piena notte e diffondeva delle storie. Aveva tre orologi: si può osservarlo sul comodino nella seconda foto del libro.
Chronicle Books: L'etica professionale di Michael, ha influenzato il tuo lavoro?
Todd Gray: Michael non tollerava la mediocrità. Ho compreso che avevo adottato la stessa etica professionale, soltanto alcuni anni dopo aver smesso di lavorare per lui. Ogni volta che ero stanco e la passione per il lavoro si era affievolita, pensavo a come MJ era costretto a mantenere un livello di qualità elevato e quello mi ha salvato nell'accontentarmi di un lavoro soltanto "corretto" nelle foto. Ho sempre cercato di migliorarmi, qualunque fossero le circostanze o la mole di lavoro. Nel corso degli anni, ho trasmesso questa morale ai miei studenti come motivazione per raggiungere livelli più elevati di quelli di cui si credevano capaci. "Mirate alle stelle e se non ci arrivate, almeno atterrerete sulla luna".
Chronicle Books: Com'era viaggiare con Michael e i Jackson ?
Todd Gray: Viaggiare con Michael e i Jackson5, era come essere in una "bolla". La sicurezza ci teneva lontano da tutto, quando eravamo in viaggio. Michael era talmente assorbito dallo sviluppo della sua carriera che aveva una visione sproporzionata rispetto al mondo. Io (e altri) dovevo moderare l'espressione verbale: niente parolacce, allusioni sessuali, barzellette sporche ... Manteneva intorno a sé uno spazio altamente sterilizzato sul piano morale e verbale ed è possibile che abbia visto il mondo attraverso l'atmosfera di questo spazio. Sceglieva di concentrarsi sulle cose piacevoli. Di conseguenza, è possibile che sia stato incapace di distinguere chiaramente lo spazio che costituiva la sua realtà a quello al quale facciamo riferimento come "il mondo".
Chronicle Books: Hai cominciato fotografando i Jackson e poi sei diventato il fotografo personale di Michael. Che rapporto avevi con i suoi fratelli?
Todd Gray: Marlon era molto divertente. A volte anche un po' troppo. Era un burlone e un buontempone. Jackie era tranquillo, discreto. Mi sentivo a mio agio con loro. Non c'era nessun argomento tabù. Potevo parlare liberamente, sapendo che non li avrei infastiditi o offesi con una parolaccia o una barzelletta sporca. Potevo bere una birra con Jackie. Oops, ho pensato che volevi sapere il mio rapporto con loro! Michael andava molto d'accordo con i fratelli. Condividevano un'intimità che nessuno poteva immaginare all'infuori della famiglia, o la loro guardia del corpo di sempre, Bill Bray. Michael sembrava particolarmente vicino a Randy e Marlon. Katherine è stata considerata con il massimo rispetto. Joe era una presenza silenziosa e vigorosa. Rimaneva con LaToya quando lei ci raggiungeva in viaggio e poi a casa.
Chronicle Books: Quale fotografia preferisci nel tuo libro? Secondo te, onestamente, quale rappresenta di più Michael che conoscevi?
Todd Gray: La mia preferita è la prima foto con la maglia bianca nel libro a (pag. 27). Questo è il mio servizio fotografico favorito, perché MJ ed io avevamo parlato indisturbati,un po' prima della sessione. Volevamo esprimere un'autentica profondità attraverso questi ritratti. Impiegai un mese, per organizzare un incontro di almeno un'ora da solo con Michael. L'altra foto che gradisco molto è il primo piano delle sue scarpe quando tiene la posa sulla punta dei piedi (pag.40-41). Il ritratto più spontaneo, è quello quando Michael e il gruppo urlano e si riscaldano prima di salire sul palco (pag.58-59) o anche quelli dove ride nel suo cinema a casa, (p, 126-127). In generale apprezzo tutte le foto in cui ride. Michael aveva la risata facile e adorava ciò.
Chronicle Books: Dove pensi che Michael attingessela più grande soddisfazione? Nel canto o nella danza?
Todd Gray: Penso che lui traeva la maggior parte della soddisfazione nel canto. Aveva molta cura della sua voce. Spengeva l'aria condizionata quando la temperatura esterna era di 35 ° C, beveva infusioni con limone e miele, quando si esercitava nelle scale musicali. Prendeva molto sul serio la sua voce. Tenuto conto della cura che gli concedeva, direi dunque il canto.
Chronicle Books: Che cosa hai appreso come fotografo nel corso negli anni in cui hai fotografato Michael?
Todd Gray: Ho imparato l'importanza dell'osservazione e della comprensione del soggetto ripreso. L'importanza di creare una narrazione per raccontare una storia attraverso un'immagine o porre una domanda per suscitare interesse e la partecipazione da parte dello spettatore. Ho ricevuto una formazione artistica concettuale, non di fotoreporter, eppure la maggior parte del lavoro che ho svolto con i Jackson 5 e Michael riguarda la fotografia documentaria. Inizialmente, ho avuto sentimenti contrastanti sulla fotografia documentaria, credendo che si lavorasse proprio come una macchina Xerox, senza essere particolarmente creativo. Ma ho imparato a rispettare la documentazione ... la realtà che si affaccia di fronte a noi è spesso quella più fantastica di quanto si possa immaginare, sempre che si abbia la pazienza e la sensibilità di osservarla. Tuttavia, il traguardo successivo per me è di fare arte, di trasmettere la mia visione del mondo piuttosto che ricercare altre opportunità per diffondere quella di qualcun altro.
Chronicle Books: Qual è la tua canzone preferita di Michael Jackson e perché?
Todd Gray: Wanna Be Startin' Somethin' e Don't Stop'Til You Get Enough. Anche se ho sentito queste canzoni innumerevoli volte durante il tour, non mi hanno mai stancato e rimanevo affascinato quando Michael le cantava. Forse anche perché è la mia fotografia migliore, quella con le scarpe sulle punte, scattata durante la parte dello spettacolo, dove Michael indossava lo smoking e cantava questi brani.
Chronicle Books: Riferisci nel libro che Michael sembrava essere come un bambino nel suo cuore. Come, questa parte della sua personalità ha influenzato la sua vita da adulto? Era una lotta per mantenere un equilibrio tra la sua visione infantile del mondo e le sue responsabilità d'adulto?
Todd Gray: Michael era dotato a mettere certe cose tra parentesi. Passava a un comportamento da adulto serio quando si trattava di discutere di affari. Era un uomo-bambino saggio. Quando aveva finito di discutere di affari seri, facilmente e rapidamente ritornava giocoso. Sul lato positivo, la sua personalità infantile gli apriva un accesso fluido alla parte creativa della sua mente. Poteva facilmente giocare con idee musicali e mantenere il senso di curiosità e meraviglia, creando le proprie regole. Penso che avesse trovato un modo di essere allo stesso tempo soddisfacente e immensamente produttivo.
Chronicle Books: Come si comportava Michael quando era davanti all'obbiettivo? Era naturale posare per lui, o hai dovuto incoraggiarlo?
Todd Gray: Fotografare un individuo è una danza. Ci vuole un momento per riuscire a cliccare ritmicamente. Nella nostra danza fotografica, Michael non ha mai vacillato. All'epoca quando è uscito Thriller, stava davanti alla macchina fotografica con maggiore autocontrollo rispetto ad alcuni anni prima. Aveva più fiducia in se stesso. Ad Atlanta, il servizio fotografico in T-shirt, è stato molto più vincolante di quello nella sua casa di Encino, per le foto che trovate nel resto del libro. Il nostro rapporto si è evoluto al punto che non era più necessario indurlo a lasciarsi andare. C'era reciproca fiducia tra di noi. All'epoca eravamo entrambi spontanei durante le sessioni fotografiche.
Chronicle Books: Come la sua morte ti ha influenzato? Sei rimasto sorpreso per quello che hai provato ?
Todd Gray: Dopo la sua morte, sono trascorsi diversi giorni prima di poter esternare i miei sentimenti piangendo. Il giorno in cui Michael è morto, ho parlato con mio figlio ed era profondamente commosso dalla sua scomparsa. Quando ho iniziato a piangere, quello mi ha sorpreso. Solo, in una stanza singhiozzando, ho iniziato a parlare con Mike, finendo la conversazione che avevamo iniziato 25 anni prima con la promessa di realizzare un desiderio.
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