JACKSON, UN TRIONFO
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JACKSON, UN TRIONFO
Michaelforever Inviato: 25 Set 2010 03:51 pm
JACKSON, UN TRIONFO
NEW YORK - Michael Jackson non c' è più: è salito su una piattaforma montata su un lato del palcoscenico, dall' alto gli è caduto addosso un sacco di tela cerata, e quando il sacco è stato risollevato da un cavo invisibile, lui era sparito. Ma è un' assenza che dura una frazione di secondo: accompagnato da un' esplosione di mortaretti da stadio calcistico, Michael riappare per incanto sul lato opposto del palcoscenico, avvolto in un mantello nero come uno spirito delle tenebre, avvinghiato ad un braccio meccanico che lo fa scendere in picchiata verso il pubblico della platea. E con sincronia perfetta riparte la musica, le note inconfondibili di Beat it. Il trucco c' è, ma non si vede: glielo hanno preparato due maestri dell' illusionismo, gli americani Siegfried e Roy, il cui spettacolo si replica ininterrotamente da sei anni a Las Vegas, culminando in un fantasmagorica lievitazione di elefanti. Esattamente come Jackson, Siegfried e Roy adorano gli animali selvaggi: vivono in un ranch del Nevada, popolato di trigri ammaestrate. I trucchi magici di questo "Tour ' 88" sono nati lì, nell' assolata prateria del Far-West. Provate a scoprirli, quando il circo-rock di Michael Jackson, reduce da Giappone e Australia, dove è stato in autunno, e dall' America, dove ha esordito nei giorni scorsi, (prima a Kansas City, quindi - giovedì sera - a New York) arriverà a Roma, il 23 maggio prossimo, per la sua tourneè conclusiva in Europa. Fino ad ora, gli incantesimi sono stati costuditi gelosamente, quasi fossero il segreto del suo successo. Un concerto come un gioco di prestigio, dunque? Certo. Ma anche un concerto trasformato in video-clip, grazie a tre giganteschi schermi piazzati sopra il palco, e ad uno stuolo di telecamere ed effetti speciali che disegnano uno show dentro lo show. Anche un concerto come teatrino di ombre cinesi, grazie a una sottile tenda bianca che scende davanti a Michael, lasciando vedere al pubblico solo i movimenti ritmati della sua silhouette nera. E un concerto come spettacolo di ballo, con Jackson circondato da una dozzina di atletici danzatori (tutti uomini, tranne una rossa mozzafiato, inguainata in una mini di pelle, che somiglia ad una versione bianca di Tina Turner, e una rapida apparizione finale della splendida Tatiana, l' oggetto del suo desiderio nell' ultimo video di Bad). Quello che Michael riesce a fare con ciascun arto del corpo va ormai al di là della semplice esibizione coreografica (che pure si avvale di invenzioni sempre nuove, come Moonwal, la "passeggiata lunare" inventata per lui dal grande Cab Calloway). Per due ore di seguito, sul palco, Jackson è un miracolo di mimica e ritmo, un Charlot elettronico che mescola liberamente gli slanci di Fred Astaire (che fu suo grande amico) con l' istinto del clown di borgata. Chi aveva trovato il concerto italiano di Madonna, l' estate scorsa, un po' troppo in stile Broadway, si prepari psicologicamente: in confronto alla pirotecnica esibizione di Michael Jackson, quella di Madonna sembra una rivistina da avanspettacolo di provincia. Ma sia ben chiaro che, oltre a incantare, stordire, ballare, l' altra sera al Madison Square Garden Michael Jackson ha anche cantato: i suoi best-seller del passato, Beat it, Billie Jean, She' s out of my life, e i più recenti, come Bad e Man in the Mirror. I trentamila spettatori del Madison lo hanno seguito adoranti. "Tutti in coro" ordinava dolcemente Michael: e cantava con lui Brooke Shields, più bella di un angelo, seduta in gradinata, cantava scatenata Cindy Lauper in prima fila, cantava Donal Trump, miliardario di grattacieli e casinò, cantavano la buona borghesia nera e bianca, accorsa in massa a contribuire all' incasso dato in beneficenza (600.000 dollari, quasi un miliardo di lire, al netto dalle spese), cantavano i ragazzini del ghetto a cui Michael ha donato centinaia di biglietti di prima fila, come fa ad ogni concerto, ed avrebbe forse cantato anche il vostro cronista, se non avesse dovuto prendere appunti, almeno mentalmente. Ieri i critici erano favorevoli, pur trovando qualcosa da ridire su un paio di brani. Ma per il pubblico è stato un divertimento scatenato, così come due giorni prima Michael aveva conquistato un più selezionato uditorio di colleghi e discografici, alla cerimonia di premiazione dei Grammy, gli Oscar della canzone: a lui ne hanno dato solo uno minore, ma quando è salito sul palco a cantare ha ricevuto una trionfale ovazione. "Non può mai sbagliare, è stupendo" ha detto Diana Ross. Qualcuno sostiene che Michael è un modello negativo per la sua razza, avendo pressochè rifiutato la propria negritudine con una serie di interventi chirurgici e terapie chimiche: ma il Wall Street Journal di ieri lo citava come esempio di beneficenza e impegno a favore delle minoranze. E poi in un' era di modelle dal seno rifatto, di candidati presidenziali venduti come prodotti pubblicitari, di computer che ragionano come uomini e uomini che si comportano come robot, non ha molto senso scandalizzarsi per i lineamenti rifatti di un cantante. E' indubbio che, a quasi trentanni, Jackson rimane un enigma: un alieno un po' uomo un po' donna, sempre circondato di guardie del corpo (che hanno prontamente allontanato, a metà concerto, un nero salito sul palco a ballare con lui), capace di trasmettere un' immagine musicale di romantica innocenza, mischiata alla volgarità del ghetto. Canta I' m bad", sono cattivo, tremendo, ma con voce da buono. E' facile essere prevenuti di fronte alle sue stramberie, e al suo mistero (che in parte sarà forse svelato da una imminente autobiografia) ma una cosa pare certa: Michael Jackson si è fatto imbalsamare il volto, ma non il talento artistico. E' ancora il grande cantante di tre anni fa? Il quesito ci fa venire in mente un vecchio sketch della cabarettista Livia Cerini, che riesce finalmente a iscriversi all' accademia di Brera, solo per sentirsi dire dai più vecchi che quella "non è più la Brera-Brera". Anche con i suoi trucchi ad alta tecnologia, abbiamo la sensazione che questo Charlot elettronico resterà il "Jackson-Jackson" ancora per un pezzo.
Fonte: LA STAMPA
JACKSON, UN TRIONFO
NEW YORK - Michael Jackson non c' è più: è salito su una piattaforma montata su un lato del palcoscenico, dall' alto gli è caduto addosso un sacco di tela cerata, e quando il sacco è stato risollevato da un cavo invisibile, lui era sparito. Ma è un' assenza che dura una frazione di secondo: accompagnato da un' esplosione di mortaretti da stadio calcistico, Michael riappare per incanto sul lato opposto del palcoscenico, avvolto in un mantello nero come uno spirito delle tenebre, avvinghiato ad un braccio meccanico che lo fa scendere in picchiata verso il pubblico della platea. E con sincronia perfetta riparte la musica, le note inconfondibili di Beat it. Il trucco c' è, ma non si vede: glielo hanno preparato due maestri dell' illusionismo, gli americani Siegfried e Roy, il cui spettacolo si replica ininterrotamente da sei anni a Las Vegas, culminando in un fantasmagorica lievitazione di elefanti. Esattamente come Jackson, Siegfried e Roy adorano gli animali selvaggi: vivono in un ranch del Nevada, popolato di trigri ammaestrate. I trucchi magici di questo "Tour ' 88" sono nati lì, nell' assolata prateria del Far-West. Provate a scoprirli, quando il circo-rock di Michael Jackson, reduce da Giappone e Australia, dove è stato in autunno, e dall' America, dove ha esordito nei giorni scorsi, (prima a Kansas City, quindi - giovedì sera - a New York) arriverà a Roma, il 23 maggio prossimo, per la sua tourneè conclusiva in Europa. Fino ad ora, gli incantesimi sono stati costuditi gelosamente, quasi fossero il segreto del suo successo. Un concerto come un gioco di prestigio, dunque? Certo. Ma anche un concerto trasformato in video-clip, grazie a tre giganteschi schermi piazzati sopra il palco, e ad uno stuolo di telecamere ed effetti speciali che disegnano uno show dentro lo show. Anche un concerto come teatrino di ombre cinesi, grazie a una sottile tenda bianca che scende davanti a Michael, lasciando vedere al pubblico solo i movimenti ritmati della sua silhouette nera. E un concerto come spettacolo di ballo, con Jackson circondato da una dozzina di atletici danzatori (tutti uomini, tranne una rossa mozzafiato, inguainata in una mini di pelle, che somiglia ad una versione bianca di Tina Turner, e una rapida apparizione finale della splendida Tatiana, l' oggetto del suo desiderio nell' ultimo video di Bad). Quello che Michael riesce a fare con ciascun arto del corpo va ormai al di là della semplice esibizione coreografica (che pure si avvale di invenzioni sempre nuove, come Moonwal, la "passeggiata lunare" inventata per lui dal grande Cab Calloway). Per due ore di seguito, sul palco, Jackson è un miracolo di mimica e ritmo, un Charlot elettronico che mescola liberamente gli slanci di Fred Astaire (che fu suo grande amico) con l' istinto del clown di borgata. Chi aveva trovato il concerto italiano di Madonna, l' estate scorsa, un po' troppo in stile Broadway, si prepari psicologicamente: in confronto alla pirotecnica esibizione di Michael Jackson, quella di Madonna sembra una rivistina da avanspettacolo di provincia. Ma sia ben chiaro che, oltre a incantare, stordire, ballare, l' altra sera al Madison Square Garden Michael Jackson ha anche cantato: i suoi best-seller del passato, Beat it, Billie Jean, She' s out of my life, e i più recenti, come Bad e Man in the Mirror. I trentamila spettatori del Madison lo hanno seguito adoranti. "Tutti in coro" ordinava dolcemente Michael: e cantava con lui Brooke Shields, più bella di un angelo, seduta in gradinata, cantava scatenata Cindy Lauper in prima fila, cantava Donal Trump, miliardario di grattacieli e casinò, cantavano la buona borghesia nera e bianca, accorsa in massa a contribuire all' incasso dato in beneficenza (600.000 dollari, quasi un miliardo di lire, al netto dalle spese), cantavano i ragazzini del ghetto a cui Michael ha donato centinaia di biglietti di prima fila, come fa ad ogni concerto, ed avrebbe forse cantato anche il vostro cronista, se non avesse dovuto prendere appunti, almeno mentalmente. Ieri i critici erano favorevoli, pur trovando qualcosa da ridire su un paio di brani. Ma per il pubblico è stato un divertimento scatenato, così come due giorni prima Michael aveva conquistato un più selezionato uditorio di colleghi e discografici, alla cerimonia di premiazione dei Grammy, gli Oscar della canzone: a lui ne hanno dato solo uno minore, ma quando è salito sul palco a cantare ha ricevuto una trionfale ovazione. "Non può mai sbagliare, è stupendo" ha detto Diana Ross. Qualcuno sostiene che Michael è un modello negativo per la sua razza, avendo pressochè rifiutato la propria negritudine con una serie di interventi chirurgici e terapie chimiche: ma il Wall Street Journal di ieri lo citava come esempio di beneficenza e impegno a favore delle minoranze. E poi in un' era di modelle dal seno rifatto, di candidati presidenziali venduti come prodotti pubblicitari, di computer che ragionano come uomini e uomini che si comportano come robot, non ha molto senso scandalizzarsi per i lineamenti rifatti di un cantante. E' indubbio che, a quasi trentanni, Jackson rimane un enigma: un alieno un po' uomo un po' donna, sempre circondato di guardie del corpo (che hanno prontamente allontanato, a metà concerto, un nero salito sul palco a ballare con lui), capace di trasmettere un' immagine musicale di romantica innocenza, mischiata alla volgarità del ghetto. Canta I' m bad", sono cattivo, tremendo, ma con voce da buono. E' facile essere prevenuti di fronte alle sue stramberie, e al suo mistero (che in parte sarà forse svelato da una imminente autobiografia) ma una cosa pare certa: Michael Jackson si è fatto imbalsamare il volto, ma non il talento artistico. E' ancora il grande cantante di tre anni fa? Il quesito ci fa venire in mente un vecchio sketch della cabarettista Livia Cerini, che riesce finalmente a iscriversi all' accademia di Brera, solo per sentirsi dire dai più vecchi che quella "non è più la Brera-Brera". Anche con i suoi trucchi ad alta tecnologia, abbiamo la sensazione che questo Charlot elettronico resterà il "Jackson-Jackson" ancora per un pezzo.
Fonte: LA STAMPA
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