Michael Jackson: Re del Pop e degli Imprenditori
Michael Jackson Who Is It :: Michael Life: tra palco e realtà / Michael's life:between stage and reality :: Incontri con Michael/Meet whit Michael :: Dicono di lui!!! / People about Michael!!!
Pagina 1 di 1
Michael Jackson: Re del Pop e degli Imprenditori
Michael Jackson: King of Pop and Entrepreneurs
When Michael Jackson's family and fans gather in the courtyard of Grauman's Chinese Theatre in Hollywood this week and use his shoes to create footprints in cement, it will be the King of Pop's legacy as a music icon that takes center stage.
Music, however, wasn't Jackson's only talent. He was a sharp and polished entrepreneur who knew his audience and who, up until his death in 2009, was constantly trying to improve his product and refine his brand.
Music writer and University of Rochester instructor Joe Vogel, author of the new book "Man in the Music: The Creative Life and Work of Michael Jackson" (Sterling, 2011), says Jackson's evolution as an artist and a person went beyond his talents as a musician.
In an exclusive interview with BusinessNewsDaily, Vogel talks about Jackson's legacy as an entertainer, businessman and innovator and what lessons he offered all of us.
BusinessNewsDaily: Michael Jackson was clearly more than just talented and more than just lucky. He must have had some other quality – some entrepreneur-like quality– that helped him on his road to become the King of Pop. Can you describe it?
Joe Vogel: One of Michael Jackson's greatest qualities was his ability to envision something in his mind – something bold and different and innovative – and then have the willpower and work ethic to realize it. He was constantly challenging himself and those around him to push beyond the ordinary. He often had friends and collaborators read "Jonathan Livingston Seagull," a fable about refusing to conform and striving for excellence. You see, even with his "This Is It" concerts at the age of 50, he wouldn't accept mediocrity. He wanted the shows to be unlike anything people had experienced before.
BND: Do you think his decision to constantly reinvent himself was a conscious one in an effort to always become something new and exciting for his audience, or do you think he just naturally evolved as he got older?
J.V.: Michael Jackson understood that stagnation for an artist was death. He hated the idea of simply repeating formulas. So he was constantly transforming, re-inventing his image and style and sound, keeping people guessing and wanting more.
But there are also continuities to his image/persona: certain symbols, trademarks and qualities. He is perhaps the only artist who can be represented in five to 10 different poses in silhouette and people know exactly who it is. He was very deliberate about his choices. One thing he always feared was overexposure. He knew that the magical aura associated with him, the excitement could be retained only by withholding from his audience. So, for example, he would never do a whole circuit of TV performances and interviews to promote an album the way most artists do today. He would do one show, and the buildup to it would be incredible.
BND: How do you think he would have described the Michael Jackson brand? What was he trying to sell?
J.V.: I think Michael was a lot like Steve Jobs in that each new product – whether an album or video or single – was an event. There was all kinds of hype and anticipation. So the brand was about that excitement, because you knew whatever he was releasing was going to be cutting-edge, unique and of the highest quality.
BND: Did he make good business decisions? What were some of his best and worst?
J.V.: Michael made very good business decisions for the first 10-15 years of his adult career, and very bad ones in his final 10-15 years. His smartest decision was to not only retain the rights to his own master recordings (before him, there was a long history of exploitation in the music industry, particularly of African-American artists), but to also actively acquire other publishing rights, including the Beatles catalog.
His worst decisions came when he had a lot of money and not much consistency or oversight. His management, beginning in the early '90s, became a revolving door. He became vulnerable to extortion, exploitation and excessive spending because he no longer had a trustworthy, vigilant, dedicated team around him.
BND: What could any business owner or entrepreneur learn from Michael Jackson?
J.V.: I think the main thing an entrepreneur or business owner could learn from Michael Jackson is that doing something great requires both vision and work. Michael approached each new project with boundless passion, and that energy was infectious to collaborators. But what really impressed those who worked with him was that he could bring his ideas to fruition. He dreamed big and then worked tirelessly until his dreams came to life.
Michael Jackson: Re del Pop e degli Imprenditori
Quando la famiglia di Michael Jackson e i fan si riuniranno nel piazzale del Teatro Cinese Grauman di Hollywood questa settimana e useranno le sue scarpe per creare le impronte nel cemento, sarà l'eredità del Re del Pop come icona della musica al centro dell'attenzione.
La musica, tuttavia, non era solo il talento di Jackson. Era un imprenditore acuto e raffinato che conosceva il suo pubblico e che, fino alla sua morte nel 2009, stava costantemente cercando di migliorare il suo prodotto e perfezionare il suo marchio.
Lo scrittore di musica e insegnante dell'Università di Rochester, Joe Vogel, autore del nuovo libro "Man in the Music: La vita creativa e il lavoro di Michael Jackson" (Sterling, 2011), dice che l'evoluzione di Jackson come artista e persona è andata oltre il suo talento di musicista.
In un'intervista esclusiva con BusinessNewsDaily, Vogel parla dell'eredità di Jackson come intrattenitore, uomo d'affari e innovatore, e quali lezioni ha offerto a tutti noi.
BusinessNewsDaily: Michael Jackson è stato chiaramente più che talentuoso e più che semplicemente fortunato. Deve aver avuto qualche altra qualità - una dote da imprenditore - che lo ha aiutato sulla sua strada per diventare il Re del Pop. Puoi descriverle?
Joe Vogel: Una delle più grandi doti di Michael Jackson era la sua capacità di concepire qualcosa nella sua mente - qualcosa di audace, diverso e innovativo - e poi avere la forza di volontà e l'etica del lavoro per realizzarla. Sfidava costantemente se stesso e chi gli stava intorno per spingersi oltre l'ordinario. Spesso i suoi amici e collaboratori leggevano "Il gabbiano Jonathan Livingston", una favola sul rifiuto di conformarsi e l'aspirazione all'eccellenza. Vedi, anche con i suoi concerti "This Is It" all'età di 50 anni non avrebbe accettato la mediocrità. Voleva che lo show fosse diverso da qualsiasi cosa la gente avesse sperimentato prima.
BND: Pensi che la sua decisione di reinventare continuamente se stesso fosse consapevole, nel tentativo di diventare sempre qualcosa di nuovo ed eccitante per il suo pubblico, o pensi che si sia naturalmente evoluta con l'età?
JV: Michael Jackson aveva capito che l'immobilità per un artista era la morte. Odiava l'idea di limitarsi a ripetere formule, perciò si trasformava costantemente, reinventando la sua immagine e lo stile e il suono, alimentando le aspettative e il desiderio di novità delle persone.
Ma ci sono anche continuità nella sua immagine/personaggio: certi simboli, marchi e qualità. Lui è forse l'unico artista che può essere rappresentato in 5-10 diverse pose di profilo e la gente sa esattamente chi è. Era molto cauto circa le sue scelte. Una cosa che ha sempre temuto era la sovraesposizione. Sapeva che l'aura magica associata a lui e l'emozione potevano essere mantenute solo nascondendosi al suo pubblico. Così, ad esempio, non avrebbe mai fatto un intero circuito di spettacoli televisivi e interviste per promuovere un album nel modo in cui fanno la maggior parte degli artisti di oggi. Avrebbe fatto uno show, e la sua campagna pubblicitaria sarebbe stata incredibile.
BND: Come pensi che avrebbe descritto il marchio "Michael Jackson"? Che cosa stava cercando di vendere?
JV: Credo che Michael fosse un po' come Steve Jobs, in quanto ogni nuovo prodotto - che fosse un album o un video o un singolo - era un evento. C'era ogni genere di pubblicità martellante e trepidazione. Così il marchio era questa eccitazione, perché sapevi che qualsiasi cosa stesse per pubblicare sarebbe stata all'avanguardia, unica e di altissima qualità.
BND: Prendeva delle buone decisioni finanziarie? Quali sono state le migliori e le peggiori?
JV: Michael ha preso delle decisioni finanziarie molto buone per i primi 10-15 anni della sua carriera adulta, e molto brutte nei suoi ultimi 10-15 anni. La sua decisione più intelligente è stata non solo di aver mantenuto i diritti per le sue registrazioni master (prima di lui, c'è stata una lunga storia di sfruttamento nel settore della musica, in particolare di artisti afro-americani), ma anche di aver attivamente acquisito i diritti di pubblicazione di altri, compreso il catalogo dei Beatles.
Le sue decisioni peggiori sono arrivate quando aveva un sacco di soldi e non molta coerenza o attenzione. Il suo management, a partire dagli anni '90, è diventato come una porta girevole. Lui è diventato vulnerabile alle estorsioni, allo sfruttamento e alle spese eccessive perché non aveva più un team di fiducia, vigile e scrupoloso intorno a lui.
BND: Che cosa potrebbe imparare da Michael Jackson un uomo d'affari o un imprenditore?
JV: Penso che la cosa principale che un uomo d'affari o un imprenditore potrebbe imparare da Michael Jackson è che fare qualcosa di grande richiede sia l'idea che il lavoro. Michael si avvicinava a ogni nuovo progetto con passione infinita, e quell'energia era contagiosa per i suoi collaboratori. Ma ciò che impressionava veramente coloro che hanno lavorato con lui era che poteva portare a compimento le sue idee. Sognava in grande e poi lavorava instancabilmente fino a che il suo sogno non prendeva vita.
www.businessnewsdaily.com/1943-michael-jackson-book.html
When Michael Jackson's family and fans gather in the courtyard of Grauman's Chinese Theatre in Hollywood this week and use his shoes to create footprints in cement, it will be the King of Pop's legacy as a music icon that takes center stage.
Music, however, wasn't Jackson's only talent. He was a sharp and polished entrepreneur who knew his audience and who, up until his death in 2009, was constantly trying to improve his product and refine his brand.
Music writer and University of Rochester instructor Joe Vogel, author of the new book "Man in the Music: The Creative Life and Work of Michael Jackson" (Sterling, 2011), says Jackson's evolution as an artist and a person went beyond his talents as a musician.
In an exclusive interview with BusinessNewsDaily, Vogel talks about Jackson's legacy as an entertainer, businessman and innovator and what lessons he offered all of us.
BusinessNewsDaily: Michael Jackson was clearly more than just talented and more than just lucky. He must have had some other quality – some entrepreneur-like quality– that helped him on his road to become the King of Pop. Can you describe it?
Joe Vogel: One of Michael Jackson's greatest qualities was his ability to envision something in his mind – something bold and different and innovative – and then have the willpower and work ethic to realize it. He was constantly challenging himself and those around him to push beyond the ordinary. He often had friends and collaborators read "Jonathan Livingston Seagull," a fable about refusing to conform and striving for excellence. You see, even with his "This Is It" concerts at the age of 50, he wouldn't accept mediocrity. He wanted the shows to be unlike anything people had experienced before.
BND: Do you think his decision to constantly reinvent himself was a conscious one in an effort to always become something new and exciting for his audience, or do you think he just naturally evolved as he got older?
J.V.: Michael Jackson understood that stagnation for an artist was death. He hated the idea of simply repeating formulas. So he was constantly transforming, re-inventing his image and style and sound, keeping people guessing and wanting more.
But there are also continuities to his image/persona: certain symbols, trademarks and qualities. He is perhaps the only artist who can be represented in five to 10 different poses in silhouette and people know exactly who it is. He was very deliberate about his choices. One thing he always feared was overexposure. He knew that the magical aura associated with him, the excitement could be retained only by withholding from his audience. So, for example, he would never do a whole circuit of TV performances and interviews to promote an album the way most artists do today. He would do one show, and the buildup to it would be incredible.
BND: How do you think he would have described the Michael Jackson brand? What was he trying to sell?
J.V.: I think Michael was a lot like Steve Jobs in that each new product – whether an album or video or single – was an event. There was all kinds of hype and anticipation. So the brand was about that excitement, because you knew whatever he was releasing was going to be cutting-edge, unique and of the highest quality.
BND: Did he make good business decisions? What were some of his best and worst?
J.V.: Michael made very good business decisions for the first 10-15 years of his adult career, and very bad ones in his final 10-15 years. His smartest decision was to not only retain the rights to his own master recordings (before him, there was a long history of exploitation in the music industry, particularly of African-American artists), but to also actively acquire other publishing rights, including the Beatles catalog.
His worst decisions came when he had a lot of money and not much consistency or oversight. His management, beginning in the early '90s, became a revolving door. He became vulnerable to extortion, exploitation and excessive spending because he no longer had a trustworthy, vigilant, dedicated team around him.
BND: What could any business owner or entrepreneur learn from Michael Jackson?
J.V.: I think the main thing an entrepreneur or business owner could learn from Michael Jackson is that doing something great requires both vision and work. Michael approached each new project with boundless passion, and that energy was infectious to collaborators. But what really impressed those who worked with him was that he could bring his ideas to fruition. He dreamed big and then worked tirelessly until his dreams came to life.
Michael Jackson: Re del Pop e degli Imprenditori
Quando la famiglia di Michael Jackson e i fan si riuniranno nel piazzale del Teatro Cinese Grauman di Hollywood questa settimana e useranno le sue scarpe per creare le impronte nel cemento, sarà l'eredità del Re del Pop come icona della musica al centro dell'attenzione.
La musica, tuttavia, non era solo il talento di Jackson. Era un imprenditore acuto e raffinato che conosceva il suo pubblico e che, fino alla sua morte nel 2009, stava costantemente cercando di migliorare il suo prodotto e perfezionare il suo marchio.
Lo scrittore di musica e insegnante dell'Università di Rochester, Joe Vogel, autore del nuovo libro "Man in the Music: La vita creativa e il lavoro di Michael Jackson" (Sterling, 2011), dice che l'evoluzione di Jackson come artista e persona è andata oltre il suo talento di musicista.
In un'intervista esclusiva con BusinessNewsDaily, Vogel parla dell'eredità di Jackson come intrattenitore, uomo d'affari e innovatore, e quali lezioni ha offerto a tutti noi.
BusinessNewsDaily: Michael Jackson è stato chiaramente più che talentuoso e più che semplicemente fortunato. Deve aver avuto qualche altra qualità - una dote da imprenditore - che lo ha aiutato sulla sua strada per diventare il Re del Pop. Puoi descriverle?
Joe Vogel: Una delle più grandi doti di Michael Jackson era la sua capacità di concepire qualcosa nella sua mente - qualcosa di audace, diverso e innovativo - e poi avere la forza di volontà e l'etica del lavoro per realizzarla. Sfidava costantemente se stesso e chi gli stava intorno per spingersi oltre l'ordinario. Spesso i suoi amici e collaboratori leggevano "Il gabbiano Jonathan Livingston", una favola sul rifiuto di conformarsi e l'aspirazione all'eccellenza. Vedi, anche con i suoi concerti "This Is It" all'età di 50 anni non avrebbe accettato la mediocrità. Voleva che lo show fosse diverso da qualsiasi cosa la gente avesse sperimentato prima.
BND: Pensi che la sua decisione di reinventare continuamente se stesso fosse consapevole, nel tentativo di diventare sempre qualcosa di nuovo ed eccitante per il suo pubblico, o pensi che si sia naturalmente evoluta con l'età?
JV: Michael Jackson aveva capito che l'immobilità per un artista era la morte. Odiava l'idea di limitarsi a ripetere formule, perciò si trasformava costantemente, reinventando la sua immagine e lo stile e il suono, alimentando le aspettative e il desiderio di novità delle persone.
Ma ci sono anche continuità nella sua immagine/personaggio: certi simboli, marchi e qualità. Lui è forse l'unico artista che può essere rappresentato in 5-10 diverse pose di profilo e la gente sa esattamente chi è. Era molto cauto circa le sue scelte. Una cosa che ha sempre temuto era la sovraesposizione. Sapeva che l'aura magica associata a lui e l'emozione potevano essere mantenute solo nascondendosi al suo pubblico. Così, ad esempio, non avrebbe mai fatto un intero circuito di spettacoli televisivi e interviste per promuovere un album nel modo in cui fanno la maggior parte degli artisti di oggi. Avrebbe fatto uno show, e la sua campagna pubblicitaria sarebbe stata incredibile.
BND: Come pensi che avrebbe descritto il marchio "Michael Jackson"? Che cosa stava cercando di vendere?
JV: Credo che Michael fosse un po' come Steve Jobs, in quanto ogni nuovo prodotto - che fosse un album o un video o un singolo - era un evento. C'era ogni genere di pubblicità martellante e trepidazione. Così il marchio era questa eccitazione, perché sapevi che qualsiasi cosa stesse per pubblicare sarebbe stata all'avanguardia, unica e di altissima qualità.
BND: Prendeva delle buone decisioni finanziarie? Quali sono state le migliori e le peggiori?
JV: Michael ha preso delle decisioni finanziarie molto buone per i primi 10-15 anni della sua carriera adulta, e molto brutte nei suoi ultimi 10-15 anni. La sua decisione più intelligente è stata non solo di aver mantenuto i diritti per le sue registrazioni master (prima di lui, c'è stata una lunga storia di sfruttamento nel settore della musica, in particolare di artisti afro-americani), ma anche di aver attivamente acquisito i diritti di pubblicazione di altri, compreso il catalogo dei Beatles.
Le sue decisioni peggiori sono arrivate quando aveva un sacco di soldi e non molta coerenza o attenzione. Il suo management, a partire dagli anni '90, è diventato come una porta girevole. Lui è diventato vulnerabile alle estorsioni, allo sfruttamento e alle spese eccessive perché non aveva più un team di fiducia, vigile e scrupoloso intorno a lui.
BND: Che cosa potrebbe imparare da Michael Jackson un uomo d'affari o un imprenditore?
JV: Penso che la cosa principale che un uomo d'affari o un imprenditore potrebbe imparare da Michael Jackson è che fare qualcosa di grande richiede sia l'idea che il lavoro. Michael si avvicinava a ogni nuovo progetto con passione infinita, e quell'energia era contagiosa per i suoi collaboratori. Ma ciò che impressionava veramente coloro che hanno lavorato con lui era che poteva portare a compimento le sue idee. Sognava in grande e poi lavorava instancabilmente fino a che il suo sogno non prendeva vita.
www.businessnewsdaily.com/1943-michael-jackson-book.html
szwaby82- Messaggi : 4159
Data d'iscrizione : 10.10.11
Argomenti simili
» Michael Jackson voleva un ruolo nel primo film degli X-Men
» Katherine Jackson Uno degli esecutori di Mj lo ha derubato
» Volete Michael sui francobolli degli Stati uniti?
» "MICHAEL" alla #11 della classifica degli album più venduti del 2010"
» Michael ottavo nella lista delle celebrità più chiacchierate degli ultimi 10 anni
» Katherine Jackson Uno degli esecutori di Mj lo ha derubato
» Volete Michael sui francobolli degli Stati uniti?
» "MICHAEL" alla #11 della classifica degli album più venduti del 2010"
» Michael ottavo nella lista delle celebrità più chiacchierate degli ultimi 10 anni
Michael Jackson Who Is It :: Michael Life: tra palco e realtà / Michael's life:between stage and reality :: Incontri con Michael/Meet whit Michael :: Dicono di lui!!! / People about Michael!!!
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.