L' ESSENZA DI TE (terminata)
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L' ESSENZA DI TE (terminata)
Prologo
Staples Center, 7 luglio 2009, L.A.
-Ed eccoci qui Michael... chi l'avrebbe mai detto che saremmo finiti così? Complimenti al cuoco davvero... Sei stato un grande amico, Testa di mela. E ancora non ti ho perdonato il fatto di avermi portato via la mia grande amica, ma farò un'eccezione.
Mi staccai dal microfono, guardai quella platea di ventimila persone che piangevano, e piansi con loro.
Cap.1-Sara
9 febbraio 1969
In quella camera da letto, alle due del pomeriggio, si levò il vagito di un nuovo nato. O per meglio dire, nata. La madre era sconvolta. Come era possibile tutto ciò? Mancavano ancora tre mesi e mezzo alla nascita... eppure eccolà là, tremante, piccola e bella. La sua piccola principessa. La sua piccola Sara.
-Come è possibile signora...
-E' possibile eccome!
-Ha il cordone ombelicale attaccato...!
-Presto, sbrigatevi! La stiamo perdendo! Non respira!
I medici staccarono il cordone e la misero in incubatrice. Sara non respirava...
Finalmente dalla stanza emersero i medici, sfiniti.
-Signora... è viva ma...
-Ma...?
-E' malata. Gravemente.
-Cosa...?
-Tetraparesi spastica secondaria.
La donna scoppiò a piangere.
Quattordici anni dopo
-Non ce la posso fareee! Paola NON ce la posso fare! Ammazzatemiii!!!
-Quanto la fai drastica! Mammamia! E che è! Un doloretto...
-Un doloretto sto cazzoooo! Datemi l'Oki!
-E non dire parolacce, che poi quando servono davvero non le dici mai!
-E scusa!
-Sara, che fai non ci vai a danza?
-Seee, arrivo!
Ancora in preda a dolori molto simili al parto agli arti inferiori, mi diressi verso la porta.
Come potevo sapere che quel giorno la mia vita sarebbe cambiata?
-Vi ricordate quel concorso, che metteva in palio uno stage in America? So chi ha vinto.
-E chi ha vinto?
Certo. Giada, la perfettina del gruppo. Di sicuro aveva vinto lei. Io non m'illudevo, niente false speranze per una come me.
-Sara.
Co... Io?
-Sabry, ci deve essere un errore. Non posso essere io, sul serio! Ballo solo perché mi piace... ma...
-Qua c'è scritto il tuo nome. Il biglietto aereo è intestato a te. E... oh SantoIddioluminoso!
-Sabry...
-T-tu... lavorerai con...
-Carla Fracci? dissi ridendo, ma Sabrina, ancora con la bocca aperta, scosse la testa.
-Eddaaaai chi??
-M-michael Jackson!
capitolo 2
Non è possibile.
Una di quelle cose che non si dimentica, di sicuro....
Eppure avevo i miei dubbi. Come era possibile che una popstar come Michael, perfezionista fino alla morte, avesse scelto me come prima ballerina, un'invalida?
Non mi ero mai reputata tale, ma in fondo sapevo che era la realtà dei fatti e che dovevo farci i conti tutti i giorni. Non ero stupida e sapevo che sarei stata per sempre discriminata, soltanto perché su un pezzo di carta c'era scritto Invalidità grave.
E poi c'era un'altra cosa che non mi quadrava... Perché Michael per un video come Thriller, che si preannunciava spettacolare, diceva di avere bisogno di una quattordicenne? Cosa c'entravo io? Come c'entravo? Perché c'entravo?
Eppure la mia gioia era così profonda, che neanche questi piccoli dubbi la scalfivano.
Dopo dieci anni di sudore e tre titoli italiani, a quattordici anni andavo a fare uno stage in America. Ma la parte più 'tesa' non era stata l'attesa del verdetto, ma il provino stesso...
1 gennaio 1983, Teatro S. Carlo, Napoli
Fuori da quella porta c'era Michael Jackson, il mio mito di una vita. Ed io ero dentro, dietro le quinte, a scaldarmi fino dove potevo. Perché dovevo ballare per lui. Perché toccava a me. Me, che fino a un anno fa non avevo idea che tutto ciò potesse accadere, che consideravo una fortuna anche solo poter camminare sulle mie gambe.
Mi chiamarono. Oddiodiodio, adesso avrei fatto un disastro totale, me lo sentivo.
Thriller partì ed io cominciai a ballare. In quel momento, tutte le mie paure, tutti i miei dubbi si dissolsero come neve al sole. Ero sul palco. Stavo ballando. Mi sentivo perfetta.
Dopo quattro estenuanti minuti, scesi dal palco e andai sul sottopalco, dove le altre ballerine mi attendevano. Quella era l'ultima eliminatoria, l'ultima speranza di farcela.
Non venni chiamata.
Gioia, stupore, meraviglia. Ce la potevo fare ancora.
E ovviamente dopo quel giorno, quel 12 febbraio 1983, non fui più la stessa. Fra quindici giorni sarei dovuta partire.
Mi sottoposi a degli esercizi assurdi per ridurre al minimo la tetraparesi, anche se sapevo che più di tanto non si poteva fare; qualche volta svenni per il dolore acuto, ma non mi importava.
Mi misi a dieta e dimagrii tredici chili in un mese, arrivando a pesare quaranta chili.
In testa un solo pensiero: devopartiredevopartiredevopartire!
Ancora non sapevo che quel momento tanto atteso si sarebbe trasformato in un piccolo disastro...
capitolo 3
Mi preparai la valigia mettendoci dentro le cose più pesanti che avevo. In America fa freddo, diceva sempre mia madre.
Ero tesa come la notte prima del derby Lazio-Roma, forse pure peggio. Non è da tutti andare in America a lavorare a un video per una popstar mondiale, anche se avevo i miei dubbi che sarei servita a qualcosa. Era già il terzo caffè che prendevo e adesso stavo cominciando con l'Oki, forse dovevo smetterla o il mio fegato si sarebbe ribellato di brutto.
-Sàà!
-Che vuoi razza di essere fastidioso?
-Le medicine?
-Prese.
-Articolato?
-Pure.
-Moment?
-La scatola da cinquanta.
-Plantari?
-Mmm.
A quel punto mia sorella si zittì, come dovesse pensarci su cosa dirmi di portare.
-Non ti scordare il giacchetto con la mucca eh!
-Già l'ho preso. Paola ho fatto, vuoi spiegarmi perché sei così agitata?
-Io? Non sono agitata. Affatto.
Sì come no, e sei anche rumena. Si guardava intorno come se stesse per scoppiare una nucleare e ci fosse legata sopra.
-Perché sei agitata?
-Perché... insomma tu parti!
-Quindi?
-Vai in America!
-Pensa te che libidine! Gli americani non li reggo e lo sai! Senza caffè decente non vivo... sì, proprio una bella cosa!
-Ma vai a fare la ballerina. Non era questo il tuo sogno?
-Lo sai che ci ho dovuto rinunciare, come potrei fare la ballerina?
-Ma puoi farcela!
-Ti dico di no!
-E io ti dico di sì! Michael Jackson non è idiota e non è cieco, qualcosa deve aver visto in te!
-La mia faccia da Okidipendente?
-E non solo quella!
-Sara, dobbiamo andare!
-Sì ecco!
***
-Comportati bene!
-Sìì!
-Non ti perdere!
-Mm-mm
-Almeno una lettera a settimana!
-E se avessi dimenticato come si scrive?
-Te lo ricordi, chissenefrega.
-Va bene. Ciao, ci vediamo a Maggio!
E andai verso la mia nuova vita, insieme ad una guardia del corpo alta due metri.
***
È stressante viaggiare in aereo, ma è ancora più stressante scendere e sentirsi dire che si devono fare altri trecentosettanta chilometri in macchina prima di arrivare a destinazione. Le mie gambe chiedevano pietà, ma io non le ascoltavo. Dovevano resistere le mie bimbe, dovevano farlo per me.
Due ore dopo finalmente la Ferrari si arrestò e vidi che eravamo davanti a un set cinematografico.
La guardia del corpo, che mi rivelò di chiamarsi John, (ma gli americani hanno così tanta fantasia che mettono tutti gli stessi nomi ai loro figli?) mi accompagnò fino all'entrata e mi disse che alla prima porta dovevo girare a sinistra.
Zaino in spalla, mi incamminai su quello che sembrava essere pavimento di mosaico verde smeraldo. Da lontano vidi arrivare un ragazzo, probabilmente un membro dello staff che aveva una pausa, e continuai ad andare avanti.
Non avevo fatto i conti con lei, il mio male (s)preferito, che proprio in quel momento decise di inviarmi una scossa di dolore su per la schiena, con conseguente svenimento.
***
Cosa era successo? Dove ero? Non percepivo più il pavimento sotto di me, il che significava due cose:
Uno: ero morta
Due: qualche anima pia che aveva deciso di avere l'ernia del disco a vita mi stava portando in braccio.
Questa era l'ipotesi più plausibile, e infatti, appena aperti gli occhi, vidi il viso sereno di un ragazzo che non doveva avere più di venti anni.
Oh Dio, ma quello non era un ragazzo. Quello era... Michael!
E io mi stavo facendo portare in braccio da lui...
-Ah, ti sei svegliata finalmente! Tu devi essere Sara, non è vero?
E la sua voce era ancora più magnifica di quando cantava...
-Eehm... sì, piacere. Mi dispiace che tu sia costretto a portarmi in braccio...
-Figurati, tu puoi!
-Ma no davvero, se ti sei stancato cammino.
-Non credo che le tue gambe siano molto d'accordo, sai?
-Già... credo che litigheremo molto in questi giorni.
-Oh, dai, sono malate, vanno coccolate!
-Ah... quindi tu sai?
-Certo. È per questo che ti ho scelto!
COSA?!?!?
Staples Center, 7 luglio 2009, L.A.
-Ed eccoci qui Michael... chi l'avrebbe mai detto che saremmo finiti così? Complimenti al cuoco davvero... Sei stato un grande amico, Testa di mela. E ancora non ti ho perdonato il fatto di avermi portato via la mia grande amica, ma farò un'eccezione.
Mi staccai dal microfono, guardai quella platea di ventimila persone che piangevano, e piansi con loro.
Cap.1-Sara
9 febbraio 1969
In quella camera da letto, alle due del pomeriggio, si levò il vagito di un nuovo nato. O per meglio dire, nata. La madre era sconvolta. Come era possibile tutto ciò? Mancavano ancora tre mesi e mezzo alla nascita... eppure eccolà là, tremante, piccola e bella. La sua piccola principessa. La sua piccola Sara.
-Come è possibile signora...
-E' possibile eccome!
-Ha il cordone ombelicale attaccato...!
-Presto, sbrigatevi! La stiamo perdendo! Non respira!
I medici staccarono il cordone e la misero in incubatrice. Sara non respirava...
Finalmente dalla stanza emersero i medici, sfiniti.
-Signora... è viva ma...
-Ma...?
-E' malata. Gravemente.
-Cosa...?
-Tetraparesi spastica secondaria.
La donna scoppiò a piangere.
Quattordici anni dopo
-Non ce la posso fareee! Paola NON ce la posso fare! Ammazzatemiii!!!
-Quanto la fai drastica! Mammamia! E che è! Un doloretto...
-Un doloretto sto cazzoooo! Datemi l'Oki!
-E non dire parolacce, che poi quando servono davvero non le dici mai!
-E scusa!
-Sara, che fai non ci vai a danza?
-Seee, arrivo!
Ancora in preda a dolori molto simili al parto agli arti inferiori, mi diressi verso la porta.
Come potevo sapere che quel giorno la mia vita sarebbe cambiata?
-Vi ricordate quel concorso, che metteva in palio uno stage in America? So chi ha vinto.
-E chi ha vinto?
Certo. Giada, la perfettina del gruppo. Di sicuro aveva vinto lei. Io non m'illudevo, niente false speranze per una come me.
-Sara.
Co... Io?
-Sabry, ci deve essere un errore. Non posso essere io, sul serio! Ballo solo perché mi piace... ma...
-Qua c'è scritto il tuo nome. Il biglietto aereo è intestato a te. E... oh SantoIddioluminoso!
-Sabry...
-T-tu... lavorerai con...
-Carla Fracci? dissi ridendo, ma Sabrina, ancora con la bocca aperta, scosse la testa.
-Eddaaaai chi??
-M-michael Jackson!
capitolo 2
Non è possibile.
Una di quelle cose che non si dimentica, di sicuro....
Eppure avevo i miei dubbi. Come era possibile che una popstar come Michael, perfezionista fino alla morte, avesse scelto me come prima ballerina, un'invalida?
Non mi ero mai reputata tale, ma in fondo sapevo che era la realtà dei fatti e che dovevo farci i conti tutti i giorni. Non ero stupida e sapevo che sarei stata per sempre discriminata, soltanto perché su un pezzo di carta c'era scritto Invalidità grave.
E poi c'era un'altra cosa che non mi quadrava... Perché Michael per un video come Thriller, che si preannunciava spettacolare, diceva di avere bisogno di una quattordicenne? Cosa c'entravo io? Come c'entravo? Perché c'entravo?
Eppure la mia gioia era così profonda, che neanche questi piccoli dubbi la scalfivano.
Dopo dieci anni di sudore e tre titoli italiani, a quattordici anni andavo a fare uno stage in America. Ma la parte più 'tesa' non era stata l'attesa del verdetto, ma il provino stesso...
1 gennaio 1983, Teatro S. Carlo, Napoli
Fuori da quella porta c'era Michael Jackson, il mio mito di una vita. Ed io ero dentro, dietro le quinte, a scaldarmi fino dove potevo. Perché dovevo ballare per lui. Perché toccava a me. Me, che fino a un anno fa non avevo idea che tutto ciò potesse accadere, che consideravo una fortuna anche solo poter camminare sulle mie gambe.
Mi chiamarono. Oddiodiodio, adesso avrei fatto un disastro totale, me lo sentivo.
Thriller partì ed io cominciai a ballare. In quel momento, tutte le mie paure, tutti i miei dubbi si dissolsero come neve al sole. Ero sul palco. Stavo ballando. Mi sentivo perfetta.
Dopo quattro estenuanti minuti, scesi dal palco e andai sul sottopalco, dove le altre ballerine mi attendevano. Quella era l'ultima eliminatoria, l'ultima speranza di farcela.
Non venni chiamata.
Gioia, stupore, meraviglia. Ce la potevo fare ancora.
E ovviamente dopo quel giorno, quel 12 febbraio 1983, non fui più la stessa. Fra quindici giorni sarei dovuta partire.
Mi sottoposi a degli esercizi assurdi per ridurre al minimo la tetraparesi, anche se sapevo che più di tanto non si poteva fare; qualche volta svenni per il dolore acuto, ma non mi importava.
Mi misi a dieta e dimagrii tredici chili in un mese, arrivando a pesare quaranta chili.
In testa un solo pensiero: devopartiredevopartiredevopartire!
Ancora non sapevo che quel momento tanto atteso si sarebbe trasformato in un piccolo disastro...
capitolo 3
Mi preparai la valigia mettendoci dentro le cose più pesanti che avevo. In America fa freddo, diceva sempre mia madre.
Ero tesa come la notte prima del derby Lazio-Roma, forse pure peggio. Non è da tutti andare in America a lavorare a un video per una popstar mondiale, anche se avevo i miei dubbi che sarei servita a qualcosa. Era già il terzo caffè che prendevo e adesso stavo cominciando con l'Oki, forse dovevo smetterla o il mio fegato si sarebbe ribellato di brutto.
-Sàà!
-Che vuoi razza di essere fastidioso?
-Le medicine?
-Prese.
-Articolato?
-Pure.
-Moment?
-La scatola da cinquanta.
-Plantari?
-Mmm.
A quel punto mia sorella si zittì, come dovesse pensarci su cosa dirmi di portare.
-Non ti scordare il giacchetto con la mucca eh!
-Già l'ho preso. Paola ho fatto, vuoi spiegarmi perché sei così agitata?
-Io? Non sono agitata. Affatto.
Sì come no, e sei anche rumena. Si guardava intorno come se stesse per scoppiare una nucleare e ci fosse legata sopra.
-Perché sei agitata?
-Perché... insomma tu parti!
-Quindi?
-Vai in America!
-Pensa te che libidine! Gli americani non li reggo e lo sai! Senza caffè decente non vivo... sì, proprio una bella cosa!
-Ma vai a fare la ballerina. Non era questo il tuo sogno?
-Lo sai che ci ho dovuto rinunciare, come potrei fare la ballerina?
-Ma puoi farcela!
-Ti dico di no!
-E io ti dico di sì! Michael Jackson non è idiota e non è cieco, qualcosa deve aver visto in te!
-La mia faccia da Okidipendente?
-E non solo quella!
-Sara, dobbiamo andare!
-Sì ecco!
***
-Comportati bene!
-Sìì!
-Non ti perdere!
-Mm-mm
-Almeno una lettera a settimana!
-E se avessi dimenticato come si scrive?
-Te lo ricordi, chissenefrega.
-Va bene. Ciao, ci vediamo a Maggio!
E andai verso la mia nuova vita, insieme ad una guardia del corpo alta due metri.
***
È stressante viaggiare in aereo, ma è ancora più stressante scendere e sentirsi dire che si devono fare altri trecentosettanta chilometri in macchina prima di arrivare a destinazione. Le mie gambe chiedevano pietà, ma io non le ascoltavo. Dovevano resistere le mie bimbe, dovevano farlo per me.
Due ore dopo finalmente la Ferrari si arrestò e vidi che eravamo davanti a un set cinematografico.
La guardia del corpo, che mi rivelò di chiamarsi John, (ma gli americani hanno così tanta fantasia che mettono tutti gli stessi nomi ai loro figli?) mi accompagnò fino all'entrata e mi disse che alla prima porta dovevo girare a sinistra.
Zaino in spalla, mi incamminai su quello che sembrava essere pavimento di mosaico verde smeraldo. Da lontano vidi arrivare un ragazzo, probabilmente un membro dello staff che aveva una pausa, e continuai ad andare avanti.
Non avevo fatto i conti con lei, il mio male (s)preferito, che proprio in quel momento decise di inviarmi una scossa di dolore su per la schiena, con conseguente svenimento.
***
Cosa era successo? Dove ero? Non percepivo più il pavimento sotto di me, il che significava due cose:
Uno: ero morta
Due: qualche anima pia che aveva deciso di avere l'ernia del disco a vita mi stava portando in braccio.
Questa era l'ipotesi più plausibile, e infatti, appena aperti gli occhi, vidi il viso sereno di un ragazzo che non doveva avere più di venti anni.
Oh Dio, ma quello non era un ragazzo. Quello era... Michael!
E io mi stavo facendo portare in braccio da lui...
-Ah, ti sei svegliata finalmente! Tu devi essere Sara, non è vero?
E la sua voce era ancora più magnifica di quando cantava...
-Eehm... sì, piacere. Mi dispiace che tu sia costretto a portarmi in braccio...
-Figurati, tu puoi!
-Ma no davvero, se ti sei stancato cammino.
-Non credo che le tue gambe siano molto d'accordo, sai?
-Già... credo che litigheremo molto in questi giorni.
-Oh, dai, sono malate, vanno coccolate!
-Ah... quindi tu sai?
-Certo. È per questo che ti ho scelto!
COSA?!?!?
marina56- Moderator
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Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
capitolo 4
No, no, NO.
-S...scusa Michael?
-Ti ho scelto per questo.
-E perché mai?
Le lacrime iniziavano a scorrere, caduta libera per l'acqua più odiata al mondo. Non sopportavo di ricevere trattamenti di favore solo perché stavo come stavo, le cose amavo guadagnarmele da sola, e goderne da sola. Detestavo essere malata... ed essere portata in braccio.
Parve non accorgersi che piangevo, e proseguì.
-Ti ho scelta perché fra tutte le altre ballerine eri la migliore, davvero. E quando ho visto la tua cartella clinica mi sono sorpreso ancora di più, e ho capito che non potevo lasciarmi scappare un'occasione simil... ma perché piangi?
-Perché hai detto... che mi hai scelta solo per questo, e mi ha ferita.
-Ti ho scelta anche per quello, ma ti ho scelta perché sei brava, migliore di quelle che hanno la fortuna di essere in buona salute!
Una gratitudine profonda si fece spazio nel mio cuore, fino a scaldarmi il petto.
-Posso farti una domanda?
Annuì, curioso.
-Perché ti serve una quattordicenne per questo videoclip?
-Una ballerina alta come te si è infortunata tre mesi fa, ho provato a cercare ballerine di venti anni ma nessuna era adatta; mi sono rivolto al mio manager che mi ha consigliato di dare un'occhatina al mondo dei minorenni, ed eccoti qua...
Dunque, il grande mistero era stato svelato. Dovevo ammettere che odiavo essere al servizio di qualcuno, anche se quel qualcuno era Michael Jackson. Ero assolutamente certa che appena entrati in sala sarei stata uguale a qualsiasi altro ballerino, e speravo con tutto il cuore di non svenire.
-Siamo arrivati.
Mi permise di entrare per prima, e quello che vidi mi lasciò senza parole. Era una sala gigantesca, senza colonne, parquet liscio ma non troppo, struttura adatta per la diffusione del suono. Praticamente il sogno di ogni ballerina sulla faccia della Terra.
Ma c'era un'incongruenza in tutto questo. Stetti buona buona dieci minuti prima di accorgermene. La sala era vuota. C'eravamo solo io e lui.
-Perché non ci sono gli altri ballerini?
Esitò prima di rispondere. Sembrava cercare le parole giuste nei nodi lignei della porta.
-Ecco... io... ho pensato che... per te fosse meglio... insomma... allenarti senza gli altri! Chi lo sa cosa hai passato a causa della stupidità della gente... volevo che lavorassi serena!
Fece una pausa, poi proseguì, più veloce.
-Ma se per te è meglio lavorare con tutti per me non ci sono problemi!
Lacrime di meraviglia mi riempirono gli occhi, gioia, sorpresa, gratitudine, dolcezza.
'E che cazzo Sarè, sempre a piange stai!'
'Sta zitta.'
Intimai alla mia coscienza prima di precipitare in tenebre profonde.
capitolo 5
-Sara...? Ci sei?
-No, sono al bar.
Risposi con la bocca linguata, cioè con la lingua boccata... vabbè avete capito no?
Una risata dolce, argentina, in risposta.
-Michael sei tu?
-No, sono il lupo mangiafrutta.
-Ahah che battuta. Devo ridere?
Tentai di alzarmi, ma venni immediatamente bloccata dal suo braccio forte.
-Ferma lì. Adesso io ti prendo in braccio, andiamo in infermeria, e ti faccio prescrivere un antidolorifico, va bene?
-No, non va bene. Cammino. Ce la posso fare.
-Sì, e io sono James Brown. Zitta va', che da quella bocca troppo aperta escono solo immense stupidaggini.
-Sai, prima di arrivare qui non ero così... credo sia tutta colpa tua. La tua influenza.
Non rispose. Mi prese in braccio, incurante delle mie proteste, e mi portò in infermeria.
***
-Una malattia abbastanza diffusa, ma non l'ho mai vista in questa forma così... particolare. Lei è davvero l'eccezione che conferma la regola, signorina Rossi.
Poco ci manca che mi fai la lastra!
-Suggerisco tre pastiglie di antidolorifico al giorno, e non si sforzi troppo.
Ma grazie! Guarda se non me lo dicevi tu, non sapevo proprio cosa fare! Tutti bravi a fare i dottori a 'sto mondo!
Michael, di sicuro accortosi della mia espressione irritata, mi sollevò, e mi portò fuori.
-Credi che riuscirò a fare tre passi con le mie gambe?
-Non finché ci sono io nei paraggi. Hai sentito, l'ha detto anche il dottore. Non ti devi sforzare.
-Tre passi non sono uno sforzo!
-Sarà, ma non mi fido per niente. Cammini per il corridoio e mi svieni addosso, ti porto in sala e svieni... ci manca solo questa adesso!
Dovevo ammettere che aveva ragione. Mi dava fastidio ammetterlo, ma aveva ragione.
-Eh mammamia che sarà mai...
-Nulla figurati. Mi hai soltanto tolto 543729208384 anni di vita.
-Tutta questa preoccupazione per una ballerina? Sono commossa signor Jackson.
-Tu sei la prima ballerina -la seconda, il primo sono io- e non mi dovrei preoccupare? Dove la trovo un'altra come te?
-Hai ragione... la perfezione non si incontra tutti i giorni!
-Mi stanno dicendo insomma che sei modesta eh?
-Nessun romano di Roma è modesto.
-Eh già... peccato che sono americano!
-Sai, le disgrazie capitano a tutti.
-E la tua qual è?
Era sicuro che avrei risposto 'la mia malattia'.
Ma lo sorpresi.
-Quella di essere venuta qua.
-E perché mai?
-Perché odio l'America, non so perché. La detesto!
-Bah, se lo dici tu...
-E la tua?
-Mmm... quella di essere me.
-In che senso?
-A volte preferirei non essere famoso. Ci si sente in gabbia. La gente ha quasi paura di me, soltanto perché mi vede diverso dal proprio vicino di casa.
-È terribile, ti capisco. Anche io per un certo periodo ho dovuto sopportare discriminazioni.
-Dove?
-A scuola, ovvio. Tutti mi vedevano diversa da loro, come un'estranea, magari qualcuno che alla lunga sarà soltanto un impiccio. E così, mano a mano, mi sono ritrovata con mezza classe che mi spettegolava dietro. Ed io che pensavo che mi volessero bene, che mi avessero accettata... sono stata un'idiota, come sempre.
Senza che me ne accorgessi, avevo ricominciato a piangere.
Però mi accorsi che due braccia immense, calde e forti avevano avvolto il mio corpo.
-Michael, forse non dovresti...
-Ssshh. Non piangere, ti prego. Mi fa male vederti piangere.
Con enorme sollievo mi abbandonai alla forza delicata di quelle braccia piene di calore.
***
-D...dove sono?
-Ah, Sara! Finalmente ti sei svegliata!
-Che ore sono? Dove sono? Perché sono?
-Piacere, sono Janet, tu sei a casa nostra e sono le 8.35 del mattino. Basta?
-Che cosa?!?!?! Nonono fermi tutti, mi è caduto il cervello, mi sono persa qualco...
Ma Janet era andata via. E nella stanza c'era Michael.
-MICHAEL! POSSO SAPERE COSA CAVOLO SUCCEDE?
-Caalma, non ti agitare!
-NON MI AGITO? MI DICI PERCHÈ CAVOLO SONO A CASA TUA!
-Ieri ti sei addormentata fra le mie braccia. Non mi sembrava carino svegliarti, perciò...
-Ah.
-Fa male qualcosa?
-Sì... la testa!
-Di quella non mi preoccupo. Ad ogni modo sbrigati, che sennò a lavoro ci danno per dispersi.
No, no, NO.
-S...scusa Michael?
-Ti ho scelto per questo.
-E perché mai?
Le lacrime iniziavano a scorrere, caduta libera per l'acqua più odiata al mondo. Non sopportavo di ricevere trattamenti di favore solo perché stavo come stavo, le cose amavo guadagnarmele da sola, e goderne da sola. Detestavo essere malata... ed essere portata in braccio.
Parve non accorgersi che piangevo, e proseguì.
-Ti ho scelta perché fra tutte le altre ballerine eri la migliore, davvero. E quando ho visto la tua cartella clinica mi sono sorpreso ancora di più, e ho capito che non potevo lasciarmi scappare un'occasione simil... ma perché piangi?
-Perché hai detto... che mi hai scelta solo per questo, e mi ha ferita.
-Ti ho scelta anche per quello, ma ti ho scelta perché sei brava, migliore di quelle che hanno la fortuna di essere in buona salute!
Una gratitudine profonda si fece spazio nel mio cuore, fino a scaldarmi il petto.
-Posso farti una domanda?
Annuì, curioso.
-Perché ti serve una quattordicenne per questo videoclip?
-Una ballerina alta come te si è infortunata tre mesi fa, ho provato a cercare ballerine di venti anni ma nessuna era adatta; mi sono rivolto al mio manager che mi ha consigliato di dare un'occhatina al mondo dei minorenni, ed eccoti qua...
Dunque, il grande mistero era stato svelato. Dovevo ammettere che odiavo essere al servizio di qualcuno, anche se quel qualcuno era Michael Jackson. Ero assolutamente certa che appena entrati in sala sarei stata uguale a qualsiasi altro ballerino, e speravo con tutto il cuore di non svenire.
-Siamo arrivati.
Mi permise di entrare per prima, e quello che vidi mi lasciò senza parole. Era una sala gigantesca, senza colonne, parquet liscio ma non troppo, struttura adatta per la diffusione del suono. Praticamente il sogno di ogni ballerina sulla faccia della Terra.
Ma c'era un'incongruenza in tutto questo. Stetti buona buona dieci minuti prima di accorgermene. La sala era vuota. C'eravamo solo io e lui.
-Perché non ci sono gli altri ballerini?
Esitò prima di rispondere. Sembrava cercare le parole giuste nei nodi lignei della porta.
-Ecco... io... ho pensato che... per te fosse meglio... insomma... allenarti senza gli altri! Chi lo sa cosa hai passato a causa della stupidità della gente... volevo che lavorassi serena!
Fece una pausa, poi proseguì, più veloce.
-Ma se per te è meglio lavorare con tutti per me non ci sono problemi!
Lacrime di meraviglia mi riempirono gli occhi, gioia, sorpresa, gratitudine, dolcezza.
'E che cazzo Sarè, sempre a piange stai!'
'Sta zitta.'
Intimai alla mia coscienza prima di precipitare in tenebre profonde.
capitolo 5
-Sara...? Ci sei?
-No, sono al bar.
Risposi con la bocca linguata, cioè con la lingua boccata... vabbè avete capito no?
Una risata dolce, argentina, in risposta.
-Michael sei tu?
-No, sono il lupo mangiafrutta.
-Ahah che battuta. Devo ridere?
Tentai di alzarmi, ma venni immediatamente bloccata dal suo braccio forte.
-Ferma lì. Adesso io ti prendo in braccio, andiamo in infermeria, e ti faccio prescrivere un antidolorifico, va bene?
-No, non va bene. Cammino. Ce la posso fare.
-Sì, e io sono James Brown. Zitta va', che da quella bocca troppo aperta escono solo immense stupidaggini.
-Sai, prima di arrivare qui non ero così... credo sia tutta colpa tua. La tua influenza.
Non rispose. Mi prese in braccio, incurante delle mie proteste, e mi portò in infermeria.
***
-Una malattia abbastanza diffusa, ma non l'ho mai vista in questa forma così... particolare. Lei è davvero l'eccezione che conferma la regola, signorina Rossi.
Poco ci manca che mi fai la lastra!
-Suggerisco tre pastiglie di antidolorifico al giorno, e non si sforzi troppo.
Ma grazie! Guarda se non me lo dicevi tu, non sapevo proprio cosa fare! Tutti bravi a fare i dottori a 'sto mondo!
Michael, di sicuro accortosi della mia espressione irritata, mi sollevò, e mi portò fuori.
-Credi che riuscirò a fare tre passi con le mie gambe?
-Non finché ci sono io nei paraggi. Hai sentito, l'ha detto anche il dottore. Non ti devi sforzare.
-Tre passi non sono uno sforzo!
-Sarà, ma non mi fido per niente. Cammini per il corridoio e mi svieni addosso, ti porto in sala e svieni... ci manca solo questa adesso!
Dovevo ammettere che aveva ragione. Mi dava fastidio ammetterlo, ma aveva ragione.
-Eh mammamia che sarà mai...
-Nulla figurati. Mi hai soltanto tolto 543729208384 anni di vita.
-Tutta questa preoccupazione per una ballerina? Sono commossa signor Jackson.
-Tu sei la prima ballerina -la seconda, il primo sono io- e non mi dovrei preoccupare? Dove la trovo un'altra come te?
-Hai ragione... la perfezione non si incontra tutti i giorni!
-Mi stanno dicendo insomma che sei modesta eh?
-Nessun romano di Roma è modesto.
-Eh già... peccato che sono americano!
-Sai, le disgrazie capitano a tutti.
-E la tua qual è?
Era sicuro che avrei risposto 'la mia malattia'.
Ma lo sorpresi.
-Quella di essere venuta qua.
-E perché mai?
-Perché odio l'America, non so perché. La detesto!
-Bah, se lo dici tu...
-E la tua?
-Mmm... quella di essere me.
-In che senso?
-A volte preferirei non essere famoso. Ci si sente in gabbia. La gente ha quasi paura di me, soltanto perché mi vede diverso dal proprio vicino di casa.
-È terribile, ti capisco. Anche io per un certo periodo ho dovuto sopportare discriminazioni.
-Dove?
-A scuola, ovvio. Tutti mi vedevano diversa da loro, come un'estranea, magari qualcuno che alla lunga sarà soltanto un impiccio. E così, mano a mano, mi sono ritrovata con mezza classe che mi spettegolava dietro. Ed io che pensavo che mi volessero bene, che mi avessero accettata... sono stata un'idiota, come sempre.
Senza che me ne accorgessi, avevo ricominciato a piangere.
Però mi accorsi che due braccia immense, calde e forti avevano avvolto il mio corpo.
-Michael, forse non dovresti...
-Ssshh. Non piangere, ti prego. Mi fa male vederti piangere.
Con enorme sollievo mi abbandonai alla forza delicata di quelle braccia piene di calore.
***
-D...dove sono?
-Ah, Sara! Finalmente ti sei svegliata!
-Che ore sono? Dove sono? Perché sono?
-Piacere, sono Janet, tu sei a casa nostra e sono le 8.35 del mattino. Basta?
-Che cosa?!?!?! Nonono fermi tutti, mi è caduto il cervello, mi sono persa qualco...
Ma Janet era andata via. E nella stanza c'era Michael.
-MICHAEL! POSSO SAPERE COSA CAVOLO SUCCEDE?
-Caalma, non ti agitare!
-NON MI AGITO? MI DICI PERCHÈ CAVOLO SONO A CASA TUA!
-Ieri ti sei addormentata fra le mie braccia. Non mi sembrava carino svegliarti, perciò...
-Ah.
-Fa male qualcosa?
-Sì... la testa!
-Di quella non mi preoccupo. Ad ogni modo sbrigati, che sennò a lavoro ci danno per dispersi.
marina56- Moderator
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Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
capitolo 6
Ce la devo fare. Non sono stupida. Sono brava. Bella. Intelligente.
I cinque pilastri della ballerina.
E me li ripetevo, eh sì, ne avevo bisogno.
Perché la mia autostima stava andando elegantemente a farsi fottere.
Già ballare non è facile con uno come Quincy Jones che ti fissa, ma se il tuo insegnante è Michael Jackson, beh, allora fai - all'autostima e agli autoincoraggiamenti.
-Sara...?
-Eh? Che c'è?
-Tutto a posto?
-E niente in ordine.
-Vuoi ricominciare a provare o...?
-No, posso provarla insieme a tutti. Ce la faccio.
Ed eccolo arrivato, quel giorno, quello che aveva reso le mie notti insonni, e che aveva fatto dannare la mia coinquilina, una ragazza di venti anni che si preoccupava per ogni minima cosa.
La porta si aprì. Entrò tutto il corpo di ballo, e alcune galline senza cervello mi fissarono come a dire:- E questa che ci fa qua?
Sono venuta a fare un favore a te, guarda.
-Ragazzi, lei è Sara, la ballerina che sostituirà Georgia.
Abbozzai un inchino verso quelle là, poi Michael assegnò le posizioni.
Le galline in fondo a destra, io dietro di lui!
Quando si dice la soddisfazione di una vita.
La musica partì. Ed io mi sentii libera, leggera, magnifica.
Solo dopo mi accorsi che si erano fermati tutti e che avevo ballato praticamente da sola.
-Beh... ma perché vi siete fermati? Ho per caso sbagliato?
Michael mi guardava meravigliato... come... un cieco, che vede il Sole per la prima volta.
-Michael...? Signor Jones? Oh porca miseria SVEGLIA!
-Eh? Co... ah sì. Sei... fantastica Sara.
-Non me ne frega nulla, mi dici perché vi siete bloccati tutti?
-Perché... balli... non trovo le parole.
Arrossii. Sia lode all'eroe trionfatore!
Insomma... o Michael era cieco di brutto oppure le mie compagne di ballo avevano ragione, quando dicevano che ballavo bene.
Ed io stessa ci credevo, ma insomma... non così tanto! Anzi per niente!
Le quattro galline erano rimaste senza parole.
Anche io veramente.
D'un tratto il ginocchio mi cedette, e caddi, appunto, in ginocchio sulla gamba destra.
Il sacro dio delle banane scese a farmi compagnia minimo cinque volte in trenta secondi, invocato dalla mia voce implorante, incazzata, e italiana. Le tre I.
Svelto e finalmente lucido, Michael mi prese in braccio e andammo in infermeria.
Questa situazione cominciava a stufarmi di brutto.
Odiavo essere la malaticcia della situazione.
capitolo 7
Lui. Mi. Aveva. Presa. In. Braccio.
-Di nuovo!
Strillai fra i denti.
-Sara! Che c'è?
-Mi stai portando in braccio DI NUOVO!
-Beh, mi sembra ovvio, ti sei fatta male!
-Nessuno ha detto questo!
-L'ho intuito, guarda tu la vita che scherzi che fa!
-Mike, davvero, non ti sforzare!
-Ma che sforzo e sforzo, tu sei una piuma per me!
-Va bene, fammi pure abusare della tua gentilezza senza sentirmi in colpa!
La sua risata colorò l'aria. Era la più dolce che io avessi mai sentito.
-Ah, ti devo dare una brutta notizia.
Mi preoccupai.
-Che cosa?
-Oggi pomeriggio parti, torni in Italia, ti fai tre giorni a scuola e torni da me.
-Noooo, Mike non farmi questo!
-E dai, solo tre giorni!
-Ma sono troppi!
-Naaa, passeranno, e ti farò compagnia al telefono il pomeriggio. Va bene così?
-Diciamo che potrei anche accettare di partire.
Di nuovo quella sua risata.
-Non c'è niente da ridere!
E mi girai dall'altra parte, imbronciata.
***
E Caput Mundi, mi sei mancata tanto!
E a fuoco e fiamme scuola statale Donatello, perché non sei crollata?
Avevo quasi paura ad andare in classe.
Anche questa volta avrei dovuto giustificare le mie assenze davanti a tutti?
Poi ci riflettei. Ma io non dovevo dar conto a nessuno, eccezion fatta per il mio datore di lavoro, che al momento era leggermente lontanuccio.
Quindi...
Quindi potevo godermi il momento!
Oh sì!
Ah, Signore Dio mio, grazie di aver inventato Michael Jackson!
Varcai la porta.
Tutti gli sguardi della classe si puntarono su di me, come oramai accadeva da due anni a questa parte.
-Anvedi la Rossi che non viene a scuola perché vuole saltare il compito!
-Eh sì, infatti mi risulta di avere 4 a francese come una certa persona qui di fronte a me...
Sara si zittì.
Eh bella stronzetta, mi sono rotta!
'Se hai bisogno di un'amica ci sono'
Io dico, l'inventore dell'amicizia si sarà rigirato nella tomba quando ha udito queste parole!
Andai al mio banco senza aggiungere altro. Non ce n'era bisogno. Ero stanca di essere buona con le persone che non lo meritavano.
La professoressa di matematica entrò.
E mi vide.
Patibolo. Forca.
-Aaah, Rossi, allora sei viva ancora, ma dove sei stata?
-In America prof.
-E che ci sei andata a fare scusa?
Non sapevo se dirglielo o meno. Optai per una via di mezzo.
-Prof, tanto se glielo dicessi non ci crederebbe.
-E tu intanto dimmelo.
Tipico.
-Sono stata scelta come ballerina per il videoclip di Thriller.
Silenzio.
Istantaneo.
Carico di tensione.
Poi, le risate. Tutte insieme.
E lacrime di rabbia che affioravano lente e silenziose dai miei occhi.
Ce la devo fare. Non sono stupida. Sono brava. Bella. Intelligente.
I cinque pilastri della ballerina.
E me li ripetevo, eh sì, ne avevo bisogno.
Perché la mia autostima stava andando elegantemente a farsi fottere.
Già ballare non è facile con uno come Quincy Jones che ti fissa, ma se il tuo insegnante è Michael Jackson, beh, allora fai - all'autostima e agli autoincoraggiamenti.
-Sara...?
-Eh? Che c'è?
-Tutto a posto?
-E niente in ordine.
-Vuoi ricominciare a provare o...?
-No, posso provarla insieme a tutti. Ce la faccio.
Ed eccolo arrivato, quel giorno, quello che aveva reso le mie notti insonni, e che aveva fatto dannare la mia coinquilina, una ragazza di venti anni che si preoccupava per ogni minima cosa.
La porta si aprì. Entrò tutto il corpo di ballo, e alcune galline senza cervello mi fissarono come a dire:- E questa che ci fa qua?
Sono venuta a fare un favore a te, guarda.
-Ragazzi, lei è Sara, la ballerina che sostituirà Georgia.
Abbozzai un inchino verso quelle là, poi Michael assegnò le posizioni.
Le galline in fondo a destra, io dietro di lui!
Quando si dice la soddisfazione di una vita.
La musica partì. Ed io mi sentii libera, leggera, magnifica.
Solo dopo mi accorsi che si erano fermati tutti e che avevo ballato praticamente da sola.
-Beh... ma perché vi siete fermati? Ho per caso sbagliato?
Michael mi guardava meravigliato... come... un cieco, che vede il Sole per la prima volta.
-Michael...? Signor Jones? Oh porca miseria SVEGLIA!
-Eh? Co... ah sì. Sei... fantastica Sara.
-Non me ne frega nulla, mi dici perché vi siete bloccati tutti?
-Perché... balli... non trovo le parole.
Arrossii. Sia lode all'eroe trionfatore!
Insomma... o Michael era cieco di brutto oppure le mie compagne di ballo avevano ragione, quando dicevano che ballavo bene.
Ed io stessa ci credevo, ma insomma... non così tanto! Anzi per niente!
Le quattro galline erano rimaste senza parole.
Anche io veramente.
D'un tratto il ginocchio mi cedette, e caddi, appunto, in ginocchio sulla gamba destra.
Il sacro dio delle banane scese a farmi compagnia minimo cinque volte in trenta secondi, invocato dalla mia voce implorante, incazzata, e italiana. Le tre I.
Svelto e finalmente lucido, Michael mi prese in braccio e andammo in infermeria.
Questa situazione cominciava a stufarmi di brutto.
Odiavo essere la malaticcia della situazione.
capitolo 7
Lui. Mi. Aveva. Presa. In. Braccio.
-Di nuovo!
Strillai fra i denti.
-Sara! Che c'è?
-Mi stai portando in braccio DI NUOVO!
-Beh, mi sembra ovvio, ti sei fatta male!
-Nessuno ha detto questo!
-L'ho intuito, guarda tu la vita che scherzi che fa!
-Mike, davvero, non ti sforzare!
-Ma che sforzo e sforzo, tu sei una piuma per me!
-Va bene, fammi pure abusare della tua gentilezza senza sentirmi in colpa!
La sua risata colorò l'aria. Era la più dolce che io avessi mai sentito.
-Ah, ti devo dare una brutta notizia.
Mi preoccupai.
-Che cosa?
-Oggi pomeriggio parti, torni in Italia, ti fai tre giorni a scuola e torni da me.
-Noooo, Mike non farmi questo!
-E dai, solo tre giorni!
-Ma sono troppi!
-Naaa, passeranno, e ti farò compagnia al telefono il pomeriggio. Va bene così?
-Diciamo che potrei anche accettare di partire.
Di nuovo quella sua risata.
-Non c'è niente da ridere!
E mi girai dall'altra parte, imbronciata.
***
E Caput Mundi, mi sei mancata tanto!
E a fuoco e fiamme scuola statale Donatello, perché non sei crollata?
Avevo quasi paura ad andare in classe.
Anche questa volta avrei dovuto giustificare le mie assenze davanti a tutti?
Poi ci riflettei. Ma io non dovevo dar conto a nessuno, eccezion fatta per il mio datore di lavoro, che al momento era leggermente lontanuccio.
Quindi...
Quindi potevo godermi il momento!
Oh sì!
Ah, Signore Dio mio, grazie di aver inventato Michael Jackson!
Varcai la porta.
Tutti gli sguardi della classe si puntarono su di me, come oramai accadeva da due anni a questa parte.
-Anvedi la Rossi che non viene a scuola perché vuole saltare il compito!
-Eh sì, infatti mi risulta di avere 4 a francese come una certa persona qui di fronte a me...
Sara si zittì.
Eh bella stronzetta, mi sono rotta!
'Se hai bisogno di un'amica ci sono'
Io dico, l'inventore dell'amicizia si sarà rigirato nella tomba quando ha udito queste parole!
Andai al mio banco senza aggiungere altro. Non ce n'era bisogno. Ero stanca di essere buona con le persone che non lo meritavano.
La professoressa di matematica entrò.
E mi vide.
Patibolo. Forca.
-Aaah, Rossi, allora sei viva ancora, ma dove sei stata?
-In America prof.
-E che ci sei andata a fare scusa?
Non sapevo se dirglielo o meno. Optai per una via di mezzo.
-Prof, tanto se glielo dicessi non ci crederebbe.
-E tu intanto dimmelo.
Tipico.
-Sono stata scelta come ballerina per il videoclip di Thriller.
Silenzio.
Istantaneo.
Carico di tensione.
Poi, le risate. Tutte insieme.
E lacrime di rabbia che affioravano lente e silenziose dai miei occhi.
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Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
Cap.8- Angelo custode.
Il bidello entrò in classe, facendo cessare le risate.
-Rossi esce prima.
E adesso chi era che rompeva?
-Chi mi viene a prendere prima?
-Delegato.
Ah, quindi mia sorella. Bah, perlomeno mi salvava da una giornata infernale.
Uscii dalla classe, decisamente più felice e leggera. Pamela, la mia assistente, mi accompagnò fino al cancello e poi mi lasciò andare.
Vidi quello che mai mi sarei aspettata di vedere.
Michael era appoggiato con la schiena alla Ferrari, quella con cui ero arrivata il primo giorno, e sorrideva felice della mia espressione stupita.
-Che cosa ci fai qui, razza di traditore infingardo?
-Beh, mi sentivo in colpa!
-Ti sembra una giustificazione?!
Urlavo.
-No.
-Bene! PERCHE NON LO È!
-Scusa.
Nei suoi occhi neri non c'era traccia di risentimento.
-Vieni.
Andai tremante da lui, e mi accolse tra le sue braccia immense.
-E adesso... si torna a casa!
-A lavoro?
-Certo che sì!
-Bene.
Sorrisi al cielo, e al Sole. Quella sì che era una bella giornata.
***
L'America. Non l'avevo mai amata così tanto...
-Contenta di essere qui?
-Di sicuro qui è meglio della mia scuola.
-Ma dai, non può essere così terribile!
-No, infatti è peggio.
-Mammamia quanto la fai drastica!
-Dovresti esserci tu, al posto mio.
-Ah, no, io a scuola ero abbastanza bravo, ma adesso che è finita, non ci penso nemmeno!
-Bell'amico che sei!
D'un tratto si fermò.
-Io... sarei tuo amico?
-Nessun altro avrebbe fatto il giro di mezzo mondo soltanto per venire a riprendermi a scuola.
Mi abbracciò. Così forte che temetti di soffocare.
-Mike, lasciami, non respiro!
E lui rise.
Cap.9-Amici
Sì, dovevo ammetterlo, l'America mi era mancata. Così tanto che sentii quasi a casa, come mi sentivo a Roma.
E anche di più, forse perché lì c'era quello che consideravo mio amico.
Da quando avevo ballato da sola in saletta Thriller, il mio rapporto coi ballerini era cambiato. Adesso mi trattavano come una di loro, ed io mi sentivo bene in loro compagnia.
Il clip stava per uscire, tutti avevano previsto la megabomba, tutti tranne me.
Da un giorno all'altro mi ritrovai migliaia di lettere a casa di mamme con figlie con il mio stesso problema che mi chiedevano come avessi fatto. Io rispondevo semplicemente che era bastato credere al mio sogno più grande e ce l'avevo fatta, però spiegando anche che purtroppo non c'era una cura totale alla malattia e dunque non sarebbe stato possibile abolirla.
Michael mi incoraggiava molto a migliorare, io vedevo che anche lui si sforzava di non deludere i suoi fan, ma stava rischiando grosso. Non dormiva più ed ero seriamente preoccupata per lui, ma lui, col suo solito sorriso perfetto e rassicurante, mi rispondeva che era tutto a posto e che non bisognava pensare a lui, ma piuttosto a me.
Ed io a me ci pensavo, come no.
La mattina alle cinque mi alzavo e andavo in studio, dove fino alle dieci Michael mi faceva lezione privata senza gli altri ballerini. Dalle dieci alle tre andavo dal fisioterapista, e poi dalle tre a mezzanotte di nuovo in studio.
Era massacrante, ma nonostante questo ero felice, strano, dato che io di solito ero intrattabile se non dormivo abbastanza.
Forse ero felice perché stavo realizzando il mio sogno. O forse perché, semplicemente, avevo accanto a me il mio amico. Il mio Sole.
Era lui che quando mi abbattevo, o dicevo 'non ce la posso fare' mi incoraggiava, lui che mi spingeva a dare il meglio, ma anche lui aveva i suoi lati deboli.
Spesso si preoccupava troppo di quello che la gente pensava e mi chiedava come facessi a fregarmene così altamente.
È questione di abitudine, gli dicevo. Allora lui si rilassava e le nuvole nei suoi occhi sparivano facendo splendere il sole.
9 febbraio 1986
Cattivo
Che stress!
Michael era diventato insopportabile.
Ossessionato dall'idea del nuovo album, non prendeva minimamente in considerazione l'ipotesi che forse stava esagerando.
Non lo sopportavo davvero più!
Per di più quel giorno era il mio compleanno e non avevo la minima intenzione di passarlo litigando con lui.
In verità non mi importava molto del mio compleanno, perché c'erano cose più urgenti a cui pensare: Mike mi aveva chiesto di collaborare alla composizione della scaletta di Bad, ma io non sapevo assolutamente come rendermi utile.
Eppure lui insisteva crudelmente a farmi venire in studio registrazioni, e mi chiedeva pareri assurdi sulle canzoni.
Credeva che quell'album potesse vendere cento milioni di copie.
Malgrado io riponessi assoluta fiducia in quello che faceva, trovavo un attimino impossibile che lui riuscisse a vendere cento milioni di copie.
Ma non glielo dicevo, perché non volevo che si demoralizzasse inutilmente.
Dopotutto, lui era il mio migliore amico, ed io dovevo sostenerlo... nel bene e nel male!
Rientrai, finalmente, a casa.
Tutto spento, tutto tranquillo, tutto pacioso...
-Eveline?
Ero quasi ansiosa...
-EVELINE QUI ENTRO TRENTA SECONDI!
Stavo sbroccando, me lo sentivo.
Feci per accendere la luce, ma qualcosa mi bloccò.
Adesso iniziavo ad avere quasi paura.
Sussurri...
-Tre, due, uno... AUGURI!
La luce fu accesa all'improvviso e sgranai gli occhi per abituarmi.
Davanti a me c'era un Michael con un sorriso così ampio che avrebbe potuto inghiottire una fetta di cocomero intera, Eveline intenta ad accendere quindici candeline blu, e poi...
Tutta la mia famiglia.
Il mio canarino, il mio gatto, le mie ranocchie, Paola, mamma, papà...
I miei amici, quella gran pazza di mia cugina... tutti.
Una voce all'orecchio mi fece sussultare.
-Piaciuta la sorpresa, amica mia?
-Michael!
Gridai piena di sollievo.
-Credevi che mi fossi dimenticato, vero?
Lo abbracciai e lui scoppiò a ridere, felice.
-Mi sentirei leggermente messa da parte!
-Ma vuoi mettere lui -e indicai Michael- con te?
Poi andai ad abbracciare Eveline e tutti i gran pazzi che si erano fatti dodici ore e più di viaggio soltanto per dirmi "Buon compleanno".
-E adesso la tortaa!
Mi trascinarono verso una torta a forma di scarpa da danza classica orrendamente rosa e mi fecero spegnere le candeline.
Poi... si fece tutto buio.
-Sara, Sara...SARA!
-Eh, che c'è?
-C'è che sei in un letto d'ospedale da tre ore e neanche respiravi! MI SONO PREOCCUPATO TANTISSIMO!
-Ospedale? Perché ospedale?
-Hai cominciato a sangiunare tantissimo dalla gamba... io sapevo che ti eri fatta male in sala, e so anche come stai, ma quando ho visto che non ti riprendevi più...
Ammutolii.
-E tu mi avresti portata qui in circa tre nanosecondi?
-Scatenando tutti i miei fan perché correvo per strada con una che sembrava morta in braccio, sì. Per fortuna abiti vicino all'ospedale!
-Che fortuna, sì.
Scoppiai a ridere. Proprio un bel compleanno.
-E nel caos neanche ti ho dato il mio regalo!
-Ti avevo detto di non farmeli!
-E io non ti ho ascoltata, guarda un po'.
Mi sorrise.
-Chiudi gli occhi.
Obbedii e sentii qualcosa scivolarmi sul collo.
-Apri.
Puntai gli occhi sul mio collo.
Un mezzo cuore bianco con una M ciondolava da una catenina argento.
Sempre sorridendo, mi indicò l'altra metà del cuore, con la S, nascosta fra le pieghe della sua camicia bianca.
-Ti piace?
-È bellissimo Mike, io...
-TU niente. Tu adesso guarisci e fai la brava!
-Ma prederò tutte le coreografie!
-No, già ci ho pensato io. Verrò qui tutti i giorni e ti farò ripassare da seduta.
-La vedo una cosa alquanto impossibile.
-Tu sei troppo materialista, Sara.
-E tu sei troppo fantasioso!
-Sei proprio italiana.
-Americani del cavolo.
Borbottai.
Scoppiò a ridere. Sembravano tanti campanelli.
-Saretta, è tardi. Dormi bene.
-No, ma che tardi, in fondo è solo l'una di notte.
Sorrise. E se ne andò.
Chiusi gli occhi e piansi.
Cura
"Caro Diario,
sono in America da tanto tempo ormai.
Ancora mi ricordo quando sono partita: ero emozionatissima e non vedevo l'ora, ma allo stesso tempo non riuscivo a spiegarmi perché una star come Michael Jackson avesse scelto proprio me come prima ballerina.
Adesso lo so e sono felicissima di essere qui, e tu quindi ti starai chiedendo come mai sono così triste.
In fondo, in un solo anno ho visto realizzarsi tutti i miei sogni più grandi e potrei dire di essere felice.
Ma non sono felice.
Perché, come sai, sono in ospedale.
Il medico è venuto a diagnosticare la mia malattia.
Ha detto che se avessi continuato con questo ritmo sarei rimasta paralizzata
Paralizzata.
Solo a pensarci tremo.
Non ho il coraggio di dirlo a Michael.
So bene che non reggerebbe il colpo e si demoralizzerebbe.
Deve andare avanti, per la sua strada.
Forse uscirò dalla sua vita, forse no. Non mi resta che aspettare..."
***
Sentii bussare alla porta e chiusi di scatto il diario.
-Sara, posso?
-Ma certo che puoi!
Michael enttò. Quel giorno era più solare del solito...
-Ollallà, come mai tutta questa allegria?
-Perché finalmente sono venuto a trovarti! Non vedevo l'ora...
Sorrisi. Ero felice di renderlo felice.
-E... guarda cosa ti ho portato!
Un mazzo di rose blu. I miei fiori preferiti.
-A cosa devo tutta questa inaspettata gentilezza, signor Jackson?
-Al fatto che finché non ti riprendi io non continuo a registrare.
-Ah, e perché mai?
-Perché tu mi ispiri. Non so cosa, non so perché, ma mi ispiri...
-Bevi troppo succo di arancia. Forse dovresti smetterla.
-Non è una droga!
-Per te sì. E anche potente, aggiungerei.
Mi fece la linguaccia.
-Una domanda pratica... i tuoi fan sanno che sei qui?
-Sì...
-Ah, quindi fuori c'è la ressa.
Scoppiammo a ridere insieme.
Poi ricordai che dovevo dirglielo.
-Mike io... ti devo dire una cosa.
-So già tutto, Sara.
-Quindi tu continuerai ad essere la mia ballerina, che ti vada o no. Esiste una cura, Sara. Ed è anche piuttosto semplice.
Una cura?!
-Dimmi che non stai mentendo, Michael.
-Non sto mentendo, dolcezza. Esiste.
Una cura.
Fuga
Possibile?
-Ti dovranno costruire delle apparacchiature su misura... non mi ricordo il nome...
-Io sì. Articolati.
-Sì! Brava!
-Mamma e papà me la fanno fare, Mike.
-Ma tua madre e tuo padre non ti hanno mai controllato, vero?
-No.
-Ecco perché! Ti rifaranno tutte le attrezzature. Starai meglio, piccola mia. Te lo prometto.
-Ti posso chiedere un favore?
-Dipende.
-Daaaai, pari mia sorella! Posso?
-Se non so che vuoi...
-Portami in sala.
-No.
-Ecco, lo sapevo io!
-Sara, che senso ha? Domani ti dimettono!
-Ah sì? Ma se il medico ha detto "quindici giorni eh!
-Ti sei per caso dimenticata come mi chiamo e a cosa mi servi?
Sospirai. Era ovvio, messa così...
-Adesso lo ricordo...
Scoppiò a ridere. Una risata così pura, che pareva scesa dal cielo.
-Anche se hai ragione...
-Su cosa?
-Ti porto via.
-Ahah 'sta battuta non era divertente. Per niente.
-Non sto scherzando. Sbrigati su, il dottore ha detto che se volevo potevo farti uscire oggi, ma sarebbe stato meglio per te rimanere ferma. Per cui, dietro la tua solenne promessa che ti farai portare sempre in braccio, acconsentirò a farti venire in sala.
-Non è giusto, questo è ricatto!
-Chiamalo come ti pare dolcezza...
-Va bene, ma solo perché sei tu!
Mi fece vestire, anzi, mi vestì lui, e poi uscimmo. Non c'era nessuno...
***
-Mettimi giù.
-Ma anche no!
-Mike, mettimi giù, è dall'ospedale che mi porti in braccio!
-Ma non siamo arrivati.
-Non mi interessa.
Scoppiò a ridere.
-Facciamo una prova di forza, vediamo chi vince?
Sospirai. Lo sapevo che contro di lui non avevo nessuna possibilità.
-Sì vabbè, hai due spalle che sembri uno scaricatore di porto e mi fai queste proposte indecentI?
-Questi sono dettagli pressoché insignificanti. Avrei potuto lasciarmi battere da te e tu saresti potuta andare in sala sulle tue gambe.
-Sai anche tu che non l'avresti mai fatto.
-No, hai ragione. Però ti ho portata via. Sono perdonato?
-Sì.
E sorrise.
Il bidello entrò in classe, facendo cessare le risate.
-Rossi esce prima.
E adesso chi era che rompeva?
-Chi mi viene a prendere prima?
-Delegato.
Ah, quindi mia sorella. Bah, perlomeno mi salvava da una giornata infernale.
Uscii dalla classe, decisamente più felice e leggera. Pamela, la mia assistente, mi accompagnò fino al cancello e poi mi lasciò andare.
Vidi quello che mai mi sarei aspettata di vedere.
Michael era appoggiato con la schiena alla Ferrari, quella con cui ero arrivata il primo giorno, e sorrideva felice della mia espressione stupita.
-Che cosa ci fai qui, razza di traditore infingardo?
-Beh, mi sentivo in colpa!
-Ti sembra una giustificazione?!
Urlavo.
-No.
-Bene! PERCHE NON LO È!
-Scusa.
Nei suoi occhi neri non c'era traccia di risentimento.
-Vieni.
Andai tremante da lui, e mi accolse tra le sue braccia immense.
-E adesso... si torna a casa!
-A lavoro?
-Certo che sì!
-Bene.
Sorrisi al cielo, e al Sole. Quella sì che era una bella giornata.
***
L'America. Non l'avevo mai amata così tanto...
-Contenta di essere qui?
-Di sicuro qui è meglio della mia scuola.
-Ma dai, non può essere così terribile!
-No, infatti è peggio.
-Mammamia quanto la fai drastica!
-Dovresti esserci tu, al posto mio.
-Ah, no, io a scuola ero abbastanza bravo, ma adesso che è finita, non ci penso nemmeno!
-Bell'amico che sei!
D'un tratto si fermò.
-Io... sarei tuo amico?
-Nessun altro avrebbe fatto il giro di mezzo mondo soltanto per venire a riprendermi a scuola.
Mi abbracciò. Così forte che temetti di soffocare.
-Mike, lasciami, non respiro!
E lui rise.
Cap.9-Amici
Sì, dovevo ammetterlo, l'America mi era mancata. Così tanto che sentii quasi a casa, come mi sentivo a Roma.
E anche di più, forse perché lì c'era quello che consideravo mio amico.
Da quando avevo ballato da sola in saletta Thriller, il mio rapporto coi ballerini era cambiato. Adesso mi trattavano come una di loro, ed io mi sentivo bene in loro compagnia.
Il clip stava per uscire, tutti avevano previsto la megabomba, tutti tranne me.
Da un giorno all'altro mi ritrovai migliaia di lettere a casa di mamme con figlie con il mio stesso problema che mi chiedevano come avessi fatto. Io rispondevo semplicemente che era bastato credere al mio sogno più grande e ce l'avevo fatta, però spiegando anche che purtroppo non c'era una cura totale alla malattia e dunque non sarebbe stato possibile abolirla.
Michael mi incoraggiava molto a migliorare, io vedevo che anche lui si sforzava di non deludere i suoi fan, ma stava rischiando grosso. Non dormiva più ed ero seriamente preoccupata per lui, ma lui, col suo solito sorriso perfetto e rassicurante, mi rispondeva che era tutto a posto e che non bisognava pensare a lui, ma piuttosto a me.
Ed io a me ci pensavo, come no.
La mattina alle cinque mi alzavo e andavo in studio, dove fino alle dieci Michael mi faceva lezione privata senza gli altri ballerini. Dalle dieci alle tre andavo dal fisioterapista, e poi dalle tre a mezzanotte di nuovo in studio.
Era massacrante, ma nonostante questo ero felice, strano, dato che io di solito ero intrattabile se non dormivo abbastanza.
Forse ero felice perché stavo realizzando il mio sogno. O forse perché, semplicemente, avevo accanto a me il mio amico. Il mio Sole.
Era lui che quando mi abbattevo, o dicevo 'non ce la posso fare' mi incoraggiava, lui che mi spingeva a dare il meglio, ma anche lui aveva i suoi lati deboli.
Spesso si preoccupava troppo di quello che la gente pensava e mi chiedava come facessi a fregarmene così altamente.
È questione di abitudine, gli dicevo. Allora lui si rilassava e le nuvole nei suoi occhi sparivano facendo splendere il sole.
9 febbraio 1986
Cattivo
Che stress!
Michael era diventato insopportabile.
Ossessionato dall'idea del nuovo album, non prendeva minimamente in considerazione l'ipotesi che forse stava esagerando.
Non lo sopportavo davvero più!
Per di più quel giorno era il mio compleanno e non avevo la minima intenzione di passarlo litigando con lui.
In verità non mi importava molto del mio compleanno, perché c'erano cose più urgenti a cui pensare: Mike mi aveva chiesto di collaborare alla composizione della scaletta di Bad, ma io non sapevo assolutamente come rendermi utile.
Eppure lui insisteva crudelmente a farmi venire in studio registrazioni, e mi chiedeva pareri assurdi sulle canzoni.
Credeva che quell'album potesse vendere cento milioni di copie.
Malgrado io riponessi assoluta fiducia in quello che faceva, trovavo un attimino impossibile che lui riuscisse a vendere cento milioni di copie.
Ma non glielo dicevo, perché non volevo che si demoralizzasse inutilmente.
Dopotutto, lui era il mio migliore amico, ed io dovevo sostenerlo... nel bene e nel male!
Rientrai, finalmente, a casa.
Tutto spento, tutto tranquillo, tutto pacioso...
-Eveline?
Ero quasi ansiosa...
-EVELINE QUI ENTRO TRENTA SECONDI!
Stavo sbroccando, me lo sentivo.
Feci per accendere la luce, ma qualcosa mi bloccò.
Adesso iniziavo ad avere quasi paura.
Sussurri...
-Tre, due, uno... AUGURI!
La luce fu accesa all'improvviso e sgranai gli occhi per abituarmi.
Davanti a me c'era un Michael con un sorriso così ampio che avrebbe potuto inghiottire una fetta di cocomero intera, Eveline intenta ad accendere quindici candeline blu, e poi...
Tutta la mia famiglia.
Il mio canarino, il mio gatto, le mie ranocchie, Paola, mamma, papà...
I miei amici, quella gran pazza di mia cugina... tutti.
Una voce all'orecchio mi fece sussultare.
-Piaciuta la sorpresa, amica mia?
-Michael!
Gridai piena di sollievo.
-Credevi che mi fossi dimenticato, vero?
Lo abbracciai e lui scoppiò a ridere, felice.
-Mi sentirei leggermente messa da parte!
-Ma vuoi mettere lui -e indicai Michael- con te?
Poi andai ad abbracciare Eveline e tutti i gran pazzi che si erano fatti dodici ore e più di viaggio soltanto per dirmi "Buon compleanno".
-E adesso la tortaa!
Mi trascinarono verso una torta a forma di scarpa da danza classica orrendamente rosa e mi fecero spegnere le candeline.
Poi... si fece tutto buio.
-Sara, Sara...SARA!
-Eh, che c'è?
-C'è che sei in un letto d'ospedale da tre ore e neanche respiravi! MI SONO PREOCCUPATO TANTISSIMO!
-Ospedale? Perché ospedale?
-Hai cominciato a sangiunare tantissimo dalla gamba... io sapevo che ti eri fatta male in sala, e so anche come stai, ma quando ho visto che non ti riprendevi più...
Ammutolii.
-E tu mi avresti portata qui in circa tre nanosecondi?
-Scatenando tutti i miei fan perché correvo per strada con una che sembrava morta in braccio, sì. Per fortuna abiti vicino all'ospedale!
-Che fortuna, sì.
Scoppiai a ridere. Proprio un bel compleanno.
-E nel caos neanche ti ho dato il mio regalo!
-Ti avevo detto di non farmeli!
-E io non ti ho ascoltata, guarda un po'.
Mi sorrise.
-Chiudi gli occhi.
Obbedii e sentii qualcosa scivolarmi sul collo.
-Apri.
Puntai gli occhi sul mio collo.
Un mezzo cuore bianco con una M ciondolava da una catenina argento.
Sempre sorridendo, mi indicò l'altra metà del cuore, con la S, nascosta fra le pieghe della sua camicia bianca.
-Ti piace?
-È bellissimo Mike, io...
-TU niente. Tu adesso guarisci e fai la brava!
-Ma prederò tutte le coreografie!
-No, già ci ho pensato io. Verrò qui tutti i giorni e ti farò ripassare da seduta.
-La vedo una cosa alquanto impossibile.
-Tu sei troppo materialista, Sara.
-E tu sei troppo fantasioso!
-Sei proprio italiana.
-Americani del cavolo.
Borbottai.
Scoppiò a ridere. Sembravano tanti campanelli.
-Saretta, è tardi. Dormi bene.
-No, ma che tardi, in fondo è solo l'una di notte.
Sorrise. E se ne andò.
Chiusi gli occhi e piansi.
Cura
"Caro Diario,
sono in America da tanto tempo ormai.
Ancora mi ricordo quando sono partita: ero emozionatissima e non vedevo l'ora, ma allo stesso tempo non riuscivo a spiegarmi perché una star come Michael Jackson avesse scelto proprio me come prima ballerina.
Adesso lo so e sono felicissima di essere qui, e tu quindi ti starai chiedendo come mai sono così triste.
In fondo, in un solo anno ho visto realizzarsi tutti i miei sogni più grandi e potrei dire di essere felice.
Ma non sono felice.
Perché, come sai, sono in ospedale.
Il medico è venuto a diagnosticare la mia malattia.
Ha detto che se avessi continuato con questo ritmo sarei rimasta paralizzata
Paralizzata.
Solo a pensarci tremo.
Non ho il coraggio di dirlo a Michael.
So bene che non reggerebbe il colpo e si demoralizzerebbe.
Deve andare avanti, per la sua strada.
Forse uscirò dalla sua vita, forse no. Non mi resta che aspettare..."
***
Sentii bussare alla porta e chiusi di scatto il diario.
-Sara, posso?
-Ma certo che puoi!
Michael enttò. Quel giorno era più solare del solito...
-Ollallà, come mai tutta questa allegria?
-Perché finalmente sono venuto a trovarti! Non vedevo l'ora...
Sorrisi. Ero felice di renderlo felice.
-E... guarda cosa ti ho portato!
Un mazzo di rose blu. I miei fiori preferiti.
-A cosa devo tutta questa inaspettata gentilezza, signor Jackson?
-Al fatto che finché non ti riprendi io non continuo a registrare.
-Ah, e perché mai?
-Perché tu mi ispiri. Non so cosa, non so perché, ma mi ispiri...
-Bevi troppo succo di arancia. Forse dovresti smetterla.
-Non è una droga!
-Per te sì. E anche potente, aggiungerei.
Mi fece la linguaccia.
-Una domanda pratica... i tuoi fan sanno che sei qui?
-Sì...
-Ah, quindi fuori c'è la ressa.
Scoppiammo a ridere insieme.
Poi ricordai che dovevo dirglielo.
-Mike io... ti devo dire una cosa.
-So già tutto, Sara.
-Quindi tu continuerai ad essere la mia ballerina, che ti vada o no. Esiste una cura, Sara. Ed è anche piuttosto semplice.
Una cura?!
-Dimmi che non stai mentendo, Michael.
-Non sto mentendo, dolcezza. Esiste.
Una cura.
Fuga
Possibile?
-Ti dovranno costruire delle apparacchiature su misura... non mi ricordo il nome...
-Io sì. Articolati.
-Sì! Brava!
-Mamma e papà me la fanno fare, Mike.
-Ma tua madre e tuo padre non ti hanno mai controllato, vero?
-No.
-Ecco perché! Ti rifaranno tutte le attrezzature. Starai meglio, piccola mia. Te lo prometto.
-Ti posso chiedere un favore?
-Dipende.
-Daaaai, pari mia sorella! Posso?
-Se non so che vuoi...
-Portami in sala.
-No.
-Ecco, lo sapevo io!
-Sara, che senso ha? Domani ti dimettono!
-Ah sì? Ma se il medico ha detto "quindici giorni eh!
-Ti sei per caso dimenticata come mi chiamo e a cosa mi servi?
Sospirai. Era ovvio, messa così...
-Adesso lo ricordo...
Scoppiò a ridere. Una risata così pura, che pareva scesa dal cielo.
-Anche se hai ragione...
-Su cosa?
-Ti porto via.
-Ahah 'sta battuta non era divertente. Per niente.
-Non sto scherzando. Sbrigati su, il dottore ha detto che se volevo potevo farti uscire oggi, ma sarebbe stato meglio per te rimanere ferma. Per cui, dietro la tua solenne promessa che ti farai portare sempre in braccio, acconsentirò a farti venire in sala.
-Non è giusto, questo è ricatto!
-Chiamalo come ti pare dolcezza...
-Va bene, ma solo perché sei tu!
Mi fece vestire, anzi, mi vestì lui, e poi uscimmo. Non c'era nessuno...
***
-Mettimi giù.
-Ma anche no!
-Mike, mettimi giù, è dall'ospedale che mi porti in braccio!
-Ma non siamo arrivati.
-Non mi interessa.
Scoppiò a ridere.
-Facciamo una prova di forza, vediamo chi vince?
Sospirai. Lo sapevo che contro di lui non avevo nessuna possibilità.
-Sì vabbè, hai due spalle che sembri uno scaricatore di porto e mi fai queste proposte indecentI?
-Questi sono dettagli pressoché insignificanti. Avrei potuto lasciarmi battere da te e tu saresti potuta andare in sala sulle tue gambe.
-Sai anche tu che non l'avresti mai fatto.
-No, hai ragione. Però ti ho portata via. Sono perdonato?
-Sì.
E sorrise.
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Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
Ballare
-Perché sorridi?
-Beh, perché stavo facendo caso al fatto che qualunque cosa io ti faccia, mi perdoni sempre... Non è che per caso hai un debole per me?
-Ma ceerto, chi è che ha un debole per Michael Jackson? Aspetta, ma chi è? Non è quel tizio là che ha venduto millemila dischi, è in testa a tutte le classifiche di vendita, e bello da far paura?
Scoppiò a ridere.
-Il fatto è che tu, Mike, hai una capacità di condizionarmi che non ho mai visto in nessun altro.
-Sarà la primavera...
-Ma se oggi è il 25 giugno!
-DETTAGLI!
-Ma dettagli manco per tuo fratello!
-Quale?
-Boh, uno...
-Ok, ora puoi scendere.
Eravamo arrivati in saletta.
Tutti i ballerini mi accolsero con un affetto che sinceramente non mi aspettavo. Solo una ballerina rimase in disparte con l'aria offesa. Non l'avevo mai vista... che Michael l'avesse assunta mentre io ero in ospedale?
-Mike? Chi è quella lì?
-Quella è Georgia, la ballerina che hai sostituito. È offesa perché non ha potuto partecipare al video di Thriller e si è vista soffiare fama e gloria da una ragazzina.
Ma a me dispiaceva per lei. In fondo non era colpa sua se si era rotta la caviglia!
-Bene, abbiamo perso anche troppo tempo. Provee!
Perché strilli, santo ragazzo?
-E cinque, sei, sette, otto...
Cominciammo a ballare.
... Un errore.
Due errori.
Tre errori.
-E CHE CAZZO!
Strillai in preda alla rabbia.
Michael, che da me aveva imparato abbastanza italiano da capire che quella era un'imprecazione con tanta rabbia, si avvicinò a me, visibilmente preoccupato.
-Sara? Che cosa...
-CHE COSA?! CHE COSA?! Tre errori in meno di due otto! Questa cosa è inconcepibile!
-Non sei una macchina!
-A quanto pare devo cominciare ad esserlo. ...No Mike, NO!
Ma lui, incurante delle mie proteste, mi aveva DI NUOVO presa in braccio e adesso si dirigeva in giardino prepotentemente.
Mi fece scendere, e con aria seria...
-Sara, la devi smettere.
-Di fare cosa?
-Di arrabbiarti per cose così idiote.
-Non sono cose idiote. È il mio lavoro.
-Tu hai paura di qualcosa.
-Credo che saperlo ti farà male.
-È sempre meglio di non saperlo, no?
-Ho semplicemente paura di non essere alla tua altezza. Punto. Tutto qui.
Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime. Insulse, inutili lacrime.
-Perché piangi?
-Oh, Sara! Ma cosa vai a pensare?
-Sono obbiettiva.
-Non devi esserlo. Questa è la natura umana.
-Tell him that it is human nature, baby.
Canticchiai.
E sentii aprirsi un sorriso contro la mia pelle.
Buonanotte
-Ti voglio bene, Sara.
-Anche io Mike, tantissimo. Però forse è il caso che rientriamo...
-Oh, finiscila, i ballerini sanno cavarsela anche da soli. Ho carenza d'affetto!
-Tu hai sempre carenza d'affetto Mike.
-Facciamo che ti sei sentita male e ti ho accompagnata a casa? Oggi non mi va proprio!
-Oh mio Dio! A Michael Jackson non va di lavorare?! Ma... cosa succede?
-Daaai, oggi non mi va. Suuuu!
-Va bene, ma mi devi un favore!
Chiamò la sua guardia del corpo, gli disse di avvisare tutti quanti che stavo male, che mi portava a casa e che probabilmente sarebbe rimasto da me. La situazione era troppo assurda, ma mi stavo divertendo. E poi, in effetti, stavo cominciando a sentirmi leggermente debole...
Mike mi prese in braccio e mi portò a casa.
-Sara, c'è un problema.
-Cioè?
-Eveline.
-No, è in Italia. E ci resterà fino al 31 di dicembre.
-Perfetto!!
-Propongo una lotta all'ultimo sangue.
Indicai due oggetti.
-Ci sto.
***
-No, no, NOOOOO MALEFICO SCHIATTA MUORI BASTARDOOOO!!!
-Ma tu muori!
-Ahia, mi stai facendo male!
-Sììììì!!!!!!!
-Voglio la rivincita!
-Mi spiace, troppo tardi, darling.
Posò i telecomandi Wii sulla TV e si avvicinò a me.
-E adesso...
-Adesso... ti monto sopra! YEEEEE!
Rise.
-Cosa ridi, ti sto per uccidere e tu ridi?
Continuò a ridere.
-Basta Mike, mi urtiii!
-Ok basta.
E tornò serio in meno di due nanosecondi.
Ma la sua faccia così seria scatenò in me un'ilarità così forte che dovetti piegarmi in due per limitare il dolore alla pancia.
-Ma io dico! Rido e tu mi dici di smettere, smetto e tu scoppi a ridere! Ma si può?!
-Sì, perché lo stiamo facendo!
-La tua idiozia non ha limiti.
-Siamo amici perché siamo simili, giusto?
-Eh, no. Questa non te la perdono.
Cominciò crudelmente a farmi il solletico.
-No, no basta Mike, BASTA! Sarò tua schiava per sempre, ma basta!
-Addirittura a questi livelli siamo? Interessante...
-Ah, grazie.
Rise.
-Dormi, mia piccola principessa, è tardi.
-Ma il letto è lontano!
-Se ti ci porto io dormi?
-Sì, ma voglio anche la ninnananna!
-Ogni tuo desiderio è un ordine!
Mi prese in braccio e mi portò nella mia cameretta.
Poi cominciò a cantare...
-She's out of my life, she's out of my hand...
-Ti voglio bene Mike.
Poi mi abbandonai nelle braccia di Morfeo.
L.O.V.E.
-Sara, hai meno di tre nanosecondi per alzarti.
-Ma non mi vaa!
-Ma devi. Altrimenti ti porto in saletta in pigiama!
-Fai pure. Tanto non mi vergogno.
Alzai la coperta e mostrai orgogliosa il mio pigiama di Topolino.
-Nooo, che bello, lo voglio anche iooo!
-No, è mio! PRRRRRRRRR!
Mi alzai e mi andai a vestire.
***
-Ollallàà, ma dove devi andare oggi? A una sfilata di moda?
-A ballare con te, testa di mela!
-Ok, signorina, allora si esce eh? L'hai chiesto il permesso a tuo padre?
-Ma no caro, io sono autosufficiente.
-Ahah. E adesso, 'sta battuta? Non sei riuscita a sopravvivere un giorno senza me!
Senza amore si vive, ma senza di te no.
-Sarà un caso... E poi è stato l'istinto di sopravvivenza a spingermi a desiderarti.
-Sìsì, lo sai che le mie fan dicono tutte così?
-Ahah, ma io non sono una tua fan, sono un'ascoltatrice simpatizzante e neanche tanto alla fine...
-Ma grazie Saretta, ti voglio bene anche io.
Mi lasciai prendere in braccio da quelle mani delicate e forti.
E poi, all'improvviso...
Due labbra calde che si poggiarono sulle mie, delicate.
Amore, solo amore. Nessuna malizia.
E nessun imbarazzo.
Quando ci staccammo fu come se nulla fosse cambiato.
Era solo un modo per dimostrare all'altro il nostro amore.
-Ti amo, Sara.
-Già. Suppongo che ormai tu l'abbia capito, testa di mela.
-Dai, ci ho messo del tempo, ma ne è valsa la pena, no?
-No.
Poi scoppiai a ridere.
-Dio santo, falle passare la ridarella. Non la sopporto!
Entrammo in saletta. Non c'era nessuno...
-Nessuno, Mike?
-No. Giornata libera per tutti, tranne che per te... devi recuperare!
-Ah, grazie!
-Dai, cominciamo.
E ballammo.
Vicini, lontani, vicini, lontani... una danza che non aveva mai fine, la perfezione.
-'Cause you're the one for me, the way you make me feel!
-A proposito, per quando è prevista l'uscita di Bad?
-Mmm... non so... forse luglio.
-Io non dovrei udire inediti prima del tempo, dico bene o dico giusto?
-Beh, ma tu puoi!
-Ah... grazie dell'onore.
-Figurati.
-Che bello, c'è il Sole.
-Ma se sta piovendo!
-Io guardo i tuoi occhi.
-Perché sorridi?
-Beh, perché stavo facendo caso al fatto che qualunque cosa io ti faccia, mi perdoni sempre... Non è che per caso hai un debole per me?
-Ma ceerto, chi è che ha un debole per Michael Jackson? Aspetta, ma chi è? Non è quel tizio là che ha venduto millemila dischi, è in testa a tutte le classifiche di vendita, e bello da far paura?
Scoppiò a ridere.
-Il fatto è che tu, Mike, hai una capacità di condizionarmi che non ho mai visto in nessun altro.
-Sarà la primavera...
-Ma se oggi è il 25 giugno!
-DETTAGLI!
-Ma dettagli manco per tuo fratello!
-Quale?
-Boh, uno...
-Ok, ora puoi scendere.
Eravamo arrivati in saletta.
Tutti i ballerini mi accolsero con un affetto che sinceramente non mi aspettavo. Solo una ballerina rimase in disparte con l'aria offesa. Non l'avevo mai vista... che Michael l'avesse assunta mentre io ero in ospedale?
-Mike? Chi è quella lì?
-Quella è Georgia, la ballerina che hai sostituito. È offesa perché non ha potuto partecipare al video di Thriller e si è vista soffiare fama e gloria da una ragazzina.
Ma a me dispiaceva per lei. In fondo non era colpa sua se si era rotta la caviglia!
-Bene, abbiamo perso anche troppo tempo. Provee!
Perché strilli, santo ragazzo?
-E cinque, sei, sette, otto...
Cominciammo a ballare.
... Un errore.
Due errori.
Tre errori.
-E CHE CAZZO!
Strillai in preda alla rabbia.
Michael, che da me aveva imparato abbastanza italiano da capire che quella era un'imprecazione con tanta rabbia, si avvicinò a me, visibilmente preoccupato.
-Sara? Che cosa...
-CHE COSA?! CHE COSA?! Tre errori in meno di due otto! Questa cosa è inconcepibile!
-Non sei una macchina!
-A quanto pare devo cominciare ad esserlo. ...No Mike, NO!
Ma lui, incurante delle mie proteste, mi aveva DI NUOVO presa in braccio e adesso si dirigeva in giardino prepotentemente.
Mi fece scendere, e con aria seria...
-Sara, la devi smettere.
-Di fare cosa?
-Di arrabbiarti per cose così idiote.
-Non sono cose idiote. È il mio lavoro.
-Tu hai paura di qualcosa.
-Credo che saperlo ti farà male.
-È sempre meglio di non saperlo, no?
-Ho semplicemente paura di non essere alla tua altezza. Punto. Tutto qui.
Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime. Insulse, inutili lacrime.
-Perché piangi?
-Oh, Sara! Ma cosa vai a pensare?
-Sono obbiettiva.
-Non devi esserlo. Questa è la natura umana.
-Tell him that it is human nature, baby.
Canticchiai.
E sentii aprirsi un sorriso contro la mia pelle.
Buonanotte
-Ti voglio bene, Sara.
-Anche io Mike, tantissimo. Però forse è il caso che rientriamo...
-Oh, finiscila, i ballerini sanno cavarsela anche da soli. Ho carenza d'affetto!
-Tu hai sempre carenza d'affetto Mike.
-Facciamo che ti sei sentita male e ti ho accompagnata a casa? Oggi non mi va proprio!
-Oh mio Dio! A Michael Jackson non va di lavorare?! Ma... cosa succede?
-Daaai, oggi non mi va. Suuuu!
-Va bene, ma mi devi un favore!
Chiamò la sua guardia del corpo, gli disse di avvisare tutti quanti che stavo male, che mi portava a casa e che probabilmente sarebbe rimasto da me. La situazione era troppo assurda, ma mi stavo divertendo. E poi, in effetti, stavo cominciando a sentirmi leggermente debole...
Mike mi prese in braccio e mi portò a casa.
-Sara, c'è un problema.
-Cioè?
-Eveline.
-No, è in Italia. E ci resterà fino al 31 di dicembre.
-Perfetto!!
-Propongo una lotta all'ultimo sangue.
Indicai due oggetti.
-Ci sto.
***
-No, no, NOOOOO MALEFICO SCHIATTA MUORI BASTARDOOOO!!!
-Ma tu muori!
-Ahia, mi stai facendo male!
-Sììììì!!!!!!!
-Voglio la rivincita!
-Mi spiace, troppo tardi, darling.
Posò i telecomandi Wii sulla TV e si avvicinò a me.
-E adesso...
-Adesso... ti monto sopra! YEEEEE!
Rise.
-Cosa ridi, ti sto per uccidere e tu ridi?
Continuò a ridere.
-Basta Mike, mi urtiii!
-Ok basta.
E tornò serio in meno di due nanosecondi.
Ma la sua faccia così seria scatenò in me un'ilarità così forte che dovetti piegarmi in due per limitare il dolore alla pancia.
-Ma io dico! Rido e tu mi dici di smettere, smetto e tu scoppi a ridere! Ma si può?!
-Sì, perché lo stiamo facendo!
-La tua idiozia non ha limiti.
-Siamo amici perché siamo simili, giusto?
-Eh, no. Questa non te la perdono.
Cominciò crudelmente a farmi il solletico.
-No, no basta Mike, BASTA! Sarò tua schiava per sempre, ma basta!
-Addirittura a questi livelli siamo? Interessante...
-Ah, grazie.
Rise.
-Dormi, mia piccola principessa, è tardi.
-Ma il letto è lontano!
-Se ti ci porto io dormi?
-Sì, ma voglio anche la ninnananna!
-Ogni tuo desiderio è un ordine!
Mi prese in braccio e mi portò nella mia cameretta.
Poi cominciò a cantare...
-She's out of my life, she's out of my hand...
-Ti voglio bene Mike.
Poi mi abbandonai nelle braccia di Morfeo.
L.O.V.E.
-Sara, hai meno di tre nanosecondi per alzarti.
-Ma non mi vaa!
-Ma devi. Altrimenti ti porto in saletta in pigiama!
-Fai pure. Tanto non mi vergogno.
Alzai la coperta e mostrai orgogliosa il mio pigiama di Topolino.
-Nooo, che bello, lo voglio anche iooo!
-No, è mio! PRRRRRRRRR!
Mi alzai e mi andai a vestire.
***
-Ollallàà, ma dove devi andare oggi? A una sfilata di moda?
-A ballare con te, testa di mela!
-Ok, signorina, allora si esce eh? L'hai chiesto il permesso a tuo padre?
-Ma no caro, io sono autosufficiente.
-Ahah. E adesso, 'sta battuta? Non sei riuscita a sopravvivere un giorno senza me!
Senza amore si vive, ma senza di te no.
-Sarà un caso... E poi è stato l'istinto di sopravvivenza a spingermi a desiderarti.
-Sìsì, lo sai che le mie fan dicono tutte così?
-Ahah, ma io non sono una tua fan, sono un'ascoltatrice simpatizzante e neanche tanto alla fine...
-Ma grazie Saretta, ti voglio bene anche io.
Mi lasciai prendere in braccio da quelle mani delicate e forti.
E poi, all'improvviso...
Due labbra calde che si poggiarono sulle mie, delicate.
Amore, solo amore. Nessuna malizia.
E nessun imbarazzo.
Quando ci staccammo fu come se nulla fosse cambiato.
Era solo un modo per dimostrare all'altro il nostro amore.
-Ti amo, Sara.
-Già. Suppongo che ormai tu l'abbia capito, testa di mela.
-Dai, ci ho messo del tempo, ma ne è valsa la pena, no?
-No.
Poi scoppiai a ridere.
-Dio santo, falle passare la ridarella. Non la sopporto!
Entrammo in saletta. Non c'era nessuno...
-Nessuno, Mike?
-No. Giornata libera per tutti, tranne che per te... devi recuperare!
-Ah, grazie!
-Dai, cominciamo.
E ballammo.
Vicini, lontani, vicini, lontani... una danza che non aveva mai fine, la perfezione.
-'Cause you're the one for me, the way you make me feel!
-A proposito, per quando è prevista l'uscita di Bad?
-Mmm... non so... forse luglio.
-Io non dovrei udire inediti prima del tempo, dico bene o dico giusto?
-Beh, ma tu puoi!
-Ah... grazie dell'onore.
-Figurati.
-Che bello, c'è il Sole.
-Ma se sta piovendo!
-Io guardo i tuoi occhi.
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Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
Limoni a colazione
-Ma come siamo romantici stamattina!
-Ieri ho mangiato la Nutella.
-NO! Non devi ingrassare!
-Ma chissenefrega, Mike.
-Noo! Guarda che ti metto a pane e acqua.
-Va bene, ma prima di questa dieta forzata mangerò sempre pane e Nutella, perché se poi devo dimagrire...
-Fra poco c'è la prova costume.
-Non credo che il mio principale sarà tanto buono da lasciarmi l'estate libera...
-Considerando che poi a settembre devi tornare a scuola...
-Già.
Uscì in giardino. Fissò il cielo, poi vide che c'era il Sole. Sorrise.
-Sara, vieni. Ti devo far vedere una cosa!
Uscii anche io, ma Mike non c'era più.
- ... Mike? Dove sei?
Mi sentii afferrare da dietro.
-Sììì, quale grande soddisfazione!
-Ah, e la soddisfazione sarebbe prendermi in braccio senza il mio permesso?
-Ovvio che certo che sì!
- ... La tua demenza aumenta di giorno in giorno Michael.
- Perché è tutta colpa tua. Solo tua. Mi contagi. Fra qualche mese sarò affetto da demenza senile.
-E penserai che le foche camminano.
-Lo penso già adesso.
-Ecco, vedi.
-Che giorno è, Testa di mela?
-31 luglio.
-Non doveva uscire Bad? Devo essermi persa qualcosa...
-Non mi piace, mi sembra ridicolo e pressoché privo di senso qel CD.
-Ma dai, non è vero!
-Sì, non mi piace. Lo devo perfezionare.
-Fai un po' come ti pare...
-Infatti.
-Scusa eh... Limoni a colazione?
-Con aggiunta di aceto e sale.
-E come mai?
-E che ne so... stamattina mi sono svegliato così!
-Grande rivelazione!
-Cosa? Io che ho la luna storta?
-No. Anche gli uomini hanno il ciclo. Solo che non se ne accorgono.
-Ok, questa potevi anche risparmiartela!
-Va bene, te lo concedo, era una battuta tristissima.
-Però hai ragione, mi sembra di avere il ciclo!
-Finalmente anche gli uomini capiscono le nostre sofferenze in questa maledetta settimana...
Scoppiò a ridere.
-Non c'è nulla da ridere!
Stizzita, tornai dentro e misi Beat It a tutto volume.
-Guarda che non ti servirà provare Beat It!
Gridò.
-Ma mica sto provando, sto scaricando lo stress.
-Stress di cosa?!?!?
-Del fatto che a settembre dovrò tornare a scuola!
-Mancano ancora due mesi dolcezza.
-Sì... Vabbè, come ti pare.
-Se io ho mangiato i limoni tu che ti sei mandata giù, un flacone intero di yogurt scaduto?
-No, latte inacidito, lo yogurt non mi piace per niente.
-Ah ecco, mi pareva.
Poi all'improvviso un sorriso... maligno, perfido, gli spaccò la faccia.
-Mike..?
-Ti porto a conoscere la mia famiglia.
LA PORTAAAAAAA!
-Cooosa?! Non se ne parla proprio!
-Oh, hai ragione, non se ne parla. Perché tu non protesterai e ti farai portare a conoscere la grande famiglia Jackson.
-Ma anche no! Testa di mela, non se ne parla proprio!
-Infatti, come ti ho già detto, non se ne parla e fine della storia.
-Aridaje questo qui... Forse non ci siamo capiti IO NON VENGO. È chiaro 'sto fatto?
-No. Ripeti l'ultima sillaba.
-Demente.
-Sara, ma dai, cosa c'è da aver paura della mia famiglia?
-A me lo stai dicendo?!
-Sì, a te.
-E dovrei davvero dirtelo?
Annuì.
-Non lo so. Non so perche, ma sento di avere paura...
-Di deludermi forse?
-Anche. Michael ti prego non fare così, lo sai che non lo faccio apposta. Ho paura di deludere le tue aspettative.
-Ma quali aspettative, Sara? Credi davvero che io mi aspetti così tanto da te? Sarebbe davvero troppo, Sara. Io ti amo, non ti farei mai soffrire con un peso così grande come la mia delusione.
-E allora perché tutto questo!
-Cioè intendi dire la mia famiglia?
-Sì.
-Credi davvero che io permetta loro di giudicarti?
- Non lo so. Non puoi sapere come andrà. Dopotutto i genitori hanno un forte ascendente sui figli.
-Anima ribelle, baby.
Cominciò a farmi il solletico senza tregua.
-Devi smetterla di credere cosi poco in te! Sono stato chiaro?
-Ah, cioè, scusami se nel giro di nonmiricordoneanchequantotempo mi sono ritrovata a lavorare per una star mondiale, che tra parentesi ieri e oggi ha detto di amarmi, e che da quando sono arrivata non fa altro che prendermi in braccio. Scusa davvero.
Scoppiò a ridere e continuò, fino a quando si accorse molto violentemente che fra lui e l'ingresso c'era una porta di vetro.
-Ben ti sta, amore.
La famiglia
-Cosa odono le mie orecchie?
-Odono esattamente quello che ho detto.
-Ah sì. È così che va allora, eh? Bene...
-Cos'è quella faccia perfida?
-È la faccia di uno che ha appena avuto un'idea malvagia e vuole infliggerla senza alcuna pietà alla sua amata.
-Quale sarebbe questa idea perfida?
-Eh, ma se te lo dico... è tutto un cavolo no?
-... Beh, basta che non sia troppo perfida...
-Quanto basta per la mia sottile vendetta.
-Quindi vuol dire che sara molto perfida. Dovrò stare attenta.
-Potevi pensarci prima di uscirtene così.
-Mammamia! Senso dell'umorismo 0,001%
-Esatto, come il sodio.
-La tua mente ha raggiunto un livello di demenza tale che non è piu misurabile.
-Simpatica come l'orticaria.
-Preferisco la cambiale in scadenza.
-No, l'orticaria guarisce.
-La cambiale in scadenza anche può essere estinta.
-O, in alcuni casi, può aumentare.
-Comunque, questa idea?
-Beh, pensavo che dato che oggi è una giornata di sole...
-Sì?
-E tu stai bene...
-Qua è tutto relativo.
-Potresti venire a conoscere la mia famiglia.
-Non se ne parla.
Ma non mi lasciò finire, perché mi diede un bacio a fior di labbra che mi lasciò intontita.
-Stai cercando di persuadermi a dirti di sì con le maniere cattive! Giochi molto sporco.
-Tell him that it's human nature...
-Uffaaa.... e va bene, ma lo sai che dovrai essere mio schiavo per tutta la vita, vero?
-Accettato l'accordo in linea di massima, si passa a discutere i dettagli.
-Bene.
***
-Perché mi bendi?
-Perché lo decido io. zitta, mosca, e non inciampare. Sara, Sara, attent... LA TESTA!
Troppo tardi. Avevo dato una botta assurda.
-Ma santa !
- Eh ma sei stupida forte, te l'avevo detto di stare attenta!
-Ma chi t'ha sentito! 'co giuda...
Scoppiò a ridere.
-'Zzo ridiii? mi sono rotta la testa in due e tu ridi?
-Sì, perche è stata una cosa troppo bella per non ridere.
-Il giorno in cui ti spaccherai la testa sarò la persona più felice della Terra.
-Vuoi dire il giorno in cui mi spaccherò la mela!
-Sì, hai ragione.
-Adesso andiamo, vedo mia mamma che ci fissa...
-Mi sbendi?
-Naaa, ti porto io.
Sentii la terra che andava via. Al suo posto le braccia forti di Mike.
-Un giorno smetterai di prendermi in braccio?
-Quando guarirai, ti prometto che ti farò camminare sulle tue gambe, ma sappi che rimpiangerai le mie braccia...
-Oh, io non credo!
Finalmente mi sbendò.
-Mamma, lei è Sara, la ballerina di cui ti ho parlato.
-Oh, ma non mi avevi detto che era una così bella ragazza!
No, figurati, ma che dovevo essere una cozza... fammi capire!
-Piacere di conoscerla.
Una voce profonda catturò la mia attenzione.
-Fratellino, finalmente! Ci hai messo così tanto tempo?
-Lei era restìa a venire...
-Piacere, sono Randy, il fratello di questo matto scapestrato.
-Piacere, Sara, la ballerina del matto scapestrato.
-Ma che stiamo facendo qua, alleanza segreta in casa Jackson?
-Ai danni del fratello minore.
-Saraaaaaaaa!
-Janet!
Mi soffocò nel suo abbraccio megagigante.
-Queste due si conoscevano e io non ne sapevo niente.
-La prossima volta ti faccio la richiesta in carta bollata. Antipatico.
-Ma dove sono tutti gli altri?
-Usciti, Mike.Andati via.
-Beneee che bella notizia! Contenta Sara?
-Sì, ben ti sta, e ricorda il nostro patto.
-E chi se lo scorda un ricatto simile...
-Ricatto?! Ti devo forse ricordare come mi hai persuaso a venire qua?
Sospirò.
-No, non è necessario.
-Ah ecco.
Restammo tutto il giorno a casa della sua famiglia. Katherine, Randy e Janet erano davvero simpatici, e il tempo passò come nulla.
-Bella addormentata, siamo arrivati.
-Cosa? Dove?
-A casa. ti eri addormentata sul mio divanetto...
-Mmm... che ore sono?
-L'una e un quarto.
-L'una e un quarto?!?!? Ma io domani devo andare a lavoro!
-Eh perche io no?
-Sì ho capito pero...
-Però niente.
-Io adesso non mi addormento più.
-Oh si, perche ci sarò io.
***
-Voglio la ninnananna.
-Guarda, al massimo mi piego al bacetto della .
-Va bene anche quello.
-Uno o l'altro.
-Tutti e due. Daaaaaaaaaaaaaaaaaaaai...
-Ma io perche non riesco a resisterti?
Si piego su di me e mi baciò, poi cominciò a cantare, peccato che non lo sentii, perché mi addormentai subito.
Magia
Aprii piano gli occhi. C'era qualcosa che non andava, il letto era troppo stretto. Poi capii. Si era addormentato vicino a me 'sto matto...
Che peccato svegliarlo, era davvero bello. Però erano le sette, e i ballerini avrebbero potuto tranquillamente darci per dispersi.
-Michael, ehi, scemo, sveglia, dai.
-Ah non mi vaa!
-Non era una domanda, era un ordine. Te l'avevo detto che sarebbe stata dura alzarsi.
-Considerando che io di solito le notti le passo sul balcone... ho dormito anche troppo!
-Mi ricordi una mia amica sai? Anche lei ha questa abitudine... poi si lamenta con me perché ha delle occhiaie che fanno paura!
-Io non ho occhiaie.
-Quelle perche te le levo io, sennò con tutto quello che avevi sotto gli occhi ostruivi i tombini quando camminavi...
-Che dolce che sei stamattina, da diabete.
-Lo so! è la mia specialita.
-Dai susu, alziamoci, questa vita è dura!
-Sì, e questa è Sparta. Levati scemo, non ci passo.
-Coome? La magrolina non ci passa?
-Certo, mi hai fatto mangiare sto mondo e quell'altro e adesso ti lamenti anche?
-Non è colpa mia se tu sei uno stomaco senza fondo.
-Potevi anche frenarmi. Metti caso che ingrasso?
-Ah, là so affaracci tuoi...
-Ma i tuoi casomai, a me non interessa...
-Potrei anche licenziarti.
-Oh, no, so per certo che non avresti mai il coraggio di farlo...
-Uffa, manipolatrice di anime.
-Perché c'è differenza fra prendersi per mano ed incatenare un'anima.
-Acidi e poetici. Il mix perfetto!
-Sì. Bene.
-Ah comunque ti volevo dire che il mio beeel dischetto uscirà il 31 agosto.
-Doveva uscire a luglio!
-Non scassare amore.
Mi diede un bacetto e uscì.
-GUARDA CHE QUESTA NON TE LA PERDONO!
-Mm.mm sìsì, va bene.
***
Avevamo appena cominciato a ballare ma io ero già stanca. non sapevo perché, o forse non mi interessava.
Fissai Michael. Ero sicura di...
-Di aver già fatto questa coreografia, vero idiota?
-Esatto Testa di mela. L'ho gia fatta.
-Ma certo che l'hai gia fatta. Te l'ho fatta fare io!
I ballerini ci guardavano senza capire nulla. Erano inoltre rimasti secchi dal fatto che Michael mi avesse chiamato idiota e che io non avessi reagito.. non era da me!
Ma c'eravamo solo noi...
A un tratto partì Bad.
Lui mi guardò. Restituii lo sguardo al mittente, poi comiciai a ballare, presto imitata dagli altri.
Sapevo che me lo stava facendo apposta, temeva che avessi dimenticato tutto.
A conferma del mio sospetto il fatto che si fosse messo accanto a me...
Your butt is mine
Gonna tell you right
Just show your face
In broad daylight
I'm telling you
On how I feel
Gonna hurt your mind
Don't shoot to kill
Come on
Come on
Lay it on me
All right...
I'm giving you
On count of three
To show your stuff
Or let it be
I'm telling you
Just watch your mouth
I know your game
What you're about
Well they say the sky's the limit
And to me that's really true
But my friend you have seen nothin'
Just wait 'til I get through...
Because I'm bad, I'm bad - come on
(Bad bad - really, really bad)
You know I'm bad, I'm bad - come on, you know
(Bad bad - really, really bad)
And the whole world has to
Answer right now
Just to tell you once again
Who's bad...
The word is out
You're doin' wrong
Gonna lock you up
Before too long
Your lyin' eyes
Gonna tell you right
So listen up
Don't make a fight
Your talk is cheap
You're not a man
You're throwin' stones
To hide your hands
But they say the sky's the limit
And to me that's really true
And my friends you have seen nothin'
Just wait 'til I get through...
We can change the world tomorrow
This could be a better place
If you don't like what I'm sayin'
Then won't you slap my face...
Because I'm bad, I'm bad - come on
(Bad bad - really, really bad)
You know I'm bad, I'm bad - come on, you know
(Bad bad - really, really bad)
And the whole world has to
Answer right now
Just to tell you once again
Who's bad?
I ballerini ci guardavano con gli occhi fuori dalle orbite. I produttori discografici, ai quali era stata accennata la mia presenza, erano rimasti a bocca aperta.
-Che c'è, non te l'aspettavi?
-No.
Disse col fiato corto.
-Già. me ne sono accorta.
Tutti scoppiarono a ridere, e fu come risvegliarsi dall'incanto di quella canzone.
-Però, mike, questa non te la perdono lo stesso.
-Chissà perché non avevo dubbi.
-Ma come siamo romantici stamattina!
-Ieri ho mangiato la Nutella.
-NO! Non devi ingrassare!
-Ma chissenefrega, Mike.
-Noo! Guarda che ti metto a pane e acqua.
-Va bene, ma prima di questa dieta forzata mangerò sempre pane e Nutella, perché se poi devo dimagrire...
-Fra poco c'è la prova costume.
-Non credo che il mio principale sarà tanto buono da lasciarmi l'estate libera...
-Considerando che poi a settembre devi tornare a scuola...
-Già.
Uscì in giardino. Fissò il cielo, poi vide che c'era il Sole. Sorrise.
-Sara, vieni. Ti devo far vedere una cosa!
Uscii anche io, ma Mike non c'era più.
- ... Mike? Dove sei?
Mi sentii afferrare da dietro.
-Sììì, quale grande soddisfazione!
-Ah, e la soddisfazione sarebbe prendermi in braccio senza il mio permesso?
-Ovvio che certo che sì!
- ... La tua demenza aumenta di giorno in giorno Michael.
- Perché è tutta colpa tua. Solo tua. Mi contagi. Fra qualche mese sarò affetto da demenza senile.
-E penserai che le foche camminano.
-Lo penso già adesso.
-Ecco, vedi.
-Che giorno è, Testa di mela?
-31 luglio.
-Non doveva uscire Bad? Devo essermi persa qualcosa...
-Non mi piace, mi sembra ridicolo e pressoché privo di senso qel CD.
-Ma dai, non è vero!
-Sì, non mi piace. Lo devo perfezionare.
-Fai un po' come ti pare...
-Infatti.
-Scusa eh... Limoni a colazione?
-Con aggiunta di aceto e sale.
-E come mai?
-E che ne so... stamattina mi sono svegliato così!
-Grande rivelazione!
-Cosa? Io che ho la luna storta?
-No. Anche gli uomini hanno il ciclo. Solo che non se ne accorgono.
-Ok, questa potevi anche risparmiartela!
-Va bene, te lo concedo, era una battuta tristissima.
-Però hai ragione, mi sembra di avere il ciclo!
-Finalmente anche gli uomini capiscono le nostre sofferenze in questa maledetta settimana...
Scoppiò a ridere.
-Non c'è nulla da ridere!
Stizzita, tornai dentro e misi Beat It a tutto volume.
-Guarda che non ti servirà provare Beat It!
Gridò.
-Ma mica sto provando, sto scaricando lo stress.
-Stress di cosa?!?!?
-Del fatto che a settembre dovrò tornare a scuola!
-Mancano ancora due mesi dolcezza.
-Sì... Vabbè, come ti pare.
-Se io ho mangiato i limoni tu che ti sei mandata giù, un flacone intero di yogurt scaduto?
-No, latte inacidito, lo yogurt non mi piace per niente.
-Ah ecco, mi pareva.
Poi all'improvviso un sorriso... maligno, perfido, gli spaccò la faccia.
-Mike..?
-Ti porto a conoscere la mia famiglia.
LA PORTAAAAAAA!
-Cooosa?! Non se ne parla proprio!
-Oh, hai ragione, non se ne parla. Perché tu non protesterai e ti farai portare a conoscere la grande famiglia Jackson.
-Ma anche no! Testa di mela, non se ne parla proprio!
-Infatti, come ti ho già detto, non se ne parla e fine della storia.
-Aridaje questo qui... Forse non ci siamo capiti IO NON VENGO. È chiaro 'sto fatto?
-No. Ripeti l'ultima sillaba.
-Demente.
-Sara, ma dai, cosa c'è da aver paura della mia famiglia?
-A me lo stai dicendo?!
-Sì, a te.
-E dovrei davvero dirtelo?
Annuì.
-Non lo so. Non so perche, ma sento di avere paura...
-Di deludermi forse?
-Anche. Michael ti prego non fare così, lo sai che non lo faccio apposta. Ho paura di deludere le tue aspettative.
-Ma quali aspettative, Sara? Credi davvero che io mi aspetti così tanto da te? Sarebbe davvero troppo, Sara. Io ti amo, non ti farei mai soffrire con un peso così grande come la mia delusione.
-E allora perché tutto questo!
-Cioè intendi dire la mia famiglia?
-Sì.
-Credi davvero che io permetta loro di giudicarti?
- Non lo so. Non puoi sapere come andrà. Dopotutto i genitori hanno un forte ascendente sui figli.
-Anima ribelle, baby.
Cominciò a farmi il solletico senza tregua.
-Devi smetterla di credere cosi poco in te! Sono stato chiaro?
-Ah, cioè, scusami se nel giro di nonmiricordoneanchequantotempo mi sono ritrovata a lavorare per una star mondiale, che tra parentesi ieri e oggi ha detto di amarmi, e che da quando sono arrivata non fa altro che prendermi in braccio. Scusa davvero.
Scoppiò a ridere e continuò, fino a quando si accorse molto violentemente che fra lui e l'ingresso c'era una porta di vetro.
-Ben ti sta, amore.
La famiglia
-Cosa odono le mie orecchie?
-Odono esattamente quello che ho detto.
-Ah sì. È così che va allora, eh? Bene...
-Cos'è quella faccia perfida?
-È la faccia di uno che ha appena avuto un'idea malvagia e vuole infliggerla senza alcuna pietà alla sua amata.
-Quale sarebbe questa idea perfida?
-Eh, ma se te lo dico... è tutto un cavolo no?
-... Beh, basta che non sia troppo perfida...
-Quanto basta per la mia sottile vendetta.
-Quindi vuol dire che sara molto perfida. Dovrò stare attenta.
-Potevi pensarci prima di uscirtene così.
-Mammamia! Senso dell'umorismo 0,001%
-Esatto, come il sodio.
-La tua mente ha raggiunto un livello di demenza tale che non è piu misurabile.
-Simpatica come l'orticaria.
-Preferisco la cambiale in scadenza.
-No, l'orticaria guarisce.
-La cambiale in scadenza anche può essere estinta.
-O, in alcuni casi, può aumentare.
-Comunque, questa idea?
-Beh, pensavo che dato che oggi è una giornata di sole...
-Sì?
-E tu stai bene...
-Qua è tutto relativo.
-Potresti venire a conoscere la mia famiglia.
-Non se ne parla.
Ma non mi lasciò finire, perché mi diede un bacio a fior di labbra che mi lasciò intontita.
-Stai cercando di persuadermi a dirti di sì con le maniere cattive! Giochi molto sporco.
-Tell him that it's human nature...
-Uffaaa.... e va bene, ma lo sai che dovrai essere mio schiavo per tutta la vita, vero?
-Accettato l'accordo in linea di massima, si passa a discutere i dettagli.
-Bene.
***
-Perché mi bendi?
-Perché lo decido io. zitta, mosca, e non inciampare. Sara, Sara, attent... LA TESTA!
Troppo tardi. Avevo dato una botta assurda.
-Ma santa !
- Eh ma sei stupida forte, te l'avevo detto di stare attenta!
-Ma chi t'ha sentito! 'co giuda...
Scoppiò a ridere.
-'Zzo ridiii? mi sono rotta la testa in due e tu ridi?
-Sì, perche è stata una cosa troppo bella per non ridere.
-Il giorno in cui ti spaccherai la testa sarò la persona più felice della Terra.
-Vuoi dire il giorno in cui mi spaccherò la mela!
-Sì, hai ragione.
-Adesso andiamo, vedo mia mamma che ci fissa...
-Mi sbendi?
-Naaa, ti porto io.
Sentii la terra che andava via. Al suo posto le braccia forti di Mike.
-Un giorno smetterai di prendermi in braccio?
-Quando guarirai, ti prometto che ti farò camminare sulle tue gambe, ma sappi che rimpiangerai le mie braccia...
-Oh, io non credo!
Finalmente mi sbendò.
-Mamma, lei è Sara, la ballerina di cui ti ho parlato.
-Oh, ma non mi avevi detto che era una così bella ragazza!
No, figurati, ma che dovevo essere una cozza... fammi capire!
-Piacere di conoscerla.
Una voce profonda catturò la mia attenzione.
-Fratellino, finalmente! Ci hai messo così tanto tempo?
-Lei era restìa a venire...
-Piacere, sono Randy, il fratello di questo matto scapestrato.
-Piacere, Sara, la ballerina del matto scapestrato.
-Ma che stiamo facendo qua, alleanza segreta in casa Jackson?
-Ai danni del fratello minore.
-Saraaaaaaaa!
-Janet!
Mi soffocò nel suo abbraccio megagigante.
-Queste due si conoscevano e io non ne sapevo niente.
-La prossima volta ti faccio la richiesta in carta bollata. Antipatico.
-Ma dove sono tutti gli altri?
-Usciti, Mike.Andati via.
-Beneee che bella notizia! Contenta Sara?
-Sì, ben ti sta, e ricorda il nostro patto.
-E chi se lo scorda un ricatto simile...
-Ricatto?! Ti devo forse ricordare come mi hai persuaso a venire qua?
Sospirò.
-No, non è necessario.
-Ah ecco.
Restammo tutto il giorno a casa della sua famiglia. Katherine, Randy e Janet erano davvero simpatici, e il tempo passò come nulla.
-Bella addormentata, siamo arrivati.
-Cosa? Dove?
-A casa. ti eri addormentata sul mio divanetto...
-Mmm... che ore sono?
-L'una e un quarto.
-L'una e un quarto?!?!? Ma io domani devo andare a lavoro!
-Eh perche io no?
-Sì ho capito pero...
-Però niente.
-Io adesso non mi addormento più.
-Oh si, perche ci sarò io.
***
-Voglio la ninnananna.
-Guarda, al massimo mi piego al bacetto della .
-Va bene anche quello.
-Uno o l'altro.
-Tutti e due. Daaaaaaaaaaaaaaaaaaaai...
-Ma io perche non riesco a resisterti?
Si piego su di me e mi baciò, poi cominciò a cantare, peccato che non lo sentii, perché mi addormentai subito.
Magia
Aprii piano gli occhi. C'era qualcosa che non andava, il letto era troppo stretto. Poi capii. Si era addormentato vicino a me 'sto matto...
Che peccato svegliarlo, era davvero bello. Però erano le sette, e i ballerini avrebbero potuto tranquillamente darci per dispersi.
-Michael, ehi, scemo, sveglia, dai.
-Ah non mi vaa!
-Non era una domanda, era un ordine. Te l'avevo detto che sarebbe stata dura alzarsi.
-Considerando che io di solito le notti le passo sul balcone... ho dormito anche troppo!
-Mi ricordi una mia amica sai? Anche lei ha questa abitudine... poi si lamenta con me perché ha delle occhiaie che fanno paura!
-Io non ho occhiaie.
-Quelle perche te le levo io, sennò con tutto quello che avevi sotto gli occhi ostruivi i tombini quando camminavi...
-Che dolce che sei stamattina, da diabete.
-Lo so! è la mia specialita.
-Dai susu, alziamoci, questa vita è dura!
-Sì, e questa è Sparta. Levati scemo, non ci passo.
-Coome? La magrolina non ci passa?
-Certo, mi hai fatto mangiare sto mondo e quell'altro e adesso ti lamenti anche?
-Non è colpa mia se tu sei uno stomaco senza fondo.
-Potevi anche frenarmi. Metti caso che ingrasso?
-Ah, là so affaracci tuoi...
-Ma i tuoi casomai, a me non interessa...
-Potrei anche licenziarti.
-Oh, no, so per certo che non avresti mai il coraggio di farlo...
-Uffa, manipolatrice di anime.
-Perché c'è differenza fra prendersi per mano ed incatenare un'anima.
-Acidi e poetici. Il mix perfetto!
-Sì. Bene.
-Ah comunque ti volevo dire che il mio beeel dischetto uscirà il 31 agosto.
-Doveva uscire a luglio!
-Non scassare amore.
Mi diede un bacetto e uscì.
-GUARDA CHE QUESTA NON TE LA PERDONO!
-Mm.mm sìsì, va bene.
***
Avevamo appena cominciato a ballare ma io ero già stanca. non sapevo perché, o forse non mi interessava.
Fissai Michael. Ero sicura di...
-Di aver già fatto questa coreografia, vero idiota?
-Esatto Testa di mela. L'ho gia fatta.
-Ma certo che l'hai gia fatta. Te l'ho fatta fare io!
I ballerini ci guardavano senza capire nulla. Erano inoltre rimasti secchi dal fatto che Michael mi avesse chiamato idiota e che io non avessi reagito.. non era da me!
Ma c'eravamo solo noi...
A un tratto partì Bad.
Lui mi guardò. Restituii lo sguardo al mittente, poi comiciai a ballare, presto imitata dagli altri.
Sapevo che me lo stava facendo apposta, temeva che avessi dimenticato tutto.
A conferma del mio sospetto il fatto che si fosse messo accanto a me...
Your butt is mine
Gonna tell you right
Just show your face
In broad daylight
I'm telling you
On how I feel
Gonna hurt your mind
Don't shoot to kill
Come on
Come on
Lay it on me
All right...
I'm giving you
On count of three
To show your stuff
Or let it be
I'm telling you
Just watch your mouth
I know your game
What you're about
Well they say the sky's the limit
And to me that's really true
But my friend you have seen nothin'
Just wait 'til I get through...
Because I'm bad, I'm bad - come on
(Bad bad - really, really bad)
You know I'm bad, I'm bad - come on, you know
(Bad bad - really, really bad)
And the whole world has to
Answer right now
Just to tell you once again
Who's bad...
The word is out
You're doin' wrong
Gonna lock you up
Before too long
Your lyin' eyes
Gonna tell you right
So listen up
Don't make a fight
Your talk is cheap
You're not a man
You're throwin' stones
To hide your hands
But they say the sky's the limit
And to me that's really true
And my friends you have seen nothin'
Just wait 'til I get through...
We can change the world tomorrow
This could be a better place
If you don't like what I'm sayin'
Then won't you slap my face...
Because I'm bad, I'm bad - come on
(Bad bad - really, really bad)
You know I'm bad, I'm bad - come on, you know
(Bad bad - really, really bad)
And the whole world has to
Answer right now
Just to tell you once again
Who's bad?
I ballerini ci guardavano con gli occhi fuori dalle orbite. I produttori discografici, ai quali era stata accennata la mia presenza, erano rimasti a bocca aperta.
-Che c'è, non te l'aspettavi?
-No.
Disse col fiato corto.
-Già. me ne sono accorta.
Tutti scoppiarono a ridere, e fu come risvegliarsi dall'incanto di quella canzone.
-Però, mike, questa non te la perdono lo stesso.
-Chissà perché non avevo dubbi.
marina56- Moderator
- Messaggi : 3678
Data d'iscrizione : 10.10.11
Località : Torino
Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
It don't matter if you're black or white.
-Sara?
-Eh?
-Che dici, ce la posso fare?
-No. Stasera non rientrerai a casa, ti cadranno i capelli e morirai prima del dessert.
-Grazie. È sempre bello ricevere incoraggiamenti dalle persone che amiamo.
-Eeeeh, lo so per esperienza.
-Immaginavo.
-Uffa, ma la smetti?
-Oddio, ma lo sai che non ci riesco a essere dolce, carina e coccolosa... Lo sai!
-Sì ma almeno fai finta porca miseria!
-Ma no, tu non sai quanto mi piace farti arrabbiare... ma proprio tanto...
-Ah sì? E perché?
-Perché sei più bello.
-Ah ecco. Anche tu.
-Che vuol dire, che quando sto calma sono una cozza?
-Una mezza specie amore.
-Grazie. Ti amo tanto anche io.
***
-TE L'AVEVO DETTO CHE SAREBBE STATA DURA!
Urlò per farsi sentire sopra il casino delle voci di tutti quei fan.
-MA CHE, È FIGHISSIMO!
-Mah, se lo dici tu.
Ed io mi stavo divertendo come una matta.Mi sentivo stranamente bene, anche se sapevo che non c'era da stare bene in mezzo a quel caos.
Le guardie del corpo vennero a sottrarci a quello che io consideravo un divertimento folle.
-Oddio non mi riprendo piùù!
-Cosa ridi? Tutto ciò è assurdo!
-Macchéé, brontolone, mi sono divertita un sacco!
Rientrammo finalmente nella nostra saletta.
-Scemo, hai il fiatone?
-Sìì! Mammamia ODIO queste cose.
-Naaa, fa tutto parte di quello che hai scelto di essere.
-Non sapevo che sarebbe stato tutto così traumatico...
-Ma che ti fregaaa!
-Che mi frega?! Prima o poi mi faranno secco.
-Caspi tuoi.
***
Nei giorni successivi dimenticai come era fatto Michael. Non lo vedevo per niente... mai.
Era troppo impegnato per l'uscita del nuovo album, ma non me ne rattristavo. Sapevo che sarebbe andata così.
Lui mi faceva arrivare lettere da ogni dove, per non lasciarmi sola... Sapevo che si sentiva in colpa, ma non potevo farci nulla.
Lui aveva preteso che io restassi lontana da tutto quel caos, ed io avevo obbedito in silenzio. Sembrava adirato, ed io non avevo chiesto spiegazioni nè avevo fiatato. Mi faceva paura quand'era arrabbiato, poichè esistevano poche cose in grado di farlo infuriare davvero, come i giornalisti e la loro curiosità morbosa.
***
-ADESSO VOGLIO SAPERE IL NOME DI QUEL MALEDETTO FIGLIO DI SUA MADRE CHE MI HA SVEGLIATO.
-Io.
Ero sorpresa. Era troppo presto... mi aveva detto che sarebbe tornato da me fra un mese...
-Che cosa ci fai qui? E come sei entrato, soprattutto.
-Mi ha fatto entrare Eveline.
-La domanda non cambia. Perché sei qui?
-Avevo bisogno di te. Mi dispiace davvero tanto Sara, non avrei dovuto lasciarti sola...
-Non sono morta, come vedi.
-Ma hai sofferto.
Indicò le mie gambe, che giacevano in una posizione scomposta sul letto, incapaci di obbedire ai miei ordini.
-Soffrivo prima che arrivassi tu, e lo faccio ancora adesso. Nulla è cambiato.
-Avrebbe dovuto!
-Perché? Io non sono cambiata per niente! Michael, ti prego, non ti intestardire a cercare una cura. La mia è una malattia senza guarigione, una malattia che ho accettato da tempo ormai.
-Dunque perdi la speranza?!
-NO! Diversamente, non ce l'ho mai avuta.
-Come fai a vivere con questo peso?
Si era calmato.
-Non è un peso, è la mia normalità.
-Ma non è normale!
-Sai Michael, è per questo che esistono le discriminazioni. Perché la gente, che si definisce normale, non sa accettare che esistano normalità al di fuori della massa e si rifiuta di conoscerle. Ti prego di non fare lo stesso.
Con enorme fatica, riuscii ad alzarmi dal letto, ma non feci in tempo a fare un passo che due braccia forti mi fermarono, e liquido caldo bagnò la mia maglietta leggera.
Forgiveness
Ero una testarda, e lo sapevo. Come sapevo che Michael si stava sentendo tremendamente in colpa per quello che mi aveva detto, ma non mi interessava, certe cose non le perdonavo facilmente. Dovevo fargli capire per bene che aveva sbagliato, e poi forse potevo cominciare a pensare di accettare le sue scuse. Scuse che peraltro mi erano state fatte subito dopo quel litigio, ma che io non avevo accettato. Doveva rendersi conto di quanto mi aveva ferita.
Però, adesso, persino io mi rendevo conto che forse avevo esagerato un po'. Ma l'orgoglio mi frenava sempre.
***
Quella sera non mi andava di tornare a casa, perciò uscii fuori nel giardino annesso alla sede. Sedersi sull'erba a fissare il 'sunset day', come lo chiamavo da piccola, mi rilassava.
Però era strano... c'era qualcosa di duro sotto la mia mano...
Volsi lo sguardo. Una magnifica rosa olandese, con ogni petalo colorato differentemente, era legata a un biglietto minuscolo.
'Scusami davvero. Lo so che sei orgogliosa e che probabilmente ci vorrà del tempo, ma sappi che saprò attendere. M.'
Perlomeno lo sapeva. Però... mi sentivo io in colpa per lui... In fondo, sapevo che non l'aveva fatto apposta, probabilmente gli era sfuggito. Ed ero io che stavo facendo la suscettibile.
-Va bene, sei perdonato!- strillai.
-Non ci credo.- mi sussurrò all'orecchio facendomi prendere un infarto.
Provocata fino in fondo, gli baciai la punta del naso.
-Adesso?
-Forse... potrei farci un pensierino... ma se tu alzassi la posta...
-Ah, davvero? Bene. Guadagnatela, la posta!
E cominciai a correre. Furono cinque minuti di gioia... finché Michael non mi prese.
-E adesso? Che fai?
-Lascerò che il mostro mi uccida lentamente.
Mi baciò, lentamente, come se temesse di danneggiarmi.
-Perdonato?
Un sorriso a trecentouno denti splendeva sul suo viso.
-Perdonato!
***
-Duunque, c'è un sacco di roba da fare...
-Ma che bravo, l'hai capito tutto da solo?
-In fondo dobbiamo soltanto organizzare un tour mondiale!
-Certo, una passeggiata di piacere.
-Oggi sei acida eh!
-Gli altri giorni sono uno zuccherino amore.
-La smetti di chiamarmi amore? Non ti amo, la nostra è un'unione di convenienza, lo vuoi capire?
-NOOO! MALEDETTO! TRADITORE!- strillai, facendo la faccia triste con molto sforzo.
-Tzè. Così impari, fedifraga!
-Io?!?! E allora dimmi chi era quella moretta che ti correva appresso!
-Lei...- ma non finì la frase. Una scossa di risate lo travolse e lo costrinse a piegarsi in due per il dolore alla pancia.
-Piantala idiota abbiamo un mare di lavoro da fare.
-Va bene.- si ricompose.
-Prima mi devi dire la scaletta...
Passammo così tre ore, tre ore stressanti, perché Mike non era capace a decidere quali canzoni mettere e quali escludere. Praticamente alla fine ero stata io a fare la scaletta.
-Non ce la faccio più! Ti avviso Mike domani non mi alzo proprio dal letto.
-Va bene, un giorno di vacanza te lo sei meritato.
-Grazie!
Poi sentii la mia testa crollare sul tavolo di vetro.
***
Mi svegliai che il Sole era già sorto. La sua luce filtrava dalle mie tende blu scuro; doveva essere una bellissima giornata.
-Giorno eh!
-Eveline! Dove eri finita?
-A studiare. Domani ho l'esame di storia!
-Tanti auguri! A me storia fa schifo!
-Sì, anche a me, non la reggo proprio!
-Basta va, oggi mi alzo e sistemo casa!
-Seeee BAM! Naaa... oggi hai da fare...
E mi passò un bigliettino con aria maliziosa.
-Ci vediamo stasera, vado a scuola! Ciao scema!
-Ciao Ev!
Aprii il biglietto...
"Ti aspetto nel giardino oggi. Avevo detto giornata libera, ma non dove! Em.
-Che gran scassascatole, amore.
***
-Hai finito, o ne hai ancora per molto?
-No. Eccomi!
Ed una secchiata di acqua gelida mi arrivò alla schiena.
-IIIIIIIIIIIIH MALEDETTO! sappi che questa me la paghi!
-Sìsììììììì!
-No una cippaaaaaaaaaaaaaaaa!
-Ehi Sara!
Altra secchiata.
-Eccazzo peròò!
Fissai Georgia e gli altri ballerini con aria truce.
Poi, il miracolo. Trovai un tubo per terra. Aprii l'acqua al massimo e la spruzzai su Mike, godendomi la meritata vendetta. Lui mi venne addosso e cademmo come due bambini.
Ovviamente, al richiamo del 'panino' non si resiste mai... ragion per cui tutti gli altri ballerini ci vennero addosso. Io ero praticamente diventata una frittella.
-A...i...u...t...o... non respiro ragazzi!
Gli altri mi liberarono.
-Oddio menomale che non soffro di cuore...
-E la madoscaa, addirittura?! Siamo leggeri come piume.
-Piume appesantite col piombo però eh!
-Maa che simpatica santa miseria!
-Eh, come voi!
-Daai, bisogna festeggiare, oggi è il mio compleanno!
Gli altri erano spariti.
-E secondo te me ne sono dimenticata?
-Mmm... sì!
-Errore. Close your eyes.
-Mi posso fidare?
-E fai un po' come ti pare va'.
Fortunatamente per lui, mi diede ascolto e chiuse gli occhi. Nei palmi delle mani gli misi un cricetino nero, piccolo.
-Si chiama Diogene, trattalo bene eh!
Appena vide il criceto una meraviglia genuina gli riempì lo sguardo. Due lacrime di commozione gli rigarono le guance. Sembrava davvero un bambino e forse era davvero questo, un bambino nel corpo di un adulto.
Frenai le mie riflessioni quando lui con le sue braccia immense mi travolse.
-Oddio Sara, ma è S-T-U-P-E-N-D-O!
-Sara?
-Eh?
-Che dici, ce la posso fare?
-No. Stasera non rientrerai a casa, ti cadranno i capelli e morirai prima del dessert.
-Grazie. È sempre bello ricevere incoraggiamenti dalle persone che amiamo.
-Eeeeh, lo so per esperienza.
-Immaginavo.
-Uffa, ma la smetti?
-Oddio, ma lo sai che non ci riesco a essere dolce, carina e coccolosa... Lo sai!
-Sì ma almeno fai finta porca miseria!
-Ma no, tu non sai quanto mi piace farti arrabbiare... ma proprio tanto...
-Ah sì? E perché?
-Perché sei più bello.
-Ah ecco. Anche tu.
-Che vuol dire, che quando sto calma sono una cozza?
-Una mezza specie amore.
-Grazie. Ti amo tanto anche io.
***
-TE L'AVEVO DETTO CHE SAREBBE STATA DURA!
Urlò per farsi sentire sopra il casino delle voci di tutti quei fan.
-MA CHE, È FIGHISSIMO!
-Mah, se lo dici tu.
Ed io mi stavo divertendo come una matta.Mi sentivo stranamente bene, anche se sapevo che non c'era da stare bene in mezzo a quel caos.
Le guardie del corpo vennero a sottrarci a quello che io consideravo un divertimento folle.
-Oddio non mi riprendo piùù!
-Cosa ridi? Tutto ciò è assurdo!
-Macchéé, brontolone, mi sono divertita un sacco!
Rientrammo finalmente nella nostra saletta.
-Scemo, hai il fiatone?
-Sìì! Mammamia ODIO queste cose.
-Naaa, fa tutto parte di quello che hai scelto di essere.
-Non sapevo che sarebbe stato tutto così traumatico...
-Ma che ti fregaaa!
-Che mi frega?! Prima o poi mi faranno secco.
-Caspi tuoi.
***
Nei giorni successivi dimenticai come era fatto Michael. Non lo vedevo per niente... mai.
Era troppo impegnato per l'uscita del nuovo album, ma non me ne rattristavo. Sapevo che sarebbe andata così.
Lui mi faceva arrivare lettere da ogni dove, per non lasciarmi sola... Sapevo che si sentiva in colpa, ma non potevo farci nulla.
Lui aveva preteso che io restassi lontana da tutto quel caos, ed io avevo obbedito in silenzio. Sembrava adirato, ed io non avevo chiesto spiegazioni nè avevo fiatato. Mi faceva paura quand'era arrabbiato, poichè esistevano poche cose in grado di farlo infuriare davvero, come i giornalisti e la loro curiosità morbosa.
***
-ADESSO VOGLIO SAPERE IL NOME DI QUEL MALEDETTO FIGLIO DI SUA MADRE CHE MI HA SVEGLIATO.
-Io.
Ero sorpresa. Era troppo presto... mi aveva detto che sarebbe tornato da me fra un mese...
-Che cosa ci fai qui? E come sei entrato, soprattutto.
-Mi ha fatto entrare Eveline.
-La domanda non cambia. Perché sei qui?
-Avevo bisogno di te. Mi dispiace davvero tanto Sara, non avrei dovuto lasciarti sola...
-Non sono morta, come vedi.
-Ma hai sofferto.
Indicò le mie gambe, che giacevano in una posizione scomposta sul letto, incapaci di obbedire ai miei ordini.
-Soffrivo prima che arrivassi tu, e lo faccio ancora adesso. Nulla è cambiato.
-Avrebbe dovuto!
-Perché? Io non sono cambiata per niente! Michael, ti prego, non ti intestardire a cercare una cura. La mia è una malattia senza guarigione, una malattia che ho accettato da tempo ormai.
-Dunque perdi la speranza?!
-NO! Diversamente, non ce l'ho mai avuta.
-Come fai a vivere con questo peso?
Si era calmato.
-Non è un peso, è la mia normalità.
-Ma non è normale!
-Sai Michael, è per questo che esistono le discriminazioni. Perché la gente, che si definisce normale, non sa accettare che esistano normalità al di fuori della massa e si rifiuta di conoscerle. Ti prego di non fare lo stesso.
Con enorme fatica, riuscii ad alzarmi dal letto, ma non feci in tempo a fare un passo che due braccia forti mi fermarono, e liquido caldo bagnò la mia maglietta leggera.
Forgiveness
Ero una testarda, e lo sapevo. Come sapevo che Michael si stava sentendo tremendamente in colpa per quello che mi aveva detto, ma non mi interessava, certe cose non le perdonavo facilmente. Dovevo fargli capire per bene che aveva sbagliato, e poi forse potevo cominciare a pensare di accettare le sue scuse. Scuse che peraltro mi erano state fatte subito dopo quel litigio, ma che io non avevo accettato. Doveva rendersi conto di quanto mi aveva ferita.
Però, adesso, persino io mi rendevo conto che forse avevo esagerato un po'. Ma l'orgoglio mi frenava sempre.
***
Quella sera non mi andava di tornare a casa, perciò uscii fuori nel giardino annesso alla sede. Sedersi sull'erba a fissare il 'sunset day', come lo chiamavo da piccola, mi rilassava.
Però era strano... c'era qualcosa di duro sotto la mia mano...
Volsi lo sguardo. Una magnifica rosa olandese, con ogni petalo colorato differentemente, era legata a un biglietto minuscolo.
'Scusami davvero. Lo so che sei orgogliosa e che probabilmente ci vorrà del tempo, ma sappi che saprò attendere. M.'
Perlomeno lo sapeva. Però... mi sentivo io in colpa per lui... In fondo, sapevo che non l'aveva fatto apposta, probabilmente gli era sfuggito. Ed ero io che stavo facendo la suscettibile.
-Va bene, sei perdonato!- strillai.
-Non ci credo.- mi sussurrò all'orecchio facendomi prendere un infarto.
Provocata fino in fondo, gli baciai la punta del naso.
-Adesso?
-Forse... potrei farci un pensierino... ma se tu alzassi la posta...
-Ah, davvero? Bene. Guadagnatela, la posta!
E cominciai a correre. Furono cinque minuti di gioia... finché Michael non mi prese.
-E adesso? Che fai?
-Lascerò che il mostro mi uccida lentamente.
Mi baciò, lentamente, come se temesse di danneggiarmi.
-Perdonato?
Un sorriso a trecentouno denti splendeva sul suo viso.
-Perdonato!
***
-Duunque, c'è un sacco di roba da fare...
-Ma che bravo, l'hai capito tutto da solo?
-In fondo dobbiamo soltanto organizzare un tour mondiale!
-Certo, una passeggiata di piacere.
-Oggi sei acida eh!
-Gli altri giorni sono uno zuccherino amore.
-La smetti di chiamarmi amore? Non ti amo, la nostra è un'unione di convenienza, lo vuoi capire?
-NOOO! MALEDETTO! TRADITORE!- strillai, facendo la faccia triste con molto sforzo.
-Tzè. Così impari, fedifraga!
-Io?!?! E allora dimmi chi era quella moretta che ti correva appresso!
-Lei...- ma non finì la frase. Una scossa di risate lo travolse e lo costrinse a piegarsi in due per il dolore alla pancia.
-Piantala idiota abbiamo un mare di lavoro da fare.
-Va bene.- si ricompose.
-Prima mi devi dire la scaletta...
Passammo così tre ore, tre ore stressanti, perché Mike non era capace a decidere quali canzoni mettere e quali escludere. Praticamente alla fine ero stata io a fare la scaletta.
-Non ce la faccio più! Ti avviso Mike domani non mi alzo proprio dal letto.
-Va bene, un giorno di vacanza te lo sei meritato.
-Grazie!
Poi sentii la mia testa crollare sul tavolo di vetro.
***
Mi svegliai che il Sole era già sorto. La sua luce filtrava dalle mie tende blu scuro; doveva essere una bellissima giornata.
-Giorno eh!
-Eveline! Dove eri finita?
-A studiare. Domani ho l'esame di storia!
-Tanti auguri! A me storia fa schifo!
-Sì, anche a me, non la reggo proprio!
-Basta va, oggi mi alzo e sistemo casa!
-Seeee BAM! Naaa... oggi hai da fare...
E mi passò un bigliettino con aria maliziosa.
-Ci vediamo stasera, vado a scuola! Ciao scema!
-Ciao Ev!
Aprii il biglietto...
"Ti aspetto nel giardino oggi. Avevo detto giornata libera, ma non dove! Em.
-Che gran scassascatole, amore.
***
-Hai finito, o ne hai ancora per molto?
-No. Eccomi!
Ed una secchiata di acqua gelida mi arrivò alla schiena.
-IIIIIIIIIIIIH MALEDETTO! sappi che questa me la paghi!
-Sìsììììììì!
-No una cippaaaaaaaaaaaaaaaa!
-Ehi Sara!
Altra secchiata.
-Eccazzo peròò!
Fissai Georgia e gli altri ballerini con aria truce.
Poi, il miracolo. Trovai un tubo per terra. Aprii l'acqua al massimo e la spruzzai su Mike, godendomi la meritata vendetta. Lui mi venne addosso e cademmo come due bambini.
Ovviamente, al richiamo del 'panino' non si resiste mai... ragion per cui tutti gli altri ballerini ci vennero addosso. Io ero praticamente diventata una frittella.
-A...i...u...t...o... non respiro ragazzi!
Gli altri mi liberarono.
-Oddio menomale che non soffro di cuore...
-E la madoscaa, addirittura?! Siamo leggeri come piume.
-Piume appesantite col piombo però eh!
-Maa che simpatica santa miseria!
-Eh, come voi!
-Daai, bisogna festeggiare, oggi è il mio compleanno!
Gli altri erano spariti.
-E secondo te me ne sono dimenticata?
-Mmm... sì!
-Errore. Close your eyes.
-Mi posso fidare?
-E fai un po' come ti pare va'.
Fortunatamente per lui, mi diede ascolto e chiuse gli occhi. Nei palmi delle mani gli misi un cricetino nero, piccolo.
-Si chiama Diogene, trattalo bene eh!
Appena vide il criceto una meraviglia genuina gli riempì lo sguardo. Due lacrime di commozione gli rigarono le guance. Sembrava davvero un bambino e forse era davvero questo, un bambino nel corpo di un adulto.
Frenai le mie riflessioni quando lui con le sue braccia immense mi travolse.
-Oddio Sara, ma è S-T-U-P-E-N-D-O!
marina56- Moderator
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Località : Torino
Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
-Che hai deciso?
-Che ho deciso?
-Oddio ma che sei deficiente?! Sono tre ore che ti ripeto la stessa cosa!
-Lo so ma non ci sto con la testa Em. Scusa. Che stavi dicendo?
-Ti stavo dicendo: ti va di aiutarmi a montare le coreografie? Da solo non ce la faccio più.
-Va bene, ma se non mi dici di preciso cosa vuoi che faccia...
-Quello che ti pare, mi fido.
-Mi fido non è una risposta adatta alla domanda.
-Dai, ma che ne so? Inventa tu, fai tu!
-Certo! Qua faccio sempre tutto io. Scansafatiche!
-Sempre e comunque.
Il suo sorriso illuminava tutta la stanza.
***
Se Michael era carino e affettuoso nella vita privata, in sala era uno... sì, stronzo.
Ogni cosa che non andava bene la correggeva, ogni minimo errore gli dava fastidio. Stava quasi diventando pesante.
Quanto a me, io sapevo tutto, perché praticamente le coreografie le stavo montando io. Michael sembrava quasi debole, rischiava continuamente di cadere e si assentava spesso dalla sala... i miei dubbi non mi lasciavano dormire la notte. Finchè un giorno...
-Sara, ti devo dire una cosa.
Preoccupatissima come sempre quando diceva così, lo assecondai e ci sedemmo nel nostro angolo di giardino. Avevamo appena finito di provare ed ero stanca, ma Mike aveva una faccia preoccupata...
-Mi dispiace averti tenuto nascosto tutto questo tempo il mio segreto, ma avevo paura che tu mi giudicassi... spero che tu non te la prenda.
-Finchè non lo so...
-Ecco... io soffro di una malattia gravissima, la vitiligine. Ne ho paura e cerco di tenerla nascosta... alla lunga te ne saresti accorta, ho deciso di dirtelo subito. E ho dei dolori allucinanti... credo di stare diventando dipendente dai farmaci.
-Bene! Altre belle notizie?- dissi sarcastica.
-Sara, davvero! Ho paura di non essere più quel che ero! La gente mi giudica sempre...
-Michael, ma che te ne frega! La gente ti giudicherà sempre e comunque. E tu non cambierai, perché la tua vera essenza, l'essenza di te, sarà una sola...
***
Nei giorni seguenti non ci guardammo nemmeno in faccia. Sembrava impazzito, sempre teso, non sorrideva mai e continuava a prendere medicine. Sembrava impossibile farlo smettere...
-La finisci?
-Di fare...?
-Di impasticcarti. Basta.
-Non ce la faccio!
-Allora vai a casa e mettiti a letto. Ci penso io.
-See, come no. Non ce la farai.
-Eh, tu vai!
***
Quando il giorno dopo Michael rientrò in sala, restò sbigottito. Tutti i ballerini sapevano perfettamente tutte le coreografie, erano caldi e sincronizzati.
-Li hai minacciati con una bacchetta?
-Ho detto loro che se non facevano come dicevo io sarebbero stati tutti licenziati in tronco senza liquidazione.
-Delicatissima!
-Però ha funzionato.
-Vai a casa, hai fatto anche troppo per me.
-Concordo.
E me ne andai.
'Manco mi pagano gli straordinari, qua dentro!'
Passion's insanity
-Lasciami, lasciami! Mi stai tagliando la gola!
Poi, mi accorsi di una cosa strana.
Il coltello era puntato alla mia gola, ma il sangue usciva dalla sua...
-MICHAEL BASTA! TI UCCIDERAI!
-Me lo merito, dopo quello che ti ho fatto.
-Cosa mi hai fatto?!
-Io... ti ho fatto soffrire, non ti merito. Dimenticami, Sara. Non sono adatto per te.
-Non dire queste cose!
- È la verità. Accettala, così come hai accettato la tua malattia.
-Non mi rassegnerò mai alla tua partenza, lo sai.
-Starai meglio senza di me.
-Certo, la vita è più bella se il motivo per cui la vivi non esiste più.
-Non sono la tua vita. Non me l'hai mai detto.
-Mi sforzo persino a dire 'ti voglio bene'!
Michael sorrise.
-Non andrò via. per ora.
-SARA MA TI VUOI ALZARE?!
-Oddio.. chi è?
-Eh, TUA MADRE!
-Michael... sei qui?
-No sono al bar! Ti sbrighi?! Oggi c'è il concerto a Bucarest!
-ODDIO!
Una Ferrari sarebbe impallidita vedendomi correre come una furia su per le scale rischiando di cadere.
Scale che NON C'ERANO.
-...? Perché non ci sono le scale?
-Perché siamo in albergo razza di idiota.
Poi mi prese il panico. Totale e assurdo.
Un letto matrimoniale. Sfatto.
Ricordi, lenti, dolci. Bellissimi.
ODDIO.
RI-ODDIO.
RI-RI-ODDIO.
Michael scoppiò a ridere.
-Beh, hai ventidue anni. Sei consenziente.
-Tu ne hai trentatré, sei più grande, NON HAI CERCATO DI FERMARMI?
-Oh beh, perché avrei dovuto?!
Il ragionamento non faceva una piega. E se la faceva, c'era la Stirella in agguato dietro al muro.
-Ok, basta. Sono, siamo, in ritardo. Divisa!
Questa volta non sbagliai, corsi verso la porta cercando di raggiungere l'armadio. Ma venni fermata dalle labbra di Michael.
~~~
C'era un sacco da fare. E a me non andava per niente! Per fortuna Michael mi esonerò da tutto quel casino mandandomi a ripassare e definendomi una 'sfaticata rubastipendio'.
-Ok ragazzi, fra trentacinque minuti iniziamo, pronti!
Sì, e prendi duecento quando passi dal via, pensai.
Ero particolarmente acida e sarcastica, anche se avrei dovuto essere felice. O forse ero felice ma il mio modo di dimostrarlo era quello...
Fissai Michael dall'altra parte della stanza. Era raggiante, sembrava un arcobaleno di felicità. Sorrisi istintivamente.
Sì. Ero felice.
JAM
-GO WITH IT! GO WITH IT! JAM!
L'adrenalina saliva come non mai nel mio corpo. Michael era una cascata di energia... assurdo il modo in cui riusciva a controllare tutta quella gente. Io non ci sarei riuscita di sicuro.
Jam era in assoluto la mia canzone preferita, anche se Michael, da bravo malefico, mi aveva dedicato Dangerous dicendomi che "mi fai quest'effetto. Forse dovrei starti lontano." Il prevedibile risultato? Una cuscinata così forte che si era lamentato per due giorni del dolore alla testa.
Con tutte le mie riflessioni non mi accorsi che si era già a Man in the mirror. Però mi accorsi di Michael quando mi piombò addosso. E anche della prevedibile ondata di peso che mi ridusse a poco più di una sottiletta Kraft.
-M...i s...tai dis...truggendo!
-E mammamia quanto la fai lunga!
-Ah sì? Bene! Questa me la paghi!
-Dipende. Se è Parco della Vittoria voglio il prezzo di favore, ma via Roma te la posso pagare intera.
-La tua idiozia ha raggiunto limiti mai visti.
-Il mio genio, vorrai dire.
-Ma io non voglio dire, guarda un po'.
-... Psicologo, per favore!
-E pensare che in TV ti descrivevano come una persona gentile...
-Tutta impressione baby, tutta impressione.
-L'avevo capito. Adesso ti levi dalle mie gambe?
-Naaa eddaiiii!
-Ma anche no! Levati!
-Antipatica!
~~~
Se Michael fosse svenuto non mi avrebbe fatto così tanta impressione come adesso. Era steso su un lato del letto, braccia e gambe in una posizione scomposta, e sembrava morto. Soltanto il lieve alzarsi e abbassarsi del suo petto mi dava la certezza che fosse ancora vivo.
Doveva essere davvero stanco... ma non mi sorprendeva. Sul palco aveva dato davvero l'anima. Sembrava che non ci fosse nient'altro di importante a parte far emozionare il pubblico.
In fondo, era questo il motivo che spingeva anche me a ballare. L'emozione del pubblico sulla pelle, sapere che una sola tua mossa può fare impazzire le persone, è qualcosa che dà una carica incredibile.
Era quasi mezzanotte. Forse era il caso di andare a dormire... forse.
Mi sdraiai di fianco a Mike, con la testa sulla sua pancia, e per la prima volta mi addormentai senza nessun dolore.
Anche questo faceva parte della sua magia?
_____
Idiota, ero un'idiota. O forse era lei ad essere idiota. Litigare con gli amici non aveva prezzo. Specialmente con la tua migliore amica, colei che anche quando tutti ti avevano voltato le spalle c'era.
Guardai Mike. Era ancora assopito, e per una volta appariva rilassato, come se niente potesse turbarlo.
-Beato te. Come hai fatto ad accollarti una ventiduenne piena di problemi?
-Perché mi complico la vita.
-Idiota, mi hai fatto prendere un colpo!
-Lo so. Mi diverte.
-Tu sei la simpatia fatta persona.
-I complimenti sono sempre bene accetti.
-Lo so. Infatti uno al giorno lo rimedi sempre.
-Sai che oggi si torna a casa?
-No, mi serviva un bruno riccioluto per ricordarmelo.
-Acidella, che hai fatto?
-Ho litigato.
-Con chi?
-Di certo non con te. Le uniche volte che ho potuto vederti stavi dormendo.
-Non cambiare discorso.
-Ho litigato con la mia mia migliore amica. Basta?
-Perché?
-Perché sì. Non voglio parlarne, è stata stupida.
-Potresti perdonarla.
-No! Non si rende conto di quel che ha fatto, dunque per lei un perdono sarebbe inutile.
-La tua logica non fa una piega.
-Lo so. Solo perché è la mia logica.
Rise.
Brutti momenti
Adesso che ci pensavo... la prima parte del tour era finita, ma mancavano ancora un sacco di date.. avevo notato Mike sentirsi male qualche volta, ma non credevo cosi tanto da abbandonare i suoi fan. Era troppo affezionato a loro.
Poi una sera, mi capitò di guardare un tg, lui non c'era, era fuori a una cena piena di gente famosa.
"Michael Jackson accusato di pedofilia da Jordan Chandler, il ragazzino protagonista di 'Mamma ho perso l'aereo'. Secondo alcune indiscrezioni la violenza sarebbe avvenuta in casa dei Chandler. Il padre del ragazzo, Evan Chandler, ha intentato una causa contro la popstar."
Oh mio Dio. OH MIO DIO! No! Non potevano fargli questo! NON A LUI!
-Perché? Perché tu? Ce ne sono tanti di pedofili veri al mondo... perché tu? Perché ti devono distruggere così?
Non mi accorsi che Michael era rientrato, nel frattempo.
-TU! Perché non me l'hai mai detto? Avrei potuto aiutarti!
Abbassò gli occhi, contrito.
-Davvero? E in che modo? A buon bisogno secondo loro avrò violentato anche te...
-MA NON È VERO!
-Ssh, lo so che non è vero, ma per loro la tua parola vale quanto la mia.
-Cosa?!? NON MI ZITTIRE!
-Stai dicendo cose insensate, lo sai.
-Lotta! Non arrenderti Michael! Sei innocente!
-Se la lotta è persa in partenza a che vale lottare?
A quel punto sbroccai.
-COSA STAI DICENDO! IDIOTA! NON CAPISCI? LO FANNO SOLO PER CERCARE DI BUTTARTI GIU' DAL TUO TRONO! COMBATTI DANNAZIONE! CI HAI MESSO ANNI A STARE DOVE STAI, ARRIVANO QUATTRO STRONZI E TI 'UCCIDONO'? Sappi che se tu non avrai la forza di combattere lo farò io. Al posto tuo!
-No Sara, davvero, lascia stare.
-No Michael! NO! So cosa vuol dire stare male, so cosa vuol dire essere diversi. Lo so credimi! So che lottare sembra inutile, ma dà i suoi frutti! Se io non avessi combattuto per quel provino al San Carlo ora non sarei qui a dirti tutto questo! Non saremmo noi, se il mio coraggio non ci fosse stato! Non saremmo noi, se tu non avessi avuto la capacità di guardare oltre! Cosa credi, che io non abbia dovuto combattere contro i pregiudizi fin da piccola? Contro la paura di restare paralizzata? Contro la paura di vivere, per colpa della gente? Ho lottato, ce l'ho fatta. E mi aspetto che anche tu ce la faccia.
Scoppiai a piangere. Era più forte di me.
Era un idiota quando faceva così. Sembrava che gli mancassero le forze per affrontare la vita.
Era in quei momenti, dove la gente credeva di non farcela, che io pensavo:"Sani e liberi, e non ce la fanno? E noi cosa dovremmo dire?".
Certo, essere accusati di un tale gesto non è facile da sopportare... ma energia! Se ti deprimi è peggio!
-Caffè. Mi serve caffè.
Poi ci ripensai... Naa, non serve il caffè...
BAM!
-Ahia! Sara!
-Dai! Kill me softly!
Impugnò il cuscino come una bomba atomica e mi colpì all'addome.
-Ahi! QUESTA ME LA PAGHI!
Ci prendemmo a cuscinate per ore, poi lui alla fine mi prese in braccio... io ero già immersa in pensieri molto poco casti... e mi tirò l'acqua.
-Tu, questo non dovevi farlo.
Per fortuna di Michael Neverland era grande.
In verità ne ebbe poca, di fortuna, perché lo trovai quasi subito. Era in giardino, con Muscles che gli accarezzava le spalle.
-Tanto lo so che i serpenti ti fanno schifo! Non mi puoi toccare!
Con delicatezza e lentezza, mi avvicinai a Muscles, senza fissarlo negli occhi, e lui scivolò lento sulla mia spalla. Lo accarezzai compiaciuta, mentre Mike mi fissava sbalordito.
-Beh, come vedi non sei l'unico che ci sa fare con gli animali!
-Il serpente non è un animale propriamente domestico...
-Oh, è così cucciolo...
-... che potrebbe strangolarti da un momento all'altro.
-Ma questi sono dettagli insignificanti.
Rise.
-Sì certo. Come no. Mi ridai il mio animaletto?
-Nooo, mi piace troppo!
Proprio in quel momento qualcosa, qualcuno, mi tirò la stoffa dei pantaloni.
-Bubbles! Amico mio! Mi sei mancato!
Restituii il serpente a Mike e presi in braccio Bubbles, che mi ringraziò con una specie di gorgoglìo soddisfatto.
-I miei animali si ribellano. Di questo passo, non mi riconosceranno più.
-Andiamo Mike, non esagerare! In fondo sei simile a loro!
Rise ed io, per un attimo, mi illusi di poter cancellare la sofferenza che si celava nei suoi occhi.
Il giorno dopo fu pesantissimo. Avevo passato decisamente troppe ore sull'aereo e le mie gambe non erano più in grado di camminare, ragion per cui Michael fu costretto a portarmi in braccio.
-Come ai vecchi tempi eh?
-Esatto, come ai vecchi tempi. Tempi in cui tu eri più leggera, dannazione!
-Questi sono dettagli.
-La vita per te è tutto un dettaglio?
-Più o meno. Beh, nella vita non c'è niente di importante da fare escluso vivere.
-Profonda questa riflessione...
Eravamo finalmente tornati a casa. beh, casa non era il termine più adatto. tenuta mastodontica, forse.
-Chi arriva per ultimo non sa ballare!
-Che cosa!?!? Razza di traditore!
Corremmo per dieci minuti buoni, forse anche di più.
-Ok, mi arrendo!
Era piegato in due, nel tentativo di riprendere fiato.
-Non ti ho portato qui per una gara di corsa, in verità, ma per un'altra ragione più seria.
Eravamo in un giardino immenso, ricoperto di fiori di ogni possibile sfumatura di colore. Era bellissimo, come una specie di arcobaleno sceso in Terra.
-Uuh, e sarebbe, questa ragione?
-Voglio tenerti sulle spine. Let's walk!
-Ma che simpatico!
-Mi diverte vederti arrabbiata. Mi ricorda quando eri una piccola adolescente focosa.
-... Non ho parole, davvero. Rimpiangi la vecchia me?
-Beh, in un certo senso sì. Eri più simpatica!
-No, ma insomma, grazie per tutti questi complimenti, mi fai davvero arrossire!
Rise.
-Daaai, mi dici cos'è sta storia della questione importante?
-Lo saprai quando saremo arrivati.
-Ma arrivati dove?
-Anche questo lo saprai a tempo debito. L'unica cosa che posso dirti è che ti consiglio di rilassarti, perché da agitata mi complichi le cose.
Ma cosa mai doveva fare?! Mi stava facendo innervosire!
-Ti ricordi il momento in cui ci siamo incontrati?
-Come scordarlo? Ti sono praticamente svenuta addosso!
-E quando ti sei messa a ballare senza sapere che nella sala c'era anche Quincy Jones?
-Quello è stato il peggio, in verità.
-Ma dai, hai ballato benissimo!
-Opera dello Spirito Santo.
-Posso farti una domanda?
-Dimmi.
-Cosa ballavi prima che... arrivassi io?
Risi.
-Uno stile totalmente diverso Mike, latinoamericani. Hai presente? Samba, bachata...
-Mi fai vedere come ballavi?
-Ma anche no caro!
-Perché?
-Perché... Perché no. Mi vergogno! E poi non sono più quella di prima.
-Ho come l'impressione che questa voglia essere una specie di scusa...
-Ma no, che dici. Però, davvero Mike.
-D'accordo, per stavolta te la faccio passare liscia. Anche perché adesso tocca a me cara.
Mi fece sdraiare su quel bellissimo prato di fiori.
-Ti sto per fare una domanda. E voglio che tu sia convintissima della risposta che mi darai.
Attesi col fiato sospeso.
Si sdraiò su di me e mi sussurrò all'orecchio.
-Mi vuoi sposare?
La mia mente andò in tilt. Ebbi fiato sufficiente per dire solo due lettere.
-Sì.
Preparativi
Legarsi ad un'altra persona non è così facile come sembra, anzi non è affatto facile.
E Michael Jackson non è affatto tranquillo come appare. L'amsia è un suo tratto caratteristico. Troppo caratteristico. Cominciavo a non sopportarlo più.
Nonostante gli avessi detto e ridetto di dedicarsi al lavoro e basta, non ne voleva sapere-aveva paura a lasciarmi da sola.
Inutili i tentativi di fargli capire che la sua famiglia era decisamente troppo invadente per lasciarmi sola.
Tanto per cominciare c'era Janet, che era così eccitata da saltellarmi attorno ogni secondo, senza contare poi Katherine che mi stava praticamente incollata addosso sempre e comunque, nella paura che cambiassi idea.
A dire la verità, loro mi stavano facendo cambiare idea!
Io sono un sempre stata un tipo piuttosto solitario... me la cavo da sola, insomma. E tutta quella gente attorno non mi giovava affatto!
Appena io e Michael avevamo annunciato alle rispettive famiglie che ci sposavamo, la prima reazione era stata di sdegno.
Undici anni di differenza.
Sono tanti, non c'è che dire, però io volevo Michael davvero con tutta me stessa, e non avevo intenzione di cedere.
Dopo che tutti ebbero accettato questo fatto ci fu una specie di congiura ai danni dei futuri sposi.
Beh, ai miei, soprattutto perché Michael non c'era quasi mai.
La mia famiglia si era trasferita temporaneamente a casa di Eveline, rimasta libera dopo che me ne ero andata.
La mia cara mamma non faceva nulla che potesse darmi fastidio, ma la stessa cosa non poteva dirsi di Katherine.
Aveva insistito per voler scegliere lei i confetti, ma alla fine fu l'unica cosa che fece, perché cominciai ad irritarmi e mi misi in mezzo. Insomma, mi dovevo sposare io o lei?
E così, a malincuore, mi aveva ceduto le redini dell'organizzazione. Ero piuttosto soddisfatta di me stessa, a dire la verità.
Il mio vestito però non piaceva a nessuno, tranne che a mia sorella.
Mi ero aspettata queste reazioni. Il vestito non era uno di quelli che si può definire 'tradizionale'
Era di seta, blu scuro, aderente, senza decorazioni inutili, non mi erano mai piaciute.
Era scoppiato un putiferio quando mia madre, a cui avevo fatto vedere il vestito, mi aveva illuminato sul suo significato (secondo lei), cioè la semplice amicizia. Al che io avevo ribattuto che non ci si sposa con degli amici, no?
Comunque, ormai il gioco era fatto. Mancavano solo i testimoni... per quanto mi riguardava, li avevo già scelti.
Mia sorella ed Eveline potevano tranquillamente ''assumerci la responsabilità di testimoniare due matti di fronte a Dio''.
***
Quella sera Michael rientrò a casa quella sera, era nervosissimo. Domani, 27 Maggio 1991, era il grande giorno.
Nonostante quel gran pervertito di Randy avesse insistito per festeggiare, io e Mike eravamo decisamente troppo stanchi per farlo.
Ed eravamo troppo impegnati a mantenere una parvenza di castità.
-Che ho deciso?
-Oddio ma che sei deficiente?! Sono tre ore che ti ripeto la stessa cosa!
-Lo so ma non ci sto con la testa Em. Scusa. Che stavi dicendo?
-Ti stavo dicendo: ti va di aiutarmi a montare le coreografie? Da solo non ce la faccio più.
-Va bene, ma se non mi dici di preciso cosa vuoi che faccia...
-Quello che ti pare, mi fido.
-Mi fido non è una risposta adatta alla domanda.
-Dai, ma che ne so? Inventa tu, fai tu!
-Certo! Qua faccio sempre tutto io. Scansafatiche!
-Sempre e comunque.
Il suo sorriso illuminava tutta la stanza.
***
Se Michael era carino e affettuoso nella vita privata, in sala era uno... sì, stronzo.
Ogni cosa che non andava bene la correggeva, ogni minimo errore gli dava fastidio. Stava quasi diventando pesante.
Quanto a me, io sapevo tutto, perché praticamente le coreografie le stavo montando io. Michael sembrava quasi debole, rischiava continuamente di cadere e si assentava spesso dalla sala... i miei dubbi non mi lasciavano dormire la notte. Finchè un giorno...
-Sara, ti devo dire una cosa.
Preoccupatissima come sempre quando diceva così, lo assecondai e ci sedemmo nel nostro angolo di giardino. Avevamo appena finito di provare ed ero stanca, ma Mike aveva una faccia preoccupata...
-Mi dispiace averti tenuto nascosto tutto questo tempo il mio segreto, ma avevo paura che tu mi giudicassi... spero che tu non te la prenda.
-Finchè non lo so...
-Ecco... io soffro di una malattia gravissima, la vitiligine. Ne ho paura e cerco di tenerla nascosta... alla lunga te ne saresti accorta, ho deciso di dirtelo subito. E ho dei dolori allucinanti... credo di stare diventando dipendente dai farmaci.
-Bene! Altre belle notizie?- dissi sarcastica.
-Sara, davvero! Ho paura di non essere più quel che ero! La gente mi giudica sempre...
-Michael, ma che te ne frega! La gente ti giudicherà sempre e comunque. E tu non cambierai, perché la tua vera essenza, l'essenza di te, sarà una sola...
***
Nei giorni seguenti non ci guardammo nemmeno in faccia. Sembrava impazzito, sempre teso, non sorrideva mai e continuava a prendere medicine. Sembrava impossibile farlo smettere...
-La finisci?
-Di fare...?
-Di impasticcarti. Basta.
-Non ce la faccio!
-Allora vai a casa e mettiti a letto. Ci penso io.
-See, come no. Non ce la farai.
-Eh, tu vai!
***
Quando il giorno dopo Michael rientrò in sala, restò sbigottito. Tutti i ballerini sapevano perfettamente tutte le coreografie, erano caldi e sincronizzati.
-Li hai minacciati con una bacchetta?
-Ho detto loro che se non facevano come dicevo io sarebbero stati tutti licenziati in tronco senza liquidazione.
-Delicatissima!
-Però ha funzionato.
-Vai a casa, hai fatto anche troppo per me.
-Concordo.
E me ne andai.
'Manco mi pagano gli straordinari, qua dentro!'
Passion's insanity
-Lasciami, lasciami! Mi stai tagliando la gola!
Poi, mi accorsi di una cosa strana.
Il coltello era puntato alla mia gola, ma il sangue usciva dalla sua...
-MICHAEL BASTA! TI UCCIDERAI!
-Me lo merito, dopo quello che ti ho fatto.
-Cosa mi hai fatto?!
-Io... ti ho fatto soffrire, non ti merito. Dimenticami, Sara. Non sono adatto per te.
-Non dire queste cose!
- È la verità. Accettala, così come hai accettato la tua malattia.
-Non mi rassegnerò mai alla tua partenza, lo sai.
-Starai meglio senza di me.
-Certo, la vita è più bella se il motivo per cui la vivi non esiste più.
-Non sono la tua vita. Non me l'hai mai detto.
-Mi sforzo persino a dire 'ti voglio bene'!
Michael sorrise.
-Non andrò via. per ora.
-SARA MA TI VUOI ALZARE?!
-Oddio.. chi è?
-Eh, TUA MADRE!
-Michael... sei qui?
-No sono al bar! Ti sbrighi?! Oggi c'è il concerto a Bucarest!
-ODDIO!
Una Ferrari sarebbe impallidita vedendomi correre come una furia su per le scale rischiando di cadere.
Scale che NON C'ERANO.
-...? Perché non ci sono le scale?
-Perché siamo in albergo razza di idiota.
Poi mi prese il panico. Totale e assurdo.
Un letto matrimoniale. Sfatto.
Ricordi, lenti, dolci. Bellissimi.
ODDIO.
RI-ODDIO.
RI-RI-ODDIO.
Michael scoppiò a ridere.
-Beh, hai ventidue anni. Sei consenziente.
-Tu ne hai trentatré, sei più grande, NON HAI CERCATO DI FERMARMI?
-Oh beh, perché avrei dovuto?!
Il ragionamento non faceva una piega. E se la faceva, c'era la Stirella in agguato dietro al muro.
-Ok, basta. Sono, siamo, in ritardo. Divisa!
Questa volta non sbagliai, corsi verso la porta cercando di raggiungere l'armadio. Ma venni fermata dalle labbra di Michael.
~~~
C'era un sacco da fare. E a me non andava per niente! Per fortuna Michael mi esonerò da tutto quel casino mandandomi a ripassare e definendomi una 'sfaticata rubastipendio'.
-Ok ragazzi, fra trentacinque minuti iniziamo, pronti!
Sì, e prendi duecento quando passi dal via, pensai.
Ero particolarmente acida e sarcastica, anche se avrei dovuto essere felice. O forse ero felice ma il mio modo di dimostrarlo era quello...
Fissai Michael dall'altra parte della stanza. Era raggiante, sembrava un arcobaleno di felicità. Sorrisi istintivamente.
Sì. Ero felice.
JAM
-GO WITH IT! GO WITH IT! JAM!
L'adrenalina saliva come non mai nel mio corpo. Michael era una cascata di energia... assurdo il modo in cui riusciva a controllare tutta quella gente. Io non ci sarei riuscita di sicuro.
Jam era in assoluto la mia canzone preferita, anche se Michael, da bravo malefico, mi aveva dedicato Dangerous dicendomi che "mi fai quest'effetto. Forse dovrei starti lontano." Il prevedibile risultato? Una cuscinata così forte che si era lamentato per due giorni del dolore alla testa.
Con tutte le mie riflessioni non mi accorsi che si era già a Man in the mirror. Però mi accorsi di Michael quando mi piombò addosso. E anche della prevedibile ondata di peso che mi ridusse a poco più di una sottiletta Kraft.
-M...i s...tai dis...truggendo!
-E mammamia quanto la fai lunga!
-Ah sì? Bene! Questa me la paghi!
-Dipende. Se è Parco della Vittoria voglio il prezzo di favore, ma via Roma te la posso pagare intera.
-La tua idiozia ha raggiunto limiti mai visti.
-Il mio genio, vorrai dire.
-Ma io non voglio dire, guarda un po'.
-... Psicologo, per favore!
-E pensare che in TV ti descrivevano come una persona gentile...
-Tutta impressione baby, tutta impressione.
-L'avevo capito. Adesso ti levi dalle mie gambe?
-Naaa eddaiiii!
-Ma anche no! Levati!
-Antipatica!
~~~
Se Michael fosse svenuto non mi avrebbe fatto così tanta impressione come adesso. Era steso su un lato del letto, braccia e gambe in una posizione scomposta, e sembrava morto. Soltanto il lieve alzarsi e abbassarsi del suo petto mi dava la certezza che fosse ancora vivo.
Doveva essere davvero stanco... ma non mi sorprendeva. Sul palco aveva dato davvero l'anima. Sembrava che non ci fosse nient'altro di importante a parte far emozionare il pubblico.
In fondo, era questo il motivo che spingeva anche me a ballare. L'emozione del pubblico sulla pelle, sapere che una sola tua mossa può fare impazzire le persone, è qualcosa che dà una carica incredibile.
Era quasi mezzanotte. Forse era il caso di andare a dormire... forse.
Mi sdraiai di fianco a Mike, con la testa sulla sua pancia, e per la prima volta mi addormentai senza nessun dolore.
Anche questo faceva parte della sua magia?
_____
Idiota, ero un'idiota. O forse era lei ad essere idiota. Litigare con gli amici non aveva prezzo. Specialmente con la tua migliore amica, colei che anche quando tutti ti avevano voltato le spalle c'era.
Guardai Mike. Era ancora assopito, e per una volta appariva rilassato, come se niente potesse turbarlo.
-Beato te. Come hai fatto ad accollarti una ventiduenne piena di problemi?
-Perché mi complico la vita.
-Idiota, mi hai fatto prendere un colpo!
-Lo so. Mi diverte.
-Tu sei la simpatia fatta persona.
-I complimenti sono sempre bene accetti.
-Lo so. Infatti uno al giorno lo rimedi sempre.
-Sai che oggi si torna a casa?
-No, mi serviva un bruno riccioluto per ricordarmelo.
-Acidella, che hai fatto?
-Ho litigato.
-Con chi?
-Di certo non con te. Le uniche volte che ho potuto vederti stavi dormendo.
-Non cambiare discorso.
-Ho litigato con la mia mia migliore amica. Basta?
-Perché?
-Perché sì. Non voglio parlarne, è stata stupida.
-Potresti perdonarla.
-No! Non si rende conto di quel che ha fatto, dunque per lei un perdono sarebbe inutile.
-La tua logica non fa una piega.
-Lo so. Solo perché è la mia logica.
Rise.
Brutti momenti
Adesso che ci pensavo... la prima parte del tour era finita, ma mancavano ancora un sacco di date.. avevo notato Mike sentirsi male qualche volta, ma non credevo cosi tanto da abbandonare i suoi fan. Era troppo affezionato a loro.
Poi una sera, mi capitò di guardare un tg, lui non c'era, era fuori a una cena piena di gente famosa.
"Michael Jackson accusato di pedofilia da Jordan Chandler, il ragazzino protagonista di 'Mamma ho perso l'aereo'. Secondo alcune indiscrezioni la violenza sarebbe avvenuta in casa dei Chandler. Il padre del ragazzo, Evan Chandler, ha intentato una causa contro la popstar."
Oh mio Dio. OH MIO DIO! No! Non potevano fargli questo! NON A LUI!
-Perché? Perché tu? Ce ne sono tanti di pedofili veri al mondo... perché tu? Perché ti devono distruggere così?
Non mi accorsi che Michael era rientrato, nel frattempo.
-TU! Perché non me l'hai mai detto? Avrei potuto aiutarti!
Abbassò gli occhi, contrito.
-Davvero? E in che modo? A buon bisogno secondo loro avrò violentato anche te...
-MA NON È VERO!
-Ssh, lo so che non è vero, ma per loro la tua parola vale quanto la mia.
-Cosa?!? NON MI ZITTIRE!
-Stai dicendo cose insensate, lo sai.
-Lotta! Non arrenderti Michael! Sei innocente!
-Se la lotta è persa in partenza a che vale lottare?
A quel punto sbroccai.
-COSA STAI DICENDO! IDIOTA! NON CAPISCI? LO FANNO SOLO PER CERCARE DI BUTTARTI GIU' DAL TUO TRONO! COMBATTI DANNAZIONE! CI HAI MESSO ANNI A STARE DOVE STAI, ARRIVANO QUATTRO STRONZI E TI 'UCCIDONO'? Sappi che se tu non avrai la forza di combattere lo farò io. Al posto tuo!
-No Sara, davvero, lascia stare.
-No Michael! NO! So cosa vuol dire stare male, so cosa vuol dire essere diversi. Lo so credimi! So che lottare sembra inutile, ma dà i suoi frutti! Se io non avessi combattuto per quel provino al San Carlo ora non sarei qui a dirti tutto questo! Non saremmo noi, se il mio coraggio non ci fosse stato! Non saremmo noi, se tu non avessi avuto la capacità di guardare oltre! Cosa credi, che io non abbia dovuto combattere contro i pregiudizi fin da piccola? Contro la paura di restare paralizzata? Contro la paura di vivere, per colpa della gente? Ho lottato, ce l'ho fatta. E mi aspetto che anche tu ce la faccia.
Scoppiai a piangere. Era più forte di me.
Era un idiota quando faceva così. Sembrava che gli mancassero le forze per affrontare la vita.
Era in quei momenti, dove la gente credeva di non farcela, che io pensavo:"Sani e liberi, e non ce la fanno? E noi cosa dovremmo dire?".
Certo, essere accusati di un tale gesto non è facile da sopportare... ma energia! Se ti deprimi è peggio!
-Caffè. Mi serve caffè.
Poi ci ripensai... Naa, non serve il caffè...
BAM!
-Ahia! Sara!
-Dai! Kill me softly!
Impugnò il cuscino come una bomba atomica e mi colpì all'addome.
-Ahi! QUESTA ME LA PAGHI!
Ci prendemmo a cuscinate per ore, poi lui alla fine mi prese in braccio... io ero già immersa in pensieri molto poco casti... e mi tirò l'acqua.
-Tu, questo non dovevi farlo.
Per fortuna di Michael Neverland era grande.
In verità ne ebbe poca, di fortuna, perché lo trovai quasi subito. Era in giardino, con Muscles che gli accarezzava le spalle.
-Tanto lo so che i serpenti ti fanno schifo! Non mi puoi toccare!
Con delicatezza e lentezza, mi avvicinai a Muscles, senza fissarlo negli occhi, e lui scivolò lento sulla mia spalla. Lo accarezzai compiaciuta, mentre Mike mi fissava sbalordito.
-Beh, come vedi non sei l'unico che ci sa fare con gli animali!
-Il serpente non è un animale propriamente domestico...
-Oh, è così cucciolo...
-... che potrebbe strangolarti da un momento all'altro.
-Ma questi sono dettagli insignificanti.
Rise.
-Sì certo. Come no. Mi ridai il mio animaletto?
-Nooo, mi piace troppo!
Proprio in quel momento qualcosa, qualcuno, mi tirò la stoffa dei pantaloni.
-Bubbles! Amico mio! Mi sei mancato!
Restituii il serpente a Mike e presi in braccio Bubbles, che mi ringraziò con una specie di gorgoglìo soddisfatto.
-I miei animali si ribellano. Di questo passo, non mi riconosceranno più.
-Andiamo Mike, non esagerare! In fondo sei simile a loro!
Rise ed io, per un attimo, mi illusi di poter cancellare la sofferenza che si celava nei suoi occhi.
Il giorno dopo fu pesantissimo. Avevo passato decisamente troppe ore sull'aereo e le mie gambe non erano più in grado di camminare, ragion per cui Michael fu costretto a portarmi in braccio.
-Come ai vecchi tempi eh?
-Esatto, come ai vecchi tempi. Tempi in cui tu eri più leggera, dannazione!
-Questi sono dettagli.
-La vita per te è tutto un dettaglio?
-Più o meno. Beh, nella vita non c'è niente di importante da fare escluso vivere.
-Profonda questa riflessione...
Eravamo finalmente tornati a casa. beh, casa non era il termine più adatto. tenuta mastodontica, forse.
-Chi arriva per ultimo non sa ballare!
-Che cosa!?!? Razza di traditore!
Corremmo per dieci minuti buoni, forse anche di più.
-Ok, mi arrendo!
Era piegato in due, nel tentativo di riprendere fiato.
-Non ti ho portato qui per una gara di corsa, in verità, ma per un'altra ragione più seria.
Eravamo in un giardino immenso, ricoperto di fiori di ogni possibile sfumatura di colore. Era bellissimo, come una specie di arcobaleno sceso in Terra.
-Uuh, e sarebbe, questa ragione?
-Voglio tenerti sulle spine. Let's walk!
-Ma che simpatico!
-Mi diverte vederti arrabbiata. Mi ricorda quando eri una piccola adolescente focosa.
-... Non ho parole, davvero. Rimpiangi la vecchia me?
-Beh, in un certo senso sì. Eri più simpatica!
-No, ma insomma, grazie per tutti questi complimenti, mi fai davvero arrossire!
Rise.
-Daaai, mi dici cos'è sta storia della questione importante?
-Lo saprai quando saremo arrivati.
-Ma arrivati dove?
-Anche questo lo saprai a tempo debito. L'unica cosa che posso dirti è che ti consiglio di rilassarti, perché da agitata mi complichi le cose.
Ma cosa mai doveva fare?! Mi stava facendo innervosire!
-Ti ricordi il momento in cui ci siamo incontrati?
-Come scordarlo? Ti sono praticamente svenuta addosso!
-E quando ti sei messa a ballare senza sapere che nella sala c'era anche Quincy Jones?
-Quello è stato il peggio, in verità.
-Ma dai, hai ballato benissimo!
-Opera dello Spirito Santo.
-Posso farti una domanda?
-Dimmi.
-Cosa ballavi prima che... arrivassi io?
Risi.
-Uno stile totalmente diverso Mike, latinoamericani. Hai presente? Samba, bachata...
-Mi fai vedere come ballavi?
-Ma anche no caro!
-Perché?
-Perché... Perché no. Mi vergogno! E poi non sono più quella di prima.
-Ho come l'impressione che questa voglia essere una specie di scusa...
-Ma no, che dici. Però, davvero Mike.
-D'accordo, per stavolta te la faccio passare liscia. Anche perché adesso tocca a me cara.
Mi fece sdraiare su quel bellissimo prato di fiori.
-Ti sto per fare una domanda. E voglio che tu sia convintissima della risposta che mi darai.
Attesi col fiato sospeso.
Si sdraiò su di me e mi sussurrò all'orecchio.
-Mi vuoi sposare?
La mia mente andò in tilt. Ebbi fiato sufficiente per dire solo due lettere.
-Sì.
Preparativi
Legarsi ad un'altra persona non è così facile come sembra, anzi non è affatto facile.
E Michael Jackson non è affatto tranquillo come appare. L'amsia è un suo tratto caratteristico. Troppo caratteristico. Cominciavo a non sopportarlo più.
Nonostante gli avessi detto e ridetto di dedicarsi al lavoro e basta, non ne voleva sapere-aveva paura a lasciarmi da sola.
Inutili i tentativi di fargli capire che la sua famiglia era decisamente troppo invadente per lasciarmi sola.
Tanto per cominciare c'era Janet, che era così eccitata da saltellarmi attorno ogni secondo, senza contare poi Katherine che mi stava praticamente incollata addosso sempre e comunque, nella paura che cambiassi idea.
A dire la verità, loro mi stavano facendo cambiare idea!
Io sono un sempre stata un tipo piuttosto solitario... me la cavo da sola, insomma. E tutta quella gente attorno non mi giovava affatto!
Appena io e Michael avevamo annunciato alle rispettive famiglie che ci sposavamo, la prima reazione era stata di sdegno.
Undici anni di differenza.
Sono tanti, non c'è che dire, però io volevo Michael davvero con tutta me stessa, e non avevo intenzione di cedere.
Dopo che tutti ebbero accettato questo fatto ci fu una specie di congiura ai danni dei futuri sposi.
Beh, ai miei, soprattutto perché Michael non c'era quasi mai.
La mia famiglia si era trasferita temporaneamente a casa di Eveline, rimasta libera dopo che me ne ero andata.
La mia cara mamma non faceva nulla che potesse darmi fastidio, ma la stessa cosa non poteva dirsi di Katherine.
Aveva insistito per voler scegliere lei i confetti, ma alla fine fu l'unica cosa che fece, perché cominciai ad irritarmi e mi misi in mezzo. Insomma, mi dovevo sposare io o lei?
E così, a malincuore, mi aveva ceduto le redini dell'organizzazione. Ero piuttosto soddisfatta di me stessa, a dire la verità.
Il mio vestito però non piaceva a nessuno, tranne che a mia sorella.
Mi ero aspettata queste reazioni. Il vestito non era uno di quelli che si può definire 'tradizionale'
Era di seta, blu scuro, aderente, senza decorazioni inutili, non mi erano mai piaciute.
Era scoppiato un putiferio quando mia madre, a cui avevo fatto vedere il vestito, mi aveva illuminato sul suo significato (secondo lei), cioè la semplice amicizia. Al che io avevo ribattuto che non ci si sposa con degli amici, no?
Comunque, ormai il gioco era fatto. Mancavano solo i testimoni... per quanto mi riguardava, li avevo già scelti.
Mia sorella ed Eveline potevano tranquillamente ''assumerci la responsabilità di testimoniare due matti di fronte a Dio''.
***
Quella sera Michael rientrò a casa quella sera, era nervosissimo. Domani, 27 Maggio 1991, era il grande giorno.
Nonostante quel gran pervertito di Randy avesse insistito per festeggiare, io e Mike eravamo decisamente troppo stanchi per farlo.
Ed eravamo troppo impegnati a mantenere una parvenza di castità.
marina56- Moderator
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Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
La promessa
Quella notte non riuscii a dormire. Ero tornata a casa di Eveline, perché Janet aveva fatto presente che gli sposi prima del matrimonio non si dovevano vedere, e fissavo il soffitto.
Strano. Non avrei mai pensato che la mia vita potesse prendere una piega così... strana. Insomma, mi stavo sposando con Michael Jackson!
All'improvviso ci fu un movimento alla mia destra.
-Sara? Sei sveglia?
Era Janet.
-Sì Jan, sono sveglia. Che c'è?
-Ti dovrei parlare.
Andammo sul mio balcone.
-Allora Jan? Che mi devi dire?
-Tu ami mio fratello, vero?
-Jan, ma che domande fai? Certo che lo amo!
-E gli starai accanto per sempre?
-Finché morte non ci separi. Ma perché mi fai queste domande?
-Non è facile stare accanto a lui. Lo so per esperienza e in molti ci hanno provato.
-No, non ci hanno mai provato veramente. Altrimenti ci sarebbero riusciti. Jan, Michael è molto più del bambino mai cresciuto che può sembrare a tutti. Michael è un'anima ribelle, complicata. E lo sono anche io. Inoltre, mi sembra che entrambi abbiamo un grosso problema con la nostra stessa vita. Quindi posso tranquillamente sopportare tutto questo, Jan.
Se ne tornò a letto rassicurata.
Però ci riflettei. Diamine, stavo per sposarmi con Michael Jackson!
Ma lui non era il Re. No, lui era il mio piccolo principe azzurro, che mi aveva salvato da una vita pressochè noiosa... lui era Michael.
Di sicuro neanche lui stava dormendo. Ed io, invece di aiutarlo, ero incastrata lì, dove cinque femmine mi controllavano a vista. Tutto questo era assurdo.
Domattina avrei avuto gli occhi praticamente viola, ma non ne volevano sapere di chiudersi. Avrebbe dovuto combatterci Katherine con la mia faccia, e Eveline con i miei capelli. Sarebbe stata una giornata tremenda.
***
Esattamente come previsto. Appena la mia sveglia delle cinque suonò, tutte scattarono in piedi. Mentre erano impegnate ad urlare per casa, io andai a vestirmi e presi le chiavi della macchina. Non avevo certo intenzione di farmela da casa a Neverland a piedi.
Una volta arrivate, mi fecero sistemare in una stanza il più lontano possibile da Michael, e cominciarono a prepararmi. Mi sentivo una marionetta nelle loro mani, perché non mi lasciarono fare praticamente nulla.
Le mie occhiaie viola però non volevano saperne di scomparire, così dissi che ci pensavo io.
Non erano proprio capaci!
Rimossi quei segni grazie a una delle pomate ricoprenti di Mike, anche se tecnicamente a lui servivano per coprire le macchie bianche. Beh, quel che serve serve.
Fui quasi subito pronta. Quasi, perché tutte erano ancora in crisi sui gioielli che avrei dovuto indossare. Alla fine presi i miei orecchini di tutti i giorni, di oro bianco e diamanti, la riproduzione della collana del Titanic, che mio padre mi aveva regalato per il diploma, e dei bracciali che avevo 'rubato' a mia sorella.
***
Finalmente potemmo uscire per andare in chiesa, avevo un'ansia terribile addosso. Ma terribile proprio. Solo che non lo facevo vedere, altrimenti rischiavo di fare agitare anche mio padre, che era molto sulle spine. Potevo capirlo. La figlia piccola che si sposa prima di quella grande e per giunta con una superstar mondiale!
Arrivammo, finalmente. Appena scesi dalla macchina scoppiai a ridere. Nervosismo? No, la situazione era così assurda che potevo solo ridere. Mi si era strappato il vestito lungo lo strascico. Avrei dovuto sapere che diciotto metri di seta non avrebbero tenuto a lungo.
Comunque, riuscii ad entrare in chiesa senza troppi problemi.
Appena Michael si girò verso di me, lo osservai per bene.
Come previsto non aveva dormito, si vedeva. Ma c'era qualcos'altro di strano in lui... Cosa? Poi capii. Sotto allo smoking portava un paio di Capezio. Le risate crebbero istantanee nella mia gola, ma non potevo ridere, non adesso!
Con tanta, anche troppa forza di volontà arrivai all'altare. Cominciai ad osservare le navate della chiesa, interessata. Stile paleocristiano, navata centrale, unica fonte di luce, percorso obbligato. Più avanti c'erano mosaici che ricordavano l'era baroc...
-Vuoi tu prendere come tuo sposo il qui presente...
'Spettacolo vivente'? Completai la frase.
-Sì.
-Bene, firmate qui e qui... congratulazioni!
Appena il prete finì io mi voltai e scappai fuori. Fui presa da un violento attacco di risate e mi accasciai sugli scalini, incapace di riprendermi. Quando Michael mi raggiunse, senza parlare gli indicai le scarpe che indossava con le lacrime agli occhi. Allora comprese e si mise a ridere anche lui.
Nessuno, ovviamente, capì il motivo della nostra ilarità e immaginò fosse per la felicità.
Ci sbrigammo ad andare al ristorante. Giunti lì, però, scoprimmo che mancava metà degli invitati. Di fronte al mio sguardo interrogativo Michael rispose scocciato:
-Si sono persi. Hai presente il classico idiota che dice di sapere la strada solo per fare il figo? Ecco.
Scoppiai di nuovo a ridere, chissà se avrei avuto la grazia di un momento serio.
-Dai, ma che te la sei presa?
-No, sono affari loro!
-Non fare lo scorfano brontolone! Piantala!
-Mi fa male tutto lo sai?
-Sììì anche a me! Evvaii!
Dopo un'altra mezz'ora passata così, finalmente gli altri arrivarono.
Entrammo al ristorante; la festa durò fino alle cinque del mattino.
Nella mia testa, un pensiero fisso:
'Voglio andare a casa!'
Dancing for live
-Il matrimonio è peggio di quel che pensavo, lo sai? Credevo fosse più tranquillo.
-Più tranquillo? MADDECHE proprio! I matrimoni non sono mai tranquilli, dovresti saperlo!
-Beh, ma questo in teoria era il nostro.
-Riassumendo, cosa ci è successo?
-Dunque... ti si è rotto lo strascico, gli invitati si sono persi, io al posto delle scarpe mi sono messo scarpe da ballo, ero allergico alla torta, sei caduta dalle scale finendo in braccio a mio padre e per finire non ti stava la fede.
-Vabbè, ma quello perché mi si era gonfiato il dito.
-Però sembrava una barzelletta!
-Beh, era una barzelletta.
-Sara, ma lo sai che domani hai la gara?
-Davvero?- lo guardai confusa. -Gara di che?
-Campionati mondiali.
-Oh, mio Dio, hai ragione!
-Lo so che ho ragione.
-ODDIO! E adesso non mi sono preparata niente! Porca miseria!
-Rilassati!
-MA CHE RILASSATI! CHE MI RILASSO!
Finalmente, dopo due ore di preparazione, riuscii a calmarmi. Ma c'era un piccolo problema... il vestito.
-Mike... mi aiuteresti a togliere il vestito?
-Oh, ma certo, aiutare le donzelle in difficoltà è sempre stato uno dei miei pregi maggiori.
-Finiscila e sbrigati, che ho sonno.
-Signorsì, capitano!
Dovevo dargliene atto. Il vestito era difficilissimo da togliere. Per di più si erano intrecciati i fili del corsetto, ragion per cui Michael alla fine prese un paio di forbici e tagliò il corsetto in verticale.
-Figo! Dopo questa il mio vestito è definitivamente morto.
-Con la speranza che non ti serva più!
-Eh, dipende...
-Ah sì? Dipende?- cominciò a baciarmi il collo, piano, delicatamente.
-Sì... dipende...- non ragionavo più.
-E da cosa dipende?- rise sulla mia pelle. Era consapevole dell'effetto che mi stava facendo e non smetteva!
-Dipende da... oh, ma chi se ne frega!- lo baciai.
Rise ancora, felice.
-Ho aspettato di potertelo dire, ma ora finalmente posso... sei mia.
-Sei sicuro? Io non sono poi tanto certa!
-Ah sì eh? Bene, dove lo trovi un altro come me?
-Provo al bar. Se lì non c'è, lo cercherò pure su Marte.
-Sì, ci credo, come no- stava sussurrandomi all'orecchio, quella era costrizione, avrebbe dovuto essere condannato per una cosa del genere!
-Tu sei mia.
Compresi l'enormità di quelle parole. Ero sua. Davvero, per sempre. Sua.
-Geloso!
-Tanto!
-E' un difetto sai?
-Uno dei pochi.
Rise e mi trascinò con sé nel baratro della passione.
***
La sveglia suonò alle cinque. Avevo dormito ben un'ora!
Però ero felice. Incredibilmente felice. Aprii gli occhi e osservai quella specie di angelo sceso in Terra che mi dormiva accanto.
Non l'avevo mai visto così sereno, rilassato. Era davvero bello.
Ma dovevo andare, ero già in ritardo e i giudici non mi avrebbero aspettato.
-Ciao amore- sussurrai sulla soglia prima di andare, speravo, a vincere.
***
Ero truccata molto pesantemente. Anche troppo, per essere in prima fila, ma le mie compagne si erano truccate tutte così e non avevo potuto ribellarmi. Odiavo il mio vestito. Rosa! Con tanti colori che Dio ha creato, rosa! Mi sembrava di essere un confetto!
Ci stavano chiamando. Sentivo l'adrenalina che iniziava a fluire nel mio corpo.
'Che Dio ce la manni bona e co li sordi' pensai prima di entrare in pista.
Come al solito, il samba cancellò tutte le mie preoccuopazioni. Era in assoluto il ballo che preferivo, grintoso, allegro, caldo.
Quasi non mi accorsi dell'inchino di saluto che in automatico rivolsi verso la giuria.
So solo che tre ore dopo eravamo tutte in fermento, in pista per la premiazione.
-E il campionato mondiale amatori 1991 viene vinto dal gruppo col numero... 763!
Lacrime di gioia rigarono il mio volto. Da piccola avevo sognato a lungo questo momento... Potevo volare, per la felicità.
Non mi ero accorta che le mie compagne mi avevano sollevata in aria e mi avevano portata in trionfo fuori dal palazzetto. Ridevo, ridevo e basta.
'Sai Mike,-pensai- tu non sei il mio unico grande amore. Io sono innamorata della danza'.
Dolce attesa
23 Luglio 1991
Ero chiusa in bagno da un'ora ormai.
-Figo-urlai-sono sposata!
Risate da parte di Michael.
-Figo-ripetei-sono campionessa mondiale!
Altra risata.
-Figo- dissi ancora una volta- sono incinta!
La risata gli si strozzò in gola.
-Cosa hai detto?!
-Quel che ho detto. Si può dire quel che ho detto? Non credo di possedere appieno le mie facoltà mentali, a meno che non sia passato l'uomo nero a restituirmele. Anche adesso sto parlando a vanvera. Non so quel che sto dicendo, ma so solo che se smettessi di parlare succederebbe qualcosa che non deve succedere, anche se non so cosa.
Mi fermai. Michael mi fissava sbalordito.
-Sei... sei...
-Sara Rossi, nata il 9 di febbraio a Roma.
Nessuna reazione. Iniziavo a preoccuparmi.
-Mike... stai bene?
Cominciò a piangere, ma non si mosse, nè tentò di asciugarsi le lacrime. Sembrava una statua di pietra.
Poi un sorriso illuminò la stanza, finora rimasta al buio.
Mani così forti da poter farmi male mi circondarono la vita, e mi sentii la spalla bagnata.
-Sei incinta...- la voce mi giunse soffocata.
-Beh, l'ho appena detto.
-Come fai a essere così calma? Io non riesco a smettere di piangere!
-Non sono calma, per niente. So solo che qualcuno qua dentro deve mantenere la facciata di calma, sennò siamo fatti.
Continuava a ridere e piangere, senza sosta. Poi alla fine cedetti. Diamine, ero io quella incinta!
Cominciai a piangere come se ne andasse della mia vita, e in effetti era così. Michael mi abbracciò ancora più stretta, come se volesse farmi capire che non ero sola, che eravamo in due a condividere una gioia così acuta e profonda che rischiava di distruggermi.
Poi scoppiai a ridere d'impulso.
-Che c'è da ridere?
-Sai, quando ero un'adolescente, più o meno dodici-tredici anni, credevo che a causa di quello che ero non sarei mai riuscita a farmi amare davvero. D'altronde, se non ero riuscita a trovare degli amici sinceri, come potevo trovare l'amore? E adesso il mio cuore si sta spaccando per l'eccesso di amore... forse dovrei stare più attenta a quello che desidero.
-Forse.-rise-
-Sai cosa significa questo?
-No. -mi baciò la mano- Cosa significa?
-Dovremo dirlo a tutti. E per tutti non intendo le nostre famiglie, intendo il mondo.
-Oh beh, in effetti ciò può costituire un problema.
-La fai facile tu. Quella incinta sono io!
-E quello che ha creato il tutto sono stato io!
-Sorvoliamo sul come...
Mi fissò in silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Il mio cervello registrò quel che avevo detto.
Il sangue affiorò violentemente al viso.
-Oddio!
Scoppiai a ridere senza ritegno. Michael mi guardava con un'espressione della serie 'internatela' e anche 'Dio, perché a me?'
-Oh God. Non la finirai mai di dire queste cose così tristi.
Mi alzai dal letto, improvvisamente seria.
-Ho fame- dichiarai, puntando verso le scale.
-Ahi... qua la vedo male...
-Uffa quanto sei drastico!
-Non sono drastico io, sei tu che sei un pozzo senza fondo!
-Adesso ho una buona scusa!
-Ma prima? Prima mangiavi e basta!
-Devo crescere.
-Questa scusa funzionava a quattordici anni. Adesso sei già bella che sviluppata, fin troppo direi.
-Non cominciare coi doppi sensi!
-Non era un doppio senso, era una frase casta e innocente.
-Sìsì, va bene.
-Non usare quel tono con me, bellezza californiana!- era sul punto di scoppiare a ridere.
-COSA?!?! Adesso mi hai veramente offesa! Non dirmi mai più che sono americana!
-La consideri un'offesa così grave?
-Sì, cavolo!
-E perché?
-Perché sì! E adesso levati da davanti il frigo, ché ho fame davvero.
-Sei incontentabile!
Rise e mi baciò. Sentii un colpetto nella pancia in risposta, ma forse era solo una mia impressione.
Quella notte non riuscii a dormire. Ero tornata a casa di Eveline, perché Janet aveva fatto presente che gli sposi prima del matrimonio non si dovevano vedere, e fissavo il soffitto.
Strano. Non avrei mai pensato che la mia vita potesse prendere una piega così... strana. Insomma, mi stavo sposando con Michael Jackson!
All'improvviso ci fu un movimento alla mia destra.
-Sara? Sei sveglia?
Era Janet.
-Sì Jan, sono sveglia. Che c'è?
-Ti dovrei parlare.
Andammo sul mio balcone.
-Allora Jan? Che mi devi dire?
-Tu ami mio fratello, vero?
-Jan, ma che domande fai? Certo che lo amo!
-E gli starai accanto per sempre?
-Finché morte non ci separi. Ma perché mi fai queste domande?
-Non è facile stare accanto a lui. Lo so per esperienza e in molti ci hanno provato.
-No, non ci hanno mai provato veramente. Altrimenti ci sarebbero riusciti. Jan, Michael è molto più del bambino mai cresciuto che può sembrare a tutti. Michael è un'anima ribelle, complicata. E lo sono anche io. Inoltre, mi sembra che entrambi abbiamo un grosso problema con la nostra stessa vita. Quindi posso tranquillamente sopportare tutto questo, Jan.
Se ne tornò a letto rassicurata.
Però ci riflettei. Diamine, stavo per sposarmi con Michael Jackson!
Ma lui non era il Re. No, lui era il mio piccolo principe azzurro, che mi aveva salvato da una vita pressochè noiosa... lui era Michael.
Di sicuro neanche lui stava dormendo. Ed io, invece di aiutarlo, ero incastrata lì, dove cinque femmine mi controllavano a vista. Tutto questo era assurdo.
Domattina avrei avuto gli occhi praticamente viola, ma non ne volevano sapere di chiudersi. Avrebbe dovuto combatterci Katherine con la mia faccia, e Eveline con i miei capelli. Sarebbe stata una giornata tremenda.
***
Esattamente come previsto. Appena la mia sveglia delle cinque suonò, tutte scattarono in piedi. Mentre erano impegnate ad urlare per casa, io andai a vestirmi e presi le chiavi della macchina. Non avevo certo intenzione di farmela da casa a Neverland a piedi.
Una volta arrivate, mi fecero sistemare in una stanza il più lontano possibile da Michael, e cominciarono a prepararmi. Mi sentivo una marionetta nelle loro mani, perché non mi lasciarono fare praticamente nulla.
Le mie occhiaie viola però non volevano saperne di scomparire, così dissi che ci pensavo io.
Non erano proprio capaci!
Rimossi quei segni grazie a una delle pomate ricoprenti di Mike, anche se tecnicamente a lui servivano per coprire le macchie bianche. Beh, quel che serve serve.
Fui quasi subito pronta. Quasi, perché tutte erano ancora in crisi sui gioielli che avrei dovuto indossare. Alla fine presi i miei orecchini di tutti i giorni, di oro bianco e diamanti, la riproduzione della collana del Titanic, che mio padre mi aveva regalato per il diploma, e dei bracciali che avevo 'rubato' a mia sorella.
***
Finalmente potemmo uscire per andare in chiesa, avevo un'ansia terribile addosso. Ma terribile proprio. Solo che non lo facevo vedere, altrimenti rischiavo di fare agitare anche mio padre, che era molto sulle spine. Potevo capirlo. La figlia piccola che si sposa prima di quella grande e per giunta con una superstar mondiale!
Arrivammo, finalmente. Appena scesi dalla macchina scoppiai a ridere. Nervosismo? No, la situazione era così assurda che potevo solo ridere. Mi si era strappato il vestito lungo lo strascico. Avrei dovuto sapere che diciotto metri di seta non avrebbero tenuto a lungo.
Comunque, riuscii ad entrare in chiesa senza troppi problemi.
Appena Michael si girò verso di me, lo osservai per bene.
Come previsto non aveva dormito, si vedeva. Ma c'era qualcos'altro di strano in lui... Cosa? Poi capii. Sotto allo smoking portava un paio di Capezio. Le risate crebbero istantanee nella mia gola, ma non potevo ridere, non adesso!
Con tanta, anche troppa forza di volontà arrivai all'altare. Cominciai ad osservare le navate della chiesa, interessata. Stile paleocristiano, navata centrale, unica fonte di luce, percorso obbligato. Più avanti c'erano mosaici che ricordavano l'era baroc...
-Vuoi tu prendere come tuo sposo il qui presente...
'Spettacolo vivente'? Completai la frase.
-Sì.
-Bene, firmate qui e qui... congratulazioni!
Appena il prete finì io mi voltai e scappai fuori. Fui presa da un violento attacco di risate e mi accasciai sugli scalini, incapace di riprendermi. Quando Michael mi raggiunse, senza parlare gli indicai le scarpe che indossava con le lacrime agli occhi. Allora comprese e si mise a ridere anche lui.
Nessuno, ovviamente, capì il motivo della nostra ilarità e immaginò fosse per la felicità.
Ci sbrigammo ad andare al ristorante. Giunti lì, però, scoprimmo che mancava metà degli invitati. Di fronte al mio sguardo interrogativo Michael rispose scocciato:
-Si sono persi. Hai presente il classico idiota che dice di sapere la strada solo per fare il figo? Ecco.
Scoppiai di nuovo a ridere, chissà se avrei avuto la grazia di un momento serio.
-Dai, ma che te la sei presa?
-No, sono affari loro!
-Non fare lo scorfano brontolone! Piantala!
-Mi fa male tutto lo sai?
-Sììì anche a me! Evvaii!
Dopo un'altra mezz'ora passata così, finalmente gli altri arrivarono.
Entrammo al ristorante; la festa durò fino alle cinque del mattino.
Nella mia testa, un pensiero fisso:
'Voglio andare a casa!'
Dancing for live
-Il matrimonio è peggio di quel che pensavo, lo sai? Credevo fosse più tranquillo.
-Più tranquillo? MADDECHE proprio! I matrimoni non sono mai tranquilli, dovresti saperlo!
-Beh, ma questo in teoria era il nostro.
-Riassumendo, cosa ci è successo?
-Dunque... ti si è rotto lo strascico, gli invitati si sono persi, io al posto delle scarpe mi sono messo scarpe da ballo, ero allergico alla torta, sei caduta dalle scale finendo in braccio a mio padre e per finire non ti stava la fede.
-Vabbè, ma quello perché mi si era gonfiato il dito.
-Però sembrava una barzelletta!
-Beh, era una barzelletta.
-Sara, ma lo sai che domani hai la gara?
-Davvero?- lo guardai confusa. -Gara di che?
-Campionati mondiali.
-Oh, mio Dio, hai ragione!
-Lo so che ho ragione.
-ODDIO! E adesso non mi sono preparata niente! Porca miseria!
-Rilassati!
-MA CHE RILASSATI! CHE MI RILASSO!
Finalmente, dopo due ore di preparazione, riuscii a calmarmi. Ma c'era un piccolo problema... il vestito.
-Mike... mi aiuteresti a togliere il vestito?
-Oh, ma certo, aiutare le donzelle in difficoltà è sempre stato uno dei miei pregi maggiori.
-Finiscila e sbrigati, che ho sonno.
-Signorsì, capitano!
Dovevo dargliene atto. Il vestito era difficilissimo da togliere. Per di più si erano intrecciati i fili del corsetto, ragion per cui Michael alla fine prese un paio di forbici e tagliò il corsetto in verticale.
-Figo! Dopo questa il mio vestito è definitivamente morto.
-Con la speranza che non ti serva più!
-Eh, dipende...
-Ah sì? Dipende?- cominciò a baciarmi il collo, piano, delicatamente.
-Sì... dipende...- non ragionavo più.
-E da cosa dipende?- rise sulla mia pelle. Era consapevole dell'effetto che mi stava facendo e non smetteva!
-Dipende da... oh, ma chi se ne frega!- lo baciai.
Rise ancora, felice.
-Ho aspettato di potertelo dire, ma ora finalmente posso... sei mia.
-Sei sicuro? Io non sono poi tanto certa!
-Ah sì eh? Bene, dove lo trovi un altro come me?
-Provo al bar. Se lì non c'è, lo cercherò pure su Marte.
-Sì, ci credo, come no- stava sussurrandomi all'orecchio, quella era costrizione, avrebbe dovuto essere condannato per una cosa del genere!
-Tu sei mia.
Compresi l'enormità di quelle parole. Ero sua. Davvero, per sempre. Sua.
-Geloso!
-Tanto!
-E' un difetto sai?
-Uno dei pochi.
Rise e mi trascinò con sé nel baratro della passione.
***
La sveglia suonò alle cinque. Avevo dormito ben un'ora!
Però ero felice. Incredibilmente felice. Aprii gli occhi e osservai quella specie di angelo sceso in Terra che mi dormiva accanto.
Non l'avevo mai visto così sereno, rilassato. Era davvero bello.
Ma dovevo andare, ero già in ritardo e i giudici non mi avrebbero aspettato.
-Ciao amore- sussurrai sulla soglia prima di andare, speravo, a vincere.
***
Ero truccata molto pesantemente. Anche troppo, per essere in prima fila, ma le mie compagne si erano truccate tutte così e non avevo potuto ribellarmi. Odiavo il mio vestito. Rosa! Con tanti colori che Dio ha creato, rosa! Mi sembrava di essere un confetto!
Ci stavano chiamando. Sentivo l'adrenalina che iniziava a fluire nel mio corpo.
'Che Dio ce la manni bona e co li sordi' pensai prima di entrare in pista.
Come al solito, il samba cancellò tutte le mie preoccuopazioni. Era in assoluto il ballo che preferivo, grintoso, allegro, caldo.
Quasi non mi accorsi dell'inchino di saluto che in automatico rivolsi verso la giuria.
So solo che tre ore dopo eravamo tutte in fermento, in pista per la premiazione.
-E il campionato mondiale amatori 1991 viene vinto dal gruppo col numero... 763!
Lacrime di gioia rigarono il mio volto. Da piccola avevo sognato a lungo questo momento... Potevo volare, per la felicità.
Non mi ero accorta che le mie compagne mi avevano sollevata in aria e mi avevano portata in trionfo fuori dal palazzetto. Ridevo, ridevo e basta.
'Sai Mike,-pensai- tu non sei il mio unico grande amore. Io sono innamorata della danza'.
Dolce attesa
23 Luglio 1991
Ero chiusa in bagno da un'ora ormai.
-Figo-urlai-sono sposata!
Risate da parte di Michael.
-Figo-ripetei-sono campionessa mondiale!
Altra risata.
-Figo- dissi ancora una volta- sono incinta!
La risata gli si strozzò in gola.
-Cosa hai detto?!
-Quel che ho detto. Si può dire quel che ho detto? Non credo di possedere appieno le mie facoltà mentali, a meno che non sia passato l'uomo nero a restituirmele. Anche adesso sto parlando a vanvera. Non so quel che sto dicendo, ma so solo che se smettessi di parlare succederebbe qualcosa che non deve succedere, anche se non so cosa.
Mi fermai. Michael mi fissava sbalordito.
-Sei... sei...
-Sara Rossi, nata il 9 di febbraio a Roma.
Nessuna reazione. Iniziavo a preoccuparmi.
-Mike... stai bene?
Cominciò a piangere, ma non si mosse, nè tentò di asciugarsi le lacrime. Sembrava una statua di pietra.
Poi un sorriso illuminò la stanza, finora rimasta al buio.
Mani così forti da poter farmi male mi circondarono la vita, e mi sentii la spalla bagnata.
-Sei incinta...- la voce mi giunse soffocata.
-Beh, l'ho appena detto.
-Come fai a essere così calma? Io non riesco a smettere di piangere!
-Non sono calma, per niente. So solo che qualcuno qua dentro deve mantenere la facciata di calma, sennò siamo fatti.
Continuava a ridere e piangere, senza sosta. Poi alla fine cedetti. Diamine, ero io quella incinta!
Cominciai a piangere come se ne andasse della mia vita, e in effetti era così. Michael mi abbracciò ancora più stretta, come se volesse farmi capire che non ero sola, che eravamo in due a condividere una gioia così acuta e profonda che rischiava di distruggermi.
Poi scoppiai a ridere d'impulso.
-Che c'è da ridere?
-Sai, quando ero un'adolescente, più o meno dodici-tredici anni, credevo che a causa di quello che ero non sarei mai riuscita a farmi amare davvero. D'altronde, se non ero riuscita a trovare degli amici sinceri, come potevo trovare l'amore? E adesso il mio cuore si sta spaccando per l'eccesso di amore... forse dovrei stare più attenta a quello che desidero.
-Forse.-rise-
-Sai cosa significa questo?
-No. -mi baciò la mano- Cosa significa?
-Dovremo dirlo a tutti. E per tutti non intendo le nostre famiglie, intendo il mondo.
-Oh beh, in effetti ciò può costituire un problema.
-La fai facile tu. Quella incinta sono io!
-E quello che ha creato il tutto sono stato io!
-Sorvoliamo sul come...
Mi fissò in silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Il mio cervello registrò quel che avevo detto.
Il sangue affiorò violentemente al viso.
-Oddio!
Scoppiai a ridere senza ritegno. Michael mi guardava con un'espressione della serie 'internatela' e anche 'Dio, perché a me?'
-Oh God. Non la finirai mai di dire queste cose così tristi.
Mi alzai dal letto, improvvisamente seria.
-Ho fame- dichiarai, puntando verso le scale.
-Ahi... qua la vedo male...
-Uffa quanto sei drastico!
-Non sono drastico io, sei tu che sei un pozzo senza fondo!
-Adesso ho una buona scusa!
-Ma prima? Prima mangiavi e basta!
-Devo crescere.
-Questa scusa funzionava a quattordici anni. Adesso sei già bella che sviluppata, fin troppo direi.
-Non cominciare coi doppi sensi!
-Non era un doppio senso, era una frase casta e innocente.
-Sìsì, va bene.
-Non usare quel tono con me, bellezza californiana!- era sul punto di scoppiare a ridere.
-COSA?!?! Adesso mi hai veramente offesa! Non dirmi mai più che sono americana!
-La consideri un'offesa così grave?
-Sì, cavolo!
-E perché?
-Perché sì! E adesso levati da davanti il frigo, ché ho fame davvero.
-Sei incontentabile!
Rise e mi baciò. Sentii un colpetto nella pancia in risposta, ma forse era solo una mia impressione.
marina56- Moderator
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Località : Torino
Re: L' ESSENZA DI TE (terminata)
Qua le cose si complicano...
-Ma perché ho sempre fame?- mi lamentai.
-Perché sei incinta.
-E perché sono incinta?
-Questi sono misteri della fede.
-La prossima volta te la faccio pagare.
-Ah, allora stai già pensando a una prossima volta?
-Ovviamente! Perché tu no?
-Beh, non avevo mai contemplato quest'ipotesi, ma ora che mi ci fai pensare, mi piacerebbe.
-Già. Carini, due bambini piccoli che urlano a ogni ora del giorno e della notte.- risposi ingoiando una cucchiaiata di Nutella.
-Di questo passo diventerai obesa, lo sai vero?
-Sì, ma tanto non riprenderò a ballare prima di nove mesi, a meno che il bambino non decida di seguire le orme della madre, in questo caso basteranno solo sei mesi e mezzo per riprendere a lavorare.
-Oh no, fai pure con calma!- scoppiò a ridere.
-Comunque, nonostante io sia incinta di tre mesi, mangio come una sfondata.
-Fra sei mesi sarai una cicciona di 200 kg.
-Ehi! Queste cose non si dicono a una donna!
-Lo dici tu.
-La mia parola è legge.
-Ah sì? Beh un buon capo dovrebbe saper resistere alla persuasione...- e cominciò a baciarmi il collo.
-Tu. Non. Lo. Farai.
-Oh, e perché no? In fondo, non credo tu abbia facoltà mentali sufficienti per replicare.
-Purtroppo ti devo dare ragione. Ma- mi staccai da quella dolce tortura- la Nutella mi attira di più.
Scoppiò a ridere. -E perché non hai sposato la Nutella?
-Purtroppo non credo sia a norma di legge.
-Che cosa brutta. Siamo in un Paese democratico!
-Le razze miste sono incapaci di autogovernarsi.
-Questo era un colpo basso!
-Ma veritiero. Inoltre, non avete basi storiche. Alla fin fine l'Europa è migliore.
-Così mi fai pentire di essere americano.
-Dovresti.
-Cattiva!
-Non è certo colpa mia. Io sono una razza pura.
-Altro colpo basso.
-Ti ci abituerai.- risi e andai a dormire.
***
-Certo che a te neanche una cannonata ti sveglia, eh?
Avevo qualcosa di strano fra le gambe. Solo poi mi accorsi che si trattava delle lenzuola arrotolate.
-Ma che ore sono?
-Le otto.
-Mi sfugge il motivo per il quale mi hai svegliato.
-Non puoi dormire sempre! Ti si stravolge il ritmo abituale!
-Oddio. E tu mi hai svegliato per questo?!
-Sì.
Appena ebbi ricevuto la conferma, gli tirai un cuscino. -Non provarci mai più!
-Sospettavo che la tua reazione sarebbe stata questa.
-Se lo sospettavi, perché lo hai fatto ugualmente?
-E' stato divertente.
-Beh, non per me!
-Uffa quanto sei acida!
-Beh, scusa eh! So solo che stavo facendo un sogno bellissimo!
-Cosa stavi sognando?
-Che dormivo.
-Oh, profondo come sogno. Dovremo sforzarci di capirne il significato.
-Sarcasmo fuori luogo.
-Dovresti iscriverti alla Lega delle Frasi Fatte.
-Ma quanto sei simpatico!
-Lo so, sono famoso per questo. Alzati, su.
-Uffa! Non mi va!
-Lo so che non ti va -si stava sforzando di non ridere- ma dobbiamo dirlo alla mia famiglia. Se il bambino nascesse senza che mia madre lo sappia già non me lo perdonerebbe mai.
-Va bene- borbottai. Tentai di sembrare offesa, ma col mio Sole personale era impossibile.
***
-Quindi, dunque, -respirai a fondo- sono incinta.
Guardai Joseph in faccia. La sua pelle negli ultimi venti secondi aveva assunto una gamma di colori che avrebbe fatto impallidire un arcobaleno. Non avrei saputo dire se era felice, stupito, o semplicemente arrabbiato.
Katherine era decisamente più pacifica, sorrideva come se la mia notizia fosse la cosa più naturale del mondo. Beh, avrei dovuto aspettarmelo. Credevo potesse capirmi. Ovviamente, però, non si poteva mai sapere.
Passai quindi ad analizzare le facce degli altri fratelli. Janet era semplicemente felice, non c'era altro modo per descriverla. Randy mi guardava in un modo strano, quasi... sardonico. LaToya era invidiosa ma a dirla tutta non mi interessava. Mi era simpatica quanto una cambiale in scadenza.
Gli altri erano semplicemente stupiti. A dire la verità, se avessi ricevuto una notizia del genere, avrei avuto la stessa reazione.
-Mi pare dunque di capire- disse Joseph riprendendosi- che bisogna festeggiare, o sbaglio?
Michael si aprì in un sorriso radioso. Ovviamente, dal padre non si era aspettato questa reazione pacifica. -Beh, direi di sì.
-Bene!- urlò Randy dalla cucina- non aspettavamo altro che un' occasione per festeggiare.
-Randy, grazie. Non mi fai sentire per niente sfruttata così.
Scoppiò a ridere. E continuò anche dopo l'alzata dei flute.
***
-Dai, non è stato così male.
-Credevo che mio padre mi avrebbe ucciso, o soffocato, o entrambe le cose.
-Stavo per scoppiare a ridergli in faccia. Era diventato blu!
-Sì. Memorabile.- mi tirò un cuscino.
-Sei sempre così violento?
-Sì.
E la lotta continuò tutta la notte.
One two, three... ROME!
-Principessa ti svegli? E' tardi.
-Questa è la seconda volta Michael. E mi sono addormentata in orario! Che c'è adesso?!
-Dobbiamo andare.
-Dove?
-Che te ne frega. Sbrigati va.
Bah. Quello là e il suo maledetto cervello!
***
Due ore dopo ero in aeroporto e non sapevo assolutamente che cosa dovevo farci.
-Dai andiamo.- Michael mi tirò verso un'area più appartata. Era un Learjet privato.
-Potrei sapere dove stiamo andando?
-Per rovinarti la sorpresa? No, non te lo dico.
Aggrottai le sopracciglia. Sorpresa? Qua gatta ci covava. Anche troppo.
-Sorpresa? Michael, non è per offenderti, ma avrei preferito dormire. Il piccoletto qua si agita troppo.
-Tale madre, tale figlio.
-Bah- risposi. Ero troppo stanca per affrontare un duello verbale.
Mi prese in braccio e mi fece sedere su una delle poltroncine dell'aereo.
-Sogni d'oro.
-Io non direi.- feci una smorfia- Soffro di vertigini.
-La solita guastafeste. Vedrai che ti passerà.
-Io la solita guastafeste? Tu invece che ti diverti a svegliare la gente alle tre di notte no eh?!
-Questi si chiamano dettagli. Piccoli e insignificanti dettagli.
-E va bene, hai ragione. Buonanotte!
-Questa mi sembra una ragione di circostanza.
-Ma bravo! Come hai fatto a capirlo? Sei troppo abile!
Offeso, non mi parlò finchè non atterrammo, il che avvenne dodici ore dopo. A quel punto, avevo ormai capito dove mi stava portando.
Aeroporto internazionale di Fiumicino, direzione Roma.
Roma, che non vedevo da più di dieci anni...
-Ciao, Caput Mundi- sussurrai, con le lacrime agli occhi.
***
-Fai guidare me?- chiesi a Michael.
-Non credo tu sappia ben gestire una città trafficata come questa.
-Fammi guidare- insistetti.
Appena mi misi al volante, mi sentii a casa.
-Ma se po sapè come stai a guidà?! Ma sta cretina guarda te!
-Ma te! No schifo de freccia!
-Te devo fa sapè pe forza do sto annà?
-Io 'nconsiglio ce l'avrei!
Michael era atterrito, io invece mi stavo divertendo come non mi accadeva da anni.
Quando frenai, al semaforo, lo sentii sospirare di sollievo.
-Guido così male?
-No, però non credevo che a Roma fossero così indemoniati.
-Ah ecco.- scoppiai a ridere. -Presto ti dovrai ricredere. Oh, che volemo fa?! Guarda che è verde!! O stai a aspettà er viola?
Quello davanti a me ripartì a cento e mi urlò nel finestrino:
-Tanto mica je la fai a stamme dietro, DONNA!
Quello era un insulto, forte del fatto che guidavo il mio regalo di nozze, una Ferrari nera.
Feci un sorriso bastardo.
Cento, centodieci, centoventi, centotrenta, centoquaranta... solo a duecentoventi rallentai fino a centottanta.
Michael fissava preoccupato l'ago del tachimetro.
-Ma sei impazzita?!
-No- risi -Benvenuto nella città eterna.
-Ok, scusa, va bene, hai ragione! Adesso puoi rallentare?!
-Fammi pensare... NO!
-Ma perchéé?!
-Perché sì! Mi sto divertendo troppo! Comunque mi dici dove dobbiamo andare?
-A casa tua. In teoria questa doveva essere una sorpresa, ma visto che hai deciso di guidare tu...
-Potevi anche impedirmelo.
-Oh, sai che non l'avrei mai fatto!
-Quanto so che i pinguini ballano, insomma.
Scoppiò a ridere. -Eeeeh, la gravidanza...-
-Eeeeeeh, l'influenza negativa degli americani...
-In realtà credo sia tutta colpa dell'italiano.
-Adesso cosa c'entra la mia lingua?!
-Sei stata tu a volermela insegnare in tutti questi anni e credo che ormai il mio cervello sia confuso.
-Gli uomini, trovano tutte le scuse possibili per giustificare le loro azioni...
Ma all'improvviso mi ammutolii. Eravamo davanti al Colosseo. Non avevo parole. C'era soltanto spazio per una commozione tanto profonda che le lacrime cominciarono a scendere, impetuose.
Come avevo fatto a vivere per dieci anni senza il Colosseo?
-L'avevo sempre detto che Roma è una bella città.
-Roma non è una bella città. Roma è la città. Duemila anni di storia si riassumono con due parole: Caput Mundi.
-Patriottica eh?
-Tu non sai quanto, tu non sai quanto.
-E tu hai abbandonato meraviglie del genere solo per me?!
-Non farmene pentire. Potrei sempre ripensarci. A proposito, ma perché dobbiamo andare a casa mia?
-Questo non te lo dico. Almeno una parte della sorpresa conservala!
Offesa, accelerai ancora di più e percepii che Michael se ne stava incollato al sedile. Sorrisi. Lo amavo, ma lui era un uomo, io ero femminista e vendicativa. Non sarebbe potuto esserci nulla di meglio di una corsetta per vendicarsi.
***
Esattamente mezz'ora dopo eravamo a casa mia e io stavo letteralmente soffocando nelle braccia di mia madre.
-Mamma non respiro!
-E che me ne frega se muori?
-Pensa a tuo nipote!
Mi lasciò andare. - Lo faccio solo per lui!-
-Consolante 'sta cosa...- mormorai a mezza voce.
La sorpresa era che lui mi aveva portato a casa, praticamente. Anche se alla fine avevo guidato io. E anche se stentavo a credere che non si sarebbe perso per le stradine della periferia. Tutti prima o poi ci si perdono.
Quella però non fu la sorpresa più grande. Quando Michael salutò la mia famiglia annunciando che avevamo un altro viaggetto da fare, lo guardai stupita. Quale altro viaggetto?!
Ma cosa avevo messo nel caffelatte quella mattina, droga?!
Sorpresa, sorpresa!
21 giugno 1991
-...Insomma... dove stiamo andando?
-A casa.
-A casa?!
-Naaa, scherzavo!
-Ti picchio sai? DOVE STIAMO ANDANDO.
-A prendere l'aereo.
-Per andare?
-A casa, naturalmente.
-A casa?!
-Sì.- mi guardò scioccato.-Ovviamente. Dove pensavi che ti portassi?
-Lo hai detto tu che avevamo un altro viaggio da fare, non ho nemmeno giocato a tresette per colpa tua!
-Quanto la fai lunga! Vedrai che ti divertirai.
-Sì, come no... oh, ma se po sapé che stai a fa? Santissimo il cielo che t'ha dato la patente!
-Ma questo non è il nostro terminal, Sara.
-Lo so amore. Il nostro è il T5, ma se questo cretino qui non si sbriga ci arriviamo dopodomani al terminal.
-Sei nervosa eh?
-Tutta colpa di questo tale qui dentro- mi battei una mano sulla pancia che cominciava a ingrossarsi.
-Già... chissà se è machio o femmina... tu che dici?
-Femmina, naturalmente. Il primogenito deve sempre essere femmina.
-Perché?
-Non lo so!- scoppiai a ridere.
***
-Ok, guida tu!- ero esausta.
-Finalmente! Cominciavo a chiedermi quando avresti ceduto.
-Non è colpa mia se mi sono addormentata in aereo!
-Ma certo che no amore. Non è mai colpa tua!
-Ecco. Ma non stavamo andando a casa?
-Io però intendevo l'America...
-Michael, giuro che ti ammazzo!
Eravamo arrivati all'entrata di un grande edificio fatto interamente di vetro. Era bellissimo, soprattutto perché la luce della Luna si rifletteva e formava degli strani giochi di luce sui vetri. Sembravano formare delle parole, ma non mi misi a osservarli attentamente.
Per strada non c'era nessuno...
-Vieni!- mi incitò quel pazzo scatenato.
-Arrivo, lo sai che ho una certa età!
Non feci in tempo a finire la frase che due forti braccia mi tolsero la sicurezza del terreno da sotto i piedi.
-Avvisami! Lo sai che soffro di vertigini!
Sbuffò. -Così facciamo prima!-
-Così mi fai prendere un infarto, razza di irresponsabile! Pensa a tuo figlio!-
-Non mi ricattare!
-Ah, io ti ricatto quanto mi pare, bello.
Mentre battibeccavamo, Michael era arrivato all'ingresso di quel palazzo.
-Mi spiace bellezza, dovrai entrare da sola.
-No. Michael, dai! E se poi me ne pento?
-Io non credo. Dai, ti aspetto su in terrazza, entra.
Entrai. Immediatamente le luci si accesero a illuminare il mio cammino e mi sentii un po' meglio.
Vidi una rosa blu per terra. Sopra c'era un bigliettino...
Pian piano scoprii che si trattava di un percorso che portava all'ultimo piano del palazzo. L'ultimo biglietto diceva di continuare a salire in cima...
Salii. E quello che trovai mi lasciò sgomenta.
Centinaia di rose rosse erano nella stanza, ed esattamente al centro c'era una piccola bustina... l'ultimo biglietto.
Dentro c'era un buffo disegno stilizzato di lui che stringeva un tigrotto...
Alle prime non capii.
Poi...
Lui mi aveva donato se stesso. Tutto se stesso.
Scoppiai a piangere.
Braccia forti mi strinsero e mi consolarono.
Mi venne un dubbio.
-Amore, ma perché tutto questo?
-Se tu avessi rispettato i tempi tradizionali, a quest'ora staremmo festeggiando il tuo compleanno!
-Non è colpa mia se non mi andava di restare nella pancia di mamma!
-Ammettilo, non vedevi l'ora di amarmi.
Scoppiai a ridere. Solo lui poteva pensare una cosa del genere.
-Ti amo.
-Fai bene- risposi- anche io mi amerei.
-Sai sempre come rovinare i bei momenti.
-Va bene- sorrisi- ti amo!
Sentii un colpo nella pancia.
''E tu, non ti intromettere!'' pensai.
Only one wish.
26 giugno 2009
Tutto era pronto. Aspettavo questo momento da anni. Aspettavo il momento di guarire, quello in cui sarei uscita dalla sala operatoria felice, con gli occhi gonfi di lacrime. E sapevo che non avrei temuto la porta della sala operatoria.
Ma non era come me l'ero immaginato. Tutto il mio mondo era grigio e sfocato senza di lui. Lui era stato quella luce magica che aveva illuminato i miei occhi, quello che mi aveva permesso di trascinare la mia vita fino lì. Tanti anni prima, quando ero soltanto una quindicenne, gli avevo promesso che sarei guarita e che non avrebbe mai più dovuto portarmi in braccio. Ora anche quella promessa si era svalutata. Che senso aveva guarire, ora che colui che avrebbe potuto dare un senso alla guarigione se n'era andato? Neanche i miei figli, i nostri figli, potevano dare un senso alla mia vita. Erano soltanto una sua brutta copia, una sua stupida emanazione, mescolata ai miei tratti. Ero vuota. Non avevo niente. Strano come non mi fossi accorta che vivevo in sua funzione. Ricordai quando mi aveva detto che ero uno spirito libero, che non potevo appartenere a nessuno. Forse intendeva nessun altro.
-Se vuole seguirci, signora...- era uno dei medici.
Annuii. Ero certa che se avessi parlato avrei perso il controllo.
I miei figli mi abbracciarono e in loro sentii la stessa stretta forte che aveva fatto parte della mia vita.
-Mamma, ti vogliamo guarita!
-Ma certo Paris, altrimenti come potrei portarti a Disneyland?
Risero. Loro parevano non soffrire. Non troppo, almeno.
Entrai. Immediatamente venni fatta distendere e un medico iniziò a descrivermi cosa sarebbe dovuto succedere. Mi avrebbero anestetizzata, sarebbero intervenuti sui femori e sui piedi, e poi avrebbero cucito e ingessato tutto. Tre ore. Non sembravano poi così tante.
Pian piano scivolai nell' incoscienza.
***
Troppo caldo al femore destro. Cosa stava succedendo? Non ero padrona del mio corpo, non ancora, ma sentivo le voci soffocate dei medici.
-Si è rotta l'arteria femorale!
-La stiamo perdendo!
Ah, così stavo rischiando di morire. Bello.
Mi sembrava di galleggiare nella luce. C'era un caldo piacevole, e di tanto in tanto soffiava una brezza leggera. Era il Paradiso?
Ma sentivo ancora la voce soffocata di un medico.
-Dobbiamo salvarla, dannazione!
Non ti dare tanta pena, avrei voluto dirgli, sto bene così. Lasciami andare.
Ma non demordeva. Udii lo scatto secco dei suoi denti, mentre tentava di frenare l'emorragia. Non ce la stava facendo, ovviamente. Il sangue era troppo. Come una cascata, solo che lasciava freddo dentro di me.
L'aria che avevo sulla lingua si articolò in parole senza che potessi fermare le mie labbra.
-La...sciatemi andare. Di..dite ai miei figli che... li... amo.
Sospirai, esausta. Lasciatemi andare!
E i medici si arresero, guardavano impotenti il sangue uscire dalla ferita, scorrevole come acqua, mentre io me ne andavo, finalmente in pace.
***
Ero in un giardino di rose blu. Un blu così intenso da fare male agli occhi. Risi felice mentre correvo in quel luogo meraviglioso, e osservando il mio corpo capii che ero tornata una quattordicenne. Ma in me c'era qualcosa di diverso. Passeggiai per dieci minuti prima di capirlo.
Ero guarita. Adesso ero come gli altri ragazzi. Niente più stupidi pregiudizi!
Feci una spaccata. Mi venne perfetta. Lo avevo desiderato per così tanto tempo! Risi di nuovo, mentre osservavo il mio corpo camminare in un modo così sinuoso che pareva quasi impossibile. Alla fine, l'unica cosa che avevo davvero desiderato era di guarire.
-Non era questo quel che mi avevi promesso.
Avrei potuto riconoscere quella voce tra milioni. Era miele.
-Michael-. Non aggiunsi altro, quella semplice parola spiegava tutto.
-Tu non mi avevi promesso questo.
-Neanche tu.
-Decisamente, non siamo stati di parola- rise.
-No- concordai. -Decisamente no.
-Li hai lasciati soli.
-Non potevo fare altrimenti.
-No, hai ragione. Ma mi dispiace lo stesso.
Restammo a fissarci così per quella che mi parve un'eternità, poi all'improvviso mi sorprese.
-Ti amo- mi disse.
-E c'è voluta una vita, davvero una vita, per fartelo accettare.
Rise e mi portò con sè nelle vie infinite della felicità.
Dove tutto è fermo e tutto si muove. Nel cuore di una ragazza e del suo eterno amore.
7 luglio 2009, Staples Center, L.A.
La piccola Paris si avvicinò al microfono. Davanti a lei c'erano diecimila persone. Ma non aveva paura di parlare.
I suoi occhi azzurri, che aveva ripreso dalla madre, erano sereni. Dentro vi brillava il sole della gioia pura.
I suoi genitori erano insieme, in pace, e si amavano. Cosa avrebbe voluto di più?
-L'uomo cerca sempre l'immortalità nella sua vita, nel suo frenetico scorrere del tempo. Però l'uomo è cieco. Dio ci ha donato due tipi di immortalità. Uno sono i figli, la carne della nostra carne. Il nostro ricordo non svanirà se i nostri discendenti ci ricordano.
E l'altra immortalità è l'amore. L'amore salva l'anima, l'amore fa vedere il mondo per come Dio lo ha creato, e non come l'uomo lo ha ridotto. L'amore è l'immortalità perfetta e perpetua; senza l'amore non esistono i figli.
Mamma, papà, voglio soltanto dirvi che siete stati i migliori genitori del mondo. Grazie.-
La piccola Paris lanciò due rose, una blu e una rossa, sulle bare dei genitori.
-Tranquillità e passione. Voi due eravate come bianco e nero. Ma non importa se sei bianco o nero giusto?
Si abbandonò al pianto fra le braccia della zia Janet.
E allora, proprio quando la tristezza si stava facendo largo nel suo cuore, sentì una voce, anzi due. Erano due persone che sussurravano il suo nome...
-Non preoccuparti, amore di mamma. Mamma e papà sono qui. Ti proteggeremo.
Sentì un calore abbracciarla fin nel profondo, e sorrise.
-Noi siamo qui.
Fine.
-Ma perché ho sempre fame?- mi lamentai.
-Perché sei incinta.
-E perché sono incinta?
-Questi sono misteri della fede.
-La prossima volta te la faccio pagare.
-Ah, allora stai già pensando a una prossima volta?
-Ovviamente! Perché tu no?
-Beh, non avevo mai contemplato quest'ipotesi, ma ora che mi ci fai pensare, mi piacerebbe.
-Già. Carini, due bambini piccoli che urlano a ogni ora del giorno e della notte.- risposi ingoiando una cucchiaiata di Nutella.
-Di questo passo diventerai obesa, lo sai vero?
-Sì, ma tanto non riprenderò a ballare prima di nove mesi, a meno che il bambino non decida di seguire le orme della madre, in questo caso basteranno solo sei mesi e mezzo per riprendere a lavorare.
-Oh no, fai pure con calma!- scoppiò a ridere.
-Comunque, nonostante io sia incinta di tre mesi, mangio come una sfondata.
-Fra sei mesi sarai una cicciona di 200 kg.
-Ehi! Queste cose non si dicono a una donna!
-Lo dici tu.
-La mia parola è legge.
-Ah sì? Beh un buon capo dovrebbe saper resistere alla persuasione...- e cominciò a baciarmi il collo.
-Tu. Non. Lo. Farai.
-Oh, e perché no? In fondo, non credo tu abbia facoltà mentali sufficienti per replicare.
-Purtroppo ti devo dare ragione. Ma- mi staccai da quella dolce tortura- la Nutella mi attira di più.
Scoppiò a ridere. -E perché non hai sposato la Nutella?
-Purtroppo non credo sia a norma di legge.
-Che cosa brutta. Siamo in un Paese democratico!
-Le razze miste sono incapaci di autogovernarsi.
-Questo era un colpo basso!
-Ma veritiero. Inoltre, non avete basi storiche. Alla fin fine l'Europa è migliore.
-Così mi fai pentire di essere americano.
-Dovresti.
-Cattiva!
-Non è certo colpa mia. Io sono una razza pura.
-Altro colpo basso.
-Ti ci abituerai.- risi e andai a dormire.
***
-Certo che a te neanche una cannonata ti sveglia, eh?
Avevo qualcosa di strano fra le gambe. Solo poi mi accorsi che si trattava delle lenzuola arrotolate.
-Ma che ore sono?
-Le otto.
-Mi sfugge il motivo per il quale mi hai svegliato.
-Non puoi dormire sempre! Ti si stravolge il ritmo abituale!
-Oddio. E tu mi hai svegliato per questo?!
-Sì.
Appena ebbi ricevuto la conferma, gli tirai un cuscino. -Non provarci mai più!
-Sospettavo che la tua reazione sarebbe stata questa.
-Se lo sospettavi, perché lo hai fatto ugualmente?
-E' stato divertente.
-Beh, non per me!
-Uffa quanto sei acida!
-Beh, scusa eh! So solo che stavo facendo un sogno bellissimo!
-Cosa stavi sognando?
-Che dormivo.
-Oh, profondo come sogno. Dovremo sforzarci di capirne il significato.
-Sarcasmo fuori luogo.
-Dovresti iscriverti alla Lega delle Frasi Fatte.
-Ma quanto sei simpatico!
-Lo so, sono famoso per questo. Alzati, su.
-Uffa! Non mi va!
-Lo so che non ti va -si stava sforzando di non ridere- ma dobbiamo dirlo alla mia famiglia. Se il bambino nascesse senza che mia madre lo sappia già non me lo perdonerebbe mai.
-Va bene- borbottai. Tentai di sembrare offesa, ma col mio Sole personale era impossibile.
***
-Quindi, dunque, -respirai a fondo- sono incinta.
Guardai Joseph in faccia. La sua pelle negli ultimi venti secondi aveva assunto una gamma di colori che avrebbe fatto impallidire un arcobaleno. Non avrei saputo dire se era felice, stupito, o semplicemente arrabbiato.
Katherine era decisamente più pacifica, sorrideva come se la mia notizia fosse la cosa più naturale del mondo. Beh, avrei dovuto aspettarmelo. Credevo potesse capirmi. Ovviamente, però, non si poteva mai sapere.
Passai quindi ad analizzare le facce degli altri fratelli. Janet era semplicemente felice, non c'era altro modo per descriverla. Randy mi guardava in un modo strano, quasi... sardonico. LaToya era invidiosa ma a dirla tutta non mi interessava. Mi era simpatica quanto una cambiale in scadenza.
Gli altri erano semplicemente stupiti. A dire la verità, se avessi ricevuto una notizia del genere, avrei avuto la stessa reazione.
-Mi pare dunque di capire- disse Joseph riprendendosi- che bisogna festeggiare, o sbaglio?
Michael si aprì in un sorriso radioso. Ovviamente, dal padre non si era aspettato questa reazione pacifica. -Beh, direi di sì.
-Bene!- urlò Randy dalla cucina- non aspettavamo altro che un' occasione per festeggiare.
-Randy, grazie. Non mi fai sentire per niente sfruttata così.
Scoppiò a ridere. E continuò anche dopo l'alzata dei flute.
***
-Dai, non è stato così male.
-Credevo che mio padre mi avrebbe ucciso, o soffocato, o entrambe le cose.
-Stavo per scoppiare a ridergli in faccia. Era diventato blu!
-Sì. Memorabile.- mi tirò un cuscino.
-Sei sempre così violento?
-Sì.
E la lotta continuò tutta la notte.
One two, three... ROME!
-Principessa ti svegli? E' tardi.
-Questa è la seconda volta Michael. E mi sono addormentata in orario! Che c'è adesso?!
-Dobbiamo andare.
-Dove?
-Che te ne frega. Sbrigati va.
Bah. Quello là e il suo maledetto cervello!
***
Due ore dopo ero in aeroporto e non sapevo assolutamente che cosa dovevo farci.
-Dai andiamo.- Michael mi tirò verso un'area più appartata. Era un Learjet privato.
-Potrei sapere dove stiamo andando?
-Per rovinarti la sorpresa? No, non te lo dico.
Aggrottai le sopracciglia. Sorpresa? Qua gatta ci covava. Anche troppo.
-Sorpresa? Michael, non è per offenderti, ma avrei preferito dormire. Il piccoletto qua si agita troppo.
-Tale madre, tale figlio.
-Bah- risposi. Ero troppo stanca per affrontare un duello verbale.
Mi prese in braccio e mi fece sedere su una delle poltroncine dell'aereo.
-Sogni d'oro.
-Io non direi.- feci una smorfia- Soffro di vertigini.
-La solita guastafeste. Vedrai che ti passerà.
-Io la solita guastafeste? Tu invece che ti diverti a svegliare la gente alle tre di notte no eh?!
-Questi si chiamano dettagli. Piccoli e insignificanti dettagli.
-E va bene, hai ragione. Buonanotte!
-Questa mi sembra una ragione di circostanza.
-Ma bravo! Come hai fatto a capirlo? Sei troppo abile!
Offeso, non mi parlò finchè non atterrammo, il che avvenne dodici ore dopo. A quel punto, avevo ormai capito dove mi stava portando.
Aeroporto internazionale di Fiumicino, direzione Roma.
Roma, che non vedevo da più di dieci anni...
-Ciao, Caput Mundi- sussurrai, con le lacrime agli occhi.
***
-Fai guidare me?- chiesi a Michael.
-Non credo tu sappia ben gestire una città trafficata come questa.
-Fammi guidare- insistetti.
Appena mi misi al volante, mi sentii a casa.
-Ma se po sapè come stai a guidà?! Ma sta cretina guarda te!
-Ma te! No schifo de freccia!
-Te devo fa sapè pe forza do sto annà?
-Io 'nconsiglio ce l'avrei!
Michael era atterrito, io invece mi stavo divertendo come non mi accadeva da anni.
Quando frenai, al semaforo, lo sentii sospirare di sollievo.
-Guido così male?
-No, però non credevo che a Roma fossero così indemoniati.
-Ah ecco.- scoppiai a ridere. -Presto ti dovrai ricredere. Oh, che volemo fa?! Guarda che è verde!! O stai a aspettà er viola?
Quello davanti a me ripartì a cento e mi urlò nel finestrino:
-Tanto mica je la fai a stamme dietro, DONNA!
Quello era un insulto, forte del fatto che guidavo il mio regalo di nozze, una Ferrari nera.
Feci un sorriso bastardo.
Cento, centodieci, centoventi, centotrenta, centoquaranta... solo a duecentoventi rallentai fino a centottanta.
Michael fissava preoccupato l'ago del tachimetro.
-Ma sei impazzita?!
-No- risi -Benvenuto nella città eterna.
-Ok, scusa, va bene, hai ragione! Adesso puoi rallentare?!
-Fammi pensare... NO!
-Ma perchéé?!
-Perché sì! Mi sto divertendo troppo! Comunque mi dici dove dobbiamo andare?
-A casa tua. In teoria questa doveva essere una sorpresa, ma visto che hai deciso di guidare tu...
-Potevi anche impedirmelo.
-Oh, sai che non l'avrei mai fatto!
-Quanto so che i pinguini ballano, insomma.
Scoppiò a ridere. -Eeeeh, la gravidanza...-
-Eeeeeeh, l'influenza negativa degli americani...
-In realtà credo sia tutta colpa dell'italiano.
-Adesso cosa c'entra la mia lingua?!
-Sei stata tu a volermela insegnare in tutti questi anni e credo che ormai il mio cervello sia confuso.
-Gli uomini, trovano tutte le scuse possibili per giustificare le loro azioni...
Ma all'improvviso mi ammutolii. Eravamo davanti al Colosseo. Non avevo parole. C'era soltanto spazio per una commozione tanto profonda che le lacrime cominciarono a scendere, impetuose.
Come avevo fatto a vivere per dieci anni senza il Colosseo?
-L'avevo sempre detto che Roma è una bella città.
-Roma non è una bella città. Roma è la città. Duemila anni di storia si riassumono con due parole: Caput Mundi.
-Patriottica eh?
-Tu non sai quanto, tu non sai quanto.
-E tu hai abbandonato meraviglie del genere solo per me?!
-Non farmene pentire. Potrei sempre ripensarci. A proposito, ma perché dobbiamo andare a casa mia?
-Questo non te lo dico. Almeno una parte della sorpresa conservala!
Offesa, accelerai ancora di più e percepii che Michael se ne stava incollato al sedile. Sorrisi. Lo amavo, ma lui era un uomo, io ero femminista e vendicativa. Non sarebbe potuto esserci nulla di meglio di una corsetta per vendicarsi.
***
Esattamente mezz'ora dopo eravamo a casa mia e io stavo letteralmente soffocando nelle braccia di mia madre.
-Mamma non respiro!
-E che me ne frega se muori?
-Pensa a tuo nipote!
Mi lasciò andare. - Lo faccio solo per lui!-
-Consolante 'sta cosa...- mormorai a mezza voce.
La sorpresa era che lui mi aveva portato a casa, praticamente. Anche se alla fine avevo guidato io. E anche se stentavo a credere che non si sarebbe perso per le stradine della periferia. Tutti prima o poi ci si perdono.
Quella però non fu la sorpresa più grande. Quando Michael salutò la mia famiglia annunciando che avevamo un altro viaggetto da fare, lo guardai stupita. Quale altro viaggetto?!
Ma cosa avevo messo nel caffelatte quella mattina, droga?!
Sorpresa, sorpresa!
21 giugno 1991
-...Insomma... dove stiamo andando?
-A casa.
-A casa?!
-Naaa, scherzavo!
-Ti picchio sai? DOVE STIAMO ANDANDO.
-A prendere l'aereo.
-Per andare?
-A casa, naturalmente.
-A casa?!
-Sì.- mi guardò scioccato.-Ovviamente. Dove pensavi che ti portassi?
-Lo hai detto tu che avevamo un altro viaggio da fare, non ho nemmeno giocato a tresette per colpa tua!
-Quanto la fai lunga! Vedrai che ti divertirai.
-Sì, come no... oh, ma se po sapé che stai a fa? Santissimo il cielo che t'ha dato la patente!
-Ma questo non è il nostro terminal, Sara.
-Lo so amore. Il nostro è il T5, ma se questo cretino qui non si sbriga ci arriviamo dopodomani al terminal.
-Sei nervosa eh?
-Tutta colpa di questo tale qui dentro- mi battei una mano sulla pancia che cominciava a ingrossarsi.
-Già... chissà se è machio o femmina... tu che dici?
-Femmina, naturalmente. Il primogenito deve sempre essere femmina.
-Perché?
-Non lo so!- scoppiai a ridere.
***
-Ok, guida tu!- ero esausta.
-Finalmente! Cominciavo a chiedermi quando avresti ceduto.
-Non è colpa mia se mi sono addormentata in aereo!
-Ma certo che no amore. Non è mai colpa tua!
-Ecco. Ma non stavamo andando a casa?
-Io però intendevo l'America...
-Michael, giuro che ti ammazzo!
Eravamo arrivati all'entrata di un grande edificio fatto interamente di vetro. Era bellissimo, soprattutto perché la luce della Luna si rifletteva e formava degli strani giochi di luce sui vetri. Sembravano formare delle parole, ma non mi misi a osservarli attentamente.
Per strada non c'era nessuno...
-Vieni!- mi incitò quel pazzo scatenato.
-Arrivo, lo sai che ho una certa età!
Non feci in tempo a finire la frase che due forti braccia mi tolsero la sicurezza del terreno da sotto i piedi.
-Avvisami! Lo sai che soffro di vertigini!
Sbuffò. -Così facciamo prima!-
-Così mi fai prendere un infarto, razza di irresponsabile! Pensa a tuo figlio!-
-Non mi ricattare!
-Ah, io ti ricatto quanto mi pare, bello.
Mentre battibeccavamo, Michael era arrivato all'ingresso di quel palazzo.
-Mi spiace bellezza, dovrai entrare da sola.
-No. Michael, dai! E se poi me ne pento?
-Io non credo. Dai, ti aspetto su in terrazza, entra.
Entrai. Immediatamente le luci si accesero a illuminare il mio cammino e mi sentii un po' meglio.
Vidi una rosa blu per terra. Sopra c'era un bigliettino...
Pian piano scoprii che si trattava di un percorso che portava all'ultimo piano del palazzo. L'ultimo biglietto diceva di continuare a salire in cima...
Salii. E quello che trovai mi lasciò sgomenta.
Centinaia di rose rosse erano nella stanza, ed esattamente al centro c'era una piccola bustina... l'ultimo biglietto.
Dentro c'era un buffo disegno stilizzato di lui che stringeva un tigrotto...
Alle prime non capii.
Poi...
Lui mi aveva donato se stesso. Tutto se stesso.
Scoppiai a piangere.
Braccia forti mi strinsero e mi consolarono.
Mi venne un dubbio.
-Amore, ma perché tutto questo?
-Se tu avessi rispettato i tempi tradizionali, a quest'ora staremmo festeggiando il tuo compleanno!
-Non è colpa mia se non mi andava di restare nella pancia di mamma!
-Ammettilo, non vedevi l'ora di amarmi.
Scoppiai a ridere. Solo lui poteva pensare una cosa del genere.
-Ti amo.
-Fai bene- risposi- anche io mi amerei.
-Sai sempre come rovinare i bei momenti.
-Va bene- sorrisi- ti amo!
Sentii un colpo nella pancia.
''E tu, non ti intromettere!'' pensai.
Only one wish.
26 giugno 2009
Tutto era pronto. Aspettavo questo momento da anni. Aspettavo il momento di guarire, quello in cui sarei uscita dalla sala operatoria felice, con gli occhi gonfi di lacrime. E sapevo che non avrei temuto la porta della sala operatoria.
Ma non era come me l'ero immaginato. Tutto il mio mondo era grigio e sfocato senza di lui. Lui era stato quella luce magica che aveva illuminato i miei occhi, quello che mi aveva permesso di trascinare la mia vita fino lì. Tanti anni prima, quando ero soltanto una quindicenne, gli avevo promesso che sarei guarita e che non avrebbe mai più dovuto portarmi in braccio. Ora anche quella promessa si era svalutata. Che senso aveva guarire, ora che colui che avrebbe potuto dare un senso alla guarigione se n'era andato? Neanche i miei figli, i nostri figli, potevano dare un senso alla mia vita. Erano soltanto una sua brutta copia, una sua stupida emanazione, mescolata ai miei tratti. Ero vuota. Non avevo niente. Strano come non mi fossi accorta che vivevo in sua funzione. Ricordai quando mi aveva detto che ero uno spirito libero, che non potevo appartenere a nessuno. Forse intendeva nessun altro.
-Se vuole seguirci, signora...- era uno dei medici.
Annuii. Ero certa che se avessi parlato avrei perso il controllo.
I miei figli mi abbracciarono e in loro sentii la stessa stretta forte che aveva fatto parte della mia vita.
-Mamma, ti vogliamo guarita!
-Ma certo Paris, altrimenti come potrei portarti a Disneyland?
Risero. Loro parevano non soffrire. Non troppo, almeno.
Entrai. Immediatamente venni fatta distendere e un medico iniziò a descrivermi cosa sarebbe dovuto succedere. Mi avrebbero anestetizzata, sarebbero intervenuti sui femori e sui piedi, e poi avrebbero cucito e ingessato tutto. Tre ore. Non sembravano poi così tante.
Pian piano scivolai nell' incoscienza.
***
Troppo caldo al femore destro. Cosa stava succedendo? Non ero padrona del mio corpo, non ancora, ma sentivo le voci soffocate dei medici.
-Si è rotta l'arteria femorale!
-La stiamo perdendo!
Ah, così stavo rischiando di morire. Bello.
Mi sembrava di galleggiare nella luce. C'era un caldo piacevole, e di tanto in tanto soffiava una brezza leggera. Era il Paradiso?
Ma sentivo ancora la voce soffocata di un medico.
-Dobbiamo salvarla, dannazione!
Non ti dare tanta pena, avrei voluto dirgli, sto bene così. Lasciami andare.
Ma non demordeva. Udii lo scatto secco dei suoi denti, mentre tentava di frenare l'emorragia. Non ce la stava facendo, ovviamente. Il sangue era troppo. Come una cascata, solo che lasciava freddo dentro di me.
L'aria che avevo sulla lingua si articolò in parole senza che potessi fermare le mie labbra.
-La...sciatemi andare. Di..dite ai miei figli che... li... amo.
Sospirai, esausta. Lasciatemi andare!
E i medici si arresero, guardavano impotenti il sangue uscire dalla ferita, scorrevole come acqua, mentre io me ne andavo, finalmente in pace.
***
Ero in un giardino di rose blu. Un blu così intenso da fare male agli occhi. Risi felice mentre correvo in quel luogo meraviglioso, e osservando il mio corpo capii che ero tornata una quattordicenne. Ma in me c'era qualcosa di diverso. Passeggiai per dieci minuti prima di capirlo.
Ero guarita. Adesso ero come gli altri ragazzi. Niente più stupidi pregiudizi!
Feci una spaccata. Mi venne perfetta. Lo avevo desiderato per così tanto tempo! Risi di nuovo, mentre osservavo il mio corpo camminare in un modo così sinuoso che pareva quasi impossibile. Alla fine, l'unica cosa che avevo davvero desiderato era di guarire.
-Non era questo quel che mi avevi promesso.
Avrei potuto riconoscere quella voce tra milioni. Era miele.
-Michael-. Non aggiunsi altro, quella semplice parola spiegava tutto.
-Tu non mi avevi promesso questo.
-Neanche tu.
-Decisamente, non siamo stati di parola- rise.
-No- concordai. -Decisamente no.
-Li hai lasciati soli.
-Non potevo fare altrimenti.
-No, hai ragione. Ma mi dispiace lo stesso.
Restammo a fissarci così per quella che mi parve un'eternità, poi all'improvviso mi sorprese.
-Ti amo- mi disse.
-E c'è voluta una vita, davvero una vita, per fartelo accettare.
Rise e mi portò con sè nelle vie infinite della felicità.
Dove tutto è fermo e tutto si muove. Nel cuore di una ragazza e del suo eterno amore.
7 luglio 2009, Staples Center, L.A.
La piccola Paris si avvicinò al microfono. Davanti a lei c'erano diecimila persone. Ma non aveva paura di parlare.
I suoi occhi azzurri, che aveva ripreso dalla madre, erano sereni. Dentro vi brillava il sole della gioia pura.
I suoi genitori erano insieme, in pace, e si amavano. Cosa avrebbe voluto di più?
-L'uomo cerca sempre l'immortalità nella sua vita, nel suo frenetico scorrere del tempo. Però l'uomo è cieco. Dio ci ha donato due tipi di immortalità. Uno sono i figli, la carne della nostra carne. Il nostro ricordo non svanirà se i nostri discendenti ci ricordano.
E l'altra immortalità è l'amore. L'amore salva l'anima, l'amore fa vedere il mondo per come Dio lo ha creato, e non come l'uomo lo ha ridotto. L'amore è l'immortalità perfetta e perpetua; senza l'amore non esistono i figli.
Mamma, papà, voglio soltanto dirvi che siete stati i migliori genitori del mondo. Grazie.-
La piccola Paris lanciò due rose, una blu e una rossa, sulle bare dei genitori.
-Tranquillità e passione. Voi due eravate come bianco e nero. Ma non importa se sei bianco o nero giusto?
Si abbandonò al pianto fra le braccia della zia Janet.
E allora, proprio quando la tristezza si stava facendo largo nel suo cuore, sentì una voce, anzi due. Erano due persone che sussurravano il suo nome...
-Non preoccuparti, amore di mamma. Mamma e papà sono qui. Ti proteggeremo.
Sentì un calore abbracciarla fin nel profondo, e sorrise.
-Noi siamo qui.
Fine.
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