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La leader birmana Aung San Su Ki finalmente libera

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Messaggio Da szwaby82 Mar Ott 25, 2011 9:44 am

I fiori e le lacrime di lady Aung
"C'è un tempo per parlare"

La leader birmana ha incontrato il suo popolo da donna libera per la prima volta. Emozioni ed energia tra la folla. Lei, commossa e sorridente, ha promesso un discorso per domani. Attesa per la sorte degli altri prigionieri politici, il cui rilascio era stata una condizione per accettare la liberazione

SRANGOON - Aung San Suu Kyi è libera. Una libertà apparentemente piena, incondizionata, salvo ripensamenti del regime. Il suo volto radioso e a volte quasi smarrito da tante grida di sostegno e di lunga vita è apparso tra i flash delle telecamere e dei fotografi al di sopra della cancellata invalicabile da vent'anni.

Alla prima apparizione le è stato regalato un fiore e The Lady ha trattenuto le lacrime. Poi si è lasciata andare all'ondata di amore incondizionato che le veniva riversato da quattro, cinquemila sostenitori giunti fino alla porta della sua casa appena la barriera di ferro e filo spinato coi soldati schierati e armati si è aperta lasciando passare il fiume umano che proveniva da tutte le parti della città di Rangoon. La città delle
rivolte e dei massacri, la città malridotta dall'incuria e dalla povertà, infine dall'abbandono da parte dei militari che hanno scelto un'altra capitale 350 km più a niord, Naypyidaw.

Migliaia di volte il suo popolo era passato da University Avenue senza poterla vedere, sentire, immaginandola nella sua bella, grande e triste casa sul lago dalla quale non ha potuto uscire per molti anni. Tra carcere, arresti domiciliari e celle d'isolamento ha passato quindici dei suoi ultimi 25 anni reclusa, meditando, pregando, ascoltando le onde radio della Bbc, di Voice of America e qualche altro canale locale.

Tutto qui il suo contatto col mondo, se si escludono le rare visite dei suoi medici, dei compagni di partito Clicca Qui! e dello strano americano giunto a nuoto causando un ritardo di 18 mesi nella sua scarcerazione. Due dirigenti dell'Nld erano al suo fianco quando dopo le 5 di sera è salita sopra la stessa cancellata dalla quale tre anni fa, durante la rivolta dei monaci, salì a salutare i religiosi e i pochi cittadini che si erano spinti fin là.

Stavolta lo ha fatto da donna libera, e le poche parole che ha detto sono stateç "C'è un tempo per tacere, e uno per parlare. Ora dico che il popolo deve lavorare unito, solo cosi raggiungeremo il nostro obiettivo". Nessuna frase diretta sulla democrazia, ma la rottura del silenzio è significativa, a dispetto delle richieste della giunta di mantenere un basso profilo una volta libera. L'appuntamento per il discorso, quello che farà capire come si muoverà d'ora in poi, è rinviato a domani, alle 12 davanti alla sede del suo partito disciolto, la Lega nazionale per la democrazia, lungo una trafficatissima strada che presumibilmente sarà invasa da molte più persone di oggi.

La sua liberazione ha scacciato la paura dai cuori dei birmani, abbiamo visto i suoi sostenitori con le magliette dipinte col suo volto correre come bambini lungo le strade per tornarsene a casa con ancora indosso la sua bella faccia, un tempo vietata al punto da costare l'arresto. La sua liberazione era attesa un po' da tutto il mondo, rappresentato di fronte alla sua casa dall'ambasciatore inglese e dai pochi media
stranieri che come noi hanno potuto avere accesso al Paese-prigione, come è stato definito per tanti anni. La giunta militare ha sicuramente acquistato con questa mossa un credito mai avuto in passato, anche se restano in carcere altri duemila prigionieri politici. A loro sicuramente ha pensato The Lady, che ha chiaramente detto ai suoi ex carcerieri che voleva essere liberata solo se non ci fossero state condizioni, ma avrebbe chiesto anche garanzie per gli altri suoi compagni ancora nelle celle di Insein. Forse l'ha ottenuto, se ha deciso di accettare la liberazione. Una mossa che non era del tutto scontata fino alla vigilia.

Resta il mistero del figlio di 32 anni che attende a Bangkok la concessione del visto. Essendo ormai il week end, forse l'ambasciata birmana non aprirà per concederglielo. Ma sono pochi i dubbi che presto anche lui, come il popolo che la venera, potrà rivederla e abbracciarla. Una madre che non aveva più incontrato da quando era ancora un dodicenne, e che non aveva partecipato nemmeno al funerale di suo padre Michael Aris in Inghilterra per paura di non poter più far ritorno a casa sua.

Visto com'è andata a finire, nonostante l'elezione farsa che ha dato ai generali altri 5 anni di potere assoluto, nonostante i ministri non indossino più le divise, forse ha avuto ragione lei a considerare il tempo un galantuomo. Ma forse hanno avuto ragione anche gli oppositori all'interno del suo stesso partito che non hanno voluto ascoltare il suo invito a non votare, e si sono presentati lo stesso. Hanno vinto in coalizione con altri gruppi democratici una ventina di seggi in un parlamento di oltre 300 e altri nelle assemblee regionali. E' stato per molti comunque l'inizio di una svolta, nonostante il peso dell'esercito e le restrizioni nella vita pubblica che ancora lasciano la Birmania ben lontana da ogni similitudine con gli stessi paesi del sudest asiatico che pure non dispongono di governi definibili "democratici". Da domani sapremo anche cosa pensa di fare da ora in poi. Di certo non starà più zitta.
szwaby82
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