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Tragedia durante la Love Parede,muoiono 19 ragazzi

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Messaggio Da 4evermichael Sab Ott 22, 2011 8:37 pm

Inviato: Lun Lug 26, 2010 12:44 am
Love Parade, sono 19 le vittime della ressa
Morta una ragazza italiana, un'altra è ferita
Giulia Minola, 21enne bresciana, è morta nella calca del raduno techno di Duisburg. Era assieme a un'atra ragazza, Irina, già rientrata in Italia, a Torino, che dice: "Ho molto da denunciare". Bertolaso: "In Italia non sarebbe mai successo". L'organizzazione annuncia: "La Love Parade chiude per sempre"

Love Parade, sono 19 le vittime della ressa Morta una ragazza italiana, un ferito.

ROMA - C'è una ragazza italiana tra le 19 vittime della strage di ieri a Duisburg 1, provocata dalla ressa scatenatasi nel tunnel che immetteva all'area della "Love Parade 2". Si chiamava Giulia Minola, era di Brescia e aveva 21 anni. Intorno all'una di notte, i carabinieri si sono recati presso la sua famiglia. Quando hanno detto alla madre che il console italiano in Germania doveva parlarle, la donna ha capito subito: era dal pomeriggio che cercava di mettersi in contatto con la figlia, invano. Giulia era alla Love Parade assieme a un'altra ragazza, Irina Di Vincenzo, 21 anni, rientrata nel pomeriggio di domenica a Torino, la sua città. La ragazza è stata curata in ospedale a Duisburg e poi dimessa. Quando è arrivata in ospedale non sapeva della morte dell'amica.

L'ultimo bilancio parla di 516 feriti. Quattro sono italiani, già dimessi dagli ospedali. Delle 19 vittime, sei sono straniere. Oltre a Giulia Minola sono morti un olandese, un'australiana, una cinese e un uomo e una donna spagnoli. Benedetto XVI, dopo l'Angelus in Castelgandolfo, ha espresso "profondo dolore": "Ricordo nella preghiera i giovani che hanno perso la vita".

Irina: Così ho perso Giulia". "Giulia? Non so nemmeno io quando l'ho persa di vista. E' successo tutto in un minuto. C'era talmente tanto casino... un inferno": Irina Di Vincenzo ricostruisce così la tragedia che le ha portato via la sua amica Giulia, compagna di studi al corso di design e moda del Politecnico di Milano. "E' stato un momento di panico collettivo. Non si poteva andare né avanti né indietro. Chi era dietro spingeva e davanti la strada era bloccata. Poi la situazione è degenerata quando io e Giulia eravamo tra il secondo e il terzo tunnel. C'erano delle scale che salivano sul tunnel e che servivano da sfogo. Ma polizia le ha chiuse".

"Ho molto da denunciare". "Ho molto da raccontare, e soprattutto da denunciare, ma ora proprio non me la sento. Quando ne avrò le forze dirò tutto, come ho già fatto con la polizia in Germania. Ma ora non mi si chieda di parlare", dice Irina. Poi però dice che "innanzitutto è stato l'atteggiamento della polizia a indignarmi. Erano quasi indifferenti. Molti stavano nelle loro postazioni, senza mai muoversi. In giro ad aiutare non ne ho visti molti. La stessa cosa - continua - si può dire per i soccorsi, che sicuramente erano troppo pochi per la gente che è stata male. Molti di noi sono stati salvati dai nostri compagni". Tuttavia spiega che a portarla in ospedale è stata la polizia. E aggiunge: "Aver convogliato migliaia di persone in un vicolo cieco senza vie di fuga e claustrofobico è stato un gravissimo errore. Ma ancora più grave è non avervi posto rimedio, mentre si creavano le condizioni per la tragedia. Le persone si accumulavano eppure il flusso non è stato arrestato o diretto altrove. Voglio denunciare cosa è accaduto perché gli organizzatori imparino la lezione. Una cosa simile era già accaduta a Berlino anni fa. Spero che sentendo le nostre voci queste cose non si ripetano".

"Colpa degli organizzatori". Il dramma si è consumato verso le 17 di ieri, quando una massa di giovani ha premuto contro il tunnel della Karl-Lehr-Strasse, unico ingresso per l'area del festival. Con il passare delle ore, sono sempre di più gli indici puntati contro le scelte degli organizzatori per aver delimitato con transenne tutta l'area della manifestazione e aver individuato in un tunnel l'unica via di accesso e di uscita dalla zona. Parla il dj Matthias Roeingh, noto come Dr Motte, che nel 1989 fondò la Love Parade abbandonandola nel 2006 per contrasti con l'organizzazione. "Un errore tremendo, come si può lasciare un unico accesso al recinto attraverso un tunnel? E' uno scandalo".

Bertolaso: "In Italia non sarebbe successo". Commentando l'accaduto, il capo della Protezione Civile italiana, Guido Bertolaso, lo ha definito "un caso da manuale di tutto quello che non si deve fare per organizzare un raduno del genere. In Italia - ha aggiunto - non sarebbe mai potuto accadere, anche grazie all'esperienza che abbiamo maturato nell'organizzazione dei Grandi Eventi". Si parla, spiega Bertolaso, "di una folla superiore al milione e mezzo di persone, numeri che presuppongono un'esperienza che non può essere quella degli organizzatori di concerti". Uno degli errori più gravi è stato quello di non prevedere "vie di fuga" da riservare ai soccorsi e alla sicurezza: "Un tunnel è uno spazio limitato e, oltretutto, buio, il meno adatto per un evento del genere. Ma come si fa a costringere centinaia di migliaia di ragazzi a passare attraverso il tunnel che è l'antitesi della via sicura in caso di situazione critica?".

"Mai più Love Parade". Dopo il disastro e le accuse, i responsabili della Love Parade annunciano la fine del più celebre raduno di musica techno. "E' sempre stata un evento pacifico e una festa, non si farà più. Le parole non bastano per spiegare le dimensione dello sconcerto - dichiara l'organizzatore Rainer Schaller - la cosa più importante è che si chiariscano i fatti".

L'angoscia delle famiglie. Dal tardo pomeriggio di ieri, quando si è diffusa la notizia della calca mortale, per tante famiglie italiane è iniziato l'incubo. "Abbiamo ricevuto molte telefonate nella notte", conferma il ministero degli Esteri. "E' stato un crescendo, l'Unità di crisi ha assicurato una cellula di risposta per raccogliere informazioni e riscontrarle".

La polemica sulle responsabilità. Dopo il dolore espresso ieri dal cancelliere tedesco Angela Merkel, oggi ha parlato il presidente tedesco Christian Wulff per chiedere un'inchiesta approfondita. Sulla stampa tedesca è polemica sui 1200 agenti predisposti a fronte del milione e mezzo di partecipanti. Ma la polizia tende a ridimensionare le cifre. Wolfgang Rabe, capo dell'unità di crisi: "L'area poteva accogliere oltre 300mila persone, ma non è mai stata piena" e "le sole cifre attendibili" sono quelle relative alle persone arrivate in treno, che alle 14 erano 105mila. Il sindaco di Duisburg, Adolf Sauerland, ha parlato di un sistema di sicurezza "solido". "Probabilmente - dice - la responsabilità risiede in errori individuali". Ma il sindacato di polizia denuncia: "Avevamo anticipato da giorni le carenze del piano di sicurezza".

Italiano su Facebook: "Non ci potevo credere". Tra gli italiani alla Love Parade 2010 c'era Marco, originario di Belluno e residente in Germania. Che su Facebook racconta: "Sono rientrato dalla Love Parade. Doveva essere la festa dell'anno. L'unica musica che ho sentito sono state le sirene e gli elicotteri!! Non riuscivamo a credere a quello che stava succedendo". Il suo messaggio si conclude con un pensiero per le vittime: "Riposate in pace". "Ho visto i morti. Altri erano ancora vivi ma incoscienti", racconta uno dei partecipanti. Migliaia hanno continuato a ballare fino a notte fonda, ignari dell'accaduto. Un altro aspetto della vicenda che innesca commenti sul web. Uno per tutti quello di Lubbert, da Hannover. "E' pazzesco, la festa è proseguita! Tutti hanno continuato a ballare, anche quelli che avevano perso un amico", continua il giovane, arrabbiato perché gli organizzatori alla fine dai microfoni hanno ringraziato il pubblico "per la splendida giornata". Significativa la testimonianza di un dj inglese, Mark Knight, che alla Bbc racconta: "Gli organizzatori sono stati chiari, ci hanno detto che lo show doveva andare avanti, non potevamo fermarci per paura di altre ondate di panico. Moltissime persone hanno continuato a essere completamente all'oscuro di quanto fosse successo, una situazione surreale".

Fonte: La Repubblica
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