Disabilità, il prigioniero e la piccola rom
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Disabilità, il prigioniero e la piccola rom
Disabilità, il prigioniero e la piccola rom
un premio al corto che ci dice come siamo
"Sapete come mi trattano?". Questo il titolo della prima edizione dell'iniziativa della Fish, la Federazione per il superamento dell'handicap che ha raccolto video, vignette, fotografie e sceneggiature. Un'idea nata dalle frasi chi di chi vive la discriminazione sulla propria pelle e si specchia negli occhi degli altri
Un uomo su una sedia a rotelle, prigioniero delle sue azioni e dell'indifferenza. Una bambina nomade che vende rose rubate ma sogna la scuola. I desideri di due vite si sfiorano e, nonostante tutto, si realizzano. Un film, anche solo di sette minuti, sulla felicità e l'orgoglio della conquista, premiato perché denuncia le discriminazioni e ci fa vedere come siamo. Ma per abbattere gli ostacoli serve anche la vignetta, o la foto con cui si parla di amore, lo spot sul diritto al lavoro. Nell'epoca dell'immagine come si tratta la disabilità? Ma soprattutto come si trattano i disabili?
Le risposte nei duecento lavori divisi in quattro categorie della prima edizione del concorso della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell'handicap, che ha chiesto cortometraggi, vignette, fotografie e sceneggiature per mostrare da cosa e dove nasce un interrogativo del tipo "Sapete come mi trattano?", titolo dell'iniziativa. Un'idea nata proprio dalle "frasi che bruciano" 1 di chi vive quotidianamente la discriminazione. Non una questione da poco se un ragazzino viene da te e precisa: "Sapete che mi chiamano sempre disabile e non ho più neanche un nome?".
VIDEO IL CORTO VINCITORE 2
La premiazione domani, sabato 18 settembre, negli spazi dell'Aranciera di San Sisto, dove insieme al presidente della Fish Pietro Barbieri ci saranno anche il disegnatore Massimo Bucchi, Roberto Koch di "Contrasto" e la scrittrice Clara Sereni ("Abbiamo secoli di concetti sbagliati e pregiudizi da smuovere"). Leggeranno le motivazioni dei premi al "Percorso ad handicap" disegnato da Gabriella Corbo, o al "Divieto di amore" fotografato da Antonino Zampino. Soprattutto, festeggeranno il successo di un concorso "difficile", che affronta apertamente il concetto di discriminazione. "Via le immagini consolatorie anche se carine, spazio alla denuncia, e le opere siano di impatto": queste le linee guida del Comitato alle prese con la scelta.
Emanuele Pisano, giovane regista siciliano, vince nella sezione cortometraggi con il "Il mio nome non è importante", con la delicatezza e l'intelligenza delle immagini e toccanti musiche originali. La felicità raggiunta con determinazione, sofferta ma possibile, è il tema che emerge dal racconto cinematografico. Il superamento delle barriere architettoniche domina prepotentemente nelle illustrazioni. L'affettività e la sessualità nelle fotografie perché - spiega Stefano Borgato, della redazione di Superando e dello staff tecnico del concorso - ogni mezzo ha un suo messaggio.
GUARDA LE VIGNETTE 3 LE FOTOGRAFIE 4
"Su 52 vignette arrivate, in una c'era una persona cieca, in un'altra una sorda, mai qualcuno con una forma di disabilità psichica", racconta Borgato. "Le barriere architettoniche sono la problematica più affrontata in assoluto, rappresentata pressoché ovunque attraverso la sedia a rotelle. Un fatto però mi ha sorpreso: mi aspettavo soprattutto foto. E invece i disegni sono stati di più. Ma quelle premiate hanno protagonisti con sindrome di Down, o sono affette da nanismo, ci sono le disabilità meno comuni nell'immaginario di tutti. E poi c'è la sceneggiatura, che grazie alla collaborazione con Saatchi&Saatchi potrebbe diventare presto uno spot da produrre per Pubblicità Progresso".
"Non è stata un'avventura nata per caso - sottolinea Borgato - Durante un anno intero, nel 2009, noi della Fish abbiamo girato l'Italia e organizzato giornate di approfondimento con associazioni, scolaresche, gruppi di genitori. Abbiamo organizzato oltre 30 incontri e appuntato nei nostri file frasi, impressioni, esperienze. Le persone si accorgono degli sguardi, degli atteggiamenti. Come quel ragazzino al quale negavano anche il nome o l'adulto cui continuano a dare sempre e solo del tu".
Fonte:La Repubblica
un premio al corto che ci dice come siamo
"Sapete come mi trattano?". Questo il titolo della prima edizione dell'iniziativa della Fish, la Federazione per il superamento dell'handicap che ha raccolto video, vignette, fotografie e sceneggiature. Un'idea nata dalle frasi chi di chi vive la discriminazione sulla propria pelle e si specchia negli occhi degli altri
Un uomo su una sedia a rotelle, prigioniero delle sue azioni e dell'indifferenza. Una bambina nomade che vende rose rubate ma sogna la scuola. I desideri di due vite si sfiorano e, nonostante tutto, si realizzano. Un film, anche solo di sette minuti, sulla felicità e l'orgoglio della conquista, premiato perché denuncia le discriminazioni e ci fa vedere come siamo. Ma per abbattere gli ostacoli serve anche la vignetta, o la foto con cui si parla di amore, lo spot sul diritto al lavoro. Nell'epoca dell'immagine come si tratta la disabilità? Ma soprattutto come si trattano i disabili?
Le risposte nei duecento lavori divisi in quattro categorie della prima edizione del concorso della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell'handicap, che ha chiesto cortometraggi, vignette, fotografie e sceneggiature per mostrare da cosa e dove nasce un interrogativo del tipo "Sapete come mi trattano?", titolo dell'iniziativa. Un'idea nata proprio dalle "frasi che bruciano" 1 di chi vive quotidianamente la discriminazione. Non una questione da poco se un ragazzino viene da te e precisa: "Sapete che mi chiamano sempre disabile e non ho più neanche un nome?".
VIDEO IL CORTO VINCITORE 2
La premiazione domani, sabato 18 settembre, negli spazi dell'Aranciera di San Sisto, dove insieme al presidente della Fish Pietro Barbieri ci saranno anche il disegnatore Massimo Bucchi, Roberto Koch di "Contrasto" e la scrittrice Clara Sereni ("Abbiamo secoli di concetti sbagliati e pregiudizi da smuovere"). Leggeranno le motivazioni dei premi al "Percorso ad handicap" disegnato da Gabriella Corbo, o al "Divieto di amore" fotografato da Antonino Zampino. Soprattutto, festeggeranno il successo di un concorso "difficile", che affronta apertamente il concetto di discriminazione. "Via le immagini consolatorie anche se carine, spazio alla denuncia, e le opere siano di impatto": queste le linee guida del Comitato alle prese con la scelta.
Emanuele Pisano, giovane regista siciliano, vince nella sezione cortometraggi con il "Il mio nome non è importante", con la delicatezza e l'intelligenza delle immagini e toccanti musiche originali. La felicità raggiunta con determinazione, sofferta ma possibile, è il tema che emerge dal racconto cinematografico. Il superamento delle barriere architettoniche domina prepotentemente nelle illustrazioni. L'affettività e la sessualità nelle fotografie perché - spiega Stefano Borgato, della redazione di Superando e dello staff tecnico del concorso - ogni mezzo ha un suo messaggio.
GUARDA LE VIGNETTE 3 LE FOTOGRAFIE 4
"Su 52 vignette arrivate, in una c'era una persona cieca, in un'altra una sorda, mai qualcuno con una forma di disabilità psichica", racconta Borgato. "Le barriere architettoniche sono la problematica più affrontata in assoluto, rappresentata pressoché ovunque attraverso la sedia a rotelle. Un fatto però mi ha sorpreso: mi aspettavo soprattutto foto. E invece i disegni sono stati di più. Ma quelle premiate hanno protagonisti con sindrome di Down, o sono affette da nanismo, ci sono le disabilità meno comuni nell'immaginario di tutti. E poi c'è la sceneggiatura, che grazie alla collaborazione con Saatchi&Saatchi potrebbe diventare presto uno spot da produrre per Pubblicità Progresso".
"Non è stata un'avventura nata per caso - sottolinea Borgato - Durante un anno intero, nel 2009, noi della Fish abbiamo girato l'Italia e organizzato giornate di approfondimento con associazioni, scolaresche, gruppi di genitori. Abbiamo organizzato oltre 30 incontri e appuntato nei nostri file frasi, impressioni, esperienze. Le persone si accorgono degli sguardi, degli atteggiamenti. Come quel ragazzino al quale negavano anche il nome o l'adulto cui continuano a dare sempre e solo del tu".
Fonte:La Repubblica
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