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IL GIORNO DEL RINGRAZIAMENTO CON MICHAEL JACKSON

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Messaggio Da Michaelforever Gio Nov 22, 2012 1:56 pm

IL GIORNO DEL RINGRAZIAMENTO CON MICHAEL JACKSON

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di Jonathan Margolis, il giornalista che ha avuto modo di conoscerlo meglio...”

Il Ringraziamento è il giorno più importante dell'anno per le famiglie americane. In ogni casa negli Stati Uniti, si cena con tacchino e torta di zucca. Quello che ho trascorso due anni fa è stato un Ringraziamento tipico- ma l'ho trascorso con una famiglia americana piuttosto atipica. Ero ospite a casa di amici in New Jersey e c'erano anche Michael Jackson e i suoi bambini, Prince Michael I di cinque anni e Paris, di tre. Sì, quello stesso Michael Jackson, che, dopo aver fatto penzolare il suo ultimo figlio, Prince Michael II, da un balcone di Berlino, è stato condannato a essere il peggior padre del mondo. Nonostante le scuse di Jackson per il suo comportamento folle,gli assistenti sociali hanno detto che, se l'incidente fosse accaduto in questo Paese, tutti e tre i figli probabilmente adesso sarebbero stati presi sotto la loro custodia. Ma, sulla base dei quattro mesi che ho trascorso con Michael e con i suoi due figli maggiori prima e dopo il Ringraziamento,sono arrivato a una conclusione controversa: Jackson non è in realtà il padre peggiore di tutti e non solo,Prince Michael I e Paris sono, in base alla mia esperienza, tra i bambini più educati,meno viziati e più equilibrati che io abbia mai conosciuto. Durante il tempo trascorso con i figli di Jackson,ho avuto modo di conoscerli abbastanza bene. Ho letto per loro, con Paris lì vicino e Prince seduto accanto a me. Ho anche detto a Prince che mi aveva fatto male quando mi era passato sul piede con il suo trattore giocattolo. (Lui mi ha chiesto educatamente scusa.. due volte,perchè secondo il padre, il primo “scusa” non suonava come “sono dispiaciuto”)
Questo non era il comportamento dei marmocchi viziati e squilibrati che mi aspettavo. Ma ci sono state ancora altre sorprese. Nella mitologia popolare, i figli di Jackson vivono in isolamento e non hanno contatto con altri bambini. Ma io li ho visti giocare per ore con i loro amici. Nella mitologia popolare i figli di Jackson hanno tutti i loro giocattoli distrutti al termine della giornata per paura delle infezioni. Ma io li ho visti abbracciarsi e li ho visti succhiare il Manky, quell'antigienica spazzatura di plastica che hanno tutti i bambini.
Sono stato in un negozio di giocattoli con Prince e Paris durante una delle abbuffate di shopping privato di Michael. Erano le 19:00 e dovevamo essere veloci, perchè si stava avvicinando l'ora in cui i bambini dovevano andare a letto- avevano il permesso di poter scegliere un solo giocattolo ciascuno.
Jackson può essere nevrotico, eccentrico e decisamente traballante, ma Prince e Paris sono luminosi, sicuri, affettuosi e premurosi. Dicono grazie prima dei pasti e parlano con frasi e non con grugniti e monosillabi tipici di molti bambini americani, gli è stato vietato di usare un linguaggio rude.
Prince ha un volto solenne, ma un carattere sbarazzino e una curiosità implacabile. Anche se è circondato dal personale desideroso di eseguire gli ordini di suo padre, non ho trovato nessuna traccia di arroganza nel suo modo di fare.
Paris era molto piccola quando l'ho conosciuta, ma aveva l'abitudine di competere sempre con Prince per essere la prima a saltare sulle ginocchia di papà. Dal momento che Jackson è divorziato dalla madre dei bambini, Debbie Rowe, sono accuditi dalla tata Grace. Una signora ispanica,che stava in disparte ma che era sempre vigile. Non credo che qualcosa potesse sfuggire alla sua attenzione e, se è ancora la tata, ho paura di pensare al dolore che le ha causato il suo
datore di lavoro per la sciocchezza del balcone.
I vestiti dei bambini sembravano essere scelti da Michael per Prince e dalla tata Grace per Paris. In occasioni speciali,Prince era vestito come il piccolo Lord Fauntleyroy. Paris indossava abiti delicati con pizzi e velluto, un po' datati. Gran parte dell'eccentricità di Jackson si deve alla dura disciplina di suo padre. Con i suoi figli, Michael è duro, ma in modo infinitamente più considerato e più umano. Lui è decisamente contro la violenza e vuole fermamente che i suoi figli possano avere l'educazione più normale possibile.
In particolare si preoccupa del fatto che i suoi ragazzi evitino le droghe e le altre distrazioni dello showbiz. Insiste sul fatto che “no significa no” e che la disciplina deve essere somministrata senza rabbia e urla. Quando i bambini fanno i monelli o sono cattivi l'uno con l'altra, lui gli porta via l'oggetto del contendere e li fa stare in un angolo.
Nella loro casa, a Neverland, i loro giocattoli sono razionati. Non sono autorizzati a fare riferimento ai giocattoli come “è mio!!”, quando ci sono i loro amici e gli è stato insegnato che l'unico beneficio di avere tanti soldi è quello di poter condividere i propri beni con gli altri. Abbastanza sorprendentemente, Michael non vuole che i suoi figli diventino vanitosi. Una volta mi ha raccontato che aveva visto Prince che si pettinava i capelli davanti ad uno specchio e diceva: “Sto benissimo”. Michael lo ha corretto dicendo: “Sembri Ok”.
A Prince e a Paris ha anche insegnato a essere diplomatici e a non mentire. Anche le bugie a fin di bene sono sbagliate per il loro padre. Preferisce insegnare ai bambini a “vedere le cose da una dimensione diversa”.
Prince, per esempio, ha paura della turbolenza sugli aerei. Se gli dici che non è su un aereo ma sulle montagne russe, spiega Michael, lui sa che è una bugia. Ma se dici:siamo su un aereo, ma pensa di essere sulle montagne russe, diventa una questione di prospettiva.
Michael è duro anche con se stesso. Un giorno, mentre stava registrando il suo ultimo album, Prince è entrato nello studio e ha versato dei popcorn sul pavimento. Michael ha insistito per poterlo pulire. “E' mio figlio che ha fatto il danno. Io lo devo ripulire”- ha detto, facendo sorridere i musicisti mentre si piegava sulle mani e sulle ginocchia.
Il Rabbino Shmuley Boteach, amico di Michael, e colui che ci ha invitati per la cena del Ringraziamento, crede che Michael possieda una rara, istintiva empatia con i bambini. Mi ha raccontato un episodio accaduto con sua figlia di otto anni che si era persa a Neverland. Quando l'hanno ritrovata, la bambina piangeva e il rabbino ,d'istinto, le ha detto di non essere sciocca,ma Michael intervenne e disse: “Io capisco come ti senti, mi ricordo che è successo anche a me, quando ero bambino”. Anche io ho visto molte volte questa empatia. Michael parla a tutti i bambini come se fossero adulti. Lui non tollera le interruzioni di una conversazione fra adulti ma, riesce ad essere insolitamente in sintonia per sentire la voce di un bambino che pone una domanda, quando la maggior parte di noi sceglie di essere un po 'sorda. E 'terrorizzato dei cani, ma ha comprato ai suoi figli un golden retriever, pensando che fosse sbagliato per lui trasmettere il suo pregiudizio irrazionale. C'è una cosa che gli sta antipatica: dare una risposta alle domande imbarazzanti che fanno i bambini, così lui va nella sua vasta biblioteca privata alla ricerca della risposta corretta.
Quindi, cos'è che ha spinto Michael Jackson ha fare quella, ormai famosa, scena del balcone? Che cos'è che ha portato un uomo ossessionato dalla sicurezza dei suoi figli a mettere in pericolo il suo bambino così inutilmente? Posso solo immaginare che stava mettendo in pratica, in un modo sciocco, un altro dei suoi principi - che i bambini dovrebbero essere istruiti a non aver paura di nulla. Mi ha detto a cena quella sera che lui è innamorato del pericolo, ma non ho capito il perché. Questa dichiarazione è difficile da comprendere,ma sono sicuro che ,incidenti come quelli di Berlino non si ripeteranno più. Ma forse possiamo prendere atto di una parte del discorso che ha fatto sull'infanzia e sui suoi figli lo corso anno presso l'Università di Oxford:
“E se crescendo, dovessero avercela con me per il modo in cui le mie scelte stanno influenzando la loro infanzia? “Perchè non abbiamo avuto l'infanzia tipica di tutti gli altri bambini?”-potrebbero chiedersi. Prego che in quel momento i miei figli mi daranno il beneficio del dubbio e che diranno a se stessi: “Il nostro papà ha fatto il meglio che poteva, date le circostanze uniche che si è trovato di fronte”.
“Spero”-ha concluso- “che sapranno concentrarsi sempre sulle cose positive, sui sacrifici che ho fatto volentieri per loro, e che non mi critichino per le cose a cui abbiamo dovuto rinunciare o per gli errori che ho fatto, e che continuerò certamente a fare durante la loro crescita. Tutti noi siamo figli di qualcuno e sappiamo che, nonostante i migliori progetti e gli sforzi, gli errori si verificano sempre. Questo significa che siamo solo esseri umani”.

ARTICOLO DI JONATHAN MARGOLIS DELL'8 DICEMBRE 2002 PUBBLICATO SUL “THE MAIL ON SUNDAY”
TRADUZIONE DI EMANUELA AREZZI.

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