Intervista a James Harry Benson, fotografo scozzese
Michael Jackson Who Is It :: Michael Life: tra palco e realtà / Michael's life:between stage and reality :: Incontri con Michael/Meet whit Michael
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Intervista a James Harry Benson, fotografo scozzese
Ho conosciuto Michael su una collina in Colorado nel 1984. Era in tour con Victory insieme ai suoi fratelli.
Michael fu il primo ad accorrere verso di me e ad aiutarmi quando sono scivolato salendo una ripida collina fangosa. Stavo bene, ero solo coperto un po' di fango. Quella fu la prima volta che Michael iniziò a simpatizzare per una delle mie giacche scozzesi di tweed, così me la tolsi e la diedi a lui. Sembrava contento del mio gesto che la indossò subito, si mise a roteare entrambe le braccia sotto la splendida luce del sole, ed io lo fotografavo mentre correva e saltava.
Nel 1985, fotografai Michael al "We Are the World" per tutta la notte durante la sessione di registrazione a Los Angeles, ideata per raccogliere fondi per i bambini affamati dell'Africa. Quincy Jones registrò un cartello che diceva: "Lasciate i vostri ego alla porta," e le 45 stelle che hanno partecipato hanno fatto proprio questo. [...]
Al primo incontro, Michael sembrava molto timido. Parlava in modo molto morbido, la sua voce acuta e riconoscibile al mondo, stranamente si trasformava e dopo circa 10 minuti il suo tono diventava profondo. Trovo che molte persone potenti, ad esempio i capi di stato, parlano sempre molto piano. Non c'è bisogno di urlare per attirare l'attenzione. Provate a sentire quello che dicono la prima volta - a loro non piace ripetere. Michael era così. Un'ora più tardi, quando ci siamo incontrati di nuovo, è stato come ricominciare - ancora una volta,Iniziò prima con il tono acuto e poi con voce tranquilla, che si trasformò in qualcosa di più profondo dopo circa 10 minuti.
Quando ho visto Michael nel 1995, mi disse che era ancora rapito dai colori della mia giacca di tweed, così decisi nuovamente di dargliela, decise di indossarla per delle fotografie con la nuova sposa Lisa Marie Presley.
Nel 1997, ho visitato Neverland, per fotografare il suo primogenito, Prince. Mentre gli stava dando da mangiare , il volto del bambino si sporcò con il cibo. Michael ha scherzato, "Oh, è tempo di Linda Blair", riferendosi all'attrice nel film L'esorcista. In seguito, abbiamo portato Prince nella sua stanza, dove Michael gli diede un Biberon e lo cullò fino a farlo addormentate, cantandogli dolci canzoncine. Michael mi disse che Prince lo aveva ispirato a scrivere più musica che in qualsiasi altro momento nella sua vita.
Il giorno seguente, Michael mi portò in sala prove dove aveva perfezionato il moonwalk. Mi disse che spesso portava Prince lì a guardarlo fare pratica di fronte alla parete e allo specchio, Diceva che avrebbero ballato insieme un giorno!! Ero convinto che sarebbe stato il prossimo atto, che Prince si sedesse a giocare con un microfono e imitasse suo padre in ogni mossa. Michael mi disse che il moonwalk era molto facile da fare. "Basta fare questo, Harry, e tirare indietro il piede." Inutile dire che non ero così stupido da provare.
[...]
E' stato davvero facile lavorare con Michael, lui era così felice nel mostrarmi la sua casa. Tutte le foto sono state fatte in fretta. Questa è la cosa che la gente si dimentica - si deve lavorare velocemente, in modo che il soggetto non si possa annoiare. Quando Michae mi chiese cosa volevo che indossasse per il servizio io gli risposi, "sii te stesso. Indossa ciò che ti fa sentire più comodo"
Qui si può realemente vedere come Neverland portava via le preoccupazioni dalla mente di Michael, di come lo allontanava dalla sua vita così stressante. Aveva tutto quello che voleva lì. Ho avuto l'impressione che in nessun modo, Michael, vivesse una vita da recluso. Leggeva i giornali, e si teneva al passo con la notizie. Una volta, mi chiese cosa pensavo di Reagan.
Michael mi ha fatto capire chi fosse, nonostante per tutto il tempo avesse quegli occhi tristi.
Anche se non ero molto vicino a Michael, avevamo comunque un cordiale e rispettoso rapporto, ed è davvero tutto quello che si può deisderare quando si fa il mio lavoro. Mi mancherà. A noi tutti mancherà il suo immenso talento. "
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