"Murray è colpevole ma non ha ucciso da solo"
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"Murray è colpevole ma non ha ucciso da solo"
"Murray è colpevole
ma non ha ucciso da solo"
A poche ore dalla sentenza che ha condannato il medico parla Jermaine, il fratello maggiore del re del pop. "Quattro anni di prigione sono pochi. Produrremo le prove e ci sarà un nuovo processo entro settembre
CALABASAS (Los Angeles) - "Quattro anni di prigione? Troppo pochi. Ma anche se gli avessero dato l'ergastolo Michael non sarebbe qui oggi, questa è la realtà. Io dico che il dottor Murray è solo il dito di una mano che resta impunita. Ci sono altre persone coinvolte in questo che per me è "omicidio" tout court. Produrremo le evidenze e ci sarà un altro processo entro settembre". Jermaine Jackson, 57 anni, era in aula martedì quando il giudice Pastor ha comminato a Conrad Murray il massimo della pena: quattro anni di prigione per aver ucciso con un'eccessiva dose di Propofol Michael Jackson il 25 giugno 2009. È Halima Rashid, la terza moglie (afghana di Kabul) sposata dopo la conversione all'Islam, a rendere possibile poche ore dopo la sentenza un incontro con il fratello maggiore di Michael, ex bassista e cantante dei Jackson 5. Jermaine ha da poco pubblicato Michael (Ed. Rizzoli), che raccoglie le memorie all'ombra del re del pop. "Noi Jackson abbiamo tutti una voce femminile, che mostruosità quando si diceva che papà somministrasse ormoni a Michael per conservargli il registro alto".
Murray: un criminale o un professionista negligente?
"Entrambe le cose. E, lo ripeto, non ha agito da solo. Ci sono domande che restano senza risposta: perché hanno cancellato tutti i nastri delle telecamere di sorveglianza? Perché registrò la voce affaticata di mio fratello
se non per farne in seguito un uso fraudolento, magari l'ennesima estorsione?".
Frank Cascio, ex personal manager, ha scritto un libro (Il mio amico Michael) in cui rivela che suo fratello faceva uso di Propofol dal 1999.
"Io so solo che Michael lo odiava al punto da non farlo entrare in casa. Altro che amico! Si rifiutò di testimoniare al processo pur sapendo che Michael non avrebbe mai sfiorato un bambino. E poi, anche se usava il Propofol, mio fratello non voleva morire ma solo dormire. Aveva firmato la sera prima un contratto per l'acquisto di una casa a Las Vegas, altro che suicidio".
Quando ha visto suo fratello per l'ultima volta?
"Un mese prima della morte. Era entusiasta e in buona salute. Quando l'ho rivisto nella camera mortuaria non credevo ai miei occhi, dimagrito di almeno dieci chili, sembrava anoressico. Gridai: 'Sei diventato il numero uno, ma quanto l'hai pagata cara!'. Cosa è successo in quelle settimane? In che modo i boss della Aeg (il team produttivo di This is it, ndr) hanno esasperato la sua tensione? Abbiamo prove che Michael si era rivolto a un altro dottore lamentando sensazioni di gelo in tutto il corpo. Come mai nessuno non informò la famiglia? Questi saranno i capitoli del prossimo processo. Le priorità erano il tour e lo show, le priorità l'hanno ucciso".
In che rapporto era con Michael nel periodo in cui è morto?
"Ottimo. Michael era il settimo di nove figli. Dormivamo uno sopra l'altro nella piccola casa di Gary, 11 persone in 50 metri quadri. Io sono nato nel 1954, all'epoca un genitore non era considerato violento se prendeva a cinghiate suo figlio, come Joseph faceva con noi quando eravamo indisciplinati. Michael ha cominciato a lavorare a 4 anni. Infanzia negata? Son cose che si dicono adesso, col senno di poi. Si metta nei panni di una famiglia afroamericana proletaria dell'Indiana alla fine degli anni 60, quando negli stati del Sud rifiutavano di far dormire i Jackson 5 negli alberghi dei bianchi. Michael era il più piccolo e dunque quel che più soffrì la disciplina che Joseph c'imponeva, ma da qui a sostenere che fosse un padre che abusava... Non ci andava leggero con le mani, ma ci ha inculcato sani principi. Come mia madre, fervente testimone di Geova. I media hanno lavorato senza sosta per spezzare l'unità della nostra famiglia, ma dove sono oggi i figli di Michael? Con la nonna. E giocano con i cugini".
Eppure quando viveva a Neverland, Michael teneva alla larga la famiglia. Più volte vi fu negato l'ingresso.
"Era manipolato. Costretto a fidarsi di chi aveva occhio solo per il business, e gli suggeriva di alimentare il gossip anziché stroncarlo. Cosa fai per trarre profitto da una persona ricca e fragile? La isoli dai suoi punti fermi".
Non pensa che la vulnerabilità di Michael sia cresciuta quando da superstar di una boyband è diventato un'icona internazionale?
"Eravamo tranquilli, era cresciuto alla Motown con Berry Gordy, il più scaltro discografico dell'epoca, sapeva quel che voleva e come orientare la carriera. Ma avevamo sottovalutato la sua solitudine".
Che era immensa...
"Michael viveva ossessivamente il fatto di non aver avuto un'infanzia normale, questo lo portò ad avere un senso di pietà e compassione nei confronti dei bambini poveri che diventò quasi patologico, e diede origine a quella che io chiamo 'la montagna di bugie'. Non voglio dimostrare che Michael fosse una persona 'normale', non è questo il punto. Nella sua mente, Neverland era il luogo ideale dove far crescere i suoi figli e dove molti altri bambini sfortunati potessero vivere momenti felici come in un libro di fiabe. È una bizzarria? Forse, ma Michael coltivava il bambino che aveva dentro, come coltivava la sua parte femminile. Da qui a bollarlo come pedofilo ce ne passa. Dopo giorni di agonia fu completamente scagionato da 14 capi d'imputazione. Si era trattato di vistosi casi di estorsione. Ma a quel punto era fiaccato, devastato, non sarebbe più stato lo stesso".
È vero che lei aveva studiato un piano per farlo riparare in Bahrein se le cose al processo si fossero messe male?
"Era tutto pronto, aereo e pilota. L'avrei rapito, preso in braccio come un bambino...".
Fu l'ossessione di restare bambino che gli impedì di avere una famiglia normale usando invece madri surrogate?
"Credo che mio fratello amasse davvero Lisa Marie Presley, il loro matrimonio sarebbe stato felice se avesse acconsentito a dargli dei figli. Ma lei non volle e la relazione naufragò".
Si è parecchio speculato sul fatto che non fosse lui il vero padre dei ragazzi.
"Sono in grado di smentire: Prince e Paris hanno segni di vitiligine. L'autopsia ha confermato che Michael non aveva fatto chissà quali cure per schiarirsi la pelle: aveva vitiligine su tutto il corpo. Con la chirurgia plastica di sicuro ci era andato pesante, ma chi può impedire a un uomo ricco e famoso di usare il denaro per cancellare quel che di sé non ama? Furono medici spregiudicati - come il dottor Murray - a consigliarlo. Ancora una volta: money, money, money!".
Ha rimpianti?
"Se qualcuno mi avesse chiamato quando non si sentiva bene mi sarei precipitato, il tour sarebbe stato cancellato e lui ricoverato in ospedale. E mi dispiace che non sia stato sepolto a Neverland, il posto al mondo che amava di più. Ma mia madre ha voluto diversamente, e io appartengo a una generazione che ai genitori non dice mai di no".
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/12/01/news/fratello_jackson-25879107/
ma non ha ucciso da solo"
A poche ore dalla sentenza che ha condannato il medico parla Jermaine, il fratello maggiore del re del pop. "Quattro anni di prigione sono pochi. Produrremo le prove e ci sarà un nuovo processo entro settembre
CALABASAS (Los Angeles) - "Quattro anni di prigione? Troppo pochi. Ma anche se gli avessero dato l'ergastolo Michael non sarebbe qui oggi, questa è la realtà. Io dico che il dottor Murray è solo il dito di una mano che resta impunita. Ci sono altre persone coinvolte in questo che per me è "omicidio" tout court. Produrremo le evidenze e ci sarà un altro processo entro settembre". Jermaine Jackson, 57 anni, era in aula martedì quando il giudice Pastor ha comminato a Conrad Murray il massimo della pena: quattro anni di prigione per aver ucciso con un'eccessiva dose di Propofol Michael Jackson il 25 giugno 2009. È Halima Rashid, la terza moglie (afghana di Kabul) sposata dopo la conversione all'Islam, a rendere possibile poche ore dopo la sentenza un incontro con il fratello maggiore di Michael, ex bassista e cantante dei Jackson 5. Jermaine ha da poco pubblicato Michael (Ed. Rizzoli), che raccoglie le memorie all'ombra del re del pop. "Noi Jackson abbiamo tutti una voce femminile, che mostruosità quando si diceva che papà somministrasse ormoni a Michael per conservargli il registro alto".
Murray: un criminale o un professionista negligente?
"Entrambe le cose. E, lo ripeto, non ha agito da solo. Ci sono domande che restano senza risposta: perché hanno cancellato tutti i nastri delle telecamere di sorveglianza? Perché registrò la voce affaticata di mio fratello
se non per farne in seguito un uso fraudolento, magari l'ennesima estorsione?".
Frank Cascio, ex personal manager, ha scritto un libro (Il mio amico Michael) in cui rivela che suo fratello faceva uso di Propofol dal 1999.
"Io so solo che Michael lo odiava al punto da non farlo entrare in casa. Altro che amico! Si rifiutò di testimoniare al processo pur sapendo che Michael non avrebbe mai sfiorato un bambino. E poi, anche se usava il Propofol, mio fratello non voleva morire ma solo dormire. Aveva firmato la sera prima un contratto per l'acquisto di una casa a Las Vegas, altro che suicidio".
Quando ha visto suo fratello per l'ultima volta?
"Un mese prima della morte. Era entusiasta e in buona salute. Quando l'ho rivisto nella camera mortuaria non credevo ai miei occhi, dimagrito di almeno dieci chili, sembrava anoressico. Gridai: 'Sei diventato il numero uno, ma quanto l'hai pagata cara!'. Cosa è successo in quelle settimane? In che modo i boss della Aeg (il team produttivo di This is it, ndr) hanno esasperato la sua tensione? Abbiamo prove che Michael si era rivolto a un altro dottore lamentando sensazioni di gelo in tutto il corpo. Come mai nessuno non informò la famiglia? Questi saranno i capitoli del prossimo processo. Le priorità erano il tour e lo show, le priorità l'hanno ucciso".
In che rapporto era con Michael nel periodo in cui è morto?
"Ottimo. Michael era il settimo di nove figli. Dormivamo uno sopra l'altro nella piccola casa di Gary, 11 persone in 50 metri quadri. Io sono nato nel 1954, all'epoca un genitore non era considerato violento se prendeva a cinghiate suo figlio, come Joseph faceva con noi quando eravamo indisciplinati. Michael ha cominciato a lavorare a 4 anni. Infanzia negata? Son cose che si dicono adesso, col senno di poi. Si metta nei panni di una famiglia afroamericana proletaria dell'Indiana alla fine degli anni 60, quando negli stati del Sud rifiutavano di far dormire i Jackson 5 negli alberghi dei bianchi. Michael era il più piccolo e dunque quel che più soffrì la disciplina che Joseph c'imponeva, ma da qui a sostenere che fosse un padre che abusava... Non ci andava leggero con le mani, ma ci ha inculcato sani principi. Come mia madre, fervente testimone di Geova. I media hanno lavorato senza sosta per spezzare l'unità della nostra famiglia, ma dove sono oggi i figli di Michael? Con la nonna. E giocano con i cugini".
Eppure quando viveva a Neverland, Michael teneva alla larga la famiglia. Più volte vi fu negato l'ingresso.
"Era manipolato. Costretto a fidarsi di chi aveva occhio solo per il business, e gli suggeriva di alimentare il gossip anziché stroncarlo. Cosa fai per trarre profitto da una persona ricca e fragile? La isoli dai suoi punti fermi".
Non pensa che la vulnerabilità di Michael sia cresciuta quando da superstar di una boyband è diventato un'icona internazionale?
"Eravamo tranquilli, era cresciuto alla Motown con Berry Gordy, il più scaltro discografico dell'epoca, sapeva quel che voleva e come orientare la carriera. Ma avevamo sottovalutato la sua solitudine".
Che era immensa...
"Michael viveva ossessivamente il fatto di non aver avuto un'infanzia normale, questo lo portò ad avere un senso di pietà e compassione nei confronti dei bambini poveri che diventò quasi patologico, e diede origine a quella che io chiamo 'la montagna di bugie'. Non voglio dimostrare che Michael fosse una persona 'normale', non è questo il punto. Nella sua mente, Neverland era il luogo ideale dove far crescere i suoi figli e dove molti altri bambini sfortunati potessero vivere momenti felici come in un libro di fiabe. È una bizzarria? Forse, ma Michael coltivava il bambino che aveva dentro, come coltivava la sua parte femminile. Da qui a bollarlo come pedofilo ce ne passa. Dopo giorni di agonia fu completamente scagionato da 14 capi d'imputazione. Si era trattato di vistosi casi di estorsione. Ma a quel punto era fiaccato, devastato, non sarebbe più stato lo stesso".
È vero che lei aveva studiato un piano per farlo riparare in Bahrein se le cose al processo si fossero messe male?
"Era tutto pronto, aereo e pilota. L'avrei rapito, preso in braccio come un bambino...".
Fu l'ossessione di restare bambino che gli impedì di avere una famiglia normale usando invece madri surrogate?
"Credo che mio fratello amasse davvero Lisa Marie Presley, il loro matrimonio sarebbe stato felice se avesse acconsentito a dargli dei figli. Ma lei non volle e la relazione naufragò".
Si è parecchio speculato sul fatto che non fosse lui il vero padre dei ragazzi.
"Sono in grado di smentire: Prince e Paris hanno segni di vitiligine. L'autopsia ha confermato che Michael non aveva fatto chissà quali cure per schiarirsi la pelle: aveva vitiligine su tutto il corpo. Con la chirurgia plastica di sicuro ci era andato pesante, ma chi può impedire a un uomo ricco e famoso di usare il denaro per cancellare quel che di sé non ama? Furono medici spregiudicati - come il dottor Murray - a consigliarlo. Ancora una volta: money, money, money!".
Ha rimpianti?
"Se qualcuno mi avesse chiamato quando non si sentiva bene mi sarei precipitato, il tour sarebbe stato cancellato e lui ricoverato in ospedale. E mi dispiace che non sia stato sepolto a Neverland, il posto al mondo che amava di più. Ma mia madre ha voluto diversamente, e io appartengo a una generazione che ai genitori non dice mai di no".
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/12/01/news/fratello_jackson-25879107/
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