Mick Garris racconta Ghost e il suo rapporto con MJ
Michael Jackson Who Is It :: Michael Life: tra palco e realtà / Michael's life:between stage and reality :: Incontri con Michael/Meet whit Michael :: Dicono di lui!!! / People about Michael!!!
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Mick Garris racconta Ghost e il suo rapporto con MJ
szwaby82 Inviato: 19 Set 2010 01:36 pm
Testimonianza del grande regista Mick Garris: parla dei retroscena di "Ghosts" e del suo rapporto con Michael
Nella confusione mediatica che ha circondato 24 ore su 24 la vita di Michael Jackson, sembrava che ogni clip della superstar venisse portato alla luce, rispolverato e riprodotto più e più volte. Comunque, in qualche modo, ogni storia o tributo portava a "Thriller" del 1983, quel gioco horror di 14 minuti che rimane il video musicale più venduto di tutti i tempi. Probabilmente dovremmo essere grati che i network non avessero un VCR funzionante e una copia del 1997 di "Ghosts", per aver evitato il rischio di essere oggetti di un sovraccarico immediato di 'teste parlanti della TV' dedite ad analisi senza fine di ciò che significava e, Dio non voglia, di cosa prediceva.
Per essere onesti, questo film di 38 minuti, non tanto un sequel di "Thriller" quanto un fermalibri operistico, si presta a tale discussione. In esso, Michael Jackson si dipinge come un mostro incompreso che è perseguitato da coloro che lo amano e lo odiano - guidati da lui stesso. Il cantante gioca con la sua faccia, diventa bianco, muore, risorge e fa il moonwalk nelle vesti di uno scheletro. Molto acutamente, Jackson chiede ai suoi fan e seguaci se hanno avuto paura e se si sono divertiti. Le risposte sono sì e sì.
All'inizio della sua carriera Mick Garris, creatore della serie TV "Masters of Horror" e regista di adattamenti di Stephen King, come "Shining" e "L'ombra dello scorpione", e sua moglie Cynthia indossarono il make-up da zombie in "Thriller". Un decennio più tardi, Garris divenne parte del team che ha messo insieme Ghosts. Ha parlato con Movieline recentemente sullo sviluppo del progetto, lavorando con i suoi formidabili partner creativi, e su come Jackson combattesse contro i mostri sia sullo schermo che nella vita reale.
Per prima cosa: Come sei arrivato ad essere uno zombie in Thriller?
John Landis era un amico da molti anni. Ci siamo incontrati quando ero un receptionist per l'originale "Star Wars" presso un ufficio fuori del lotto della Universal. L'ufficio di John era accanto al mio quando era stava preparando Animal House. E Rick e quella che era sua moglie a quel tempo, Elaine, erano molto amici e vicini di casa miei e di Cynthia. Così, quando ci hanno invitati, siamo andati di corsa. Ero uno scrittore promettente allora, facevo pubblicità per gli studi e cose simili, iniziavo appena a ottenere lavori di sceneggiatura.
Avevi la sensazione di stare osservando la costruzione della storia della cultura pop?
Sapevamo che stavamo facendo qualcosa di speciale, ma non avevamo idea di quanto fosse speciale. Sapevamo che eravamo su un livello molto più alto di quanto lo fossero i video musicali di quel tempo, e così diverso dalle solite prestazioni degli anni '80. Ma guardare Michael prendere vita quella prima sera in cui ero lì è stato elettrizzante. Sono diventato un fan proprio lì.
Hai fatto amicizia con Michael Jackson, allora?
Non siamo diventati amici in quel momento. Più tardi, quando stavo girando "L'ombra dello scorpione", Stephen King e Michael misero insieme una sceneggiatura per un altro video musicale pauroso - uno di enorme livello, anche rispetto a "Thriller". King mi raccomandò per questo video ed è allora che ho davvero incontrato Michael faccia a faccia. Siamo diventati amici attraverso questa esperienza.
Cosa pensavi volesse ottenere Michael con Ghosts?
Michael voleva fare il film musicale più grande, più spaventoso di sempre. Beh, non so quello che è successo; non è proprio spaventoso in questo contesto, ma è immenso, la musica e la danza sono grandi, e così lo spettacolo. E sicuramente ha colto dei punti. Quel tema dello straniero emarginato che lui e King hanno creato era importante, e puntava l'attenzione sulle varie incarnazioni.
Come sei stato coinvolto e come funzionava la collaborazione tra te, Michael, Stan Winston e Stephen King?
Ero in realtà il regista originario. Fu iniziato nel 1993 e ho lavorato con lui per tutta la pre-produzione e due settimane di produzione. Fu bloccato per tre anni prima di riprendere sotto Stan Winston, che stava facendo il lavoro sugli effetti quando ero in regia. Lo raccomandai per terminare le riprese quando ricominciarono, mentre stavo per girare "Shining". Quindi sì, sono stato molto sul set. Ma io non ero lì quando la produzione è continuata nel 1996. Ricevevo le chiamate di Michael a mezzanotte, che era così ansioso di finirlo, di renderlo speciale. Lui e Stan erano diventati amici quando hanno fatto The Wiz assieme.
In principio, lui e Steve fecero la sceneggiatura insieme, e non ero a conoscenza di quello che succedeva allora. E' stato quando fu dato il via che Michael e io e Stan ci ritrovammo per ore e ore per pianificare gli effetti complicati, oltre alla musica e alla narrazione. Ma è iniziato come qualcosa di completamente diverso. Nessuno lo sa, ma in origine doveva essere un video per promuovere "Addams Family Values". In effetti c'erano sia Christina Ricci che il ragazzo che interpretava Pugsley. Abbiamo girato per due settimane e non abbiamo mai fatto i numeri musicali. Era molto costoso e ambizioso. E quando successe il cosiddetto primo scandalo stavamo girando. Improvvisamente, Michael era fuori dal paese e lo studio non lo voleva più per la promozione di questo film.
Che cosa significa per te ora che Stan e Michael non sono più con noi?
E' incredibilmente triste, ovviamente, e davvero tragico. Stan era un uomo di grande talento e divertente e amichevole. Ma io ero più vicino a Michael, ho trascorso più tempo con lui. Mi si spezza davvero il cuore a vedere cosa gli è successo. Era sempre molto fragile, aveva un sacco di difficoltà a dormire. Mi ricordava molto la canzone di Don McLean su Vincent Van Gogh. Il mondo può essere malvagio e in Michael non c'era niente di malvagio. Era molto vulnerabile e dolce. E quello di cui la maggior parte delle persone non si rende conto è di quanto era intelligente e soprattutto di come poteva essere divertente. Un ragazzo molto arguto con un talento esplosivo.
Michael sperava che "Ghosts" avrebbe fatto l'exploit di "Thriller"?
Michael sembrava sempre sperare di stare facendo qualcosa di grandissimo. Pensava in grande, perché tutta la sua vita sembrava essere circondata dalla grandiosità. Non so quali fossero le sue speranze in termini di confronto con "Thriller", ma so che pensava che sarebbe stato molto speciale.
"Ghosts" e "Thriller" lo vedono come un carismatico, giocoso "mostro". Pensi che continuasse a divertirsi con quella reputazione, anche quando i media gli si sono rivoltati contro?
Era molto giocherellone con quella immagine, anche se quando la stampa diventò più cattiva, ne fu assolutamente ferito, e si tirò indietro e divenne più solitario. Ma anche se eravamo amici, non lo vedevo tutto il tempo. Potevano passare un paio d'anni senza che ci vedessimo o parlassimo fra noi, ma quando lo facevamo erano sempre bei momenti.
Dove eri quando avete sentito che era morto? Che cosa hai subito pensato e sentito?
Ero in macchina quando ho sentito alla radio che era stato trovato privo di sensi ed era stato ricoverato in ospedale. Ero sbalordito, naturalmente, come tutti. Poi, circa un'ora più tardi, quando ho sentito che si diceva fosse morto, non riuscivo a crederci. Ci sono voluti un paio di giorni per realizzare. Forse era inevitabile, non lo so. So solo che era fragile, sensibile e un ragazzo incredibilmente dolce e generoso. Mi si è spezzato il cuore, proprio come è successo al mondo intero. E mi sentivo vicino ai suoi figli, che sono fantastici e incontaminati, in un modo che non si può immaginare. Almeno lo erano l'ultima volta che li vidi un paio di anni fa.
Visto che lo conoscevi, qual è la tua reazione di fronte alla speculazione e alla copertura mediatica 24 ore su 24?
Non lo so, io odio fare congetture. So che aveva i suoi demoni, le paure, la fragilità. Non mi è capitato di essere testimone di uso di farmaci o di qualsiasi altra roba. Non era un rapporto così intimo. Tutto quello che so è che era una persona che mi piaceva molto, e mi sento privilegiato per averlo conosciuto e averci lavorato, e mi manca. Anche se non lo vedevo per un paio di anni, era sempre come se fossimo stati sempre insieme, iniziavamo ben presto a parlare di cinema, e ridere e scherzare e divertirci. Mi rende così triste che non si ripeterà più.
Vedevi la solitudine e la tristezza che lui affermava fossero sue compagne costanti?
Uno dei miei primi incontri con lui fu a New York, dove aveva un attico nella Trump Towers. Era così solo. Mi portava alla finestra e mi indicava la Fifth Avenue di sotto e mi diceva che avrebbe dato qualsiasi cosa per poter semplicemente camminare lì e andare nei negozi, ma non poteva. Sono andato a fargli visita a Orlando, e rimasi sorpreso di scoprire che ero l'unico a parte il personale, che era con lui. Non c'era nessuno a parte noi per un paio di giorni. Non penso che avesse molti amici intimi, persone che non volessero qualcosa da lui.
Il tuo ricordo duraturo di lui sarà ... ?
Farlo ridere. Quando Michael rideva, quando riuscivi a strappargli più della semplice risatina dietro la mano, era uno spettacolo da vedere. Amava ridere, ed era divertente prenderlo in giro bonariamente. Forse uno dei miei ricordi preferiti era sul set di Ghosts; avevamo finito una ripresa, e se volevo farne un'altra, dicevo con la voce di Bullwinkle: "Questa volta di sicuro!". La prima volta si limitò ridere e ridere e ridere. Poi continuava a chiedere, anche se era andata bene: "Mick, fai Bullwinkle!". È così che mi piace ricordarlo.
"Ghosts" uscirà in DVD adesso?
Spero di sì. E' stato estremamente costoso, e non è stato mai pubblicato negli Stati Uniti. Lui ha pagato tutto di tasca propria. Quindi non so chi lo possiede. Ma penso che la gente lo amerebbe. E' cambiato molto dal momento in cui ci ho lavorato su a quando è finito, ma è un gran risultato. Mi piacerebbe vederlo disponibile. Nell'unica copia che ho mi ci sono imbattuto in un negozio di musica a Hong Kong, sul vecchio formato VCD. Si merita di meglio.
Fonte: www.movieline.com/2009/07/the-cold-case-director-mick-garris-on-michael-jacksons-forgotten-gh...
Testimonianza del grande regista Mick Garris: parla dei retroscena di "Ghosts" e del suo rapporto con Michael
Nella confusione mediatica che ha circondato 24 ore su 24 la vita di Michael Jackson, sembrava che ogni clip della superstar venisse portato alla luce, rispolverato e riprodotto più e più volte. Comunque, in qualche modo, ogni storia o tributo portava a "Thriller" del 1983, quel gioco horror di 14 minuti che rimane il video musicale più venduto di tutti i tempi. Probabilmente dovremmo essere grati che i network non avessero un VCR funzionante e una copia del 1997 di "Ghosts", per aver evitato il rischio di essere oggetti di un sovraccarico immediato di 'teste parlanti della TV' dedite ad analisi senza fine di ciò che significava e, Dio non voglia, di cosa prediceva.
Per essere onesti, questo film di 38 minuti, non tanto un sequel di "Thriller" quanto un fermalibri operistico, si presta a tale discussione. In esso, Michael Jackson si dipinge come un mostro incompreso che è perseguitato da coloro che lo amano e lo odiano - guidati da lui stesso. Il cantante gioca con la sua faccia, diventa bianco, muore, risorge e fa il moonwalk nelle vesti di uno scheletro. Molto acutamente, Jackson chiede ai suoi fan e seguaci se hanno avuto paura e se si sono divertiti. Le risposte sono sì e sì.
All'inizio della sua carriera Mick Garris, creatore della serie TV "Masters of Horror" e regista di adattamenti di Stephen King, come "Shining" e "L'ombra dello scorpione", e sua moglie Cynthia indossarono il make-up da zombie in "Thriller". Un decennio più tardi, Garris divenne parte del team che ha messo insieme Ghosts. Ha parlato con Movieline recentemente sullo sviluppo del progetto, lavorando con i suoi formidabili partner creativi, e su come Jackson combattesse contro i mostri sia sullo schermo che nella vita reale.
Per prima cosa: Come sei arrivato ad essere uno zombie in Thriller?
John Landis era un amico da molti anni. Ci siamo incontrati quando ero un receptionist per l'originale "Star Wars" presso un ufficio fuori del lotto della Universal. L'ufficio di John era accanto al mio quando era stava preparando Animal House. E Rick e quella che era sua moglie a quel tempo, Elaine, erano molto amici e vicini di casa miei e di Cynthia. Così, quando ci hanno invitati, siamo andati di corsa. Ero uno scrittore promettente allora, facevo pubblicità per gli studi e cose simili, iniziavo appena a ottenere lavori di sceneggiatura.
Avevi la sensazione di stare osservando la costruzione della storia della cultura pop?
Sapevamo che stavamo facendo qualcosa di speciale, ma non avevamo idea di quanto fosse speciale. Sapevamo che eravamo su un livello molto più alto di quanto lo fossero i video musicali di quel tempo, e così diverso dalle solite prestazioni degli anni '80. Ma guardare Michael prendere vita quella prima sera in cui ero lì è stato elettrizzante. Sono diventato un fan proprio lì.
Hai fatto amicizia con Michael Jackson, allora?
Non siamo diventati amici in quel momento. Più tardi, quando stavo girando "L'ombra dello scorpione", Stephen King e Michael misero insieme una sceneggiatura per un altro video musicale pauroso - uno di enorme livello, anche rispetto a "Thriller". King mi raccomandò per questo video ed è allora che ho davvero incontrato Michael faccia a faccia. Siamo diventati amici attraverso questa esperienza.
Cosa pensavi volesse ottenere Michael con Ghosts?
Michael voleva fare il film musicale più grande, più spaventoso di sempre. Beh, non so quello che è successo; non è proprio spaventoso in questo contesto, ma è immenso, la musica e la danza sono grandi, e così lo spettacolo. E sicuramente ha colto dei punti. Quel tema dello straniero emarginato che lui e King hanno creato era importante, e puntava l'attenzione sulle varie incarnazioni.
Come sei stato coinvolto e come funzionava la collaborazione tra te, Michael, Stan Winston e Stephen King?
Ero in realtà il regista originario. Fu iniziato nel 1993 e ho lavorato con lui per tutta la pre-produzione e due settimane di produzione. Fu bloccato per tre anni prima di riprendere sotto Stan Winston, che stava facendo il lavoro sugli effetti quando ero in regia. Lo raccomandai per terminare le riprese quando ricominciarono, mentre stavo per girare "Shining". Quindi sì, sono stato molto sul set. Ma io non ero lì quando la produzione è continuata nel 1996. Ricevevo le chiamate di Michael a mezzanotte, che era così ansioso di finirlo, di renderlo speciale. Lui e Stan erano diventati amici quando hanno fatto The Wiz assieme.
In principio, lui e Steve fecero la sceneggiatura insieme, e non ero a conoscenza di quello che succedeva allora. E' stato quando fu dato il via che Michael e io e Stan ci ritrovammo per ore e ore per pianificare gli effetti complicati, oltre alla musica e alla narrazione. Ma è iniziato come qualcosa di completamente diverso. Nessuno lo sa, ma in origine doveva essere un video per promuovere "Addams Family Values". In effetti c'erano sia Christina Ricci che il ragazzo che interpretava Pugsley. Abbiamo girato per due settimane e non abbiamo mai fatto i numeri musicali. Era molto costoso e ambizioso. E quando successe il cosiddetto primo scandalo stavamo girando. Improvvisamente, Michael era fuori dal paese e lo studio non lo voleva più per la promozione di questo film.
Che cosa significa per te ora che Stan e Michael non sono più con noi?
E' incredibilmente triste, ovviamente, e davvero tragico. Stan era un uomo di grande talento e divertente e amichevole. Ma io ero più vicino a Michael, ho trascorso più tempo con lui. Mi si spezza davvero il cuore a vedere cosa gli è successo. Era sempre molto fragile, aveva un sacco di difficoltà a dormire. Mi ricordava molto la canzone di Don McLean su Vincent Van Gogh. Il mondo può essere malvagio e in Michael non c'era niente di malvagio. Era molto vulnerabile e dolce. E quello di cui la maggior parte delle persone non si rende conto è di quanto era intelligente e soprattutto di come poteva essere divertente. Un ragazzo molto arguto con un talento esplosivo.
Michael sperava che "Ghosts" avrebbe fatto l'exploit di "Thriller"?
Michael sembrava sempre sperare di stare facendo qualcosa di grandissimo. Pensava in grande, perché tutta la sua vita sembrava essere circondata dalla grandiosità. Non so quali fossero le sue speranze in termini di confronto con "Thriller", ma so che pensava che sarebbe stato molto speciale.
"Ghosts" e "Thriller" lo vedono come un carismatico, giocoso "mostro". Pensi che continuasse a divertirsi con quella reputazione, anche quando i media gli si sono rivoltati contro?
Era molto giocherellone con quella immagine, anche se quando la stampa diventò più cattiva, ne fu assolutamente ferito, e si tirò indietro e divenne più solitario. Ma anche se eravamo amici, non lo vedevo tutto il tempo. Potevano passare un paio d'anni senza che ci vedessimo o parlassimo fra noi, ma quando lo facevamo erano sempre bei momenti.
Dove eri quando avete sentito che era morto? Che cosa hai subito pensato e sentito?
Ero in macchina quando ho sentito alla radio che era stato trovato privo di sensi ed era stato ricoverato in ospedale. Ero sbalordito, naturalmente, come tutti. Poi, circa un'ora più tardi, quando ho sentito che si diceva fosse morto, non riuscivo a crederci. Ci sono voluti un paio di giorni per realizzare. Forse era inevitabile, non lo so. So solo che era fragile, sensibile e un ragazzo incredibilmente dolce e generoso. Mi si è spezzato il cuore, proprio come è successo al mondo intero. E mi sentivo vicino ai suoi figli, che sono fantastici e incontaminati, in un modo che non si può immaginare. Almeno lo erano l'ultima volta che li vidi un paio di anni fa.
Visto che lo conoscevi, qual è la tua reazione di fronte alla speculazione e alla copertura mediatica 24 ore su 24?
Non lo so, io odio fare congetture. So che aveva i suoi demoni, le paure, la fragilità. Non mi è capitato di essere testimone di uso di farmaci o di qualsiasi altra roba. Non era un rapporto così intimo. Tutto quello che so è che era una persona che mi piaceva molto, e mi sento privilegiato per averlo conosciuto e averci lavorato, e mi manca. Anche se non lo vedevo per un paio di anni, era sempre come se fossimo stati sempre insieme, iniziavamo ben presto a parlare di cinema, e ridere e scherzare e divertirci. Mi rende così triste che non si ripeterà più.
Vedevi la solitudine e la tristezza che lui affermava fossero sue compagne costanti?
Uno dei miei primi incontri con lui fu a New York, dove aveva un attico nella Trump Towers. Era così solo. Mi portava alla finestra e mi indicava la Fifth Avenue di sotto e mi diceva che avrebbe dato qualsiasi cosa per poter semplicemente camminare lì e andare nei negozi, ma non poteva. Sono andato a fargli visita a Orlando, e rimasi sorpreso di scoprire che ero l'unico a parte il personale, che era con lui. Non c'era nessuno a parte noi per un paio di giorni. Non penso che avesse molti amici intimi, persone che non volessero qualcosa da lui.
Il tuo ricordo duraturo di lui sarà ... ?
Farlo ridere. Quando Michael rideva, quando riuscivi a strappargli più della semplice risatina dietro la mano, era uno spettacolo da vedere. Amava ridere, ed era divertente prenderlo in giro bonariamente. Forse uno dei miei ricordi preferiti era sul set di Ghosts; avevamo finito una ripresa, e se volevo farne un'altra, dicevo con la voce di Bullwinkle: "Questa volta di sicuro!". La prima volta si limitò ridere e ridere e ridere. Poi continuava a chiedere, anche se era andata bene: "Mick, fai Bullwinkle!". È così che mi piace ricordarlo.
"Ghosts" uscirà in DVD adesso?
Spero di sì. E' stato estremamente costoso, e non è stato mai pubblicato negli Stati Uniti. Lui ha pagato tutto di tasca propria. Quindi non so chi lo possiede. Ma penso che la gente lo amerebbe. E' cambiato molto dal momento in cui ci ho lavorato su a quando è finito, ma è un gran risultato. Mi piacerebbe vederlo disponibile. Nell'unica copia che ho mi ci sono imbattuto in un negozio di musica a Hong Kong, sul vecchio formato VCD. Si merita di meglio.
Fonte: www.movieline.com/2009/07/the-cold-case-director-mick-garris-on-michael-jacksons-forgotten-gh...
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