Denuncia: 3000 bambine in Italia rischiano infibulazione
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Denuncia: 3000 bambine in Italia rischiano infibulazione
Infibulazione: in Italia si pratica, eccome
Sono a rischio migliaia di bimbe immigrate
La legge vieta le mutilazioni genitali femminili, ma ancora molte donne continuano a sottoporsi a questa pratica. L'allarme di Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie nella povertà: "Ci sono ancora medici che agiscono nell'illegalità".
"In Italia, ogni anno ci sono 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate". E' l'allarme lanciato da Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), alla vigilia della Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, fenomeno che solo in Italia interessa 30-35mila. Tuttavia, le tragedie personali della mutilazione genitale hanno dimensione planetaria, se si pensa che nel mondo sono oltre 120 milioni le donne vittime di questa pratica, in 29 pesi, con 3 milioni di bambine e ragazzine che ogni anno subiscono l'infibulazione. E' possibile firmare un appello per la messa al bando di questa pratica sul sito di Non c'è pace senza giustizia 1 .
La ricerca. E' un dramma nascosto quello delle donne immigrate vittime di questa pratica. Solo nella capitale, dal 1996, sono state curate in diecimila. I dati arrivano dalla ricerca svolta in quattro regioni italiane e raccolti nel libro: "Sessualità e culture- Mutilazioni genitali femminili: risultati di una ricerca in contesti socio-sanitari", a cura di Aldo Morrone e Alessandra Sannella. Lo studio ha esaminato un campione composto da 1.421 persone che lavorano in ambito socio-sanitario. Coinvolgendo 313 mediatori culturali e 1.108 operatori sanitari si è cercato di capire chi di loro era venuto a contatto con bambine a rischio di infibulazione.
Si pratica
a pagamento. Anche se in Italia la legge vieta questa pratica, la situazione è sempre più preoccupante. "Nel nostro Paese ci sono ancora medici e le anziane delle comunità che, a pagamento, praticano l'infibulazione - spiega Morrone - ce ne accorgiamo solo quando le donne vengono negli ambulatori e osserviamo danni recenti che fanno pensare a un intervento di questo genere".
Senza anestesia. Spesso le mutilazioni sono fatte senza anestesia, con coltelli, lame di rasoio, vetri rotti o forbici. Situazioni a rischio che possono portare anche alla morte. L'emorragia che ne consegue viene arrestata tamponando la ferita con garze e bendaggi o, nei casi migliori, con punti di sutura. Le conseguenze sono infezioni, cheloidi, tetano e addirittura infertilità, oltre a problemi nei rapporti sessuali e durante il parto.
Le bambine del Corno d'Africa. "Essere a rischio non vuol dire che verranno infibulate - afferma Morrone - ma si tratta di bambine che provengono da Paesi a forte tradizione rescissoria, come Corno d'Africa, fascia sub-sahariana, Egitto e Sudan, e se non riusciamo ad intercettarle facendo conoscere alle famiglie la realtà italiana e la legge che vieta l'infibulazione, c'è la possibilità che questo numero passi da rischio a realtà".
La legge del 2006. A quattro anni dalla legge (n.7-01-2006) che vieta l'infibulazione è ancora difficile fare un bilancio sulla sua efficacia in Italia. Nel mondo più di 130 milioni di donne e bambine hanno subito mutilazioni genitali (Mgf) e solo in Italia si calcola che siano 30.000-35.000. E' il dato più alto in Europa, che in totale conta 500mila vittime.
Un fenomeno nascosto. Nel nostro Paese non esistono dati ufficiali sul questo fenomeno nascosto visto che chi pratica questa usanaza può essere punito con una pena che può arrivare a 12 anni di reclusione. Spesso il problema è quello delle vacanze nei paesi d'origine. Se in Italia 'il tagliò è vietato, la possibilità di superare l'ostacolo è infatti quello di effettuare l'infibulazione all'estero.
Si fa nei centri per piercing. In molti paesi europei le mutilazioni vengono eseguite nei centri di chirurgia estetica vaginale o in quelli dove si fanno piercing e tatuaggi. "Il fenomeno paradossale - dice Morrone - è quello delle giovani ragazze, adolescenti nate in Italia da genitori immigrati o trasferitesi da piccole che desiderano essere infibulate, una volta raggiunta la maggiore età. "Siamo a conoscenza anche di casi in cui, dopo un viaggio nei Paesi d'origine - prosegue Morrone - alcune bambine sono state infibulate. Su questo gli insegnanti possono svolgere un'azione di sentinella, osservando i comportamenti e i cambiamenti d'umore delle bambine".
L'appello. Contrastare il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, secondo Morrone, è possibile solo conoscendo a fondo le sue origini e la sua diffusione in Africa, dove viene praticato in 28 Paesi. "E' un fenomeno possibile tra le comunità immigrate più isolate. Per questo è importante lavorare con la scuola e i mediatori culturali. Bisogna favorire l'integrazione", dice Morrone che lancia un appello: "Si potrebbero offrire dei "benefit sociali" alle donne immigrate che, formalmente, rinunciano all'infibulazione. Partirei da buoni per l'acquisto di libri scolastici, accesso facilitato agli asili nido e alle scuole elementari, strumenti che tacitano l'integrazione".
** Dal sito di "Non c'è pace senza giustizia" ecco le tappe della lunga battaglia per sconfiggere la pratica delle mutilazioni genitali femminili.
DATE E PASSAGGI IMPORTANTI DI 10 ANNI DI ATTIVITÀ
dicembre 2000 - Tourela, Mali Nel Dicembre del 2000 Emma Bonino visita il villaggio di Tourela in cui la tradizione delle MGF è stata spontaneamente abbandonata e sostituita da una festa, che simboleggia il rito di passaggio dalla adolescenza all'età adulta.
2000, Parlamento Europeo Su iniziativa degli eurodeputati radicali e di Emma Bonino il Parlamento europeo ha adottato una Risoluzione di condanna delle MGF come violazione dei diritti fondamentali della persona.
6 marzo 2001 - Roma, ITALIA Di ritorno a Roma dopo la visita in Mali, Emma Bonino organizza alla Camera dei Deputati una prima conferenza internazionale, con la partecipazione di militanti anti-MGF provenienti da diversi Paesi africani. Tra gli altri, alla Conferenza prende parte Khady Koita, senegalese, una delle protagoniste più attive e determinate nella lotta alle mutilazioni genitali femminili.
10-12 dicembre 2002 - Bruxelles, BELGIO NPSG, con EURONET-FGM, AIDOS e sette ONG africane, lancia la campagna internazionale "Stop FGM!".
21-23 giugno 2003 - Cairo, EGITTO Il Consiglio Nazionale per l'Infanzia e la Maternità (NCCM) egiziano organizza al Cairo, con NPSG e AIDOS, la Conferenza internazionale sugli "Strumenti legislativi per la prevenzione delle Mutilazioni Genitali Femminili", patrocinata dalla First Lady Suzanne Mubarak, adottando la Dichiarazione del Cairo per l'Eliminazione delle MGF.
luglio 2003, il Protocollo di Maputo Gli Stati membri dell'Unione Africana (UA) adottano il Protocollo aggiuntivo alla Carta Africana dei Diritti dell'Uomo e dei Popoli relativo ai Diritti delle Donne (comunemente chiamato Protocollo di Maputo), il cui art. 5 bandisce le MGF come una patente violazione dei diritti umani di base.
16-18 settembre 2004 - Nairobi, Kenya Il governo del Kenya e NPSG, in collaborazione con la Association of Media Women in Kenya, organizzano una Conferenza internazionale dal titolo: "Sviluppare un contesto politico, legale e sociale per l'implementazione del Protocollo di Maputo" che adotta una dichiarazione finale per sottolineare l'importanza della legge come parte di un approccio multi-disciplinare nella lotta alle MGF.
2-3 febbraio 2005 - Gibuti, Gibuti Con il patrocinio della First Lady Kadra Mahmoud Haid, il governo di Gibuti e NPSG organizzano una Conferenza Sub-Regionale dal titolo "Verso un consenso politico e religioso contro le MGF". La dichiarazione finale evidenzia come, dopo un ampio scambio di vedute tra i dignitari religiosi presenti, sia da ritenere indubbia l'inesistenza di basi religiose nel Corano come nei testi di riferimento delle altre religioni rivelate, a giustificazione della pratica.
21-22 febbraio 2006 - Bamako, MALI Il governo del Mali, NPSG e diverse ONG locali organizzano a Bamako la "Conferenza sub-regionale sulle MGF e l'implementazione del Protocollo di Maputo", con la partecipazione della First Lady Touré Lobbo Traoré. Lo scopo della conferenza è di esortare gli Stati ad applicare il Protocollo di Maputo attraverso l'adozione di leggi ad hoc e a sensibilizzare la popolazione attraverso campagne di informazione e prevenzione.
15-17 dicembre 2007 - Khartoum, Sudan L'ONG sudanese Entishar Charity Society e NPSG organizzano un seminario sulla legislazione in materia di MGF e sul Protocollo di Maputo, nel contesto più ampio dei diritti delle donne in Africa.
27-28 marzo 2008 - Asmara, Eritrea L'Unione Nazionale delle Donne Eritree (NEUW) e NPSG organizzano una conferenza regionale sull'eliminazione delle Mutilazioni Genitali Femminili.
8-9 ottobre 2008 - Gibuti, Gibuti L'Unione Nazionale delle Donne di Gibuti (UNFD) e NPSG, organizzano, sotto gli auspici della Presidenza del Parlamento di Gibuti, un seminario parlamentare su "La legge contro le Mutilazioni Genitali Femminili e la sua applicabilità".
14-15 dicembre 2008 - Cairo, Egitto Cinque anni dopo la Conferenza Internazionale del Cairo sugli strumenti legislativi in materia di Mutilazioni Genitali Femminili, il Consiglio Nazionale egiziano per l'Infanzia e la Maternità (NCCM) e NPSG rinnovano la loro collaborazione per organizzare una riunione di alto livello, patrocinata dalla First Lady Suzanne Mubarak, per rilanciare la campagna internazionale e attirare l'attenzione mondiale sul fenomeno.
agosto-settembre 2009 - Banjoul, gambia e Bamako, Mali NPSG concentra le sue energie nel mobilitare la volontà politica a favore dello sviluppo di legislazioni di messa al bando delle MGF, sostenendo le attiviste in Mali e organizzando, insieme al Comitato gambiano sulle pratiche tradizionali che incidono sulla salute di donne e bambini (GAMCOTRAP), un seminario parlamentare in Gambia.
9-10 novembre 2009 - Ouagadougou, Burkina Faso NPSG organizza in collaborazione con il Ministero dell'Azione Sociale e della Solidarietà Nazionale e con il patrocinio della First Lady Chantal Compaoré, la riunione "Dal Cairo a Ouagadougou: verso la messa al bando universale delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF)".
4 febbraio 2010 - Nouakchott, Mauritania NPSG insieme con il Mauritanian Committee on Traditional Practices Affecting the Health of Women and Children (AMPSFE - IAC Mauritania), e con il Network of Parliamentarians on Population and Development, organizza un seminario parlamentare su "Le Mutilazioni Genitali Femminili e la legge".
3-4 maggio 2010 - Dakar, Senegal Il Ministero della Famiglia del Senegal in collaborazione con NPSG e con l'organizzazione senegalese La Palabre, organizza la Conferenza inter-parlamentare "Armonizzare gli strumenti legali contro le Mutilazioni Genitali Femminili: condividerne i successi, consolidarne i risultati, perseguirne i progressi! Verso la messa al bando della pratica alle Nazioni Unite".
giugno 2010 - Kampala, Uganda Il Parlamento ugandese approva una mozione che chiede al governo, all'Assemblea Legislativa dell'Africa orientale e all'Unione Africana di presentare alla 65a Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite una risoluzione di messa al bando delle Mutilazioni Genitali Femminili. In Uganda la lotta alle MGF è fortemente incoraggiata dalla First Lady Janeth Kataha Museveni.
Queste sono solo alcune delle tappe importanti che ci hanno portati così vicini ad una Risoluzione dell'ONU, ma nel corso degli anni tante e diverse personalità e istituzioni si sono impegnate in questo senso dando il loro preziosissimo contributo: i leader religiosi cristiani e musulmani, il Parlamento Europeo (con le Risoluzioni del 13 marzo 2008, dell'8 maggio 2008, del 24 marzo 2009, del 26 novembre del 2009) e diverse agenzie delle Nazioni Unite - OHCHR, UNAIDS, UNDP, UNECA, UNESCO, UNFPA, UNHCR, UNICEF, UNIFEM e OMS.
Fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2011/02/05/news/mutilazioni_genitali_femminili_a_rischio_tra_2_000_e_3_000_bimbe_in_italia-12090162/?ref=HREC2-5
Sono a rischio migliaia di bimbe immigrate
La legge vieta le mutilazioni genitali femminili, ma ancora molte donne continuano a sottoporsi a questa pratica. L'allarme di Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie nella povertà: "Ci sono ancora medici che agiscono nell'illegalità".
"In Italia, ogni anno ci sono 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate". E' l'allarme lanciato da Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), alla vigilia della Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, fenomeno che solo in Italia interessa 30-35mila. Tuttavia, le tragedie personali della mutilazione genitale hanno dimensione planetaria, se si pensa che nel mondo sono oltre 120 milioni le donne vittime di questa pratica, in 29 pesi, con 3 milioni di bambine e ragazzine che ogni anno subiscono l'infibulazione. E' possibile firmare un appello per la messa al bando di questa pratica sul sito di Non c'è pace senza giustizia 1 .
La ricerca. E' un dramma nascosto quello delle donne immigrate vittime di questa pratica. Solo nella capitale, dal 1996, sono state curate in diecimila. I dati arrivano dalla ricerca svolta in quattro regioni italiane e raccolti nel libro: "Sessualità e culture- Mutilazioni genitali femminili: risultati di una ricerca in contesti socio-sanitari", a cura di Aldo Morrone e Alessandra Sannella. Lo studio ha esaminato un campione composto da 1.421 persone che lavorano in ambito socio-sanitario. Coinvolgendo 313 mediatori culturali e 1.108 operatori sanitari si è cercato di capire chi di loro era venuto a contatto con bambine a rischio di infibulazione.
Si pratica
a pagamento. Anche se in Italia la legge vieta questa pratica, la situazione è sempre più preoccupante. "Nel nostro Paese ci sono ancora medici e le anziane delle comunità che, a pagamento, praticano l'infibulazione - spiega Morrone - ce ne accorgiamo solo quando le donne vengono negli ambulatori e osserviamo danni recenti che fanno pensare a un intervento di questo genere".
Senza anestesia. Spesso le mutilazioni sono fatte senza anestesia, con coltelli, lame di rasoio, vetri rotti o forbici. Situazioni a rischio che possono portare anche alla morte. L'emorragia che ne consegue viene arrestata tamponando la ferita con garze e bendaggi o, nei casi migliori, con punti di sutura. Le conseguenze sono infezioni, cheloidi, tetano e addirittura infertilità, oltre a problemi nei rapporti sessuali e durante il parto.
Le bambine del Corno d'Africa. "Essere a rischio non vuol dire che verranno infibulate - afferma Morrone - ma si tratta di bambine che provengono da Paesi a forte tradizione rescissoria, come Corno d'Africa, fascia sub-sahariana, Egitto e Sudan, e se non riusciamo ad intercettarle facendo conoscere alle famiglie la realtà italiana e la legge che vieta l'infibulazione, c'è la possibilità che questo numero passi da rischio a realtà".
La legge del 2006. A quattro anni dalla legge (n.7-01-2006) che vieta l'infibulazione è ancora difficile fare un bilancio sulla sua efficacia in Italia. Nel mondo più di 130 milioni di donne e bambine hanno subito mutilazioni genitali (Mgf) e solo in Italia si calcola che siano 30.000-35.000. E' il dato più alto in Europa, che in totale conta 500mila vittime.
Un fenomeno nascosto. Nel nostro Paese non esistono dati ufficiali sul questo fenomeno nascosto visto che chi pratica questa usanaza può essere punito con una pena che può arrivare a 12 anni di reclusione. Spesso il problema è quello delle vacanze nei paesi d'origine. Se in Italia 'il tagliò è vietato, la possibilità di superare l'ostacolo è infatti quello di effettuare l'infibulazione all'estero.
Si fa nei centri per piercing. In molti paesi europei le mutilazioni vengono eseguite nei centri di chirurgia estetica vaginale o in quelli dove si fanno piercing e tatuaggi. "Il fenomeno paradossale - dice Morrone - è quello delle giovani ragazze, adolescenti nate in Italia da genitori immigrati o trasferitesi da piccole che desiderano essere infibulate, una volta raggiunta la maggiore età. "Siamo a conoscenza anche di casi in cui, dopo un viaggio nei Paesi d'origine - prosegue Morrone - alcune bambine sono state infibulate. Su questo gli insegnanti possono svolgere un'azione di sentinella, osservando i comportamenti e i cambiamenti d'umore delle bambine".
L'appello. Contrastare il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, secondo Morrone, è possibile solo conoscendo a fondo le sue origini e la sua diffusione in Africa, dove viene praticato in 28 Paesi. "E' un fenomeno possibile tra le comunità immigrate più isolate. Per questo è importante lavorare con la scuola e i mediatori culturali. Bisogna favorire l'integrazione", dice Morrone che lancia un appello: "Si potrebbero offrire dei "benefit sociali" alle donne immigrate che, formalmente, rinunciano all'infibulazione. Partirei da buoni per l'acquisto di libri scolastici, accesso facilitato agli asili nido e alle scuole elementari, strumenti che tacitano l'integrazione".
** Dal sito di "Non c'è pace senza giustizia" ecco le tappe della lunga battaglia per sconfiggere la pratica delle mutilazioni genitali femminili.
DATE E PASSAGGI IMPORTANTI DI 10 ANNI DI ATTIVITÀ
dicembre 2000 - Tourela, Mali Nel Dicembre del 2000 Emma Bonino visita il villaggio di Tourela in cui la tradizione delle MGF è stata spontaneamente abbandonata e sostituita da una festa, che simboleggia il rito di passaggio dalla adolescenza all'età adulta.
2000, Parlamento Europeo Su iniziativa degli eurodeputati radicali e di Emma Bonino il Parlamento europeo ha adottato una Risoluzione di condanna delle MGF come violazione dei diritti fondamentali della persona.
6 marzo 2001 - Roma, ITALIA Di ritorno a Roma dopo la visita in Mali, Emma Bonino organizza alla Camera dei Deputati una prima conferenza internazionale, con la partecipazione di militanti anti-MGF provenienti da diversi Paesi africani. Tra gli altri, alla Conferenza prende parte Khady Koita, senegalese, una delle protagoniste più attive e determinate nella lotta alle mutilazioni genitali femminili.
10-12 dicembre 2002 - Bruxelles, BELGIO NPSG, con EURONET-FGM, AIDOS e sette ONG africane, lancia la campagna internazionale "Stop FGM!".
21-23 giugno 2003 - Cairo, EGITTO Il Consiglio Nazionale per l'Infanzia e la Maternità (NCCM) egiziano organizza al Cairo, con NPSG e AIDOS, la Conferenza internazionale sugli "Strumenti legislativi per la prevenzione delle Mutilazioni Genitali Femminili", patrocinata dalla First Lady Suzanne Mubarak, adottando la Dichiarazione del Cairo per l'Eliminazione delle MGF.
luglio 2003, il Protocollo di Maputo Gli Stati membri dell'Unione Africana (UA) adottano il Protocollo aggiuntivo alla Carta Africana dei Diritti dell'Uomo e dei Popoli relativo ai Diritti delle Donne (comunemente chiamato Protocollo di Maputo), il cui art. 5 bandisce le MGF come una patente violazione dei diritti umani di base.
16-18 settembre 2004 - Nairobi, Kenya Il governo del Kenya e NPSG, in collaborazione con la Association of Media Women in Kenya, organizzano una Conferenza internazionale dal titolo: "Sviluppare un contesto politico, legale e sociale per l'implementazione del Protocollo di Maputo" che adotta una dichiarazione finale per sottolineare l'importanza della legge come parte di un approccio multi-disciplinare nella lotta alle MGF.
2-3 febbraio 2005 - Gibuti, Gibuti Con il patrocinio della First Lady Kadra Mahmoud Haid, il governo di Gibuti e NPSG organizzano una Conferenza Sub-Regionale dal titolo "Verso un consenso politico e religioso contro le MGF". La dichiarazione finale evidenzia come, dopo un ampio scambio di vedute tra i dignitari religiosi presenti, sia da ritenere indubbia l'inesistenza di basi religiose nel Corano come nei testi di riferimento delle altre religioni rivelate, a giustificazione della pratica.
21-22 febbraio 2006 - Bamako, MALI Il governo del Mali, NPSG e diverse ONG locali organizzano a Bamako la "Conferenza sub-regionale sulle MGF e l'implementazione del Protocollo di Maputo", con la partecipazione della First Lady Touré Lobbo Traoré. Lo scopo della conferenza è di esortare gli Stati ad applicare il Protocollo di Maputo attraverso l'adozione di leggi ad hoc e a sensibilizzare la popolazione attraverso campagne di informazione e prevenzione.
15-17 dicembre 2007 - Khartoum, Sudan L'ONG sudanese Entishar Charity Society e NPSG organizzano un seminario sulla legislazione in materia di MGF e sul Protocollo di Maputo, nel contesto più ampio dei diritti delle donne in Africa.
27-28 marzo 2008 - Asmara, Eritrea L'Unione Nazionale delle Donne Eritree (NEUW) e NPSG organizzano una conferenza regionale sull'eliminazione delle Mutilazioni Genitali Femminili.
8-9 ottobre 2008 - Gibuti, Gibuti L'Unione Nazionale delle Donne di Gibuti (UNFD) e NPSG, organizzano, sotto gli auspici della Presidenza del Parlamento di Gibuti, un seminario parlamentare su "La legge contro le Mutilazioni Genitali Femminili e la sua applicabilità".
14-15 dicembre 2008 - Cairo, Egitto Cinque anni dopo la Conferenza Internazionale del Cairo sugli strumenti legislativi in materia di Mutilazioni Genitali Femminili, il Consiglio Nazionale egiziano per l'Infanzia e la Maternità (NCCM) e NPSG rinnovano la loro collaborazione per organizzare una riunione di alto livello, patrocinata dalla First Lady Suzanne Mubarak, per rilanciare la campagna internazionale e attirare l'attenzione mondiale sul fenomeno.
agosto-settembre 2009 - Banjoul, gambia e Bamako, Mali NPSG concentra le sue energie nel mobilitare la volontà politica a favore dello sviluppo di legislazioni di messa al bando delle MGF, sostenendo le attiviste in Mali e organizzando, insieme al Comitato gambiano sulle pratiche tradizionali che incidono sulla salute di donne e bambini (GAMCOTRAP), un seminario parlamentare in Gambia.
9-10 novembre 2009 - Ouagadougou, Burkina Faso NPSG organizza in collaborazione con il Ministero dell'Azione Sociale e della Solidarietà Nazionale e con il patrocinio della First Lady Chantal Compaoré, la riunione "Dal Cairo a Ouagadougou: verso la messa al bando universale delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF)".
4 febbraio 2010 - Nouakchott, Mauritania NPSG insieme con il Mauritanian Committee on Traditional Practices Affecting the Health of Women and Children (AMPSFE - IAC Mauritania), e con il Network of Parliamentarians on Population and Development, organizza un seminario parlamentare su "Le Mutilazioni Genitali Femminili e la legge".
3-4 maggio 2010 - Dakar, Senegal Il Ministero della Famiglia del Senegal in collaborazione con NPSG e con l'organizzazione senegalese La Palabre, organizza la Conferenza inter-parlamentare "Armonizzare gli strumenti legali contro le Mutilazioni Genitali Femminili: condividerne i successi, consolidarne i risultati, perseguirne i progressi! Verso la messa al bando della pratica alle Nazioni Unite".
giugno 2010 - Kampala, Uganda Il Parlamento ugandese approva una mozione che chiede al governo, all'Assemblea Legislativa dell'Africa orientale e all'Unione Africana di presentare alla 65a Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite una risoluzione di messa al bando delle Mutilazioni Genitali Femminili. In Uganda la lotta alle MGF è fortemente incoraggiata dalla First Lady Janeth Kataha Museveni.
Queste sono solo alcune delle tappe importanti che ci hanno portati così vicini ad una Risoluzione dell'ONU, ma nel corso degli anni tante e diverse personalità e istituzioni si sono impegnate in questo senso dando il loro preziosissimo contributo: i leader religiosi cristiani e musulmani, il Parlamento Europeo (con le Risoluzioni del 13 marzo 2008, dell'8 maggio 2008, del 24 marzo 2009, del 26 novembre del 2009) e diverse agenzie delle Nazioni Unite - OHCHR, UNAIDS, UNDP, UNECA, UNESCO, UNFPA, UNHCR, UNICEF, UNIFEM e OMS.
Fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2011/02/05/news/mutilazioni_genitali_femminili_a_rischio_tra_2_000_e_3_000_bimbe_in_italia-12090162/?ref=HREC2-5
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