MAKING OF "MICHAEL"!!
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MAKING OF "MICHAEL"!!
mArTy!! Inviato: 20 Feb 2011 09:06 pm
In questo link potrete trovare un video inerente l' album "Michael" e chi ha collaborato, qui di seguito trovate la traduzione:
http://www.deejay.it/dj/music/artist/special/video/965/4412/Michael
Michael Jackson è "morto" proprio quando la sua visone per il nuovo album stava prendendo forma, mentre lavorava diligentemente su canzoni che voleva espressamente condividere con i suoi fans. Ha lasciato dietro di sé una mappa speciale che pianificava la sua visione creativa sottoforma di appunti e conversazioni dettagliate tenute con le persone con le quali stava lavorando nonché con quelle con le quali intendeva lavorare. Dopo la sua morte, fu presto chiaro sia all’Estate di Michael Jackson che alla Sony Music che vi era un obbligo non solo nei confronti dei fans di Michael ma verso Michael in persona di non lasciare quest’incredibile materiale chiuso in cantina a prendere polvere. Fu deciso che l’album che stava prendendo forma necessitava d’essere propriamente completato e pubblicato in un modo ponderato e dignitoso in grado di onorare il lascito di Michael.
TR: Salve, sono Teddy Riley.
A: Sono Akon
EC: Il mio nome è Eddie Cascio
LK: Hey, sono Lenny Kravitz.
NU: Nell’industria musicale sono noto come Neff-U
50C: Il mio nome è Curtis Jackson ma sono conosciuto come 50 Cent. Sono stato un fan di MJ da sempre.
TR: Quand’ho iniziato ad andare a scuola a 5 anni, tornavo a casa e guardavo il cartone dei Jacksons, dei Jackson 5.
A: Il primo disco di MJ che ho comprato è stato “Thriller”. L’album “Thriller” era incredibile.
EC: Ricordo quando da bambino guardando “Thriller” avevo paura del video
LK: Sono fan di MJ da quando avevo 5 anni
NU: Sono cresciuto in chiesa, giocavo in chiesa. Non conoscevo gli albums “Thriller”, “Off The Wall”, “Bad”.
50C: Ricordo che avevo un poster di Billie Jean. Indossava la giacca di pelle nera con la camicia rosa sotto…
LK: Ricordo quando ascoltavo tutti quei fantastici singoli come “The Love You Save”, “ABC” con il giradischi di mia nonna a Brooklyn. E’ stato allora che ho capito che volevo diventare un musicista.
NU: Ricordo quando sono diventato più grande di essermi recato alla pista di pattinaggio e di aver sentito questo suono del tipo: “Aaow!” (imita la musica di “Don’t Stop ‘Til You Get Enough”) Non sapevo di chi si trattava, ma l’impatto che quella musica ha avuto su di me e quella canzone…So solo che dopo quell’episodio ho sempre cercato di capire chi era la persona che cantava. Ma è stato solo più tardi, durante gli anni universitari, che ho scoperto che si trattava di un ragazzo di nome Michael Jackson.
EC: Avevi la sensazione che fosse magico. E’ ciò che ho creduto crescendo, credevo fosse una persona magica. E lo era.
A: Plasmiamo tutte le nostre carriere sulla sua. Ci ha dato la motivazione per diventare ciò che lui era. Cerchiamo di avanzare ed accelerare a quel livello.
50C: Credo che nessuna carriera sia paragonabile a quella di Michael.
EC: Avevo 3 anni quando ci siamo incontrati. E’ stato nel 1985 all’H. Palace Hotel di New York. Mio padre era il manager ed entrò nelle grazie di Michael. Crescendo, iniziammo a vederlo sempre più frequentemente ed è stato allora che realizzammo che si trattava di Michael Jackson, di una megastar.
TR: Ho avuto modo d’incontrare Michael nel 1991. Iniziai a parlargli ed è stato come se già ci conoscessimo da molto tempo.
50C: Non ho avuto l'opportunità di essere fisicamente in presenza di MJ, mentre il mio DJ (?) ha avuto l'opportunità di incontrare Mike in quanto era interessato a lavorare con me, disse che voleva farmi ascoltare qualcosa, ovvero una canzone che aveva creato e che riteneva perfetta per una mia collaborazione. Me la fece ascoltare per telefono.
A: Avevamo un amico in comune e un giorno mi chiamò dicendo: “Senti, MJ vuole parlarti. Vorrebbe collaborare con te per fare qualche album.” Risposi (incredulo): “Certo, come no, Peter.” E agganciai il telefono.
NU: Ero agli American Studios quando ricevetti una telefonata. Presi la cornetta e sentii (imitando la voce di Michael): “Pronto, parlo con Neff-U?” Ed io: “Sì, signore. Chi è che parla?” “Sono Michael.” “Ooh!”
A: Poi mi richiamarono. Questa volta c’era Michael all’altro capo del telefono. Mi disse: “Akon, o mio dio, sarà fantastico, dobbiamo donare al mondo, questo è per il mondo…” Io rimasi senza parole, ero completamente frastornato, non sapevo cosa dire. Michael continuava a parlare, a cantare alcune mie canzoni mentre io pensavo: “Wow! E’ pazzesco!” In quel momento, sentii di avercela fatta, nessuno avrebbe potuto dissuadermi, pensai: “OK, ce l’ho fatta! Sono a telefono con MJ!
50C: Mi disse, "Voglio lavorare con te", ed io: "Anch'io! Sono un po' teso..." E, di solito, non mi agito perchè non m'importa di altri artisti, ma Mike è speciale, è qualcosa di diverso, non so come spiegarlo...
LK: Trascorremmo molto tempo a parlare, a ridere, a mangiare, semplicemente ad essere amici. Mio figlio era lì, i suoi figli erano lì, insomma vi era una sorta di sensazione familiare…
TR: Conosceva la mia musica sin dal mio primo album, amava il ritmo e l’unicità di quell’album. Mi disse “Teddy, fai qualcosa del genere” Risposi: “Sai, non posso fare lo stesso tipo di brano, ma posso fare qualcosa che sia ugualmente forte.”
NU: Diceva: “Facciamo della musica che sia in grado di cambiare il mondo, creiamo della musica capace di far ballare la gente, di renderla felice. Non vedo l’ora di vederti presto, molto presto.” Ed io pensai, cercando di realizzare: “Ok, mi ha appena chiamato MJ!”
TR: Il momento in cui mi sono sentito più agitato fu quando mi trovai nella stanza con lui… perché quando iniziai a suonargli quelle tracce ed arrivammo alla quinta canzone mi disse: “Fermati!” A quel punto pensai volesse licenziarmi. Non mostrò alcun segno di entusiasmo, non disse niente del tipo: “Wow! Questa è una hit!” Non fece altro che annuire con la testa, proprio come era solito fare Michael quando ti studiava.
EC: Quando avevo circa 11 o 12 anni imparai tutte le sue canzoni. Lui ne rimase molto colpito e mi disse: “Perché non prendi tutti gli accordi che sai e inizi a comporre, a fare le tue canzoni?” Ed è ciò che ho fatto, fu lui a spingermi in quella direzione, ad essere più creativo.
TR: Quelle furono le canzoni che formarono la sesta e settima traccia dell’album “Dangerous.”
NU: Mi fece prendere un volo per Miami e una volta a Miami, ci trovammo nello studio di Barry Gibb. Era lì con Barry Gibb ed iniziò a mostrarmi diversi modi per fare un bridge. Barry diceva: “Fallo così” e Michael rispondeva: “No, voglio provare a farlo così” Ero lì a guardare 2 genii all’opera su un bridge. Michael iniziò a raccontarmi di come le melodie fossero antiche. Mi disse: “Le melodie esistono dall’inizio dei tempi”, disse inoltre che stava a noi saper cogliere le melodie dal Cielo, diceva : “Finchè ascolterai e finchè sarai aperto e disponibile a sentire le melodie, vedrai che ti parleranno. Non dovrai fare altro che aprire la bocca e cantare, devi solo crederci e saranno loro a fare il resto.”
LK: Vedere qualcuno che, dopo così tanti anni nel mondo della musica, ha ancora passione, trasporto e nutre ancora amore per l’eperienza in studio di registrazione, è stato bellissimo.
TR: Amavo lavorare con Michael, mi rendeva migliore. Michael mi chiamava sempre alla fine dei suoi progetti, se non andavano bene, lo aiutavo a perfezionarli, a fare tutto il possibile. Insomma, sono l’ultimatore. E anche per questo progetto non è stato diverso. A causa del nostro rapporto, tutti, compresi i membri della famiglia, mi hanno ritenuto una persona adatta a lavorare sull’album, un giusto tassello del puzzle.
A: M’invitò a Las Vegas per incontrarmi. Mi disse: “Amo le tue melodie, credo che dovremmo collaborare, penso che potremmo creare qualcosa di incredibile.” Cosa potevo pensare se non: “Sì. Andiamo!”.Parlavamo sempre di quelli che erano i nostri progetti, del genere di canzoni che volevamo fare insieme, ci concentravamo sempre su come potevamo sfruttare ciò che avevamo a disposizione, la nostra influenza, i nostri nomi, la nostra notorietà per creare un’atmosfera migliore nel mondo. Fu così che io ero già in possesso di un singolo che avevo registrato intitolato “Hold My Hand”. Gli dissi: “Sai Michael, ho un singolo che penso vorrai ascoltare. Ritengo che potrebbe riscuotere un gran successo.” Rispose: “Sì, mi piacerebbe tanto ascoltarlo, inviamelo.” Ed io: “No, quando vengo, lo porterò con me, perché voglio vedere la tua espressione mentre ascolti questo pezzo.”TR: “Hold My Hand” è una delle canzoni dell’album che preferisco.
A: Quel singolo è stato fatto nel giro di un’ora, cosa che mi lasciò alquanto perplesso, considerata l’etica lavorativa di MJ che a volte impiega 1 giorno o 2 per realizzare una traccia…ma questa volta, fu TR: Quando una canzone gli piaceva, la tramortiva.
A: Sfortunatamente successe che allo studio dove registrammo la canzone, qualcuno si appropriò del master facendolo finire su internet. L’esperienza fu devastante per entrambi in quanto non avevamo ancora aggiunto gli archi e gli ad-libs di MJ ed inoltre MJ era il tipo di persona che quando faceva una premiere, voleva che fosse una premiere in tutti i sensi, che venisse ascoltata e vista esclusivamente per la prima volta. Ora hanno l’opera completa. In seguito a quell’esperienza divenimmo tutti iperprotettivi, in particolar modo lui. Diceva: “Dobbiamo capire come agire. E’ora di lavorare fuori casa.”
EC: Eccoci qua nella mia casa di Frankin Lakes dove MJ registrò. Michael è venuto qui per anni. Era a suo agio qui, era nella sua zona-comfort. Gli piaceva molto stare con la mia famiglia, gli piaceva che i suoi figli si sentissero a casa qui, che fossero sempre felici, che mangiassero pasti fatti in casa.
TR: Era la sua famiglia allargata, non gli importava, voleva solo registrare , fare il padre ed intanto i bambini giocavano e si divertivano.
TR: Il momento in cui mi sono sentito più agitato fu quando mi trovai nella stanza con lui… perché quando iniziai a suonargli quelle tracce ed arrivammo alla quinta canzone mi disse: “Fermati!” A quel punto pensai volesse licenziarmi. Non mostrò alcun segno di entusiasmo, non disse niente del tipo: “Wow! Questa è una hit!” Non fece altro che annuire con la testa, proprio come era solito fare Michael quando ti studiava.
EC: Quando avevo circa 11 o 12 anni imparai tutte le sue canzoni. Lui ne rimase molto colpito e mi disse: “Perché non prendi tutti gli accordi che sai e inizi a comporre, a fare le tue canzoni?” Ed è ciò che ho fatto, fu lui a spingermi in quella direzione, ad essere più creativo.
TR: Quelle furono le canzoni che formarono la sesta e settima traccia dell’album “Dangerous.”
NU: Mi fece prendere un volo per Miami e una volta a Miami, ci trovammo nello studio di Barry Gibb. Era lì con Barry Gibb ed iniziò a mostrarmi diversi modi per fare un bridge. Barry diceva: “Fallo così” e Michael rispondeva: “No, voglio provare a farlo così” Ero lì a guardare 2 genii all’opera su un bridge. Michael iniziò a raccontarmi di come le melodie fossero antiche. Mi disse: “Le melodie esistono dall’inizio dei tempi”, disse inoltre che stava a noi saper cogliere le melodie dal Cielo, diceva : “Finchè ascolterai e finchè sarai aperto e disponibile a sentire le melodie, vedrai che ti parleranno. Non dovrai fare altro che aprire la bocca e cantare, devi solo crederci e saranno loro a fare il resto.”
LK: Vedere qualcuno che, dopo così tanti anni nel mondo della musica, ha ancora passione, trasporto e nutre ancora amore per l’eperienza in studio di registrazione, è stato bellissimo.
TR: Amavo lavorare con Michael, mi rendeva migliore. Michael mi chiamava sempre alla fine dei suoi progetti, se non andavano bene, lo aiutavo a perfezionarli, a fare tutto il possibile. Insomma, sono l’ultimatore. E anche per questo progetto non è stato diverso. A causa del nostro rapporto, tutti, compresi i membri della famiglia, mi hanno ritenuto una persona adatta a lavorare sull’album, un giusto tassello del puzzle.
A: M’invitò a Las Vegas per incontrarmi. Mi disse: “Amo le tue melodie, credo che dovremmo collaborare, penso che potremmo creare qualcosa di incredibile.” Cosa potevo pensare se non: “Sì. Andiamo!”
Parlavamo sempre di quelli che erano i nostri progetti, del genere di canzoni che volevamo fare insieme, ci concentravamo sempre su come potevamo sfruttare ciò che avevamo a disposizione, la nostra influenza, i nostri nomi, la nostra notorietà per creare un’atmosfera migliore nel mondo. Fu così che io ero già in possesso di un singolo che avevo registrato intitolato “Hold My Hand”. Gli dissi: “Sai Michael, ho un singolo che penso vorrai ascoltare. Ritengo che potrebbe riscuotere un gran successo.” Rispose: “Sì, mi piacerebbe tanto ascoltarlo, inviamelo.” Ed io: “No, quando vengo, lo porterò con me, perché voglio vedere la tua espressione mentre ascolti questo pezzo.”
TR: “Hold My Hand” è una delle canzoni dell’album che preferisco.
A: Quel singolo è stato fatto nel giro di un’ora, cosa che mi lasciò alquanto perplesso, considerata l’etica lavorativa di MJ che a volte impiega 1 giorno o 2 per realizzare una traccia…ma questa volta, fu diverso, vidi il brano realizzarsi nel giro di un’ora.
TR: Quando una canzone gli piaceva, la tramortiva.
A: Sfortunatamente successe che allo studio dove registrammo la canzone, qualcuno si appropriò del master facendolo finire su internet. L’esperienza fu devastante per entrambi in quanto non avevamo ancora aggiunto gli archi e gli ad-libs di MJ ed inoltre MJ era il tipo di persona che quando faceva una premiere, voleva che fosse una premiere in tutti i sensi, che venisse ascoltata e vista esclusivamente per la prima volta. Ora hanno l’opera completa. In seguito a quell’esperienza divenimmo tutti iperprotettivi, in particolar modo lui. Diceva: “Dobbiamo capire come agire. E’ora di lavorare fuori casa.”
EC: Eccoci qua nella mia casa di Frankin Lakes dove MJ registrò. Michael è venuto qui per anni. Era a suo agio qui, era nella sua zona-comfort. Gli piaceva molto stare con la mia famiglia, gli piaceva che i suoi figli si sentissero a casa qui, che fossero sempre felici, che mangiassero pasti fatti in casa.
TR: Era la sua famiglia allargata, non gli importava, voleva solo registrare , fare il padre ed intanto i bambini giocavano e si divertivano.
fonte: mjjf
In questo link potrete trovare un video inerente l' album "Michael" e chi ha collaborato, qui di seguito trovate la traduzione:
http://www.deejay.it/dj/music/artist/special/video/965/4412/Michael
Michael Jackson è "morto" proprio quando la sua visone per il nuovo album stava prendendo forma, mentre lavorava diligentemente su canzoni che voleva espressamente condividere con i suoi fans. Ha lasciato dietro di sé una mappa speciale che pianificava la sua visione creativa sottoforma di appunti e conversazioni dettagliate tenute con le persone con le quali stava lavorando nonché con quelle con le quali intendeva lavorare. Dopo la sua morte, fu presto chiaro sia all’Estate di Michael Jackson che alla Sony Music che vi era un obbligo non solo nei confronti dei fans di Michael ma verso Michael in persona di non lasciare quest’incredibile materiale chiuso in cantina a prendere polvere. Fu deciso che l’album che stava prendendo forma necessitava d’essere propriamente completato e pubblicato in un modo ponderato e dignitoso in grado di onorare il lascito di Michael.
TR: Salve, sono Teddy Riley.
A: Sono Akon
EC: Il mio nome è Eddie Cascio
LK: Hey, sono Lenny Kravitz.
NU: Nell’industria musicale sono noto come Neff-U
50C: Il mio nome è Curtis Jackson ma sono conosciuto come 50 Cent. Sono stato un fan di MJ da sempre.
TR: Quand’ho iniziato ad andare a scuola a 5 anni, tornavo a casa e guardavo il cartone dei Jacksons, dei Jackson 5.
A: Il primo disco di MJ che ho comprato è stato “Thriller”. L’album “Thriller” era incredibile.
EC: Ricordo quando da bambino guardando “Thriller” avevo paura del video
LK: Sono fan di MJ da quando avevo 5 anni
NU: Sono cresciuto in chiesa, giocavo in chiesa. Non conoscevo gli albums “Thriller”, “Off The Wall”, “Bad”.
50C: Ricordo che avevo un poster di Billie Jean. Indossava la giacca di pelle nera con la camicia rosa sotto…
LK: Ricordo quando ascoltavo tutti quei fantastici singoli come “The Love You Save”, “ABC” con il giradischi di mia nonna a Brooklyn. E’ stato allora che ho capito che volevo diventare un musicista.
NU: Ricordo quando sono diventato più grande di essermi recato alla pista di pattinaggio e di aver sentito questo suono del tipo: “Aaow!” (imita la musica di “Don’t Stop ‘Til You Get Enough”) Non sapevo di chi si trattava, ma l’impatto che quella musica ha avuto su di me e quella canzone…So solo che dopo quell’episodio ho sempre cercato di capire chi era la persona che cantava. Ma è stato solo più tardi, durante gli anni universitari, che ho scoperto che si trattava di un ragazzo di nome Michael Jackson.
EC: Avevi la sensazione che fosse magico. E’ ciò che ho creduto crescendo, credevo fosse una persona magica. E lo era.
A: Plasmiamo tutte le nostre carriere sulla sua. Ci ha dato la motivazione per diventare ciò che lui era. Cerchiamo di avanzare ed accelerare a quel livello.
50C: Credo che nessuna carriera sia paragonabile a quella di Michael.
EC: Avevo 3 anni quando ci siamo incontrati. E’ stato nel 1985 all’H. Palace Hotel di New York. Mio padre era il manager ed entrò nelle grazie di Michael. Crescendo, iniziammo a vederlo sempre più frequentemente ed è stato allora che realizzammo che si trattava di Michael Jackson, di una megastar.
TR: Ho avuto modo d’incontrare Michael nel 1991. Iniziai a parlargli ed è stato come se già ci conoscessimo da molto tempo.
50C: Non ho avuto l'opportunità di essere fisicamente in presenza di MJ, mentre il mio DJ (?) ha avuto l'opportunità di incontrare Mike in quanto era interessato a lavorare con me, disse che voleva farmi ascoltare qualcosa, ovvero una canzone che aveva creato e che riteneva perfetta per una mia collaborazione. Me la fece ascoltare per telefono.
A: Avevamo un amico in comune e un giorno mi chiamò dicendo: “Senti, MJ vuole parlarti. Vorrebbe collaborare con te per fare qualche album.” Risposi (incredulo): “Certo, come no, Peter.” E agganciai il telefono.
NU: Ero agli American Studios quando ricevetti una telefonata. Presi la cornetta e sentii (imitando la voce di Michael): “Pronto, parlo con Neff-U?” Ed io: “Sì, signore. Chi è che parla?” “Sono Michael.” “Ooh!”
A: Poi mi richiamarono. Questa volta c’era Michael all’altro capo del telefono. Mi disse: “Akon, o mio dio, sarà fantastico, dobbiamo donare al mondo, questo è per il mondo…” Io rimasi senza parole, ero completamente frastornato, non sapevo cosa dire. Michael continuava a parlare, a cantare alcune mie canzoni mentre io pensavo: “Wow! E’ pazzesco!” In quel momento, sentii di avercela fatta, nessuno avrebbe potuto dissuadermi, pensai: “OK, ce l’ho fatta! Sono a telefono con MJ!
50C: Mi disse, "Voglio lavorare con te", ed io: "Anch'io! Sono un po' teso..." E, di solito, non mi agito perchè non m'importa di altri artisti, ma Mike è speciale, è qualcosa di diverso, non so come spiegarlo...
LK: Trascorremmo molto tempo a parlare, a ridere, a mangiare, semplicemente ad essere amici. Mio figlio era lì, i suoi figli erano lì, insomma vi era una sorta di sensazione familiare…
TR: Conosceva la mia musica sin dal mio primo album, amava il ritmo e l’unicità di quell’album. Mi disse “Teddy, fai qualcosa del genere” Risposi: “Sai, non posso fare lo stesso tipo di brano, ma posso fare qualcosa che sia ugualmente forte.”
NU: Diceva: “Facciamo della musica che sia in grado di cambiare il mondo, creiamo della musica capace di far ballare la gente, di renderla felice. Non vedo l’ora di vederti presto, molto presto.” Ed io pensai, cercando di realizzare: “Ok, mi ha appena chiamato MJ!”
TR: Il momento in cui mi sono sentito più agitato fu quando mi trovai nella stanza con lui… perché quando iniziai a suonargli quelle tracce ed arrivammo alla quinta canzone mi disse: “Fermati!” A quel punto pensai volesse licenziarmi. Non mostrò alcun segno di entusiasmo, non disse niente del tipo: “Wow! Questa è una hit!” Non fece altro che annuire con la testa, proprio come era solito fare Michael quando ti studiava.
EC: Quando avevo circa 11 o 12 anni imparai tutte le sue canzoni. Lui ne rimase molto colpito e mi disse: “Perché non prendi tutti gli accordi che sai e inizi a comporre, a fare le tue canzoni?” Ed è ciò che ho fatto, fu lui a spingermi in quella direzione, ad essere più creativo.
TR: Quelle furono le canzoni che formarono la sesta e settima traccia dell’album “Dangerous.”
NU: Mi fece prendere un volo per Miami e una volta a Miami, ci trovammo nello studio di Barry Gibb. Era lì con Barry Gibb ed iniziò a mostrarmi diversi modi per fare un bridge. Barry diceva: “Fallo così” e Michael rispondeva: “No, voglio provare a farlo così” Ero lì a guardare 2 genii all’opera su un bridge. Michael iniziò a raccontarmi di come le melodie fossero antiche. Mi disse: “Le melodie esistono dall’inizio dei tempi”, disse inoltre che stava a noi saper cogliere le melodie dal Cielo, diceva : “Finchè ascolterai e finchè sarai aperto e disponibile a sentire le melodie, vedrai che ti parleranno. Non dovrai fare altro che aprire la bocca e cantare, devi solo crederci e saranno loro a fare il resto.”
LK: Vedere qualcuno che, dopo così tanti anni nel mondo della musica, ha ancora passione, trasporto e nutre ancora amore per l’eperienza in studio di registrazione, è stato bellissimo.
TR: Amavo lavorare con Michael, mi rendeva migliore. Michael mi chiamava sempre alla fine dei suoi progetti, se non andavano bene, lo aiutavo a perfezionarli, a fare tutto il possibile. Insomma, sono l’ultimatore. E anche per questo progetto non è stato diverso. A causa del nostro rapporto, tutti, compresi i membri della famiglia, mi hanno ritenuto una persona adatta a lavorare sull’album, un giusto tassello del puzzle.
A: M’invitò a Las Vegas per incontrarmi. Mi disse: “Amo le tue melodie, credo che dovremmo collaborare, penso che potremmo creare qualcosa di incredibile.” Cosa potevo pensare se non: “Sì. Andiamo!”.Parlavamo sempre di quelli che erano i nostri progetti, del genere di canzoni che volevamo fare insieme, ci concentravamo sempre su come potevamo sfruttare ciò che avevamo a disposizione, la nostra influenza, i nostri nomi, la nostra notorietà per creare un’atmosfera migliore nel mondo. Fu così che io ero già in possesso di un singolo che avevo registrato intitolato “Hold My Hand”. Gli dissi: “Sai Michael, ho un singolo che penso vorrai ascoltare. Ritengo che potrebbe riscuotere un gran successo.” Rispose: “Sì, mi piacerebbe tanto ascoltarlo, inviamelo.” Ed io: “No, quando vengo, lo porterò con me, perché voglio vedere la tua espressione mentre ascolti questo pezzo.”TR: “Hold My Hand” è una delle canzoni dell’album che preferisco.
A: Quel singolo è stato fatto nel giro di un’ora, cosa che mi lasciò alquanto perplesso, considerata l’etica lavorativa di MJ che a volte impiega 1 giorno o 2 per realizzare una traccia…ma questa volta, fu TR: Quando una canzone gli piaceva, la tramortiva.
A: Sfortunatamente successe che allo studio dove registrammo la canzone, qualcuno si appropriò del master facendolo finire su internet. L’esperienza fu devastante per entrambi in quanto non avevamo ancora aggiunto gli archi e gli ad-libs di MJ ed inoltre MJ era il tipo di persona che quando faceva una premiere, voleva che fosse una premiere in tutti i sensi, che venisse ascoltata e vista esclusivamente per la prima volta. Ora hanno l’opera completa. In seguito a quell’esperienza divenimmo tutti iperprotettivi, in particolar modo lui. Diceva: “Dobbiamo capire come agire. E’ora di lavorare fuori casa.”
EC: Eccoci qua nella mia casa di Frankin Lakes dove MJ registrò. Michael è venuto qui per anni. Era a suo agio qui, era nella sua zona-comfort. Gli piaceva molto stare con la mia famiglia, gli piaceva che i suoi figli si sentissero a casa qui, che fossero sempre felici, che mangiassero pasti fatti in casa.
TR: Era la sua famiglia allargata, non gli importava, voleva solo registrare , fare il padre ed intanto i bambini giocavano e si divertivano.
TR: Il momento in cui mi sono sentito più agitato fu quando mi trovai nella stanza con lui… perché quando iniziai a suonargli quelle tracce ed arrivammo alla quinta canzone mi disse: “Fermati!” A quel punto pensai volesse licenziarmi. Non mostrò alcun segno di entusiasmo, non disse niente del tipo: “Wow! Questa è una hit!” Non fece altro che annuire con la testa, proprio come era solito fare Michael quando ti studiava.
EC: Quando avevo circa 11 o 12 anni imparai tutte le sue canzoni. Lui ne rimase molto colpito e mi disse: “Perché non prendi tutti gli accordi che sai e inizi a comporre, a fare le tue canzoni?” Ed è ciò che ho fatto, fu lui a spingermi in quella direzione, ad essere più creativo.
TR: Quelle furono le canzoni che formarono la sesta e settima traccia dell’album “Dangerous.”
NU: Mi fece prendere un volo per Miami e una volta a Miami, ci trovammo nello studio di Barry Gibb. Era lì con Barry Gibb ed iniziò a mostrarmi diversi modi per fare un bridge. Barry diceva: “Fallo così” e Michael rispondeva: “No, voglio provare a farlo così” Ero lì a guardare 2 genii all’opera su un bridge. Michael iniziò a raccontarmi di come le melodie fossero antiche. Mi disse: “Le melodie esistono dall’inizio dei tempi”, disse inoltre che stava a noi saper cogliere le melodie dal Cielo, diceva : “Finchè ascolterai e finchè sarai aperto e disponibile a sentire le melodie, vedrai che ti parleranno. Non dovrai fare altro che aprire la bocca e cantare, devi solo crederci e saranno loro a fare il resto.”
LK: Vedere qualcuno che, dopo così tanti anni nel mondo della musica, ha ancora passione, trasporto e nutre ancora amore per l’eperienza in studio di registrazione, è stato bellissimo.
TR: Amavo lavorare con Michael, mi rendeva migliore. Michael mi chiamava sempre alla fine dei suoi progetti, se non andavano bene, lo aiutavo a perfezionarli, a fare tutto il possibile. Insomma, sono l’ultimatore. E anche per questo progetto non è stato diverso. A causa del nostro rapporto, tutti, compresi i membri della famiglia, mi hanno ritenuto una persona adatta a lavorare sull’album, un giusto tassello del puzzle.
A: M’invitò a Las Vegas per incontrarmi. Mi disse: “Amo le tue melodie, credo che dovremmo collaborare, penso che potremmo creare qualcosa di incredibile.” Cosa potevo pensare se non: “Sì. Andiamo!”
Parlavamo sempre di quelli che erano i nostri progetti, del genere di canzoni che volevamo fare insieme, ci concentravamo sempre su come potevamo sfruttare ciò che avevamo a disposizione, la nostra influenza, i nostri nomi, la nostra notorietà per creare un’atmosfera migliore nel mondo. Fu così che io ero già in possesso di un singolo che avevo registrato intitolato “Hold My Hand”. Gli dissi: “Sai Michael, ho un singolo che penso vorrai ascoltare. Ritengo che potrebbe riscuotere un gran successo.” Rispose: “Sì, mi piacerebbe tanto ascoltarlo, inviamelo.” Ed io: “No, quando vengo, lo porterò con me, perché voglio vedere la tua espressione mentre ascolti questo pezzo.”
TR: “Hold My Hand” è una delle canzoni dell’album che preferisco.
A: Quel singolo è stato fatto nel giro di un’ora, cosa che mi lasciò alquanto perplesso, considerata l’etica lavorativa di MJ che a volte impiega 1 giorno o 2 per realizzare una traccia…ma questa volta, fu diverso, vidi il brano realizzarsi nel giro di un’ora.
TR: Quando una canzone gli piaceva, la tramortiva.
A: Sfortunatamente successe che allo studio dove registrammo la canzone, qualcuno si appropriò del master facendolo finire su internet. L’esperienza fu devastante per entrambi in quanto non avevamo ancora aggiunto gli archi e gli ad-libs di MJ ed inoltre MJ era il tipo di persona che quando faceva una premiere, voleva che fosse una premiere in tutti i sensi, che venisse ascoltata e vista esclusivamente per la prima volta. Ora hanno l’opera completa. In seguito a quell’esperienza divenimmo tutti iperprotettivi, in particolar modo lui. Diceva: “Dobbiamo capire come agire. E’ora di lavorare fuori casa.”
EC: Eccoci qua nella mia casa di Frankin Lakes dove MJ registrò. Michael è venuto qui per anni. Era a suo agio qui, era nella sua zona-comfort. Gli piaceva molto stare con la mia famiglia, gli piaceva che i suoi figli si sentissero a casa qui, che fossero sempre felici, che mangiassero pasti fatti in casa.
TR: Era la sua famiglia allargata, non gli importava, voleva solo registrare , fare il padre ed intanto i bambini giocavano e si divertivano.
fonte: mjjf
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