Ho scoperto MJ: testimonianza dal TII
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Ho scoperto MJ: testimonianza dal TII
Michaelforever Inviato: Lun Mar 14, 2011 8:19 pm
Ho scoperto Michael JacksonNon vorrei esagerare travolto dall’entusiasmo, ma mi sembrava di sbirciare i disegni preparatori di un qualche capolavoro del passato, di essere ammesso alla tavola dove si ponevano le basi per la costruzione di una cattedrale, di un grattacielo, di una piramide. E sì che si sta parlando di Michael Jackson. “This is it”, il film visto con colpevole (da parte mia) ritardo. La cattedrale è lo show mostruoso che Michael stava preparando per il suo ultimo e definitivo ritorno, cinquanta date in quel di Londra che avrebbero dovuto celebrare il Re del Pop alla sua massima potenza. Personalmente scommettevo che il povero Jackson a quell’appuntamento non sarebbe mai arrivato. Troppo fragile, troppa pressione su di lui, troppo tutto. Quel che non sospettavo è la mole di energia artistica che Michael stava mettendo in quel progetto. Poteva davvero essere uno dei più sorprendenti e mastodontici show che la cultura pop avesse mai avuto il coraggio di costruire. Nel film di Kenny Ortega lo si intuisce, se ne scoprono le fondamenta. Ma quel che ho scoperto io personalmente è la statura artistica di Jackson: una mente creativa di grande respiro, un direttore d’orchestra attento a ogni minimo particolare, un passo, un accordo, una pausa. Un creatore non un puro esecutore. E questo erompe con chiarezza proprio dal film, non un puro documentario musicale ma il racconto della genesi di un grande spettacolo che non si farà mai. Se Michael Jackson fosse stato solo un grande artista e non la maschera del circo planetario che alla fine lo ha distrutto, chissà forse avremmo avuto un Mozart pop di fine XX secolo. Ma chissà se si può separare l’una cosa dall’altra.
Esco dalla monumentalità pop di Michael Jackson per rientrare nella nicchia che più mi si addice con il podcast Musica sui generis. Il 2011 si è aperto con un nuovo album degli americani Sonic Youth, menti creative di un rock che rasenta e spesso sconfina nei territori pericolosi dell’astrattezza e del libero pensiero. Per questo mi piacciono.
http://lastella.blogautore.repubblica.it/2011/03/14/ho-scoperto-michael-jackson-e-i-podcast/
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Ho scoperto Michael JacksonNon vorrei esagerare travolto dall’entusiasmo, ma mi sembrava di sbirciare i disegni preparatori di un qualche capolavoro del passato, di essere ammesso alla tavola dove si ponevano le basi per la costruzione di una cattedrale, di un grattacielo, di una piramide. E sì che si sta parlando di Michael Jackson. “This is it”, il film visto con colpevole (da parte mia) ritardo. La cattedrale è lo show mostruoso che Michael stava preparando per il suo ultimo e definitivo ritorno, cinquanta date in quel di Londra che avrebbero dovuto celebrare il Re del Pop alla sua massima potenza. Personalmente scommettevo che il povero Jackson a quell’appuntamento non sarebbe mai arrivato. Troppo fragile, troppa pressione su di lui, troppo tutto. Quel che non sospettavo è la mole di energia artistica che Michael stava mettendo in quel progetto. Poteva davvero essere uno dei più sorprendenti e mastodontici show che la cultura pop avesse mai avuto il coraggio di costruire. Nel film di Kenny Ortega lo si intuisce, se ne scoprono le fondamenta. Ma quel che ho scoperto io personalmente è la statura artistica di Jackson: una mente creativa di grande respiro, un direttore d’orchestra attento a ogni minimo particolare, un passo, un accordo, una pausa. Un creatore non un puro esecutore. E questo erompe con chiarezza proprio dal film, non un puro documentario musicale ma il racconto della genesi di un grande spettacolo che non si farà mai. Se Michael Jackson fosse stato solo un grande artista e non la maschera del circo planetario che alla fine lo ha distrutto, chissà forse avremmo avuto un Mozart pop di fine XX secolo. Ma chissà se si può separare l’una cosa dall’altra.
Esco dalla monumentalità pop di Michael Jackson per rientrare nella nicchia che più mi si addice con il podcast Musica sui generis. Il 2011 si è aperto con un nuovo album degli americani Sonic Youth, menti creative di un rock che rasenta e spesso sconfina nei territori pericolosi dell’astrattezza e del libero pensiero. Per questo mi piacciono.
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