Michael Jackson Who Is It
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Intervista a Michael Bearden,direttore musicale This Is it

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Messaggio Da szwaby82 Lun Ott 17, 2011 5:45 pm

szwaby82 Inviato: 02 Giu 2011 11:09 pm

Valmai del MJTributePortrait ha intervistato proprio ieri il direttore musicale del This Is It, Michael Bearden, questa è la traduzione completa:



Ho avuto il privilegio di intervistare recentemente Michael Bearden per Dot to Dot. E' ampiamente noto come direttore musicale di Michael Jackson per il This Is It Tour, ma ho scoperto che è molto di più.

Michael ha lavorato, suonato e registrato con alcuni dei grandi artisti del nostro tempo, ha composto numerose colonne sonore, è un musicista consumato e un arrangiatore, ed è attualmente direttore musicale del Lopez Tonight su TBS. E' impressionante dati i suoi meriti e i suoi doni che Michael rimanga umile. In questa intervista condivide una piacevole visione del suo amico Michael Jackson, e un elemento molto umano di "celebrità".


Valmai: Michael, tu sei un tastierista molto abile, arrangiatore, compositore e direttore musicale. Puoi dirci come e quando hai iniziato la tua carriera nella musica e nell'industria dello spettacolo?

Michael: La prima volta che io ho eseguito della musica di fronte a delle persone è stato probabilmente verso gli 11-12 anni. Ho suonato per eventi di quartiere, feste personali e altre cose del genere. Ho capito molto presto che essere pagati per qualcosa che avrei fatto gratuitamente era un percorso che volevo perseguire di più. Con molto duro sforzo, perseveranza e un sacco di gavetta, alla fine ho fatto progressi fino a dove sono ora. E' stato un viaggio fantastico fino ad ora e non ho intenzione di smettere tanto presto.

Valmai: Chi è stato il primo grande artista con cui ti sei esibito o con per cui hai registrato?

Michael: Il primo grande artista con cui ho lavorato è stato Ramsey Lewis. Ero molto giovane quando l'ho incontrato, probabilmente intorno ai 15 anni o giù di lì. Ha preso in simpatia il mio potenziale e me. Andavo a casa sua e mi sedevo con lui nei fine settimana quando era disponibile. Ho imparato molto semplicemente stando intorno a lui. Probabilmente lui non ricorda nemmeno quei giorni. Ho anche incontrato Herbie Hancock che è stato il mio mentore in quel periodo. Lui ha avuto ed ha tuttora una grande influenza su di me.
Dopo aver lasciato Chicago ed essermi trasferito nel D.C. ho incontrato Stevie Wonder. Ho avuto modo di incontrarlo quando avevo 18 anni. Mi ha invitato sul palco con lui quando era solo di passaggio nel D.C. e ho ottenuto il mio primo assaggio di quello che era un vero genio.
La mia prima grande occasione, dopo che ho lasciato il D.C. e mi sono trasferito a Brooklyn, N.Y., è stata con il mitico flautista Herbie Mann. Con Herbie, ho viaggiato per il mondo ed ho avuto modo di stare in contatto con molti grandi artisti del settore. Ho potuto lavorare con molti di loro a causa della influenza di Herbie. Fortunatamente, da allora non ho più smesso.

Valmai: C'è una lunga lista impressionante di artisti con cui ti sei esibito o con cui hai registrato fra cui Sting, Whitney Houston, Michael Jackson e Aretha Franklin, per citarne alcuni. Come sono state queste esperienze per te?

Michael: Tutte le mie esperienze musicali sono diverse. Tuttavia, l'unica cosa che rimane costante è il sentirmi come un bambino ogni volta che lavoro con un nuovo artista o un artista con cui non ho mai lavorato prima. E' ancora molto divertente per me. Spero che non cambi mai.

Valmai: Che cosa hai imparato professionalmente e personalmente nel lavorare con alcuni di questi artisti che ha valorizzato la tua carriera e la tua vita?

Michael: Ottima domanda! Ho imparato molte cose dal lavorare con questi artisti. Quello che vedo sempre è che ogni artista con cui ho lavorato vuole solo essere amato. Può sembrare banale, ma è vero. L'arte che creano non è necessariamente come l'essere umano che la crea. Ho imparato da Herbie Hancock anni fa che per essere un grande artista è necessario innanzitutto essere un grande essere umano e un cittadino del mondo.
Sì, anche io e MJ parlavamo di come lui desiderava un maggior senso di normalità nella sua vita. E' vero che molti artisti cercano attenzione e una sorta di conferma, non c'è discussione su questo, ma in fin dei conti torno alla mia affermazione iniziale: vogliamo tutti essere amati.

Valmai: Sono sicura che ci sono stati alcuni momenti memorabili sul palco, ma ce n'è qualcuno che si distingue dagli altri?

Michael: Ci sono tanti momenti memorabili sul palco per me. Troppi per elencarli qui, ma ne cito due.
Alcuni anni fa, ero sul palco esibendomi con diversi artisti al torneo di golf per le celebrità di Michael Jordan, alle Bahamas. Il grande Billy Preston, o il quinto Beatle come è affettuosamente conosciuto, stava eseguendo un assolo per organo. Billy era molto malato ed era verso la fine della sua vita, ma si è esibito come se la sua salute fosse perfetta. Ha concluso il suo pezzo in piedi e facendo un "glissando" sorprendente solo con i piedi sui pedali dell'organo. L'intero posto è scoppiato in applausi e acclamazioni. E' stato un momento straordinario.
Un altro momento memorabile è stato durante una performance con Whitney Houston. E' stato nel suo periodo di grande successo ed eravamo durante un tour molto lungo. Non mi ricordo la città in cui ci trovavamo, ma mi ricordo la canzone. Eravamo soliti suonare una canzone dal titolo "In Return". Abbiamo suonato questa canzone quasi ogni sera. Tuttavia, in questa particolare serata, Nip (come tutti i suoi amici più stretti la chiamavano) ha deciso di mettere qualcosa in più nel repertorio. Lei non ci ha detto cosa stava per fare, lo ha fatto e basta. Alla fine della canzone, almeno la metà la band stava piangendo, me compreso. E' stata la prima volta che mi sia successo e non mi è più successo da allora. Whitney è stata l'unica artista a farmi questo mentre stavo suonando sul palco con lei. Che dono fantastico che aveva in quei giorni. Probabilmente non vedremo presto un dono come quello in questa vita.

Valmai: Michael, sei un arrangiatore e compositore e hai anche scritto qualche colonna sonora per film. Cosa ti ha ispirato a prendere questa direzione per la musica invece di fare il cantautore?

Michael: Ho sempre amato i film e la musica da film. Quando ero un ragazzino, i nostri genitori ci portavano spesso al cinema. Ero sempre più concentrato sulla musica che sulle immagini. Amavo l'altra dimensione che la musica aggiunge alle scene. La musica rende una scena più affettuosa, paurosa, gli dà più suspense, la rende gioiosa, ecc... io non sapevo di avere il talento per le colonne sonore fino a quando non sono andato al college. Mentre frequentavo la Howard University, mi è stato chiesto di fare la colonna sonora per un documentario sul Presidente della Corte Suprema Turgood Marshall. Dopo aver visto e sentito le musiche che ho composto sposate con le immagini sullo schermo è partito il mio interesse. Da quel momento ho scritto colonne sonore.

Valmai: Quali pensi siano le qualità necessarie per un buon arrangiatore?

Michael: Si ha sicuramente bisogno di qualità necessarie come la padronanza della teoria musicale, dell'orchestrazione, della gamma degli strumenti, di un fantasioso fraseggio musicale, dei colori, della struttura e cose simili. Ma penso che la qualità più importante potrebbe essere non insegnabile. Questa qualità è il gusto. Devi sapere cosa mettere dentro e cosa lasciare fuori. Recentemente ho suonato con l'icona Sergio Mendes. Mi ha fatto un grande complimento dopo lo spettacolo. Mi ha detto che chiunque potrebbe imparare la tecnica, la teoria e tutto il resto, ma lui mi ha detto che non si può insegnare il gusto. Mi sento sempre umile quando gli artisti mi dicono questo. Non sono sicuro da dove venga, ma sono contento di sapere che cosa significa.

Valmai: Hai incontrato Michael Jackson la prima volta nel 1993, e hai lavorato con lui professionalmente per la prima volta nel 2001. Come sono state le due esperienze per te?

Michael: Ho incontrato MJ in Messico, a un suo concerto nel 1993. Stavo lavorando con Madonna al momento e siamo andati tutti a vedere lo spettacolo. Era difficile per lui respirare a quella altitudine, a Città del Messico. Io stavo attraversando un periodo difficile e non ero nemmeno in scena dello spettacolo. Siamo andati dietro le quinte e ho avuto modo di salutarlo e tutto il resto. E' sempre stato uno degli artisti più piacevoli che avreste mai voluto incontrare. Era un essere umano davvero dolce.
Ho lavorato con lui sul palco nel 2001 al suo concerto per il 30° anniversario al Madison Square Garden di New York. Lui non era come mi avevano detto che sarebbe stato. Era facile parlare con lui, era coinvolgente e non così timido come avevo sentito. I suoi fratelli erano in giro perciò forse si trovava nella sua zona di comfort. L'ho trovato estremamente professionale e molto orientato sui dettagli. Sapeva quello che voleva e come ottenerlo. Il suo talento parla da sé.

Valmai: Hai mantenuto i contatti tra il 2001 e il 2009?

Michael: Non ogni singolo anno, ma l'ho visto un paio di volte quando registrava. MJ ha sempre registrato un sacco di musica quando lavorava su un disco, e io sono stato in studio con lui per un paio di queste registrazioni. Un sacco di roba su cui ho suonato non è mai stata finalizzata, ma è stato sempre grande lavorare in studio con Michael.

Valmai: Come è successo che hai firmato per This Is It?

Michael: Quando ho scoperto che ero nel breve elenco di aspiranti al posto di direttore musicale per il tour di MJ, sorprendentemente ero un po' riluttante. Ero stato il direttore musicale di tante grandi star nella mia carriera e volevo perseguire altri impegni musicali più vicini a casa. Tuttavia, quando è Michael Jackson che ti chiama devi almeno esplorare le possibilità.
Incontrai prima il regista di This Is It Kenny Ortega. E' stato un grande incontro e lui mi ha invitato a tornare quella sera per incontrare MJ. Ho chiesto che ci fossero delle tastiere nella stanza quando io e MJ ci saremmo incontrati. Quando finalmente ha portato dentro MJ per incontrarmi io stavo già suonando la tastiera. E' entrato con un largo sorriso a passo energico. Immediatamente, ha iniziato a ballare e a convincermi a suonare "Workin Day and Night". Ci siamo abbracciati e ha iniziato a parlare di quello che stava cercando, e io gli ho detto quello che stavo cercando. L'ho interrotto più volte per farlo cantare delle canzoni mentre io le suonavo. Gli va riconosciuto che lo ha fatto e immediatamente si è creato un grande legame. Abbiamo fatto un concerto per circa mezz'ora, solo lui e io. Mentre uscivo, gli ho chiesto della lista dei brani e si è messo a ridere. Stavano esaminando alcune altre persone oltre me. Mi ha detto: "Dio ti benedica", e io ho lasciato la stanza. Non ero nemmeno arrivato a casa che ho avuto la chiamata per essere il suo direttore musicale. Ho avuto un momento privato di gratitudine e mi sono messo al lavoro per imparare le canzoni!

Valmai: Michael Jackson conosceva ogni elemento, strumenti, note e accordi della sua musica. Sapeva quando qualcosa non andava bene e lo vediamo nel film con la sua canzone "The Way You Make Me Feel". E' stata l'unica volta che tu e lui non avete visto le cose allo stesso modo su un arrangiamento musicale?

Michael: Molte persone sembrano pensare che io e MJ non fossimo d'accordo in quel momento. Non è vero. Noi stavamo facendo un "torneo creativo", come lo chiamavamo. MJ aveva un parere forte e io lo stesso. Abbiamo riso e ci siamo abbracciati alla fine di questo episodio e si può vedere il reciproco rispetto e amore nel film. Non sono mai stato un ruffiano che si inchina a tutto ciò che gli artisti dicono. Perché altrimenti assumi un direttore musicale? Basta assumere una persona per eseguire ciò che vuoi che succeda. MJ era fantastico nel desiderare sempre di crescere e spingersi oltre i confini. Mi diceva sempre di spronarlo ed è quello che ho fatto. Non ho alcun problema a farlo con ogni artista con cui lavoro. Questo è come era fra me e MJ e questo è come è. La vedevamo allo stesso modo e poi spingevamo la nostra visione ancora di più. I risultati sono sempre migliori con questo approccio. Era fatto tutto con amore.

Valmai: Qual è il tuo momento di lavoro più memorabile con Michael in This Is It?

Michael: E' una domanda a cui è sempre così difficile rispondere. Sono cresciuto idolatrando Michael Jackson e i Jackson 5 come molti di noi. Ed ora stavo lavorando a stretto contatto con un eroe dell'infanzia. Non solo lavorando, ma in confidenza, frequentandolo, e avendo la benedizione della sua fiducia in me, per portarlo al livello successivo della sua vita professionale. Che cosa può essere più memorabile di questo? Verso la fine, MJ aveva assolutamente fiducia in me e me lo diceva quando era qui. Sono stato eternamente "validato", se vuoi, da MJ, e già questo è abbastanza memorabile per me.

Valmai: Altre persone che hanno conosciuto Michael, parlano dell'energia o di un 'aura che lo circondava, che quando entrava in una stanza l'aria letteralmente cambiava. Hai avuto esperienza di questo?

Michael: Si, effettivamente l'ho avuta. Tutto quello che dicono è vero. MJ aveva una certa sicurezza che nessun altro poteva copiare. Quell'aura era reale. L'aria cambiava perché ha sempre fatto uno sforzo combinato per avere un buon odore. E aveva un odore incredibile! Sapevo sempre quando era in giro anche se non lo vedevo.

Valmai: Sei stato l'ultimo della compagnia che ha visto Michael dopo l'ultima prova. Sembrava felice e pronto a fare questo tour?

Michael: Hai fatto i compiti. Sì, era molto felice. Kenny Ortega e io siamo stati con lui per la maggior parte della giornata prendendoci cura dei dettagli del tour. Travis era fuori a lavorare con i ballerini. Siamo arrivati sul palco a tarda sera, ma abbiamo messo su una prova completa. MJ sembrava grande e lui ha detto di sentirsi bene. La band ha detto che aveva una luce su di lui quella notte. Avevano ragione. L'ho abbracciato, mi ha detto che mi amava, ha parlato del giorno dopo e siamo saliti nelle nostre auto e abbiamo lasciato lo Staples Center. Ho un'immagine mentale molto positiva dell'ultima volta che abbiamo parlato. Sono in pace con essa.

Valmai: Molte persone hanno detto che Michael non sarebbe mai stato in grado di completare 50 concerti. Qual è la tua opinione su questo?

Michael: Chi sono queste molte persone ed erano alle prove a cui io ho partecipato? Sono sempre stupito di chi parla con tanta sicurezza senza il vantaggio della conoscenza in prima persona, ovviamente basando le proprie opinioni su dicerie e voci. Guarda, è difficile dire se MJ avrebbe portato a termine tutte le 50 date o no. Non è mai stato uno da correggere quando lavorava. Andava sempre al massimo ogni volta che ho lavorato con lui. Un paio di suoi fratelli hanno espresso sorpresa quando hanno visto un primo spezzone del This Is It. Non potevano credere che MJ fosse così al massimo. Mi hanno detto che era solito risparmiarsi per lo show. Credo che MJ sentisse che aveva qualcosa da dimostrare. A mio parere, era sulla buona strada per farlo. Non c'è modo di fingere ciò che ha fatto in This Is It. Questo era MJ che faceva quello che sapeva fare meglio. Stava lavorando per il suo ritorno fino a essere pronto per lo show e quelle ultime notti era sul pezzo! E lui lo sapeva! Non vedo alcuna ragione per cui non saremmo riusciti a fare quelle date. Ha anche parlato della possibilità di estendere il tour in un altro paese. Questo diceva tutto per me.

Valmai: Ripensando a tutto l'amore che è stato espresso per il tuo amico da quando è morto, cosa immagini che direbbe lui su questo?

Michael: Non lo devo davvero immaginare. So che sarebbe stato molto umile a riguardo. Lo avrebbe accettato e ci si sarebbe crogiolato. Anche da parte degli ipocriti. MJ voleva solo essere amato per l'arte che creava. So che è stato ferito da tutta l'attenzione dei tabloid e dai paparazzi che lo perseguitavano, ma lui lo capiva. Voleva solo essere giudicato in modo equo e avere un'attenzione più equilibrata. Era una persona tesa ad amare e a donare e voleva avere a sua volta amore. Come suo amico, non cercherò mai di divinizzarlo. Era solo un uomo e non una divinità, anche se un uomo straordinario.

Valmai: Se tu potessi avere tempo per stare con lui oggi, cosa vorresti dirgli? Cosa sarebbe importante sapere per lui?

Michael: Non c'è un giorno che non pensi a MJ. Non un giorno dalla sua morte. Saremo legati per sempre e sto bene con questo. Non mi piace vivere la mia vita in maniera ipotetica, ma se fosse qui la cosa più importante che avrebbe bisogno di sapere è che i suoi figli stanno bene e possono diventare cittadini del mondo straordinari. Sarebbe stato felice di questo. Tutte le altre questioni sarebbero secondarie per lui. Vorrei anche fargli sapere che i suoi veri amici non l'hanno mai abbandonato e lo hanno sostenuto con azioni e fatti, non solo a parole. Poi, probabilmente rideremmo un sacco e andremmo a prendere qualcosa da mangiare in un posto in cui ci piaceva pranzare. Mi piacerebbe immensamente.

Valmai: Hai vissuto il suo spirito con te, come tanti altri?

Michael: Si, ma non nel modo in cui si potrebbe pensare. L'ho sperimentato quando era qui. C'è un momento in This Is It quando stiamo lavorando su "Earth Song". MJ sta spiegando ciò che vuole e poi lui mi dice quando "far partire quel piano." Al momento in cui fa il pollice in su per me, ho sentito qualcosa. L'ho ricordato quando ho guidato verso casa dalla prova generale di quella notte. Me ne sono dimenticato fino a quando non abbiamo iniziato a fare il film. Appena l'ho visto, ho avuto la stessa identica sensazione della notte in cui è successo. Il trasferimento di energia è reale tra gli esseri creativi, ma questo era un'altra cosa.

Valmai: Qual è la cosa che considererai sempre il tuo momento più caro con Michael?

Michael: Ho tanti momenti cari con MJ. Lui era semplicmente così. Uno dei miei momenti preferiti è quando io e lui stavamo lavorando sulla lista dei brani all'inizio delle prove, prima ancora che avessimo una band e dei ballerini. Abbiamo parlato di come lo show doveva fluire e come fossimo tipo dei progettisti di montagne russe. Questo è quello che voleva facesse sentire il suo show: come fare un giro sulle montagne russe. Il momento intenso per me è stato quando lui mi ha mostrato le sue note personali scritte a mano sul set: ha tirato fuori gli occhiali da lettura. Io l'ho guardato e gli ho sorriso e lui ha detto: "Che cosa c'è?" Non ho detto nulla e abbiamo continuato a lavorare. E' stato bello vedere la sua umanità esposta. Era sempre così perfetto in pubblico, è stato bello vederlo un po' vulnerabile. E' stato anche bello sapere che il nostro rapporto stava cambiando in qualcosa di più di un semplice rapporto direttore musicale/star. Si sentiva molto a suo agio con me intorno e l'ho apprezzato. Sapeva che non volevo altro da lui se non vederlo tornare al top. Quegli occhiali affermavano questo per me.

Valmai: Quale pensi sia la più grande eredità di Michael?

Michael: Questo è difficile da dire. La sua arte significa cose diverse per persone diverse. Per me, la sua eredità è probabilmente la sua semplicità. Mai nella mia carriera e, probabilmente, nella storia della musica, un artista ha influenzato tanti esseri umani simultaneamente. Non so dirti quante volte ho sentito dai fans che mi dicevano che i loro bambini di 2, 3, 4 o 5 anni hanno scoperto la musica di Michael. Questo è semplicemente straordinario per me. Che cosa della sua musica piace a tante persone? Era solito dirmi: "Quando arrivi con nuovi arrangiamenti per le canzoni, assicurati che siano semplici." Diceva, "Loro devono poterla canticchiare. Se non possono canticchiarla è troppo complicata". Voleva che la sua musica fosse cantata dagli 8 agli 80 anni. E ci è riuscito!

Valmai: Cosa pensi del Michael Jackson Tribute Portrait? E' qualcosa che pensi avrebbe voluto e approvato?

Michael: Penso che sia una gran cosa, questo ritratto-tributo! E' fantastico nella sua costruzione e posso immaginare che MJ lo avrebbe amato. Sono onorato di far parte della dedica.

Valmai: Con l'elenco dei tuoi meriti, Michael, devi essere molto richiesto. Puoi condividere ciò a cui stai lavorando attualmente? Grandi cose all'orizzonte?

Michael: Sono stato molto benedetto finora nella mia carriera. Non è una cosa facile crearsi una vita su qualcosa che ami fare e io non lo dò per scontato. Ringrazio umilmente tutti i giorni per la mia fortuna. Attualmente sono il direttore musicale per il Lopez Tonight, il talk show notturno di George Lopez su TBS. Stiamo avendo un grande successo e stiamo lentamente cercando di cambiare la tarda notte. Ho un paio di nuovi artisti che sto seguendo e sto registrando un disco con la mia band nello show TBS, The Ese Vatos. Ho anche molte cose filantropiche in corso. Sto cercando di rimanere in buona salute e di riposarmi, per quanto possibile, in modo da poter fare tutto quello che voglio fare. Sono un maniaco del lavoro! Ma quale benedizione è per fare questo per vivere.

Abbracciate l'amore.

M ~

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