Michael Jackson Who Is It
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Un Destino chiamato Michael

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Messaggio Da marina56 Lun Ott 17, 2011 3:04 pm

CAPITOLO 1
“Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.” (G.Leopardi)

Il Destino .
Altrimenti chiamato Fato o in altri mille modi . Cos’è il Destino?
Già il fatto di scriverlo con la lettera maiuscola, denota il fatto che ben o male un po’ tutti noi lo consideriamo qualcosa di “alto”, di più alto di noi . C’è chi crede che il Destino ognuno se lo costruisca da sé, con le azioni che fa, le persone che sceglie, le scelte che compie…ed esso è un qualcosa di “alto” perché porta a completare un puzzle che alla fine fa comprendere il senso delle propria vita. Altri invece sostengono che il Destino sia qualcosa di già scritto per tutti noi, che non si può in alcun modo cambiare o ostacolare . Per questo è qualcosa di “alto”, perché guida, perché sta sopra di noi e non si può dominare. Ma chi l’ha detto che devono per forze esistere solo queste due visioni del Destino? E se invece il Fato fosse in parte qualcosa di già scritto e in parte qualcosa in cui noi possiamo intervenire? Io non lo so...so solo che quel giorno, quella mattina di settembre, il mio Destino era accanto a me, in quel letto d’ospedale, che mi teneva la mano...e si chiamava Michael.
-Vanessa? Vanessa, svegliati...- una mano morbida mi accarezzava dolcemente la guancia .
Aprii lentamente e a fatica gli occhi . Vedendo tutto fosco, istintivamente li richiusi come chi è infastidito da una luce forte . Provai di nuovo ad aprirli sbattendoli ogni tanto e piano piano tutto divenne più nitido.
Lui era chino su di me. Capelli nero corvino raccolti in una coda tranne una ciocca che scivolava sulla guancia destra, una voce flebile che nascondeva in sé quasi un senso di timore, come se avesse paura di disturbarmi con le sue parole, sul volto un sorriso dolce e premuroso: nessuno prima di allora mi aveva mai guardata così .
-C...c...che succ...che succede?- biascicai
-Sei in ospedale...sei...sei stata investita da un pazzo ubriaco la notte scorsa...ti abbiamo soccorsa appena in tempo...-
-Abbiamo?-
-Si...i medici ed io...si cioè...io mi trovavo nei paraggi quando è si è verificato l’accaduto...-
-T...tu...mi hai salvato la vita...?-
-Beh...sì-
-Grazie...ehm?-
-Michael...-
-Michael...che nome meraviglioso...l’ho sempre adorato...- sorrisi -ahi!- sentii un dolore terribile al capo e alla schiena .
-Cerca di riposare ora...vado a parlare con i medici-
Ma chi era mai costui? Ero certa di non averci mai parlato, eppure sentivo che in qualche modo l’avevo già conosciuto, che in qualche modo aveva fatto parte della mia vita, già da prima di quell’incidente...Per quanto mi sforzassi però, non riuscivo a venirne a capo.
Tornò Michael insieme ai dottori . Il sorriso rilassato che avevo visto pochi minuti prima, ora non c’era più e aveva lasciato il posto a un espressione nella quale leggevo un non so che di triste.
-Signorina York, lei ha riportato delle lesioni gravi al cervello e alla spina dorsale . Per quanto riguarda la seconda parte, con l’intervento tempestivo, siamo riusciti a rimediare alle contusioni...ma per quanto riguarda il cervello, purtroppo ha riportato gravi danni alla memoria e ne ha persa una parte . Ci dispiace molto, ma comunque la perdita di memoria non è totale, come le abbiamo già detto, e confidiamo che con costante esercizio si possano ottenere buoni risultati . -
Grandioso, ci mancava anche questa . Già la mia vita fino ad ora aveva fatto abbastanza schifo e ora pure la memoria dovevo perdere. Le lacrime presero a scendere una dopo l’altra e iniziai a singhiozzare .
Michael corse da me .
-Hey, su su…non fare così . Sarà dura ma ce la puoi fare, non hai sentito i medici? Dicono che ci sono buone possibilità!-
-Ma tu chi sei?! Che ne sai di me?! Che vuoi?! Lasciami in pace per favore, vattene, voglio restare da sola!-
-Come vuoi…- il suo viso si rabbuiò improvvisamente e se ne andò come un cane bastonato. Io mi girai di fianco e affogai le lacrime nel cuscino.

CAPITOLO 2

Una poesia per Settembre
Settembre
Triste il giardino: fresca
scende ai fiori la pioggia.
Silenziosa trema
l'estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d'oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l'estate dentro il suo morente sogno.
S'attarda fra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza.

Se la mattina prima ero stata svegliata dalla voce dolce di Michael, l’indomani mattina fui svegliata da una voce che era tutto il contrario ed era anche familiare. . .
Mi strofinai gli occhi e dissi con voce stanca e un po’ incredula : -Papà...?-
Mi abbracciò forte dicendo: -Ma che ti è successo eh?! Lo hanno preso quel figlio di ** ?!-
-No, papà non ancora...papà? Mi stai soffocando – mi stava stringendo a sé con un affetto che più falso di così non si poteva . –Papà?- ripetei a voce più alta
-Ah si scusami scusami piccola mia – “piccola mia”. . . ora che avevo rischiato di morire ero la sua piccola, ma quando avevo dovuto scegliere la facoltà universitaria non ero che il suo riflesso nello specchio, il modellino tra le sue mani, Pinocchio tra le mani di Geppetto! Anzi, ora che ci penso, Geppetto almeno l’aveva creato con amore il suo Pinocchio . Ma vabbè...
Ero persa in queste considerazioni mentali su mio padre che non mi accorsi che mi stava parlando.
-Allora Vanessa? Vuoi rispondere? –
-Cosa papà? Scusami non ti stavo ascoltando... -
-Ti chiedevo come procedono gli esami-
-Ah gli esami. . . si si vanno bene. . . me ne mancano 3 alla laurea. Sono abbastanza sotto stress direi. . . –
-Ahhh brava la mia bambina. . . il mio futuro chirurgo! –
- Eh già. . . – mormorai girandomi a guardare fuori dalla finestra .
-Mamma come sta?- gli domandai
-Oh mamma sta bene non ti preoccupare. . .oggi non è potuta venire insieme a me, ma domani verrà di sicuro-
-Ok. . . –
-Bene Vanessa, ora devo andare. . . ho un appuntamento con un paziente, stammi bene piccola – mi salutò dandomi un bacio in fronte e se ne andò chiudendosi la porta alle sue spalle .
Dopo qualche minuto lo vidi rientrare . –Che vorrà di nuovo?- pensai
-Vanessa, c’è un giovanotto seduto qui fuori. . .tiene la testa bassa e ha un capello nero che gli copre gli occhi. . . tiene la tua borsa in mano. . .è il tuo ragazzo? Lo faccio entrare? –
Pensavo che mio padre fosse tornato per rompermi le scatole e invece, a quelle parole, mi si dipinse sul volto un enorme sorriso e il cuore fu come se mi si fosse aperto dalla felicità . Ma perché gioivo così tanto dentro di me? Quel ragazzo appena (forse) conosciuto mi aveva già lasciato una così grande impronta nell’anima? Non mi sapevo spiegare tutto ciò. Sapevo solo che non mi importava della piccola discussione del giorno prima, sapevo solo che mi sentivo terribilmente in colpa e volevo scusarmi per come l’avevo trattato . E soprattutto, morivo dalla voglia di vedere di nuovo quel suo viso d’angelo, così perfetto, volevo sentire di nuovo il calore della sua mano sul mio viso…e quel profumo di rose che emanava...mi inebriava .
-No, papà, non è il mio ragazzo e sì, fallo entrare . –
Papà sorrise e se ne andò lasciando aperta la porta .
Dopo qualche secondo entrò Michael, a passo lento . Fece qualche passo con la testa leggermente abbassata, poi, venne verso di me guardandomi dritto negli occhi . Il giorno prima avevo potuto constatare la bellezza del suo viso. . . ma ora che potevo vederlo completamente, notai anche quanto perfetto fosse il suo corpo.
Portava i capelli sciolti, dei pantaloni neri, mocassini neri e una camicia rossa leggermente sbottonata che faceva intravedere una collanina oro portata al collo. Il cappello nella mano sinistrae la mia borsa nella mano destra. Sembrava quasi disegnato, non riuscivo a trovare un difetto in quel corpo . Arrivato ai piedi del letto, ci guardammo per alcuni secondi, poi iniziammo a parlare contemporaneamente tanto che le nostre parole si sovrapposero. Sorridemmo.
-Michael, -dissi- sono mortificata per come ti ho cacciato ieri. . .non avevo alcun diritto di trattarti così, mi dispiace davvero tanto –
-Vanessa, non hai nulla di cui scusarti. . . –parlava con quel tono di voce così pacato e calmo che mi faceva sciogliere – capisco se hai voluto restare sola. . . eri shockata, è normale –
-Ma no Michael non ho scusanti per come sono stata scortese! –
-Dimentichiamo tutto ok? – sorrise
-Ok, Michael. . .
Lo guardai posare il capello sulla sedia di fianco al letto.
Ma ancora qualcosa non mi tornava.
-Hey Michael?-
-Si?
-Io so il tuo nome perché me l’hai detto tu, ma tu. . .come sai il mio nome?
-Dai documenti che avevi in borsa che ha prelevato la polizia- sorrise- ah a proposito, sono andato a recuperarla, tieni-
-Ahhh. . . come sei gentile, grazie- sorrisi a mia volta
Posai la borsa sulla sedia accanto al letto. Guardai fuori dalla finestra, era pomeriggio inoltrato.
-Cavolo, è passato già tutto questo tempo? – dissi stupita
-Beh sì, hai parlato molto con quel signore –
-Già…Non ne parliamo Michael per favore… - abbassai lo sguardo
-Era tuo padre?
-Si. . .
-Ah. . .Capisco benissimo. . .- disse guardando assorto fuori dalla finestra come fa chi vuole scacciare brutti pensieri . . .
Poi improvvisamente alzai lo sguardo sbigottita ed esclamai : -Hey! Ma io ricordavo mio padre!-
-Già infatti!-
-Ma. . . com’è possibile?! –
-Bhe i dottori hanno detto che non hai perso completamente la memoria, solo una parte
-Già…però è tutto così strano. . . cos’è la mia memoria ha selezionato le persone, le cose, gli eventi da ricordare? Ha dato la precedenza ad alcuni piuttosto che ad altri? Non capisco. . .Oh Michael è tutto così strano e confuso. . .- ero sul punto di piangere.
Michael venne accanto a me e con delicatezza mi posò la mano sulla spalla senza proferire parola, trasmettendomi solo il suo conforto attraverso quel gesto.
-E sono già stanca di stare immobilizzata in questo letto. . . quand’è che me ne andrò da qui?! – ora stavo per piangere davvero, le lacrime erano lì lì per sgorgare dai miei occhi
-Stai tranquilla. . .ancora un paio di settimane e poi ti dimetteranno. . .-
-Oh Michael. . .- dissi guardandolo con gli occhi di una bimba disperata e soffocando le lacrime.
-Michael, abbracciami. . .
E lui si chinò lentamente verso di me, mi sollevò leggermente e cinse le mie spalle con le sue braccia .
In quel momento fu come se il tempo si fosse fermato, le lacrime tornarono improvvisamente dentro e il mio respiro si fece via via più calmo . Chiusi gli occhi, lo strinsi forte forte e accoccolai il mento sulla sua spalla . Sentivo il contatto tra il suo petto e il mio, tra il suo cuore e il mio .
Intrufolai il naso tra i suoi riccioli neri e annusando constatai che avevano un profumo dolcissimo. . .un profumo che riportava l’estate in quella stanza di ospedale, in quella cupa giornata di metà settembre, che riportava l’estate nella mia vita .
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Messaggio Da marina56 Lun Ott 17, 2011 3:05 pm

CAPITOLO 3
Mi svegliai in piena notte, la schiena mi dolorava e avevo un forte mal di testa . Mi girai su un fianco e vidi che Michael stava dormendo sulla poltrona nell’angolo in fondo alla stanza . Mi faceva una tenerezza incredibile. . .era così dolce. . . e io sentivo ogni giorno di più come una calamita che mi portava sempre più verso di lui . Mi alzai per andare in bagno e quando fui vicina a lui mi soffermai a guardarlo : era rannicchiato sulla poltrona quasi in posizione fetale, aveva tolto i mocassini ed era rimasto con solo i calzini bianchi e avevi i capelli che gli coprivano parte del viso e lasciavano però trasparire la sua bocca sottile, ricoperta da un velo di rossetto rosso chiaro, così sensuale . Ricordo che in quell’attimo di contemplazione desiderai di baciarlo . –Aaaa stupida stupida Vanessa! Ma a che pensi eh?- e poi avevo visto bene? Un velo di rossetto sulle labbra? Ma quale uomo si mette il rossetto?! Vabbè che a me i ragazzi un po’ truccati non sono mai dispiaciuti eh. . .anzi ora che ci pensavo, in quei due giorni, avevo notato anche un filo di matita nera sui suoi occhi! Mmm. . .a dire il vero questa cosa mi risultava un po’ strana. . .
Poi notai anche che stringeva tra le mani un libro, mi inchinai quel che potevo per vedere cosa fosse: “Peter Pan” . Peter Pan? –Ma che ragazzo strano questo Michael che mi ha salvato la vita- pensai . E sorrisi.
Ad ogni modo, mi accorsi di essere restata già troppo tempo a fissarlo persa nei miei pensieri, non volevo che si svegliasse e mi vedesse lì come una scema . Così andai in bagno .
Uscita dal bagno tornai a letto e, dopo aver gettato un’altra occhiata a Michael, mi riaddormentai .
Il mattino dopo, quando mi svegliai, lui non c’era più .
-Avrò sicuramente sognato. . .sarebbe troppo bello se fosse stato davvero a dormire qui con me-
Stavo già per cadere nello sconforto quando, mi alzai per stiracchiarmi, e scorsi sulla poltrona il libro di “Peter Pan” . E sorrisi tra me e me .
-Siii evvaiii ma vieniiii non ho sognato! Io non-ho-so-gna-toooo!! Ahahah non ho sognatoooo!-
-Vanessa? – mia madre era sulla porta che mi guardava con fare interrogativo .
-Mamma!! Stavo urlando vero? Ahah scusami ma oggi sono felice –
-Sono contenta per te piccola mia. . .e vuoi anche dirmi cos’è che ti rende così felice?-
-Volentieri mamma. . . ma solo se prima ti accomodi. . .non mi va che stai in piedi .
Così mia mamma si diresse verso la poltrona .
-Peter Pan? Ma…Vanessa? Che ci fa qua questo libro? Credevo che alle favole non credessi più da un pezzo!-
-Ahah mamma è proprio di questo che ti devo parlare . . . – e così le raccontai dei mio angelo custode che mi aveva salvato la vita . Poi mi chiese come stavo, com’era andato l’intervento e le raccontai anche della strana perdita di memoria .
Nel pomeriggio presto se ne andò ed io rimasi tutto il pomeriggio e tutta la sera in attesa di Michael.
E così fu anche i due giorni successivi . Furono due giorni che passai completamente sola. . . la compagnia di Michael mi mancava più di ogni altra cosa, come l’aria . Possibile che solo in così pochi giorni mi fossi legata a lui così tanto? Più che altro sentivo come che qualcosa dal profondo di me stessa fosse legato a lui da sempre. . .Mille dubbi mi attanagliavano la mente: perché non torna a trovarmi? Si sarà già dimenticato di me? –Beh certo, avrà un lavoro, una famiglia, non sarò sicuramente la sua priorità- mi rispondevo .
Ma. . .era la sera del quarto giorno quando sentii bussare alla porta . Era il medico primario .
Che delusione. . . –Sentiamo cos’ha da dire. . .- pensai
-Signorina York, sono venuto per comunicarle che esattamente tra 2 giorni potrà essere dimessa! – mi annunciò
-Oh è fantastico dottore- dissi con un filo di entusiasmo, comunque ero davvero contenta non ne potevo più di starmene a letto
-I punti si sono completamente rimarginati e va tutto più che bene. A parte quella cosa della memoria naturalmente. . .-
-perché dottore? Che c’è? Avete scoperto qualcosa? Qualcosa di grave?
-No nulla di grave, abbiamo scoperto che la parte di cervello, per così dire, “immune” dal processo di memorizzazione è un’area ben localizzata . Sappiamo solo questo . Perciò, dopo le sue dimissioni, dovrà andare ad appuntamenti settimanali con una specialista che le terrà sotto controllo questa sua mancanza diciamo. . .questo è tutto . –
-Grazie dottor Meyer, grazie . –
-Le auguro una buona serata, signorina Vanessa –
-Buona serata anche a lei. . . –sussurrai con un velo di delusione nella voce .
Erano le dieci di sera e bussarono alla porta di nuovo. Era Michael . Teneva le mani dietro la schiena.
-Buonasera Miss. . .-disse elegantemente sorridendo
-Ehilà Michael. . .era ora che ti facessi vedere. . . pensavo ti fossi già dimenticato di me-
.Dimenticarmi di te? Come potrei? Come si possono dimenticare due splendidi occhi azzurri come i tuoi. . .-
-Oh smettila Michael. . .-arrossii – come mai tutti questi complimenti stasera? “miss”, “due splendidi occhi azzurri”. . .-
-Per farmi perdonare per l’assenza di questi due giorni. . .mi dispiace, ho avuto moltissimo da fare –
-Ah capisco. . .-
-Ah dimenticavo, questi sono per te Vanessa. . .- e tirò via le mani da dietro la schiena e sfoderò un mazzo di 20 rose rosse .
-Ma…Ma…Michael!! Sono senza parole. . .non dovevi. . .
-E’ il minimo che potessi fare per farmi perdonare. . .- sorrise con quel sorriso che mi fa ancora oggi sciogliere
Presi il mazzo di rosse e lo annusai profondamente. . .- Grazie Michael, hai fatto davvero troppo per
me. . .dovrò sdebitarmi prima o poi –
-Non ti preoccupare, pensa a riprenderti ora –
-Ah a proposito- dissi – sai che fra 2 giorni mi dimettono?! Non è fantastico?!-
-Oh sì è fantastico Vanessa! E poi dove andrai? Che farai? Non mi hai ancora parlato veramente di te. . .-
-Beh per non so quanto tempo dovrò seguire delle terapie per la parte di cervello che ha perso la memoria. . . e comunque andrò a casa mia. . . e continuerò a studiare medicina-
-Studi medicina? – mi chiese incredulo
-Si, purtroppo. . .
-Perché purtroppo?- chiese ancora più incredulo
-Bhe perché io sono come stata costretta da mio padre a fare quella facoltà. . .voleva che seguissi le sue orme. . .e io probabilmente non ho avuto abbastanza forza da oppormi. . . io in realtà volevo cantare Michael. . .
-Dici davvero?! Io canto sai?! –
-Canti?- stavolta ero io l’incredula
-Si sono un cantante. . .e ballerino
- Michael ma non ci posso credere. . .- in effetti, Michael che ballava e cantava mi faceva un po’ strano . Però ora capivo il suo modo di apparire, il trucco, i vestiti ecc
-Ecco perché non sono venuto in questi giorni. . sto preparando un tour. . e ho avuto delle sessioni di prove molto faticose . Comunque è strano, molto strano che tu non mi riconosca. . .infatti dopo che ti ho soccorsa quella sera avevo paura che mi potessi riconoscere. . . e sono stato molto indeciso se restare o meno. . .sono conosciuto in tutto il mondo-
-Hum…molto strano davvero…oserei dire assurdo!-
-Già…-
-Ma il tuo nome d’arte qual è? Michael e basta? O un altro nome?-
-Michael Jackson- disse quasi sussurrando e guardandomi fisso negli occhi, come se avesse timore che d’improvviso ricordassi
-No, non mi dice niente. . .- dissi sconsolata
Poi ci fissammo negli occhi, come due persone che hanno fatto lo stesso pensiero .
-Oddio Michael. . . ma allora è solo te che non ricordo proprio. . .-
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Messaggio Da marina56 Lun Ott 17, 2011 3:05 pm

CAPITOLO 4

"Lo sai che ognuno, ogni uomo, vive xkè qualcuno lo ama, qualcuno prega per lui, gli trasmette tutte le sue forze? Anche per te prega qualcuno, per questo tu vivi."

Una settimana dopo. . .


Negli ultimi giorni era venuto a trovarmi anche mio fratello Daniele, di cui stranamente ( ma ormai non era più così strano) mi ricordavo .
Ero rientrata a casa da pochi giorni e già ero sommersa dalla realtà . E’ vero, stare in quel letto d’ospedale era frustrante, ma in un certo senso mi alienava dalla realtà . Beh ecco, sono sempre stata come allergica alla realtà. . . ho sempre amato starmene nel mio mondo tutto particolare, in cui in un certo senso non dovevo rendere conto a nessuno, in primis a mio padre . Ero a pochi esami dalla laurea in medicina, e poi? Cosa ne sarebbe stato della mia vita? Sarei stata sicuramente costretta a fare un lavoro che, sì tutto sommato mi piaceva abbastanza, ma che non era il mio, capite? Ragazzi io volevo cantare santo cielo. . . e invece mi sarei ritrovata ogni santo giorno per i corridoi di un ospedale . Non il massimo, direi . E poi ve lo immaginate un chirurgo con problemi alla memoria?? Alquanto buffo .
Ad ogni modo, specialmente in quell’ultimo periodo, sentivo dentro di me una voglia di mollare tutto e andarmene via . Ma non potevo, mi ci voleva un pretesto, un motivo che ne valesse la pena . Non potevo prendere e partire dall’oggi al domani. . . avrei deluso la mia famiglia, mio padre, a cui in fondo, volevo molto bene . Era pure sempre sangue del mio sangue. . .
Mentre ero seduta alla mia scrivania, con le gambe accavallate sul tavolo e una matita tra le labbra, persa in questi pensieri, suonarono alla porta .
-Vane sono io apri! – era Camilla, la mia migliore amica, stavo andando da lei la sera dell’incidente .
Aprii la porta sorridente e la avvolsi in un abbraccio . Non era potuta venirmi a trovare in ospedale perché era influenzata e quindi non ci vedevamo da molto tempo .
-Cami! Come staiii?
-Io bene! Ma tu piuttosto come stai?! Mi spiace non esserti potuta venire a trovare in ospedale ma sai com’ero messa. . .
-Non fa niente tesoro. . . ora sto bene, diciamo. . .sono guarita, a parte un dettaglio. . .ma vieni entra, non restare mica sulla porta! Ahahah
Camilla entrò sorridente e appoggiò il cappotto rosso sul divano .
-Allora, cos’è questo dettaglio di cui mi parlavi Vane? Nulla di grave spero. . .
-Bhe insomma. . .ho riportato delle contusioni alla spina dorsale ma per fortuna sono stata presa appena in tempo dai medici e poi ho subito danni alla memoria. . .o meglio, a una parte particolare della memoria
-Che vuoi dire? Non capisco. . .tu mi riconosci? E i tuoi familiari li hai riconosciuti giusto?
-Si si! Eì che vedi. . . devi sapere che quella notte di pioggia, mentre venivo di te, quando sono stata investita. . . mi ha salvata un ragazzo. . .
-Dici sul serio?Proprio come nei film! Racconta dai. . .
-Cami non c’è da scherzare. . .insomma io mi ricordo di tutti fuorché di lui. . .
-Ooooh caspiterina Vane. . . che storia. . .e ora?!
-E ora. . .eh e ora cosa? Ora devo andare a delle sedute mediche 2 volte a settimana per tenere sotto controllo questa parte immune dalla memoria
-Ah capisco. . .che strano Vane. . .ma che ti è capitato santo cielo? Cmq intendevo dire e ora sei rimasta in contatto con questo ragazzo? A proposito com’è?
-Bhe no. . .a dire il vero da quando sono uscita dall’ospedale non l’ho più rivisto. . .non mi ha lasciato nemmeno un recapito. . .niente! Però è molto carino. . .capelli neri, ricci, e lunghi . . .alto, magro. . .bellissimi lineamenti del viso. . .
-Wow l’uomo perfetto insomma!
-eh si puoi dirlo forte. . . pensa che è stato con me quasi tutti i giorni in ospedale e a un certo punto mi ha portato anche dei fiori che carino!
-Già. . .Ma Vane perché dici che devi per forza ricordarti di lui? Non è necessario. . .cioè voglio dire, magari è solo uno sconosciuto che ti ha salvato la vita no?
-No no non può essere Cami. . .io devo averlo conosciuto in qualche modo. . . lo sento, lo sento dentro di me che io già lo conosco. . .
-Che storia Vane. . .beh io ora devo scappare da Ricky (il suo ragazzo) mi dispiace! E poi vedo che hai il libro di anatomia aperto quindi ti lascio. . . Tienimi aggiornata su questa storia mi raccomando!
-Certo! Ahahah ma cmq tanto non stavo nemmeno studiando quindi. . .vabbè allora grazie della visita eh, ci vediamo presto!- le dissi accompagnandola alla porta. Le diedi un bacio sulla e guancia e la salutai .
-Ti voglio bene! – le urlai
Ma lei era già sparita nella città. Guardai l’orologio: erano le 6 e mezzo, si era fatto buio da un po’ .
Tra due giorni avrei avuto l’esame di anatomia e ancora non ero a buon punto con lo studio . Mannaggia non avevo la minima voglia di stare sui libri, non quel giorno . Così mi feci una doccia, mi infilai un paio di jeans, una maglietta e una felpa. Mi misi un paio di all star, presi il giubbino in pelle e uscii .
Mi diressi verso il pub che stava a due isolati da casa mia . Entrai e subito trovai sollievo nel tepore del luogo rispetto al freddo che faceva fuori . –Uffa fa troppo dannatamente freddo per essere in settembre! –
Mi chiusi la porta alle spalle, perlustrai con lo sguardo il locale, ok nessun volto conosciuto, meglio così, volevo starmene in pace .
Mi sedetti a un tavolo e ordinai un doppio Baileys. Finito il secondo bicchiere, uscii.
Ero uscita nel mondo reale da una settimana e ancora non mi era successo nulla di strano o imprevedibile. Mmmm. . . troppo strano .
Stavo per svoltare a un angolo quando mi scontrai con qualcuno che subito non vidi .
-Hey guarda dove cammini la prossima volta!- urlai
Solo che subito dopo realizzai che era Michael .
-Oddio Michael scusami, non ti avevo visto. . .
-Hey Vanessa. . .non ti preoccupare. . .piuttosto come stai?
-Bene e tu?
-Un po’ affaticato, sono reduce da ore e ore di prove. . .stavo andando a mangiare qualcosa vuoi venire con me?
-Beh. . .a dire il vero io stavo per tornare a casa (-Non è vero avresti fatto il giro della città da sola , bugiarda. . .- la mi coscienza mi sussurrava beffarda). . .sono appena stata a bere qualcosa (-E lui ti ha chiesto se vuoi mangiare stupida-)…ma vabbè ti faccio volentieri compagnia – conclusi sorridendo
-Fantastico! Mi fa piacere. . .allora andiamo! –
Andammo a cena e poi usciti dal ristorante eravamo indecisi sul da farsi .
-Dove vuoi andare ora Michael? Sempre che tu non abbia da fare. . .- dissi quest’ultima frase con fare timido
-No no figurati. . .devo tornare al lavoro solo domani pomeriggio. Non saprei. . .io sono qui solo da due settimane, sei tu che devi guidarmi! Eheh
-Hai ragione , che stupida. . .ti piace lo zucchero filato Michael?
-Se mi piace? Certo!
Ci stavamo godendo un fantastico zucchero filato in due al chiaro di luna, seduti su una panchina .
-Guarda che luna splendida. . .- mi fece notare lui
-Eh già. . .io adoro la luna. . adoro guardare il cielo di notte. . .mi proietta in un’altra dimensione. . .
-E’ vero. . .- disse annuendo – Sai cosa Vanessa? Io ti conosco da poco ma è come se ti conoscessi da sempre. . .ti sembreranno strane le mie parole. . .ma quando ti ho raccolta da terra quella notte. . .ti ho presa tra le mie braccia. . .e ho sentito qualcosa di indefinibile dentro di me. . .e anche nei giorni successivi in ospedale. . .qualcosa mi diceva che ero legato a te. . .beh forse ti sembreranno tutte cavolate queste. . .magari sono io che non ho amici veri e non ho mai ricevuto affetto vero da nessuno e perciò vedo possibili legami dove non ci sono. . .-
-Michael. . . – lo interruppi – è tutto quello che sento anch’io. . . – ero rimasta ad ascoltarlo quasi incantata .
-Davvero?- rispose stupito
-Si davvero. . .
-Vedi. . .io sono circondato da persone che stanno con me solo per i miei soldi, xkè ho successo. . .ma tu, per uno strano gioco del destino, non sai chi sono. . .eppure sai chi sono da sempre. . .voglio conoscerti Vanessa, DEVO conoscerti. Parlami di te-
-Adesso?-
-Abbiamo tutta la notte per noi. . .- sorrise con quel sorriso che mi faceva sciogliere
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Messaggio Da marina56 Lun Ott 17, 2011 3:06 pm

CAPITOLO 5

"L'amicizia...è il balsamo della vita" (Voltaire)

Quella mattina fui scossa dalla sveglia . Mi affrettai a spegnere l’orologio e confusa guardai l’orario: erano le 9. Mi stiracchiai e mi rigirai, pronta a continuare a dormire . Ma. . .a mia sorpresa. . .trovai Michael che dormiva dall’altra parte del letto . Mi ci volle un attimo per ricollegare il tutto . Avevamo parlato tutta la notte di noi e delle nostre vite . Ci eravamo raccontati l’un l’altra come nessuno dei due aveva fatto mai. Non avevo mai passato così tanto tempo seduta su una panchina: eravamo rimasti là fino a sera inoltrata. . .però non eravamo riusciti a restare fuori per molto tempo, perché ad un certo punto aveva iniziato a fare parecchio freddo! Così lo avevo invitato a vedere casa mia ed eravamo rimasti lì a . . .non ci crederete mai. . .vedere un cartone animato! Adoravo quel lato di eterno bambino di Michael, ormai stato iniziando a capire che era la sua peculiarità, ed io stando insieme a lui stavo riscoprendo la bambina che era in me e stavo imparando che non dovevo nasconderla MAI. Ad ogni modo avevamo parlato così tanto da perdere la cognizione del tempo
-Conserva sempre dentro di te un po’ dell’innocenza dell’infanzia. . .guarda il mondo con gli occhi di un bambino. . .credi nei tuoi sogni col cuore di un bambino. . .solo così, la Verità sarà sempre l’unica cosa importante dentro di te. . .- mi aveva detto un giorno in cui ero in ospedale .
Queste sue parole mi risuonavano nella testa quella mattina mentre lo guardavo dormire . Sì, perché che era un eterno bambino lo si vedeva, ma specialmente quando dormiva lo si poteva percepire . Era così dolce che nemmeno 10 quintali di Sacker torta avrebbero potuto batterlo! Mi avvicinai a lui sorridendo e lo accarezzai dolcemente spostandogli quella ciocca di capelli che gli scendeva sul viso fino ad andarsi a posare sulla
bocca . Gli passai lentamente un dito sulla punta del naso e la feci scorrere fino sulle labbra. Ebbi un fremito . All’improvviso Michael ebbe un sussulto. Prontamente tolsi la mano dal suo viso, non volevo farmi scoprire. . .avrei rischiato di sembrare terribilmente indiscreta . Anche se comunque i segreti e le debolezze che avevamo condiviso la sera prima, ormai erano segno che una certa confidenza si era stabilita tra di noi . Però. . . non si sa mai. . .era così fragile che alle volte avevo paura a qualsiasi gesto che facevo o parole che
dicevo . Per fortuna non si era svegliato comunque .
Dormii un’altra oretta e svegliatami, vedendo che Michael dormiva ancora, andai in cucina a preparare la colazione . Accesi la radio e iniziai a fare zapping tra le stazioni .
A quelle note, mi si bloccò il respiro, il cuore. . .tutto in me cessò la sua funzione. In quell’istante ero consapevole del fatto che stavo vivendo solo per quelle note di quella canzone, per quella voce. . .non avevo mai sentito una voce così melodiosa, dolce, pura, PERFETTA, in grado di trasmettermi una miriade di emozioni. . .smisi di fare ciò che stavo facendo .

“Speechless, speechless that’s how you make me feel
though I’m with you I am far away
and nothing is for real. . .
I’ll go anywhere and do anything
just to toch your face. . .
there’s no mountain I cannot climb, I’m humbled in your grace. . .”

Mi si accese qualcosa dentro, qualcosa che aveva le sue radici in un passato che non riuscivo a recuperare. . .quella voce stupenda aveva un non so che di familiare. . .
La canzone finì quando Michael entrò in cucina .
-Hey buongiorno Michael!- dissi tornando subito in me
-Buongiorno a te Vanessa…
-Dormito bene?
-Sìsì…piuttosto, grazie dell’ospitalità! – sorrise
-Ma figurati. . .ormai siamo amici no? Questo ed altro per te- sorrisi
-Certo che siamo amici. . .e ti ringrazio anche di questo Vanessa. . .ti ringrazio per avermi ascoltato ieri sera e avermi dato l’opportunità di conoscerti meglio. . .
-Con me non avere mai paura o vergogna di essere te stesso, ricordatelo sempre. . .- gli andai vicino e lo abbracciai più forte che potevo . Non lo avrei lasciato andare mai. . .
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Messaggio Da marina56 Lun Ott 17, 2011 3:06 pm

CAPITOLO 6

“La memoria. Sacca piena di cianfrusaglie che rotolano fuori per caso e finiscono col meravigliarti, come se non fossi stato tu a raccoglierle, a trasformarle in oggetti preziosi”

Eppure arrivò anche il momento in cui dovetti lasciarlo andare via da me. . .Michael aveva concluso le tappe nei dintorni della mia città e dovette partire per l’Europa, dove avrebbe tenuto altri concerti, dove milioni di fan acclamanti e infervorati avrebbero gioito della sua presenza, della sua musica, della sua danza, della sua MAGIA . Ma per me magia era semplicemente averlo accanto e sentirlo parlare, vederlo ridere e scherzare con me. . .per me magiaerano i nostri abbracci, era quella settimana che mi era stato vicino in ospedale, era il fatto che semplicemente esistesse . Fu straziante separarci, il tour sarebbe durato un mesetto circa, anche un po’ meno, e Michael promise che sarebbe tornato per passare un po’ di tempo con me.
-E in fondo mi piace questa città, è a dimensione umana, non è troppo caotica e le persone qui sono carine ad accoglienti – mi aveva detto, poi mi aveva abbracciato
Durante quel mese, non potemmo intrattenere contatti di nessun tipo, xkè gli organizzatori del tour pretendevano che Mr. Jackson fosse lasciato in pace essendo sempre molto stressato e dovendo dare il massimo sul palco . Le distrazioni non mancavano di certo, ma la mia mente riusciva sempre ben o male a sviare e i miei pensieri erano rivolti a lui almeno una volta ogni giorno .
Poi un bel giorno in macchina, stavo andando alla solita seduta settimanale con lo specialista neurologo, di nuovo QUELLA CANZONE. . .

“Speechless, specchless
that’s how you make me feel. . .”

Ora che ci pensavo, la prima volta che l’avevo sentita, gli annunciatori non avevano detto a chi appartenesse questa voce così angelica. . .questa volta tesi l’orecchio per captare eventuali informazioni. DOVEVO ASSOLUTAMENTE SAPERE.
-E questo era Michael Jackson, con Speechless!

-Hey!!! Deficiente!! Chi ti ha dato la patente?! Che razza di gente c’è in giro. . .
Avevo appena rischiato di fare un frontale . Colpa di Michael, Michael Jackson. Ironia della sorte, prima Michael mi salva la vita, poi rischio di lasciarci la pelle per colpa sua!
Non ci potevo credere, accostai la macchina, spensi il motore e respirai profondamente. . .era la voce di Michael quella che avevo sentito. . .mi sembrava impossibile. . .non credevo avesse una voce così potente, così magica. . .ma in fondo io avevo finora conosciuto solo il Michael-uomo, del Michael-artista neanche l’ombra. . .del resto infatti lui non parlava quasi mai, se non rare eccezioni, del suo lato popolare. . .ora che avevo sentito la sua voce, per di più cantare una così dolce canzone, cresceva ancora di più la mia attrazione verso di lui. . .mi aveva catturata, ero totalmente persa in lui .
Stavo per riavviare il motore e ripartire quando d’improvviso avvertii un mal di testa lancinante. . .li occhi bruciavano. . .li chiusi e li strinsi forte. . .mentre facevo questo “vidi” delle cose. . .come ricordi passati. . .ma ricordi nuovi però. . .vedevo Michael cantare e ballare sul palco una canzone energica, diversa dall’unica che avevo sentito, portava vestiti di pelle neri e borchie. . .poi “vidi” una camera, sembrava la mia camera. . .e attaccato al muro c’era un poster di Michael, “vedevo” scaffali con centinai di cd di Michael. . .poi, di colpo, tornai alla realtà .
Cos’era successo non lo sapevo, sapevo di certo che era tutto molto ma molto confuso. Arrivata alla seduta medica, raccontai tutto al neurologo che però non riuscì a darmi una risposta . Tornai a casa e cercai di non pensarci ma nei giorno successivi, non potei comunque farne a meno .
La calamita, la calamita che mi spingeva verso Michael, Michael Jackson era più forte ogni giorno. . .sentivo il bisogno di parlargli, di raccontargli ciò che mi era successo, ma non potevo, e ciò mi distruggeva .
Così chiamai Camilla .
-Ciao, sono Camilla, non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il bip! Grazie!-
-Cami, sono io, ho bisogno di parlarti. . .richia. . .-
-Pronto Vanessa?! Ciao!
-Ah ci sei!
-Sì sì mi stavo facendo la manicure. . .tutto bene? Che c’è?
-Ecco mi chiedevo se avevi due minuti per me. . .c’è una cosa di cui ho bisogno di parlarti –
-Sono qui Vane, dimmi.
Le raccontai tutto: delle visioni, di Michael che era colui che mi aveva salvata, di ciò che sentivo per lui .
-Camilla ci sei ancora?-
Silenzio.
-Camilla?
-Vanessa. . .ripetimi esattamente nome e cognome del ragazzo che ti ha salvato la vita
-Michael, Michael Jackson. . .dice di essere un cantante famoso ma io. . .
-Sìsì questo me l’hai detto. . .è che. . .Vanessa. . .- nel suo tono di voce percepivo ansia, incredulità, inquietudine.
-Si?-
-Hai detto che solo di Michael non ricordi nulla? Sei sicura al 100%?
-Si. . .Camilla che succede? Xkè queste domande?
-Vanessa. . .tu ami Michael Jackson dall’età di 10 anni.
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Messaggio Da marina56 Lun Ott 17, 2011 3:07 pm

CAPITOLO 7
"Ho visto così tante cose sorprendenti che oggi non nutro nessun dubbio sul fatto che i miracoli avvengono davvero, che tutto è possibile, che l'uomo sta cominciando ad apprendere ciò che ha dimenticato - i suoi poteri interiori" (Paulo Coelho)

Rimasi con la cornetta del telefono in mano per dei secondi che mi sembrarono interminabili . La voce di Camilla che mi chiamava mi riportò alla lucidità .
-Grazie Cami, ora devo andare. Ciao- riattaccai
rimasi seduta, nella stessa posizione, con lo sguardo fisso davanti a me e la mente che vagava in posti indefiniti, simili a labirinti vuoti.
-Tu ami Michael Jackson dall’età di 10 anni- quelle parole mi risuonavano all’infinito nella testa, fino quasi a infastidirmi. Mi alzai di scatto dal divano decisa a saperne di più . Andai nella mia camera, cercai dappertutto quelle scatole ma non le trovai . –Dannazione dove cavolo le ho messe??...Ah nello stanzino che stupida!-
Aprii la porta ed eccole, in fondo alle altre cianfrusaglie: “le scatole dei ricordi” , così le avevo nominate.
Sorrisi e le andai a prendere . Tornai in camera mia, mi sedetti sul letto a gambe incrociate, le scatole davanti a me. Trassi un lungo respiro e aprii al prima scatola . Al di sopra di tutto c’era un album di fotografie, lo sfogliai un attimo: io e mia madre, io mia madre e mio fratello, io e tutta la famiglia per il mio 10mo compleanno, io e i miei amici, io e Camilla, il mio 18esimo compleanno al parco divertimenti, i miei amici in discoteca, io con uno strano cocktail in mano ala festa di un mio amico, il mio migliore amico che mi abbraccia. . .quanti splendidi ricordi .
Poi c’erano le mie scarpette da ballo, sì per 3 anni avevo fatto danza classica ma poi avevo scoperto che non era la mia passione. Devo dire che me la cavavo tuttavia abbastanza bene! Sotto a queste trovai un cd : “Roadhouse Girls”. Mitico! L’album inciso in casa da me e altre tre ragazze quando eravamo 16enni. . .quanti bei ricordi. . .lo misi nello stereo e feci partire la prima canzone. Sentirmi cantare mi fece uno strano effetto, primo xkè non ci ero più abituata e secondo xkè avevo ascoltato quel cd talmente poche volte in quegli anni che sentire la mia voce provenire da uno stereo era ancora allora stranissimo ! Ad ogni modo, lasciai che l’album finisse. . .
Frugai ancora nella scatola ma non trovai ciò che volevo. Passai alla seconda e finalmente trovai ciò che stavo cercando: una foto di Michael. Subito mi prese un batticuore inesprimibile a parole. . .un po’ x via di quello che avevo appena saputo, un po’ xkè Michael in quella foto era a dir poco bellissimo . Una foto a mezzo busto in bianco e nero che lo ritraeva con indosso una giacca che lo faceva sembrare un imperatore , con quelle spalline rialzate bianche (o forse erano gialle ma essendo in bianco e nero erano bianche xD) e il resto della giacca nero. . .Micheal stava con la testa leggermente girata a sinistra e aveva lo sguardo basso. . .pensieroso. . .con un velo di tristezza negli occhi. . .Dio solo sa quanto avrei voluto abbracciarlo in quel momento . Chissà cosa stava facendo, chissà come lo spremevano quegli avvoltoi avidi di denaro, chissà com’era stremato dai concerti, chissà quanto avrebbe voluto una voce amica, una mano amica che lo tenesse perché non cadesse, un amica che lo ascoltasse. . .io sarei stata lì. . .e invece ero dall’altra parte del mondo quasi, in America. . .senza nessun mezzo per essergli vicina, nessun mezzo tranne il cuore.
Dopo quella foto ne scoprii un’altra, poi un’altra ancora, un’altra, seguite da articoli di giornale, poster, dvd, cd.. .mio Dio, Camilla aveva ragione. . .come ultima cosa trovai una videocassetta, con nessuno titolo né copertina . La misi nel registratore e subito gli occhi mi si illuminarono e le lacrime furono inevitabili : una bambina guarda nella telecamera sorridente, una musica vivace risuona nella stanza, una voce adulta la incita a non essere timida e a ballare. La bimba ride timidissima e comincia ad accennare qualche passetto. . .man mano che la musica procede, guardandola, si ha sempre la più netta impressione che stia in un mondo tutto suo. . .isolata da tutto ciò che la circonda: quella bambina ero io e stavo ballando “Thriller” .
Lacrime. Lacrime di gioia direi, lacrime di dolore perché mi mancava terribilmente Michael, lacrime di rabbia perché odiavo la mia dannatissima memoria . Lacrime che sarebbero svanite se solo Michael fosse stato lì con me.


Molto tempo dopo. . .

-Oh Michael, ti voglio bene. . .
-Anche io te ne voglio, piccola. . .
Mi aveva chiamata “piccola”? arrossii e il mio cuore improvvisamente iniziò a battere fortissimo . Fortunatamente lui non poté vedere il rossore sul mio viso, però poté percepire il battito accelerato del mio cuore. Mi svincolai dall’abbraccio per guardarlo negli occhi .
Quanto mi era mancato in quei mesi, solo Dio poteva saperlo. . .sapeva dove abitavo, mi aveva promesso che ci saremmo rivisti, io, non avendo un suo recapito, avevo aspettato ogni santo giorno che bussasse alla mia porta. . .e un giorno come tanti successe. Ed ora eravamo seduti sul letto a ridere e scherzare come molto tempo prima. . .restammo a guardarci negli occhi per un istante interminabile, poi io distolsi lo sguardo sorridendo . Mi alzai dal letto dirigendomi verso a porta .
-Che c’è?-
-Niente niente. . .vuoi un’altra tazza di cioccolata calda Michael?
-No ti ringrazio. . .vorrei che tornassi a sederti qui di fianco a me Vanessa, dimmi che succede
-Ma niente Michael. . .cosa dovrebbe succedere?
-Non lo so. . .dimmelo tu. Poco fa hai distolto lo sguardo in un modo strano. . .parla con me Vanessa, ti ascolto se c’è qualcosa per cui vuoi sfogarti
Sorrisi, com’era premuroso, fin troppo premuroso . -Ma Michael stai tranquillo santo cielo, non c’è nulla che mi affanna! Vado a prepararti un’altra tazza di cioccolata dai. . .aspettami qui!
Evidentemente non l’avevo convinto a sufficienza, perché poco dopo me lo ritrovai dietro di me mentre ero ai fornelli. Era entrato in cucina a passo felpato e non aveva proferito parola finché non mi ero girata.
-Cristo santo Mike, che spavento! Non farlo mai più!
Sorrise.
Tornai ai fornelli, ma, dopo qualche minuto, mi girai e Michael era ancora lì appoggiato al tavolo senza dire nulla, a guardarmi.
Spensi il fuoco e mi decisi a dirglielo .
Guardai Michael, sorrisi, lui sorrise, tornai seria e lo guardai fisso negli occhi. Trassi un lungo respiro .
-Michael- cominciai – c’è una cosa che devo dirti. . .mentre tu eri via in questi mesi, ho scoperto una cosa: la parte di memoria che ho perso si ricollega solo ed esclusivamente a te. Sei l’unica persona di cui io non ricordi nulla. . .ho scoperto che sono tua fan da quando ho 10 anni Michael. . . ho sempre ricevuto il tuo supporto attraverso le tue canzoni e ora mi è stato concesso di ricevere il tuo supporto, il tuo bene per davvero. . .e soprattutto mi è stato concesso di trasmetterti tutto il bene che ti ho sempre voluto io pur non conoscendoti . L’incidente di quella notte è stata la mia fortuna in un certo senso. . .
Mike, ci conosciamo da mesi. . .anche se molti li abbiamo passati divisi e le esperienze fatte insieme non sono state molte. . .posso dire praticamente che tu sei l’unica persona su cui possa contare veramente. . .di cui mi fido ciecamente. . .a cui mi sono raccontata in un modo che più vero di così non si può. . .gli stessi miei amici, mia madre. . .non mi trasmettono la sicurezza che mi trasmetti tu. . .-
Mi sembrava di aver parlato per ore senza aver mai preso fiato. Michael era rimasto allibito, immobile.
Poi prese ad avanzare verso di me e a canticchiare a bassa voce: -Now I believe in miracles and a miracle has happened tonight…- sorrise – Vanessa questo è un vero e proprio miracolo. . .sei l’unica persona che non sa chi è Michael Jackson. . .e credevo fosse impossibile. . .ho trovato qualcuno che mi capisce, ascolta, sostiene, mi vuole bene per quello che sono, non perché sono Michael Jackson. . .e tutto grazie a un abile gioco del destino.- avanzava lentamente verso di me, guardando a volte in basso a volte me- Vanessa. . .anch’io ho una cosa da dirti. . .e non è facile. . .perché ho paura, una paura tremenda. . .io sento che la cosa che ci lega non può essere solo un’amicizia, va oltre. . .forse mi sto innamorando di te. . .- e detto questo si fermò a pochissimi centimetri da me .
Non sapevo che dire. Michael Jackson, il mio idolo da quando avevo 10 anni, mi aveva salvato la vita, era diventato mio amico ed ora si stava innamorando di me. No, no era troppo. Sentivo che non avrei potuto resistere in piedi a lungo, le gambe mi tremavano e il cuore batteva fortissimo . Perché? Perché provavo le stesse cose io per lui.
-Michael. . .io. . .io non so che dire. . .io non. . .-
Prese le mie mani nelle sue, io che fino ad allora avevo tenuto lo sguardo basso, alzai gli occhi verso di lui.
Le sue mani fredde. I suoi occhi che mi penetravano l’anima tanto che sentivo di non aver bisogno di parlare per dire ciò che avevo dentro. Il suo viso, le sue labbra così perfetti. Tutto ciò mi portava totalmente fuori dalla realtà .
-Da bambina le tue canzoni, le tue mosse mi scagliavano fuori dalla realtà. . .ora, per non so quale incognito volere del Fato, sono i tuoi occhi, i tuoi sorrisi, i tuoi abbracci, le tue parole a trasportami via da qui. . .non so esattamente se queste parole abbiano un senso – risi nervosamente – ma quelle che ti dirò ora lo avranno sicuramente. . .io ti amo.
E, dette quelle parole, il suo viso si illuminò di una luce ancora più forte della sua naturale . Le sue labbra ora erano a pochi centimetri dalle mie, sentivo il suo respiro dolce sul mio viso. Gli accarezzai una guancia e in men che non si dica le sue labbra erano sulle mie. Chiusi gli occhi e mi abbandonai a lui. Fu un bacio stampo, il più semplice che esistesse al mondo, ma anche il più dolce dell’universo. D’altronde sapevo che già questo era troppo per Michael, lo amavo anche per questo .
-Sei il mio miracolo, Vanessa -
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