Much too Soon: genesi di un titolo
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Much too Soon: genesi di un titolo
szwaby82 : 30 Mar 2011 09:50 am
Dovido, Quagmire e Tristan, tutti e tre membri del forum MJFrance, hanno condotto una piccola indagine sulla canzone "Much Too Soon", intervistando i due chitarristi impegnati nella canzone. Ecco a voi queste interviste piene di informazioni e ricche di scoperte sul lavoro di questi chitarristi, come pure su quello di Michael Jackson, così poco promosso, purtroppo, dalla stampa tradizionale.
Intervista a Jeffrey Mironov
Nei giorni che seguirono alla scomparsa di Michael Jackson uscirono fuori molte testimonianze dei suoi colleghi. Una delle più sorprendenti è di poche righe ed è stata scritta da Rob Hoffman, ingegnere del suono dell'album HIStory :
"Una mattina MJ arrivò con una nuova canzone che aveva scritto durante la notte. Abbiamo chiamato un chitarrista e Michael gli ha cantato ogni nota di ogni accordo. "Ecco la prima nota del primo accordo, la seconda nota, la terza nota. Ecco la prima nota del secondo accordo, la seconda nota, la terza nota", ecc, ecc. Poi l'abbiamo visto fare la più sincera e profonda performance vocale, dal vivo nella sala controllo attraverso un SM57
Rob non aveva detto il nome della canzone e lei è rimasta un sogno per i fan per qualche mese... Diciotto mesi esatti, perché il 10 Dicembre 2010 è uscito il primo album postumo di Michael Jackson, "Michael". Rob poi ci ha detto che la traccia numero 10 dell'album non era altro che la canzone della sua storia. Lui ha colto l'occasione per dare un pò più di dettagli e abbiamo saputo il nome del chitarrista: Jeffrey Mironov.
Subito io e i miei compagni-di-intervista-dei-collaboratori-di-Michael Jackson abbiamo cercato di contattarlo. Jeffrey è un vero artista, un professionista vero, che può suonare tutto, che è coinvolto in tutto, ma non cerca la fama. Ha iniziato la sua carriera nei primi anni '70 ed ha partecipato a centinaia di registrazioni negli studios di New York, con tutti gli artisti famosi che si possano immaginare, da Frank Sinatra a Gladys Knight & the Pips, e naturalmente, Michael Jackson. Jeffrey sta partecipando attualmente a delle registrazioni in studio, in particolare con Elizabeth Claire Burke, e si esibirà prossimamente al Metroplitan Museum of Art come parte di una mostra dedicata agli strumenti musicali creati da leggendari liutai. Ecco l'intervista che questo grande ci ha concesso:
Dovido: Com'è arrivato a lavorare con Michael Jackson?
Mironov: Credo che il nome del gentleman sia Brad Buxer. Michael Jackson venne a New York per fare questa registrazione, che è diventata HIStory, e Brad Buxer stava cercando di avere un'idea di musicisti esperti di studio che avrebbero potuto lavorare con Michael. In un modo o nell'altro il mio nome è stato menzionato, io in realtà non so chi mi abbia raccomandato. Può essere stato Bruce Swedien. Bruce Swedien è stato legato a Quincy Jones per anni. Quincy Jones aveva prodotto una registrazione con Diana Ross per "The Wiz". Avevano inciso una canzone chiamata "Ease On Down The Road" e fui contattato per partecipare alla sessione di registrazione. Bruce Swedien era legato a Quincy Jones, perciò forse sono stato menzionato per questo progetto di Michael Jackson per il mio lavoro con Quincy Jones. In ogni caso, Brad Buxer mi fece una telefonata. Sono andato lì e abbiamo fatto una sorta di audizione. Michael stava cercando di vedere con chi era a suo agio. E' arrivato e ho usato diversi tipi di chitarre attraverso diversi tipi di amplificatori e abbiamo fatto una sorta di inventario dei diversi suoni che avevo. C'era un assistente che scriveva tutte le osservazioni di Michael. Lui era molto rispettoso, molto simpatico. Abbiamo parlato un po', mi ricordo che abbiamo parlato un po' del blues, dell'importanza dell'influenza del blues. Ma non avevamo molto tempo, tutti erano molto concentrati sul progetto.
D: Le ho inviato via email una versione di "Much Too Soon" che circolava su Internet e sulla quale non c'era la fisarmonica della versione finale. Ha potuto di ascoltare la canzone? È proprio lei che suona la parte della chitarra?
M: Ho ascoltato, ma non sono sicuro di essere io in quella versione. E' stata la prima canzone che ho suonato con Michael. Ricordo anche che ero in studio con Michael e che era solo una chitarra e la sua voce. C'era anche un metronomo credo, ed erano corde di nylon, una chitarra classica e la sua voce. Mi ricordo che abbiamo provato la canzone e che quando si è sentito a suo agio con essa, è andato nella sala controllo e ha cantato dalla sala controllo, mentre io suonavo nello studio.
D: OK, dunque non ha fatto dei doppiaggi, ha suonato dal vivo?
M: Io ho suonato dal vivo, lui ha cantato dal vivo su una traccia-metronomo. Poi sono state fatte delle sovraincisioni.
D: Le ho anche inviato via email una storia che Rob Hoffman, uno degli ingegneri di HIStory, ha raccontato su Gearslutz, un forum dedicato all'ingegneria del suono. Dice che il brano è stato registrato nelle prime sessioni di HIStory. Un giorno Michael Jackson è entrato e ha chiesto un chitarrista perché aveva composto una canzone durante la notte. Allora le hanno chiesto di venire e Michael le ha cantato ogni nota di ogni accordo.
M: No. Michael era molto coinvolto e aveva una idea molto chiara di quello che dovevo fare, ma non ha dettato ogni nota. Se suonavo un particolare accordo e l'accordo non gli si adattava o se la nota prodotta da una delle corde non gli sembrava adatta, mi ricordo che diceva: "una di quelle note suona un po' falsa, questa, questa", e io aggiustavo in base al suo orecchio. Mi ha permesso di scegliere gli arrangiamenti che volevo, quelli con cui ero a mio agio. Lui non dettava ogni nota, ma era molto coinvolto e preciso su quello che voleva sentire. Ma mi relegava le decisioni specifiche, come le inversioni degli accordi o la densità di ciascuna parte. Questa canzone era molto emozionante, molto dolce ed è stato straordinario suonare con lui. Ha cantato perfettamente, semplicemente in modo perfetto. Era carico di emozione, passione, speranza e desiderio. Ricordo che era una canzone molto intima e una registrazione molto personale: solo la sua voce e la mia chitarra!
D: Ha lavorato con lui su altre tracce?
M: Sì. Ce ne sono forse tre o quattro sulle quali ho suonato. Ma, onestamente, non ne saprei dire il nome. Il progetto risale a troppo tempo fa. Non ho mantenuto tanto a lungo molti ricordi di questo progetto. Quello che mi ricordo è che ho suonato solo su una canzone organica e intima. Tutto il resto di quello che ho suonato era piuttosto imponente, hi-tech, RnB, rock...
D: Ha ancora la registrazione?
M: Ho questa registrazione da qualche parte nel mio appartamento. Purtroppo non sono riuscito a ritrovarla perché non ho più pensato a questo progetto, non so dove sia. Se la ritrovo prometto che ascolterò quelle canzoni, per vedere se ricordo qualche altra informazione. Purtroppo, mi dispiace, non sono stato molto "Michael Jackson".
D: Cosa ne pensa di Michael Jackson come compositore e del suo modo insolito di creare musica?
M: In primo luogo, aveva un dono. Aveva un immenso senso della melodia, dell'armonia e del ritmo. Il suo talento canoro era molto sviluppato, come le sue capacità artistiche in generale. Tutto ciò che faceva era prestare personalità, energia, concentrazione ed entusiasmo. Era potentemente creativo in tutto quello che faceva o utilizzava. Dal momento che in realtà non suonava seriamente degli strumenti musicali, usava tutta la tecnologia disponibile per comunicare il suo talento artistico, il suo senso del ritmo, della melodia e dell'armonia. Non ho mai assistito all'evoluzione o alla scrittura della canzone. Quando sono entrato in contatto con lui le canzoni erano già scritte. Quindi non ho davvero visto il percorso di ispirazione dall'inizio alla canzone completata, il modo in cui procedava. Ma ho un'idea molto chiara della sua capacità artistica. Aveva una grande forza ed era dedicata alla sua arte. Si lasciava condurre e, forse, anche guidare dal suo senso artistico. Sapeva quello che faceva. Era consapevole della validità delle melodie che componeva, dei ritmi che sentiva o della struttura sonora che voleva, dell'intensità dell'idea. Tutto questo gli era molto chiaro. Sapeva quando quello che suonavi si abbinava alla sua visione e quando non corrispondeva. Era molto facile lavorare con lui. Era molto dolce, sensibile e rispettoso. Era concentrato sulla sua creatività. Lui non perdeva tempo, non sprecava le parole, ma aveva una sorta di dolce innocenza che ho davvero apprezzato. In contrasto con questo, era circondato da molte persone che non erano affatto così. Michael aveva un'anima magnifica. E purtroppo era circondato da molte persone che, credo, non apprezzavano la sua profondità d'animo e il suo valore. Quando Michael arrivava in studio, molto spesso i corridoi venivano evacuati. Nessuno aveva il diritto di stare nei corridoi, quando Michael arrivava con il suo entourage. Era pazzesco! Come artista, era molto influenzato dalla sua innocenza, dalla sua tenerezza, questo rappresentava una grande parte dello spirito di Michael. Ma penso che fosse anche in conflitto con quello. Per questo ha avuto molti altri sviluppi della personalità di cui non aveva davvero bisogno, che erano il contrario di questo. Mi ricordo che spesso voleva che le luci fossero spente. Quando Michael arrivava, diventava buio! Ricordo anche che ascoltava la musica troppo alta. Era così alta! Talmente forte che quando ascoltava qualcosa dovevo lasciare la stanza. Ricordo di aver pensato che gli avrebbe danneggiato le orecchie. Aveva le apparecchiature più sofisticate del mondo nello studio, i sintetizzatori e gli amplificatori più recenti e più hi-tech che si potessero immaginare. Era come un laboratorio scientifico! Nessuna spesa era risparmiata. Tutto doveva essere oltre la perfezione.
D: Grazie per il suo tempo e la sua generosità. Le auguro un buon pomeriggio!
M: Grazie, buona giornata, Dovido!
***
Riagganciando il telefono, eravamo combattuti tra la soddisfazione intensa di aver parlato con questo grande uomo e l'immensa curiosità sulle domande rimaste senza risposta. Ora avevamo più informazioni sullo sviluppo della canzone. In particolare, sapevamo che è stato Jeffrey a partecipare alla registrazione originale e che questa registrazione consisteva di una chitarra classica, una traccia-metronomo e la voce di Michael. Ma non sapevamo quanto quello che è stato registrato quel giorno corrispondesse a ciò che era uscito su "Michael". In quel momento ci siamo resi conto che che Jeffrey non era il chitarrista accreditato nell'album, che il solo chitarrista citato nei crediti era Tommy Emmanuel...
Fonte: http://mjfrance.com/actu/index.php?post/2011/03/25/Much-Too-Soon-:-enqu%C3%AAte-sur-l-%C3%A9laboration-d-un-titre-posthume-de-Michael-Jackson.../3269/
Dovido, Quagmire e Tristan, tutti e tre membri del forum MJFrance, hanno condotto una piccola indagine sulla canzone "Much Too Soon", intervistando i due chitarristi impegnati nella canzone. Ecco a voi queste interviste piene di informazioni e ricche di scoperte sul lavoro di questi chitarristi, come pure su quello di Michael Jackson, così poco promosso, purtroppo, dalla stampa tradizionale.
Intervista a Jeffrey Mironov
Nei giorni che seguirono alla scomparsa di Michael Jackson uscirono fuori molte testimonianze dei suoi colleghi. Una delle più sorprendenti è di poche righe ed è stata scritta da Rob Hoffman, ingegnere del suono dell'album HIStory :
"Una mattina MJ arrivò con una nuova canzone che aveva scritto durante la notte. Abbiamo chiamato un chitarrista e Michael gli ha cantato ogni nota di ogni accordo. "Ecco la prima nota del primo accordo, la seconda nota, la terza nota. Ecco la prima nota del secondo accordo, la seconda nota, la terza nota", ecc, ecc. Poi l'abbiamo visto fare la più sincera e profonda performance vocale, dal vivo nella sala controllo attraverso un SM57
Rob non aveva detto il nome della canzone e lei è rimasta un sogno per i fan per qualche mese... Diciotto mesi esatti, perché il 10 Dicembre 2010 è uscito il primo album postumo di Michael Jackson, "Michael". Rob poi ci ha detto che la traccia numero 10 dell'album non era altro che la canzone della sua storia. Lui ha colto l'occasione per dare un pò più di dettagli e abbiamo saputo il nome del chitarrista: Jeffrey Mironov.
Subito io e i miei compagni-di-intervista-dei-collaboratori-di-Michael Jackson abbiamo cercato di contattarlo. Jeffrey è un vero artista, un professionista vero, che può suonare tutto, che è coinvolto in tutto, ma non cerca la fama. Ha iniziato la sua carriera nei primi anni '70 ed ha partecipato a centinaia di registrazioni negli studios di New York, con tutti gli artisti famosi che si possano immaginare, da Frank Sinatra a Gladys Knight & the Pips, e naturalmente, Michael Jackson. Jeffrey sta partecipando attualmente a delle registrazioni in studio, in particolare con Elizabeth Claire Burke, e si esibirà prossimamente al Metroplitan Museum of Art come parte di una mostra dedicata agli strumenti musicali creati da leggendari liutai. Ecco l'intervista che questo grande ci ha concesso:
Dovido: Com'è arrivato a lavorare con Michael Jackson?
Mironov: Credo che il nome del gentleman sia Brad Buxer. Michael Jackson venne a New York per fare questa registrazione, che è diventata HIStory, e Brad Buxer stava cercando di avere un'idea di musicisti esperti di studio che avrebbero potuto lavorare con Michael. In un modo o nell'altro il mio nome è stato menzionato, io in realtà non so chi mi abbia raccomandato. Può essere stato Bruce Swedien. Bruce Swedien è stato legato a Quincy Jones per anni. Quincy Jones aveva prodotto una registrazione con Diana Ross per "The Wiz". Avevano inciso una canzone chiamata "Ease On Down The Road" e fui contattato per partecipare alla sessione di registrazione. Bruce Swedien era legato a Quincy Jones, perciò forse sono stato menzionato per questo progetto di Michael Jackson per il mio lavoro con Quincy Jones. In ogni caso, Brad Buxer mi fece una telefonata. Sono andato lì e abbiamo fatto una sorta di audizione. Michael stava cercando di vedere con chi era a suo agio. E' arrivato e ho usato diversi tipi di chitarre attraverso diversi tipi di amplificatori e abbiamo fatto una sorta di inventario dei diversi suoni che avevo. C'era un assistente che scriveva tutte le osservazioni di Michael. Lui era molto rispettoso, molto simpatico. Abbiamo parlato un po', mi ricordo che abbiamo parlato un po' del blues, dell'importanza dell'influenza del blues. Ma non avevamo molto tempo, tutti erano molto concentrati sul progetto.
D: Le ho inviato via email una versione di "Much Too Soon" che circolava su Internet e sulla quale non c'era la fisarmonica della versione finale. Ha potuto di ascoltare la canzone? È proprio lei che suona la parte della chitarra?
M: Ho ascoltato, ma non sono sicuro di essere io in quella versione. E' stata la prima canzone che ho suonato con Michael. Ricordo anche che ero in studio con Michael e che era solo una chitarra e la sua voce. C'era anche un metronomo credo, ed erano corde di nylon, una chitarra classica e la sua voce. Mi ricordo che abbiamo provato la canzone e che quando si è sentito a suo agio con essa, è andato nella sala controllo e ha cantato dalla sala controllo, mentre io suonavo nello studio.
D: OK, dunque non ha fatto dei doppiaggi, ha suonato dal vivo?
M: Io ho suonato dal vivo, lui ha cantato dal vivo su una traccia-metronomo. Poi sono state fatte delle sovraincisioni.
D: Le ho anche inviato via email una storia che Rob Hoffman, uno degli ingegneri di HIStory, ha raccontato su Gearslutz, un forum dedicato all'ingegneria del suono. Dice che il brano è stato registrato nelle prime sessioni di HIStory. Un giorno Michael Jackson è entrato e ha chiesto un chitarrista perché aveva composto una canzone durante la notte. Allora le hanno chiesto di venire e Michael le ha cantato ogni nota di ogni accordo.
M: No. Michael era molto coinvolto e aveva una idea molto chiara di quello che dovevo fare, ma non ha dettato ogni nota. Se suonavo un particolare accordo e l'accordo non gli si adattava o se la nota prodotta da una delle corde non gli sembrava adatta, mi ricordo che diceva: "una di quelle note suona un po' falsa, questa, questa", e io aggiustavo in base al suo orecchio. Mi ha permesso di scegliere gli arrangiamenti che volevo, quelli con cui ero a mio agio. Lui non dettava ogni nota, ma era molto coinvolto e preciso su quello che voleva sentire. Ma mi relegava le decisioni specifiche, come le inversioni degli accordi o la densità di ciascuna parte. Questa canzone era molto emozionante, molto dolce ed è stato straordinario suonare con lui. Ha cantato perfettamente, semplicemente in modo perfetto. Era carico di emozione, passione, speranza e desiderio. Ricordo che era una canzone molto intima e una registrazione molto personale: solo la sua voce e la mia chitarra!
D: Ha lavorato con lui su altre tracce?
M: Sì. Ce ne sono forse tre o quattro sulle quali ho suonato. Ma, onestamente, non ne saprei dire il nome. Il progetto risale a troppo tempo fa. Non ho mantenuto tanto a lungo molti ricordi di questo progetto. Quello che mi ricordo è che ho suonato solo su una canzone organica e intima. Tutto il resto di quello che ho suonato era piuttosto imponente, hi-tech, RnB, rock...
D: Ha ancora la registrazione?
M: Ho questa registrazione da qualche parte nel mio appartamento. Purtroppo non sono riuscito a ritrovarla perché non ho più pensato a questo progetto, non so dove sia. Se la ritrovo prometto che ascolterò quelle canzoni, per vedere se ricordo qualche altra informazione. Purtroppo, mi dispiace, non sono stato molto "Michael Jackson".
D: Cosa ne pensa di Michael Jackson come compositore e del suo modo insolito di creare musica?
M: In primo luogo, aveva un dono. Aveva un immenso senso della melodia, dell'armonia e del ritmo. Il suo talento canoro era molto sviluppato, come le sue capacità artistiche in generale. Tutto ciò che faceva era prestare personalità, energia, concentrazione ed entusiasmo. Era potentemente creativo in tutto quello che faceva o utilizzava. Dal momento che in realtà non suonava seriamente degli strumenti musicali, usava tutta la tecnologia disponibile per comunicare il suo talento artistico, il suo senso del ritmo, della melodia e dell'armonia. Non ho mai assistito all'evoluzione o alla scrittura della canzone. Quando sono entrato in contatto con lui le canzoni erano già scritte. Quindi non ho davvero visto il percorso di ispirazione dall'inizio alla canzone completata, il modo in cui procedava. Ma ho un'idea molto chiara della sua capacità artistica. Aveva una grande forza ed era dedicata alla sua arte. Si lasciava condurre e, forse, anche guidare dal suo senso artistico. Sapeva quello che faceva. Era consapevole della validità delle melodie che componeva, dei ritmi che sentiva o della struttura sonora che voleva, dell'intensità dell'idea. Tutto questo gli era molto chiaro. Sapeva quando quello che suonavi si abbinava alla sua visione e quando non corrispondeva. Era molto facile lavorare con lui. Era molto dolce, sensibile e rispettoso. Era concentrato sulla sua creatività. Lui non perdeva tempo, non sprecava le parole, ma aveva una sorta di dolce innocenza che ho davvero apprezzato. In contrasto con questo, era circondato da molte persone che non erano affatto così. Michael aveva un'anima magnifica. E purtroppo era circondato da molte persone che, credo, non apprezzavano la sua profondità d'animo e il suo valore. Quando Michael arrivava in studio, molto spesso i corridoi venivano evacuati. Nessuno aveva il diritto di stare nei corridoi, quando Michael arrivava con il suo entourage. Era pazzesco! Come artista, era molto influenzato dalla sua innocenza, dalla sua tenerezza, questo rappresentava una grande parte dello spirito di Michael. Ma penso che fosse anche in conflitto con quello. Per questo ha avuto molti altri sviluppi della personalità di cui non aveva davvero bisogno, che erano il contrario di questo. Mi ricordo che spesso voleva che le luci fossero spente. Quando Michael arrivava, diventava buio! Ricordo anche che ascoltava la musica troppo alta. Era così alta! Talmente forte che quando ascoltava qualcosa dovevo lasciare la stanza. Ricordo di aver pensato che gli avrebbe danneggiato le orecchie. Aveva le apparecchiature più sofisticate del mondo nello studio, i sintetizzatori e gli amplificatori più recenti e più hi-tech che si potessero immaginare. Era come un laboratorio scientifico! Nessuna spesa era risparmiata. Tutto doveva essere oltre la perfezione.
D: Grazie per il suo tempo e la sua generosità. Le auguro un buon pomeriggio!
M: Grazie, buona giornata, Dovido!
***
Riagganciando il telefono, eravamo combattuti tra la soddisfazione intensa di aver parlato con questo grande uomo e l'immensa curiosità sulle domande rimaste senza risposta. Ora avevamo più informazioni sullo sviluppo della canzone. In particolare, sapevamo che è stato Jeffrey a partecipare alla registrazione originale e che questa registrazione consisteva di una chitarra classica, una traccia-metronomo e la voce di Michael. Ma non sapevamo quanto quello che è stato registrato quel giorno corrispondesse a ciò che era uscito su "Michael". In quel momento ci siamo resi conto che che Jeffrey non era il chitarrista accreditato nell'album, che il solo chitarrista citato nei crediti era Tommy Emmanuel...
Fonte: http://mjfrance.com/actu/index.php?post/2011/03/25/Much-Too-Soon-:-enqu%C3%AAte-sur-l-%C3%A9laboration-d-un-titre-posthume-de-Michael-Jackson.../3269/
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